Combattenti per la Libertà: la Folgore in Siria?



Non ci sono soltanto i 'poveri idealisti jihadisti', pare, ma pure la Folgore a comando USA. 
Per ora, dicono, stanno a guardare i nobili jihadisti italiani dal confine giordano. 
Mica combattono: solo giocano alla guerra. Aspettando ordini. 
Sempre per ... l'Ideale. 
Il Parlamento italiano ne sa qualcosa?
Il Comandante Supremo Napolitano dichiara guerra o pace? 

Jure 

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Il «leone impaziente» di sbranare
 
Manlio Dinucci | Il manifesto
 
18/06/2013
 
Quando il presidente Giorgio Napolitano incontrò l'anno scorso in Giordania S.M. Re 
Abdallah II, gli espresse «l'alta considerazione con cui l'Italia guarda alla volontà di pace e 
alla linea di moderazione da sempre perseguita dalla dinastia hashemita». È in questo 
spirito, sicuramente, che l'Italia partecipa in Giordania all'esercitazione «Eager Lion» (leone 
impaziente) sotto comando Usa, in corso dal 9 al 20 giugno. Vi partecipano 19 paesi, uniti 
dal «comune scopo di rafforzare la sicurezza e stabilità regionale». Minacciate, non hanno 
dubbi, dalla Siria di Assad che usa armi chimiche per schiacciare la ribellione. Le «prove» 
sono state fornite dalla Cia, la stessa che dieci anni fa fornì la documentazione fotografica, 
mostrata da Colin Powell al Consiglio di sicurezza, sul possesso da parte dell'Iraq di 500 
tonnellate di armi chimiche e biologiche e di laboratori mobili per la guerra biologica. Dopo 
si è scoperto, come ha riconosciuto lo stesso Powell, che tali armi non esistevano e che i 
laboratori mobili erano in realtà generatori di gas per palloni aerostatici ad uso 
meteorologico. I giochi però ormai erano fatti: le «prove» della Cia erano servite a 
giustificare la guerra contro l'Iraq. Poco importa quindi se, una volta vinta la guerra contro la 
Siria, si scoprirà che sono stati i «ribelli» a usare armi chimiche, come ha dichiarato Carla 
Del Ponte della Commissione Onu sui crimini di guerra. A insindacabile giudizio di 
Washington, la Siria ha superato la «linea rossa» e il presidente Obama, a malincuore, ha 
deciso di fornire armi ai «ribelli».
 
Nascondendo il fatto, emerso dall'inchiesta del «New York Times» (26 marzo), che dal 
gennaio 2012 la Cia fornisce armi ai «ribelli», facendole arrivare con un ponte aereo in 
Turchia e Giordania e addestrando qui le forze infiltrate in Siria. Su questo sfondo si svolge 
la «Eager Lion», una vera propria esercitazione di guerra con forze aeree, aviotrasportate, 
navali, anfibie e terrestri, comprendenti oltre 8mila uomini. Tra cui militari italiani, incluso 
probabilmente il 185° reggimento Ricognizione Acquisizione Obiettivi della Brigata Folgore. 
A fianco di militari di specchiata fede democratica, come quelli sauditi, yemeniti, qatariani e 
altri. Tutti agli ordini del Comando centrale degli Stati uniti, la cui «area di responsabilità» 
abbraccia Medio Oriente e Asia Centrale (inclusi Siria, Iraq, Iran e Afghanistan), più l'Egitto.
 
Quale sia il reale scopo della «Eager Lion» è dimostrato dal fatto che, finita l'esercitazione, 
il Pentagono lascerà in Giordania i caccia F-16 e i missili terra-aria Patriot. Questi si 
aggiungeranno ai Patriot statunitensi, tedeschi e olandesi già schierati in Turchia al confine 
con la Siria. Tutto è pronto per una «limitata no-fly zone», estesa 40 km all'interno della 
Siria, che - secondo funzionari Usa intervistati dal «Wall Street Journal» - servirà a 
«proteggere i campi di addestramento dei ribelli e la fornitura delle armi». La no-fly zone 
sarà imposta dai caccia Usa che, decollando dalla Giordania e dalle portaerei, potranno 
distruggere con i loro missili gli aerei e le difese anti-aeree della Siria senza sorvolare il suo 
territorio. La no-fly zone, quindi, «non richiederà una risoluzione del Consiglio di sicurezza 
dell'Onu».
 
Il costo previsto è di «appena» 50 milioni di dollari (37 milioni di euro) al giorno che, 
assicura Washington, saranno pagati anche dagli alleati. Non si sa ancora quale sarà la 
quota italiana ma il governo i soldi li troverà, spremendo le casse pubbliche e tagliando 
ancora le spese sociali.

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