Rifugi antiatomici a Nova Gorica - perchè ?



L'interessante articolo di "colore" non tiene conto dei Piani Nato di 
aggressione e difesa, che - secondo voci diffuse - avrebbero comportato anche 
barriere di mine atomiche in funzione antirussa, sul confine italo - jugoslavo 
presso la c.detta Soglia di Gorizia. Sulle quali non è mai stato possibile 
reperire notizie approfondite. Alessandro Capuzzo

Viaggio dentro i bunker antiatomici
Il Piccolo di Trieste - 01 agosto 2012 —   pagina 17

di Jan Mozetic wNOVA GORICA Se a Nova Gorica si chiede dei rifugi antiatomici, 
la gente reagisce sbigottita, sorpresa. Eppure le viscere di Nova Gorica sono 
completamente bucate da molteplici bunker, testimoni di un passato 
definitivamente tramontato nella mente della maggior parte della gente. 
Precauzioni Dagli anni Sessanta in poi, nonostante la pesantezza del clima 
internazionale, la Jugoslavia ha mantenuto con i Paesi confinari un rapporto di 
buon vicinato, ma era sempre pronta in caso di attacco. È in questo contesto 
che va interpretato l'investimento massiccio per finanziare i rifuggi 
antiaerei. In Slovenia essi svolsero un piccolo ruolo durante la guerra di 
indipendenza che nel 1991 durò appena dieci giorni. Ben altra portata essi 
ebbero in Bosnia e in Serbia durante le guerre che fecero crollare la 
Jugoslavia. Pensati per difendere la popolazione da aggressioni esterne, 
trovarono il loro ruolo nella guerra civile e infine in quella del Kosovo. Nova 
Gorica essendo città di frontiera, quella che nei piani iniziali doveva essere 
addirittura un modello del socialismo da contrapporre all'occidente, ovviamente 
fu da subito dotata di rifugi antiaerei. In proporzione agli abitanti, Nova 
Gorica è la terza città slovena per numero di rifugi, circa sessanta, per una 
capienza variabile, ma che si aggira intorno ai duecento posti a rifugio. Fino 
al 1991, quando la Slovenia divenne indipendente, ogni costruzione (tranne le 
case private) doveva esserne munita. A tale proposito fu stanziato un fondo 
alimentato dal quattro per cento del costo totale della costruzione. Due tipi 
Ci sono due tipi di rifugi: quelli, più costosi, idonei in caso di attacco 
atomico, di contaminazione radioattiva; gli altri più semplici e meno costosi. 
I rifugi antiatomici dovevano avere una pressione più alta dell'aria. A ciò 
erano adibite delle attrezzature apposite in grado di filtrare l’aria con 
sabbia e carbone. Ancora oggi si continua a costruire i rifugi. In ogni edifico 
pubblico dedicato all'istruzione, alla sanità, all'esercito ubicato in aree di 
densità superiore ai 5000 abitanti, sono obbligatori per legge, e ovviamente lo 
Stato pretende che quelli già esistenti che hanno le stesse caratteristiche, 
siano mantenuti in buono stato. A Nova Gorica Il Comune di Nova Gorica gestisce 
ancora sei rifugi pubblici, alcuni dei quali sono a Salcano e a Kromberk. La 
maggior parte dei rifugi ubicati sotto i palazzi sono invece abbandonati a se 
stessi. Qualcuno è utilizzato come magazzino. Teoricamente dovrebbero poter 
essere riconvertiti in rifugio entro un mese. Tra gli ultimi rifugi costruiti 
ci sono sono due che non sono sottoterra. Sono stati posti nel 1986 uno di 
fianco all'altro verso la fine di via Cankar. Già due anni dopo erano adibiti 
l'uno a supermarket l'altro a macelleria, perché sin dall'inizio il progetto 
prevedeva l'uso molteplice di questi spazi. Ancora oggi i luoghi sono tenuti 
perfettamente e nel giro di 15 minuti possono trasformarsi in due rifugi 
antiatomici. Durante i dieci giorni della guerra slovena, i rifugi sono stati 
utilizzati complessivamente tre volte. La prima per una esercitazione, le altre 
due per il rischio concreto dell'attacco. All'epoca tutto si svolse 
ordinatamente. La gente fu efficacemente avvertita, tutti sapevano cosa fare. 
Bogdan Zoratti lavora al Comune di Nova Gorica come consigliere per la 
sicurezza. Ha svolto il corso di sopravvivenza dentro il rifugio, racconta 
delle difficoltà a sopravvivere con tante persone dentro un ambiente isolato, 
senza la luce del sole. La sua esperienza si è protratta per soli due giorni. 
«Non oso pensare come resistere lì dentro un mese. Le persone perdono la testa, 
vanno in stato confusionale». Renzo Obidic, faceva parte della guardia civile 
ed era il diretto responsabile di due bunker. All'epoca ogni rifugio era sotto 
il controllo, la responsabilità di una persona. Ancora oggi molti di loro, pur 
non avendo più un incarico ufficiale, hanno le chiavi e spesso gestiscono 
direttamente le questioni che riguardano il loro rifugio. In uno dei rifugi di 
Renzo, poco prima dell'aggressione del 1991, la Croce rossa sistemo tutti i 
suoi materiali: lettini, coperte e strumenti vari. Durante l'attacco tutto il 
materiale fu trasportato nel bosco di Trnovo, dove allestirono un ospedale da 
campo per poter intervenire soprattutto in caso ci fossero militari jugoslavi 
feriti. Nel bosco infatti era più difficile scappare e i militari erano 
facilmente controllabili. Al momento dell'attacco la maggioranza delle persone 
corse nei rifugi. L'atmosfera però non era troppo tesa. I bambini si portavano 
i cagnolini, i gatti, i pesci rossi, il giocattolo preferito. Non c'erano scene 
di isteria. Anzi, per i vecchi era un bella opportunità perché così erano tutti 
riuniti, in un luogo oltretutto fresco (eravamo in piena estate), nel quale 
potevano chiacchierare tranquillamente. Anche dopo il cessato allarme alcuni 
vecchi rimasero sotto a giocare a briscola e chiacchierare. Renzo doveva 
premurarsi soprattutto che alcuni anziani con difficoltà nello spostarsi, 
raggiungessero comunque in tempo i rifugi. «Essendo vicini al confine - ricorda 
Renzo - gli aerei avrebbero avuto difficoltà nel manovrare senza sconfinare in 
Italia. ma lo stesso il rombo degli aerei, creò comunque terrore». L’oblio I 
ragazzi della Teritorialna obramba pattugliavano costantemente il territorio. 
Prima che ci fosse l'autostrada, la strada principale che collegava Nova Gorica 
con l'entroterra sloveno era quella che passa per Aiševica. Da lì i membri 
della Teritorialna obramba avevano preso i carri armati e li avevano sistemati 
vicino all’unica chiesa di Nova Gorica, vicino alla stazione di polizia 
all'ingesso ovest della città. Al contempo altri portavano, tra le altre cose, 
informazioni fresche alla persone su ciò che accadeva a Rožna Dolina, la zona 
più calda, dove gli spari giungevano più di frequente. Ora la maggior parte dei 
rifugi sono praticamente abbandonati. Forse non è bene dimenticarsene ma la 
cosa più importante è che non tornino mai ad essere utilizzati come rifugi 
antiatomici.