L'Italia nel 2009 ha triangolato 79 milioni di euro di armi leggere alla Libia di Gheddafi
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- From: Francesco Vignarca <francesco at vignarca.net>
- Date: Sat, 26 Feb 2011 13:07:30 +0100
L'Italia nel 2009 ha triangolato 79 milioni di euro di armi leggere alla Libia di GheddafiLe armi italiane sono arrivate in Libia via Malta
nel 2009 senza alcuna autorizzazione ufficiale del nostro Governo
24 febbraio 2011
Fonte: Rete Disarmo - Tavola della Pace - 24
febbraio 2011
Nel
2009
l’Italia ha triangolato attraverso Malta al regime del Colonnello
Gheddafi oltre 79 milioni di euro di armi leggere ad uso militare della
ditta Beretta, secondo alcune fonti europee. E’ anche con queste armi
che l’esercito di Gheddafi sta sparando sulla popolazione.
Questa la denuncia documentata dalla
Rete Italiana per il Disarmo e dalla Tavola della Pace che chiedono al
governo Berlusconi di rispondere urgentemente in merito.
Si tratta di armi che – come ha confermato
direttamente
a Rete Disarmo un funzionario del Ministero degli Esteri
di Malta sono “di provenienza italiana, e non hanno mai toccato il
suolo maltese”.
Anche perché (conferma la stessa fonte) nel piccolo stato insulare non
sono presenti fabbriche di armi e munizioni.
Il
Ministero degli Esteri maltese ha precisato
poi
che “come confermato dall’ambasciata italiana a Tripoli, il
destinatario finale della consegna era il Governo libico”
e siccome nel 2009 non erano attive forme di sanzione verso il regime
di Gheddafi “le
autorizzazione al trasferimento - comprese quelle doganali - sono state
rilasciate senza problemi”.
Ma
dalle
Relazioni della Presidenza del Consiglio italiano sull’export di
armamenti non risulta alcuna autorizzazione all’esportazione di quelle
armi né a Malta né alla Libia, creando quindi un buco impressionante in
termini di controllo.
“La
notizia è certa
e documentata”
– afferma Giorgio
Beretta di Unimondo
e analista della Rete Disarmo. Il Rapporto dell’Unione Europea
sull’esportazione di armamenti pubblicato nel gennaio scorso riporta
per l’anno 2009 autorizzazioni e consegne da Malta verso la Libia di
79.689.691 di euro.
Si
tratta di armi della categoria ML 1 e cioè armi ad anima liscia di
calibro inferiore a 20 mm, altre armi e armi automatiche di calibro
12,7 mm (calibro 0,50 pollici) e accessori e componenti appositamente
progettati)”.
Da
nessun
rapporto ufficiale della Presidenza del Consiglio (quelli dovuti
per la legge 185 sull’export di armamenti militare) si evince che ci
sia stata una qualche autorizzazione in merito. Anche i dati dell'ISTAT
(che riportano tutte le esportazioni di armi italiane ad uso civile)
non segnalano per il 2009 alcuna esportazione di quel valore né a Malta
né alla Libia; per quell’anno si parla solo di 390.584 di euro di Armi,
munizioni e loro parti ed accessori per Malta e per la Libia solo
8.171.698 di euro di forniture.
“E
allora i casi sono due: o
una
ditta italiana ha esportato queste armi senza l’autorizzazione del
Governo italiano (ma allora avrebbero dovuto essere bloccate dalle
dogane maltesi)
o – come è più
probabile
– vi è stata un’autorizzazione da parte di qualche ufficio
del Governo italiano che però non è stata mai notificata né nelle
Relazioni al Parlamento né all’Unione Europea”
– conclude Beretta.
Un
valore
così alto di armi leggere potrebbe significare (lo testimoniano
i controvalori di forniture simili recentemente fatte proprio verso la
Libia) centinaia se non migliaia di fucili e pistole, oltre a possibili
forniture anche di munizioni e granate. In pratica proprio le armi
protagoniste maggiormente delle uccisioni in questi giorni di rivolta.
Secondo quanto dichiarato ad EU
Observer da una fonte diplomatica dell’Unione europea
(esperta delle documentazioni di autorizzazione per l‘export militare)
tratterebbe di armi provenienti dalla Fabbrica
d’armi Pietro Beretta
di Gadone Valtrompia (Brescia). La ditta italiana ha però rifiutato
qualsiasi commento affermando che “non risponde nel merito dei singoli
trasferimenti”
“I
fatti che oggi denunciamo sono di una gravità inaudita – afferma Flavio
Lotti,
coordinatore nazionale della Tavola
della Pace.
Se
ancora ieri chiedevamo al Governo e al Parlamento di fare chiarezza
e di bloccare la vendita di armi italiane alla Libia oggi non possiamo
che provare un grande senso di vergogna e di dolore. Il
Governo deve dare subito delle spiegazioni su una situazione così
problematica.
Com’è potuto accadere? Chi sapeva? Chi ha taciuto? In quanti altri
traffici siamo coinvolti? Il
Parlamento deve intervenire subito.
Mi auguro che nessun telegiornale, in particolare della Rai, il nostro
servizio pubblico, si permetta di censurare questa denuncia e al
contrario decida di chiedere conto ai principali responsabili della
politica italiana” – conclude Lotti.
Questo
caso
di triangolazione, su cui chiediamo che sia fatta piena luce a
breve, non è l’unico esempio di passaggio di armi leggere verso la
Libia attraverso il nostro paese. “Nello stesso 2009 come ricostruito
da un’inchiesta di Altreconomia poi rilanciata da altri organi di
stampa - aggiunge Francesco
Vignarca coordinatore della Rete Disarmo-
la Magistratura italiana aveva bloccato un possibile
traffico di centinaia di migliaia di Kalashnikov di produzione cinese
che trafficanti italiani volevano vendere all’esercito di Gheddafi”.
Anche in quel caso si utilizzava (in maniera però pienamente illegale)
la triangolazione verso paesi terzi e la gestione del trasporto
attraverso società con sede estera per coprire la fornitura alla Libia
di armi leggere.
“Qui
invece ci troviamo di fronte o
ad
un’autorizzazione rilasciata con leggerezza e in qualche misura
schermata dal passaggio a Malta (tanto è vero che anche i dati europei
nei sono stati tratti in inganno) oppure una vera e propria omissione
per favorire il regime di Gheddafi,
considerato
ormai amico e funzionale alla nostra politica estera”.
Quello che sicuramente si evince da questo caso è la necessità di un
controllo ferreo su tutte le forniture di armamenti come Rete Italiana
per il Disarmo chiede da anni al Governo: “controlli che non
devono
ridursi a procedure formali ma devono essere sostanziali e
ponderati, con prese di posizione forti anche negando contratti di
vendita,
perché qui ci troviamo di fronte ad armi e non caramelle. Armi
che poi sono responsabili delle uccisioni e dei massacri che tutti
vediamo e condanniamo in questi giorni”.
Rete
Italiana
per il Disarmo e Tavola della Pace esprimono quindi la loro
preoccupazione anche per quanto riguarda la possibile modifica della
nostra legge sull’export di armi
a seguito del recepimento di alcune Direttive Europee (alcune di queste
procedure sono ora in discussione al Parlamento inserite nella “legge
Comunitaria”). “Non vorremo che con le nuove regole ed autorizzazioni
ed una procedura
di controllo ancora più debole quando si tratta di fornire armi
attraverso partner europei (come
ad esempio Malta) l’esempio di triangolazione di armi leggere verso la
Libia sia solo il primo
di tutta una serie di trasferimenti problematici di armi italiane”
- commenta infine Giorgio
Beretta.
Note:
DATI DI APPROFONDIMENTO
Analisi di Unimondo sulle forniture italiane di armi alla Libia
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