Ha preso il via da ieri, fino al 30 ottobre, la Settimana
Onu del Disarmo attraverso
la quale le Nazioni Unite intendono chiamare tutti i paesi del mondo
all'impegno contro l’evidente pericolo nella corsa alle armi,
ribandendo la necessità di una loro riduzione e al contrario di una
crescita di consapevolezza pubblica verso il disarmo come scelta di
fondo della politica internazionale. L'iniziativa è stata istituita
da una sessione speciale sul disarmo all’Assemblea generale nel 1978
e ha sempre inizio il 24 ottobre, anniversario della
Fondazione delle Nazioni Unite. E' significativa le scelta di
questo giorno, come a dire che base fondamentale di qualsiasi
sforzo di armonia fra le nazioni (di cui l'ONU vuole essere un
tentativo) non può partire se non con la rinuncia alla guerra ed alle
armi.
Dal 1995 l'Assemblea Generale ha invitato le entità della società
civile ad essere parte attiva della Settimana sul Disarmo ed è per
questo motivo che anche la Rete Italiana per il Disarmo
(organismo di
coordinamento su questi temi di cui fanno parte oltre trenta
entità
di varia natura e provenienza) vuole mettersi in gioco con le sue
attività e proposte in questi giorni di celebrazione. Rilanciando
quindi le campagne e le mobilitazioni già in corso in diversi ambiti.
In realtà l'obiettivo è ancora più ambizioso: fare in modo che la
Settimana ONU del Disarmo possa stimolare l'opinione pubblica a
prendere coscienza
del problema spinoso delle armi attraverso il sostegno più ampio
possibile alle campagne e alle azioni lanciate dalla Rete. "Pur nella
diversità di obiettivi specifici e temi particolari - sottolinea Francesco
Vignarca coordinatore di Rete Disarmo - tutte le nostre
campagne convergono sul medesimo orizzonte disarmista
ed offrono un momento di riflessione e di approfondimento sulla
devastazione portata nel mondo dalla diffusione incontrollata degli
armamenti". La soluzione può essere solo quella di cercare percorsi
comuni di azione per far crescere la cultura del disarmo e della
nonviolenza, mettendo in luce la situazione "sistematica" di certe
emarginazioni e di certi gravi problemi mondiali la cui origine risiede
spesso in politiche militari troppo preponderanti rispetto a quelle
sociali o di vero sviluppo.
Le tre mobilitazioni, attualmente attive ed in corso, che Rete
Italiana per il Disarmo propone a tutti per la Settimana Internazionale
per il Disarmo sono:
La difesa della legge
185/90
E' la legge che regola l'export militare italiano. Non ci può essere
un vero disarmo se non c'è prima un controllo nella diffusione
degli armamenti prodotti.
Il commercio di armi è solo il 2% di quello mondiale ma è responsabile
di circa il 50% della corruzione. E va ovviamente sempre a finire
nelle aree di maggior conflitto del mondo, come dimostrano anche i dati
degli ultimi vent’
anni sulle destinazioni delle armi italiane. Va
ricordato come il nostro paese sia tra i maggiori esportatori mondiali,
soprattutto di armi leggere, e che gli armamenti “made in Italy”
finiscono spesso nelle mani di dittatori e nelle aree di maggior
conflitto (lo ricordano anche i dati recentemente diffusi da un
rapporto di Amnesty International.
Il rischio ora è che questa legge venga smantellata poiché il
recepimento di una norma europea,
che il Governo ha inserito nella legge “comunitaria” e che vuole
gestire con una delega e senza approfondita discussione, potrebbe
comportare delle modifiche pesanti e problematiche. Pur modificata nel
2003, l'attuale legge che regola l'export miliare italiano è
nata di fatto come una una legge di iniziativa popolare:
fortemente richiesta e sostenuta da un ampio movimento della società
civile e dell’associazionismo laico e cattolico è stata promulgata dopo
cinque anni di intenso confronto parlamentare lungo due legislature.
Ci
preoccupa quindi che ora la sua riscrittura, determinata da scelte
Comunitarie, non avvenga con lo stesso grado di partecipazione e
trasparenza. Per questo motivo abbiamo da mesi mobilitato
l’attenzione di politica e opinione pubblica e continueremo nel nostro
sforzo di vigilanza a riguardo, anche con un appello ed una
campagna di mobilitazione raggiungibile all’indirizzo: www.disarmo.org/appello185
La richiesta di
riduzione delle spese militari
L’investimento mondiale in armi è in continua crescita e,
nonostante qualche segno di crisi inizi a intravedersi anche qui, è
evidente il crescente spreco di risorse in questo campo nonostante la
grande difficoltà dell’economia mondiale. Le stime più attendibili
relativamente alle spese militari mondiali dimostrano come nel
2010 si siano superati per la prima volta i 1.600 miliardi di dollari
complessivi: una crescita in termini reali dell’1,3% rispetto
al 2008 e del 50% nel decennio iniziato con il 2001.
L'impegno dei Governi per eserciti ed armamenti ammonta al 2,6% del
prodotto interno lordo del pianeta, con una spesa media di circa 240
dollari a persona. Tutto questo mentre continuano a diminuire
gli investimenti per la ricerca scientifica e a ristagnare i fondi
effettivamente spesi (non solo dichiarati) per la lotta alla povertà
impiegati principalmente per rispondere ad emergenze e non per attuare
una strategia concreta di sviluppo e superamento dell'emarginazione.
La nostra Rete è da tempo impegnata nel sottolineare
l’inutile e continuo spreco di risorse che i Governi compiono con il
sostegno alle spese militari, che anche nel nostro paese ormai
raggiungono i 25 miliardi di euro all’anno. Ciò è soprattutto
più evidente nei programmi di acquisizione di nuovi sistemi d’arma, ed
è per questo che la Rete Italiana per il Disarmo ha da tempo scelto di
mobilitarsi contro uno dei programmi di armamento più scellerati,
l’acquisto dei cacciabombardieri F-35 Joint Strike Fighter.
Anche
se il Governo tiene bloccata da tempo (almeno dalla fine 2009) la
decisione definitiva, l’Italia a breve potrebbe perfezionare l’acquisto
di oltre 130 cacciabombardieri d’attacco Joint Strike Fighter
F-35: un programma che ad oggi ci è costato già 1,5 miliardi di euro ne
costerà almeno altri 15, solo per l’acquisto dei velivoli,
arrivando ad un impatto di 20 miliardi nei prossimi anni. Senza contare
il mantenimento successivo di tali velivoli. Il tutto per partecipare
ad un progetto di aereo militare "faraonico" (il più costosto della
storia) di cui non si conoscono ancora i costi co mplessivi
(cresciuti al momento almeno del 50% rispetto alle previsioni iniziali)
e che ha già registrato forti critiche in altri paesi partner
(Norvegia, Paesi Bassi) e addirittura ipotesi di cancellazione di
acquisti da parte della Gran Bretagna. Senza dimenticare che,
contemporaneamente, il nostro paese partecipa anche allo sviluppo e ai
costosi acquisti dell'aereo europeo EuroFighter.
Con i 15 miliardi che si potrebbero risparmiare cancellando
l'acquisizione degli F-35 JSF si potrebbero fare molte cose:
ad esempio costruire duemila nuovi asili nido pubblici,
mettere in sicurezza le oltre diecimila scuole pubbliche che
non rispettano la legge 626 e le normative antincendio, garantire
un'indennità di disoccupazione di 700 euro per sei mesi ai
lavoratori parasubordinati che perdono il posto di lavoro. Per
sostenere questa azione e per visualizzare i materiali relativi il sito
da raggiungere è www.disarmo.org/nof35
Il disarmo nucleare
Per molti decenni l’umanità è vissuta sull’orlo della
distruzione totale a causa del continuo proliferare degli arsenali
nucleari, che da soli avrebbero potuto cancellare il
mondo per numerose volte. Nonostante la fine della guerra fredda e
l’evidente inutilità dell’equilibrio “del terrore” molte sono ancora le
testate di questo tipo di armi ancora a disposizione delle potenze
nucleari. Con il rischio ulteriore di materiale fissile per la
produzione di bombe “sporche”.
Per questo la Rete Italiana per il Disarmo ha da alcune settimane rilanciato
la campagna internazionale ICAN, un movimento globale di base a favore
del disarmo nucleare totale
attraverso una Convenzione sulle Armi Nucleari, legalmente vincolante e
sottoponibile a verifica. Scopo del trattato è mettere al bando la
produzione, i test, l’utilizzo e il possesso di armi nucleari, e
stabilire un termine entro il quale giungere alla loro eliminazione.
Perché davvero un mondo senza armi nucleari è un sogno
possibile.
Proprio
in questi giorni è stata lanciata una mobilitazione verso i maggiori
paesi ONU affinché terminino le inutili e infruttuose trattative sul
disarmo nucleare totale e si arrivi finalmente ad un accordo concreto
ed efficace. E’ tempo di agire, dopo aver parlato abbastanza: dopo 15
anni di sterili conversazioni, migliaia di incontri a dir poco
improduttivi, e miliardi di dollari spesi, la macchinosa industria del
disarmo nucleare è chiamata a rendere conto delle proprie scelte.
A s
ostegno è anche stato diffuso un bel video “virale”
che come la mobilitazione è raggiungibile all’indirizzo www.alittlemoreaction.org
- Il sito della campagna ICAN in Italia è invece www.disarmo.org/ican