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FUORI MAZZINGA DALL'UNIVERSITA'
- Subject: FUORI MAZZINGA DALL'UNIVERSITA'
- From: "rossana123 at libero.it" <rossana123 at libero.it>
- Date: Tue, 18 Jun 2013 08:16:20 +0200 (CEST)
Contro la partecipazione dell'università alle ricerche di cyber-guerra
Fare ricerca tra le rovine dell'accademia è attività spesso frustrante. A
seguito di un'infinita serie di tagli, la mansione principale cui si dedicano
le istituzioni di ricerca è la captazione e la gestione dei fondi. Il lavoro
del ricercatore è totalmente subordinato alla capacità di attrarre
finanziamenti pubblici o privati. Fare ricerca in tempo di crisi vuol dire
sopratutto essere capaci di piegare il proprio progetto a programmi quadro, con
buona pace di antichi orpelli come la libertà e l'autonomia.
Non ci interessa analizzare i processi che hanno ridotto il ricercatore al
ruolo di bassa manovalanza tecnica del sistema economico, ci limitiamo a
prenderne atto.
Questo però non vuol dire che sia giustificabile disinteressarsi totalmente
alla finalità del lavoro che si compie, delle tecniche che si contribuisce a
sviluppare.
La lettura della notizia su un blog di studenti di Fisica de La Sapienza della
nascita, all'interno delle università di Firenze e Roma, di centri di ricerca
specializzati in guerra cybernetica ci provoca un sentimento di profonda
indignazione.
Questi centri di ricerca, rispettivamente il CSSII ed il CIIS, si inseriscono
all'interno di un progetto quadro militare sviluppato dalla Maglan, azienda
privata israeliana leader nello sviluppo di tecniche di cyber-guerra , in
collaborazione con Finmeccanica, primo produttore di armi in Italia, ed ELT,
azienda produttrice di software per la guida di aerei militari.
La piattaforma politica ed economica dell'iniziativa è stata stilata durante
una serie di convegni a porte chiuse a cui hanno preso parte rappresentanti
delle università, delle aziende coinvolte e dell'establishment politico e
militare, il tutto all'interno di una sede universitaria pubblica come l'Aula
Magna dell'università La Sapienza.
Durante tali incontri sono stati presentati i più avanzati strumenti
tecnologici in materia di distruzione delle infrastrutture critiche di un paese
(sistemi di distribuzione idrica ed energetica, telecomunicazioni, ecc.)
attraverso attacchi cybernetici.
Attraverso il sito dei convegni (www.infowar.it), i partecipanti ci
comunicano che un cyber-attacco massicciamente destabilizzante, una sorta di
“11 settembre 2001 cybernetico” portato avanti anche tramite azioni più subdole
di manipolazione ed “eterodirezione” di opinione pubblica e leadership
politica, produce una situazione di diffusa e intensa incertezza che
indebolisce le capacità dello stato aggredito di contrastare l’escalation di
una eventuale crisi.
La nascita di simili centri racconta di una ricerca embedded fin dalla sua
pianificazione. L'università si mette l'elmetto ed arruola tecnici
specializzati nello sviluppo di tecnologie belliche su misura dei nuovi
conflitti asimmetrici mondiali.
Non è certo un caso che lo statuto de "La Sapienza" (statuto Frati 2010) sia
stato rivisto in maniera da eradicare ogni limitazione allo sviluppo di
progetti di ricerca per finalità belliche. Per far fronte alla mancanza di
fondi pubblici, l'università ha quindi scelto di aprirsi a finanziamenti di
tutti i tipi pur di mantenere poltrone e posizioni di potere, abbandonando
qualunque pudore etico.
Questi problemi non sono secondari e troviamo urgente un confronto che possa
portare ad una presa di posizione. Il mondo dell'università e della ricerca
italiano potrebbe assumersi il compito di sviluppare strumenti di analisi e
sintesi concettuali, fornendo un punto di vista autonomo capace di alimentare
un dibattito pubblico ed informato sulla questione.
Il 19 Giugno nell'Aula Magna dell'università La Sapienza si terrà la 4ª
Conferenza Annuale sul Cyber Warfare. Ci auguriamo che per allora nel mondo
della ricerca sia cresciuto l'appoggio all'appello lanciato dagli studenti di
Fisica perchè quel giorno non sia la vetrina della piattaforma InfoWar, ma
un'occasione per esprimere il nostro dissenso.
Ricercatori in appoggio della campagna Stop InfoWar Per adesioni scrivete a
scienziati at insiberia.net
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