Comitato sardo Gettiamo le Basi Tel
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La politica del gattopardo: cambiare tutto perché
nulla cambi.
La metabolizzazione del disastro ambientale e della
strage di Stato per rinsaldare il ruolo della
Sardegna paradiso-pattumiera-cimitero di guerra
Il programma di rafforzamento della schiavitù militare
inflitta alla Sardegna è delineato nell’interrogazione Schirru
(PD) del 26/9/2008, aggiornato nella mozione Scanu (PD) del
8/3/2012, definito e dettagliato nella “Relazione di medio
termine sui poligoni di tiro” della Commissione Parlamentare
d’inchiesta del 30/5/2012,“scritta a quattro mani, due dei
generali, due delle industrie di armi”, notano alcuni
commentatori politici, noi aggiungiamo le due mani senatoriali
che hanno demagogicamente confezionato e infiocchettato il
pacco. La Relazione è la risposta alle insostenibili verità
portate in piena luce dalla Procura di Lanusei, rimasticate e
sterilizzate dalle sei manine. E’ il boccone avvelenato, ben
peggiore di quello confezionato nella mozione del marzo scorso
(comunicato di Gettiamo le Basi 13-3-2012 “Progetto-appello
Scanu” ), reso allettante con odori di radicali novità e
con la marmellata di sentimenti di sbigottimento, sgomento,
preoccupazione, buoni propositi per porre rimedio al disastro
ambientale e alla strage di Stato, eufemisticamente definiti “criticità
emerse dall’inchiesta giudiziaria”, che si vorrebbe dare
ad intendere essere state scoperte in data 8 maggio con
“l’audizione choc” del Procuratore Fiordalisi. Sfidando il
ridicolo si finge di non sapere che il Procuratore ha fornito
un semplice riassunto di quanto ha puntualmente reso pubblico
nel corso dell’indagine ed è stato ampiamente diffuso da
stampa, radio, TV locali, nazionali e internazionali; si finge
di non sapere che la Procura indaga da appena un anno sullo
stesso caso su cui il Senato indaga dal 2005 e l’attuale
Commissione d’inchiesta, la terza, in due anni non è riuscita
a cavare il classico ragno dal buco, non stupisce, si è ben
guardata dall’ascoltare le vittime e la popolazione; “si
dimentica” il lavoro svolto dalle due precedenti Commissioni e
la mole d’informazioni accumulata; “si dimentica” che la
strage di Stato nelle bombing test areas Salto di Quirra e
Teulada è puntualmente documentata dal 2001
dalla società civile, dalla stampa e da numerosi atti di
parlamentari (non sardi!).
I furbetti in Parlamento in coro bipartisan invocano la
necessità di “risposte forti e tempestive”, strumentalizzano “le
criticità emerse dall’inchiesta giudiziaria” per
propagandare e accelerare la “svolta storica” messa a punto da
tempo.
I poteri forti –
politico, militare, industriale - mandano
avanti con il ruolo d’imbonitori i servizievoli sardi mascherati
da liberatori della Sardegna dal giogo militare capitanati dal
senatore Scanu, PD, sorretto dai sardi “superesperti” cooptati
nell’empireo della Scienza di Stato, scortato dal codazzo dei
politicanti locali.
“Niente sarà come prima”
martellano in lingua “dual use”
(lingua biforcuta direbbero gli indiani d’America eroi della
nostra adolescenza) e propongono un abietto baratto che
ferisce nel profondo:“ Si procederà alla progressiva
riduzione dei Poligoni di Capo Frasca e di Capo Teulada e la
concentrazione di tutte le attività sostenibili nel Poligono
Interforze di Salto di Quirra”, si scrive.
Con le parole che volano e sono sempre smentibili dallo scorso
marzo gli imbonitori assicurano che saranno chiusi entro tre o
quattro mesi.
Le argomentazioni (strampalate valutazioni costi-benefici
per Lo Stato, cervellotiche valutazioni geostrategiche ), i
rimandi agli atti della Commissione e alle prerogative del
ministero della Difesa, la scandalosa dichiarazione di
sottomissione (“Spetterà all’amministrazione militare
suggerire proposte e soluzioni”) danno la certezza che “la
progressiva riduzione”, come il popolo sardo la intende,
incontrerà progressivi intoppi
tecnico-burocratici che la faranno slittare al prossimo secolo
o millennio. Si concretizzerà in tempi brevi, invece, la
“riduzione” come ministro la intende e ha messo a punto nel
disegno legge: riduzione del personale militare e civile per
investire i risparmi in armamenti, riduzione della pletora di
Comandi per unificare le strutture accorpandole sotto un unico
Comando. Lo sbandierato processo di “riduzione,
razionalizzazione, riqualificazione” non consiste nella
liberazione della terra e del mare di Sardegna dalla schiavitù
militare. I poligoni di Teulada e Capo Frasca formeranno un
tutt’uno con il poligono Salto di Quirra saldato da una nuova
fascia di cielo militarizzato.
Il Senatore Scanu tuona: “Tre poligoni in Sardegna sono
troppi, ne basterà solo uno!”. Molti sardi applaudono, il
generale-ministro Di Paola e la Nato annuiscono soddisfatti,
la Sardegna avrà un immenso “poligono unificato” che ingloba i
tre esistenti.
“Alcune aree saranno destinate ad usi civili o dual
use”. Nel poligono della morte Salto
di Quirra, da ammodernare e potenziare, saranno adibite a fini
industriali, quindi sottratte ai pastori, qui sta la novità!
Il cambio d’uso è ribadito ossessivamente: divieto di
concessioni agropastorali. E’ facilmente intuibile che le aree
“liberate” saranno concesse alla neonata Difesa spa. Le
attività civili che subentreranno, sono a misura della
spa e meticolosamente elencate a scanso di equivoci, tra
queste ad esempio la “sperimentazione di aerei
UAV”, noti come i robot assassini volanti.
Da anni vertici militari e politicanti si affannano per
convincerci che sono strumenti di pace, indispensabili per
individuare barconi di clandestini, sversamenti di catrame,
incendi, piantagioni di canapa ecc. Tacciono sulle vertenze
dei piloti delle linee aeree statunitensi per le interferenze
elettroniche nelle rotte e i rischi conseguenti.
Il mega impianto fotovoltaico in
costruzione nel poligono di Capo Teulada è emblematico. E’
presentato come “opera necessaria alla Difesa” quando si
tratta di eludere ingerenze dei Comuni e “opera civile” per
eludere le leggi che impongono l’esame e il parere favorevole
del CoMiPa (Comitato Misto Paritetico Regione Stato per le
servitù militari). Cadono anche le garanzie di controllo,
minime e formali, sancite dalle norme. Prende consistenza lo
spettro del buco nero della democrazia in cui possono
materializzarsi centrali nucleari e il sarcofago di scorie
radioattive, progetti fatti fallire dall’antagonismo del
popolo sardo, uno con la lotta preventiva del 2003, l’altro
con la mobilitazione e i due referendum del 2011.
Gli aedi della chiusura di Capo Teulada dovrebbero
spiegare perché la Difesa stia investendo in un mega impianto
fotovoltaico, rifiutato da Comuni e Regione, in un area che
dicono sarà presto restituita alla popolo sardo che
quell’impianto non lo vuole.
“Avviare, senza alcun ulteriore
indugio, l'opera di bonifica
radicale”. “Non
si limiterà ad una grattatina di terra” ,
tuona il senatore Scanu. Su tempi, costi, metodologie
d’intervento La Commissione brancola nel buio. Gettiamo le
Basi le ha offerto alcuni lumi (21/5/2012 “Decontaminazione
siti militari, costi e tempi”).
Non si pensa affatto alla messa in sicurezza del
personale militare e civile. La normale disinfestazione di un
locale impone l’evacuazione delle persone, a maggior ragione
la decontaminazione di un territorio infettato
continuativamente per mezzo secolo da polveri e radiazioni di
guerra. “La pulizia” pensata dai senatori avverrebbe in pieno
svolgimento delle attività militari e in pieno fiorire degli
insediamenti militari - industriali unilateralmente
programmati.
L’unica certezza è il soggetto che sosterrà i costi.
Comando di Teulada e generale-ministro Di Paola si sono già
pronunciati con atti formali: la bonifica del mare pattumiera
bellica non è affare loro, non rientra tra le competenze
dell’Amministrazione Difesa. La compiacente Commissione prende
atto e impegna il Governo“all’inserimento,
a partire dalla prossima Legge di Stabilità 2013, di un
congruo ed adeguato finanziamento pluriennale dedicato alle
opere di bonifica dei poligoni militari”. I
soggetti del Patto di Stabilità sono gli Enti Locali, quindi
le popolazioni martirizzate pagheranno i danni provocati dal
carnefice inquinatore che continuerà ad inquinare. Parrebbe
che il Governo si sia già accordato con gli
ascari sardi al potere per scaricare costi e responsabilità
sulla Sardegna.
Ribadiamo ancora una volta il concetto elementare: è
criminale condannare civili e militari a permanere in un luogo
contaminato; è criminale elucubrare progetti di nuovi
insediamenti in un luogo dove l’aria uccide. L’unico progetto
che può e deve accompagnare il lungo lavoro di bonifica e
proseguire nel dopo è la creazione di un Centro Studi
Internazionale sulla Contaminazione Militare.
“Si procederà
all'eliminazione di tutte le attività che, sulla base
della valutazione dei rischi, effettuata ai sensi della
legislazione vigente, risultino suscettibili di produrre
danni gravi ed irreversibili alla salute umana ed animale,
ed all'ambiente”. Cioè promettono
che d’ora in poi i militari faranno da bravi al punto da
rispettare persino le leggi. Grande vittoria!
Dalla Relazione e dalle dichiarazioni
stampa si evince che le attività da eliminare, guarda caso,
sono esclusivamente quelle illegali scoperte e incriminate
dalla Procura di Lanusei e solo quelle di forte rilevanza
mediatica: brillamento illecito del
munizionamento obsoleto di tutta Italia (e forse d’Europa),
test esplosivi, discariche abusive sotterranee di rifiuti
tossici, abbandono di materiali incendiari e munizionamenti
inesplosi, uso dei Milan e Tow all’amianto e torio radioattivo
, peraltro ormai ritirati dal mercato dalla
ditta produttrice. Nulla si dice sull’eliminazione di
traccianti e armi al fosforo bianco, tantomeno dei radar,
mortali per la Procura, senza i quali un poligono non può
funzionare, soprattutto uno che mira a riqualificarsi come
punta avanzata della guerra elettronica e covo di droni.
La Relazione rileva che dalle indagini nei poligoni sardi“
sono emerse realtà tra loro differenziate, ma tali da
costituire nel loro complesso una fonte di serie
preoccupazioni. La Commissione ha dovuto prendere atto di
una condizione di grave ed ingiustificabile degrado
ambientale, decisamente non più accettabile, e tale da
reclamare l’adozione di provvedimenti idonei a scongiurare
il permanere di ogni rischio, potenziale ed effettivo, per
la salute umana (..) pervenire, con ogni consentita urgenza,
a risposte forti e tempestive”.
Pienamente condivisibile,
però, nelle 27 pagine del testo, scritto a 6 mani in
verosimile stato di confusione mentale, si provvede a
edulcorare e minimizzare. Il problema si riduce a “una
certa sottovalutazione delle problematiche ambientali e
sanitarie da parte delle autorità militari”. Le
sbandierate “risposte forti “ sono risibili: a)“scrupolosa
osservanza della legislazione in materia di tutela
dell’ambiente e della salute ”, “rigorosa applicazione
delle norme sulla tutela ambientale e sulla bonifica
successiva ad ogni esercitazione” ; b) “messa in sicurezza
tramite recinzioni delle aree a rischio per la presenza di
ordigni inesplosi e di materiale metallico “,
“apposizione di segnali permanentemente interdittivi
dell’ingresso“ (E che si fa con
nanoparticelle e polveri radioattive in uscita? Si pensa di
fermarle con un cartello e un po’ di filo spinato?).
La certezza dell’incertezza, incongruenze, capriole,
polveroni,
La Relazione scritta a sei mani mostra in ogni riga e tra
i vari paragrafi tali incongruenze e contraddizioni che le
conferiscono il tratto unificante della schizofrenia. Un solo
esempio: “Non sono state riscontrate tracce
significative di uranio impoverito nel Poligono Interforze
di Salto di Quirra. Va segnalata
l’opportunità di approfondire l’origine delle quantità
anomale di uranio nel terreno segnalate dall’ARPAS” .
La Commissione, costretta dall’evidenza delle prove
portate dalla Procura, ha dovuto prendere atto del disastro
ambientale, delle malformazioni genetiche, della catena di
“omicidi plurimi con dolo”, però pervicacemente si arrabatta
per svincolarsi dalla realtà, fare prevalere i (NON)risultati
della sua inchiesta parallela e riaffermare le sue visioni che
non contemplano i morti da poligono, soprattutto se civili.
Per continuare a non vederli sfoggia deliranti acrobazie
logico-linguistiche e si prodiga nel minimizzare, spargere
dubbi, alimentare la nebbia della Grande Incertezza. Unico
punto fermo è il chiodo fisso di sempre: le “presunte”
patologie in eccesso sono voci frutto di una percezione
meramente soggettiva; non è stato dimostrato il nesso diretto
causa-effetto tra attività di guerra e patologie percepite. Si
sgrana il rosario: “Accanto ai dubbi sulle
cause rimane ancora incerta la definizione della situazione
per quanto riguarda gli effetti sulla salute umana e
animale”; “E’ impossibile mettere in correlazione gli
elementi di conoscenza sin qui acquisiti sullo stato
dell’ambiente, sulla presenza di fattori di rischio
specifici e correlati all’attività del poligono e sugli
effetti sulla salute umana”; ”La presunta individuazione di
una causa alla base di denunciate patologie e decessi vede
confrontarsi ipotesi diverse (…) non definitivamente
scientificamente solide, e nessuna di queste sembra poter
fornire assoluta evidenza“. La
ricerca dell’ASSOLUTO è campo della metafisica, la scienza
ricerca “l’evidenza sufficiente”! La Commissione opera la
quadratura del cerchi, concilia fisica e metafisica e
ripropone l’indagine epidemiologica N° 3 già programmata come
strumento unico per raggiungere la verità assoluta.
Il monitoraggio truffa
Il cosiddetto “Piano di Monitoraggio” -
durato tre anni (2008-2011), gestito dal ministero della
Difesa e dalla Nato, previsto come modello da utilizzare nei
vari insediamenti militari – ha “dimostrato
scientificamente” che il Pisq è un gioiellino ecologico. La
Commissione non dà alcun peso al fatto che la Procura l’abbia
messo pesantemente sotto accusa, indaghi sull’appalto
presumibilmente truccato e abbia incriminato i responsabili
della ricerca più nevralgica per falso ideologico e collusione
d’interessi. Sceglie di sostenere la bontà del
Piano e la sua validità come modello da esportare, lo correda
con il Rapporto della CTME stilato dai
cosiddetti superesperti sardi promossi consulenti della
Commissione (si veda comunicato di Gettiamo le Basi
“Progetto - appello Scanu” 13 marzo) . Il Rapporto
(14/6/2011), recepisce alcuni dei risultati allora noti
dell’indagine della Procura, concentra le contestazioni sulla
ricerca già incriminata, rileva alcuni problemi localizzati
esclusivamente in 4/5 mini aree, con ignoto procedimento
scientifico suggerisce che il torio individuato nel miele vi è
finito per colpa dei barattoli (pag.102).
Con fede incrollabile la Commissione impegna il Governo
ad accelerare l’iter per fare ottenere al
poligono della morte Salto di Quirra la Certificazione
Ambientale.
Il boccone avvelenato che i poteri forti vogliono
farci ingurgitare va rispedito al mittente, va imposta
l’attuazione di quanto danno ad intendere: smantellamento di
Teulada, Decimo-CapoFrasca in tempi rapidi e certi;
sospensione immediata di tutte le attività militari nel
poligono della morte Salto di Quirra, restituzione alla
Sardegna della sua terra e del suo mare decontaminati,
puliti. La Sardegna e i diritti del popolo sardo non sono
merce da baratto
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