[SPF:fail] il debito... Di Paola
- Subject: [SPF:fail] il debito... Di Paola
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- Date: Thu, 19 Apr 2012 21:15:41 +0200
- Importance: Normal
Il
debito Di Paola
Alberto Stefanelli e Piero Maestri (Guerre&Pace) Lo scorso 6 aprile il consiglio dei ministri ha approvato il
disegno di legge delega per la “revisione dell’assetto strutturale e
organizzativo della difesa” presentato dall’ammiraglio Di Paola, “tecnico” della
guerra prestato al governo del paese. Obiettivo del provvedimento è quello di garantire nei prossimi
anni alle Forze Armate risorse costanti – con la possibilità qualche
maggiorazione, soprattutto per le missioni di guerra – per portare a termine i
programmi di “rinnovamento tecnologico” e di
armamenti. Due le novità più rilevanti. In primo luogo, vista la “necessità di contenere i costi, a causa
dell’attuale congiuntura economica e finanziaria”, la programmazione di una
percentuale “stabile” della spesa per la “funzione difesa” dello 0,84% del PIL,
spostando progressivamente tali risorse (oggi secondo il ministero al 70%
necessarie per il personale) verso l’operatività dello strumento militare e
l’ammodernamento (leggi, riarmo) - con l’obiettivo di riequilibrare la spesa
della Difesa, portando al 50% quella per il personale ed al 25% sia le spese per
l’addestramento sia quelle per gli investimenti. In ogni caso l’articolo 4 del Ddl prevede che “al Ministero della
Difesa” è “assicurato” per il riordino “e comunque fino al 2024 un flusso
finanziario costante minimo annuo non inferiore a quanto previsto per il
Per garantire questo obiettivo e garantire crescenti risorse per
il capitolo delle spese per gli armamenti, comunque presenti in altri capitoli
del bilancio dello stato (come quello dello “sviluppo industriale) e quindi non
calcolati in questi ingannevoli giochi delle tre carte dei “tecnici” (perché,
come dichiara l’ammiraglio, questi armamenti sono “resi indispensabili dal
rischio di terrorismo internazionale, la minaccia di proliferazione delle armi
di distruzione di massa e l’instabilità di alcune aree del Mediterraneo e del
Medio Oriente) - viene programmata
una riduzione dei militari dagli attuali Per non turbare i sonni di questi signori, il disegno di legge si
sofferma su tutti i meccanismi per garantire loro un futuro tranquillo (mica
vorremo “esodarli” come semplici operai….): incremento del contingente annuo da
collocare in ausiliaria; estensione a tutti dell’istituto dell’aspettativa per
riduzione quadri, con il 95% di stipendio percepito a casa; estensione a tutti
della riserva di posti per le assunzioni in altre amministrazioni pubbliche
(prevedendone l’applicazione anche “per le assunzioni nelle aziende speciali e
nelle istituzioni”, sic!), agevolazioni per il reinserimento nel lavoro dei
volontari congedati (“senza demerito”, bontà loro…); concorsi straordinari per
l’accesso a inquadramenti superiori; ripristino dell’esonero; collocazione nei
ruoli civili della difesa (che dovrebbero allo stesso tempo diminuire del 33%,
dagli attuali Ammettiamo che sentire un ministro di questo governo sostenere che
“mi rendo conto di come il personale sia una risorsa primaria per ogni
istituzione…pertanto, pur nell'ineludibilità e progressività temporale del
provvedimento, ogni attenzione andrà riservata al personale per mitigarne per
quanto possibile gli effetti”, suscita un misto di ilarità e di sonora
incazzatura.. Insomma in tempi di precarietà e di piagnoni anelanti al posto
fisso, ai poveri soldati si garantirebbero i posti più appetibili,
un’integrazione economica nel caso il loro stipendio da militare sia superiore a
quello del potenziale dipendente pubblico a cui sottrarranno il posto,
aspettative ben pagate. Naturalmente tutto questo non rientrerà nelle previsioni di
riforma del “mercato del lavoro” e degli ammortizzatori sociali. Una buona idea
per le/i giovani disoccupate/i: arruolatevi, girerete il mondo, imparerete a
uccidere, e comunque avrete il posto garantito… Al Ministero della Difesa viene assegnato anche un ruolo di
consulenza e sostegno all’acquisizione di “materiali di armamento prodotti
dall’industria nazionale” da parte di altri stati con i quali intercorrono
accordi di cooperazione: un’attività “di supporto tecnico–amministrativo ovvero
contrattuale…”; per gli stessi accordi “può essere prevista la cessione di
sistemi d’arma, di mezzi e di equipaggiamenti in uso alle Forze armate, obsoleti
ovvero eccendenti…”. Quello che più importa, però, è che “i proventi derivanti [da
tali] attività….. sono versati all’entrata del bilancio dello Stato per essere
integralmente rassegnati” al ministero della Difesa. Che in questo modo si
garantisce altri fondi “fuori sacco”. Nell’articolo su “Debito e spese militari” (http://www.guerrepace.org/spesamil/mil_home.html ) avevamo già anticipato come un’eventuale riduzione di alcuni
progetti di riarmo non avrebbe cambiato la sostanza della questione e il quadro
complessivo di una riorganizzazione della difesa in senso ancor più aggressivo e
interventista. Il ministro Di Paola lo dichiara senza mezzi termini e con una
dose di arrogante onestà: “la riorganizzazione di cui ho parlato è finalizzata
all'ottenimento di uno strumento militare di dimensioni più contenute ma più
sinergico ed efficiente nell'operatività e pienamente integrato e integrabile
nel contesto dell'Unione europea e della NATO”. In questa direzione si colloca la questione degli F35/JSF. Il
ministro ha annunciato un ridimensionamento del programma, che verrà quindi
riconfermato perché “il JSF è il miglior velivolo aerotattico in via di sviluppo
e produzione…” e, si sa, “la componente aerotattica è un elemento indispensabile
e irrinunciabile di ogni strumento militare degno di questo nome… (ricordo il
Kosovo, l'Afghanistan, Aggiunge ancora il ministro che “l'esame fatto a livello tecnico e
operativo… porta a ritenere come perseguibile, da un punto di vista operativo e
di sostenibilità, un obiettivo programmatico dell'ordine di 90 velivoli… (sui
131 previsti, NdR), una riduzione importante che, tuttavia, salvaguarda anche la
realtà industriale…”. Il messaggio è chiaro, e piacerà sicuramente anche all’on. Pinotti
del PD (dopo lo scorno delle primarie genovesi…) e al suo partito: le Forze
Armate sono uno strumento fondamentale nelle attuali politiche del nostro paese
e dei suoli alleati della Nato; la spesa per armamenti è un elemento
indispensabile di questo strumento, delle sue “nuove” funzioni e del sostegno
alle industrie belliche “nazionali”. Per questo non si può continuare a illuderci di “riduzioni” o
altre politiche di questo tenore: se vogliamo davvero risparmiare sulle spese
militari e non pagare il debito che queste ci lasciano (finanziario ma anche
umano e morale), dobbiamo impegnarci per una trasformazione dello strumento
militare in direzione del disarmo e della progressiva smilitarizzazione del
nostro paese e delle sue politiche. |
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