Traffico d'armi verso l'Iran, 7 arresti:,5 italiani e due agenti segreti di Teheran



due iraniani sono latitanti. IL SOSPETTO è CHE IL MATERIALE SERVISSE AL TERRORISMO
Traffico d'armi verso l'Iran, 7 arresti:
5 italiani e due agenti segreti di Teheran
Blitz della Guardia di Finanza di Milano. Al centro una coppia titolare della società Antares, di Varese

MILANO - Mega blitz contro il traffico d'armi della Guardia di Finanza di Milano: sette gli arresti per il reato di associazione a delinquere finalizzata all'illecita esportazione verso l'Iran di armi e sistemi militari di armamento, in violazione del vigente embargo internazionale, con l'aggravante della transnazionalità. Lo ha reso noto, a una conferenza stampa mercoledì mattina a Milano, il procuratore antiterrorismo della Procura Armando Spataro. Anche se non è contestata l'aggravante del terrorismo, è fondato il sospetto degli investigatori, e dei servizi segreti che hanno collaborato all indagine della procura di Milano, che il materiale «dual use» e militare sequestrato nell'ambito dell'operazione «Sniper» potesse essere destinato, una volta in Iran, ad alimentare i canali del terrorismo internazionale. «Per il momento l'Iran non ha nulla da dire», ha commentato un vice capo del dipartimento per i media del ministero degli Esteri iraniano rispondendo alle domande sugli arresti.

IL «GIORNALISTA» IRANIANO - Tra i 7 arrestati, su 9 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Milano nell'ambito dell'operazione conclusa mercoledì su un traffico di armi e materiale «dual use» (materiale civile convertibile in militare), vi sono anche due presunti appartenenti ai servizi di sicurezza iraniani. Il primo è Nejad Hamid Masoumi, 51 anni, che era accreditato come giornalista presso la sala stampa estera a Roma dove è stato arrestato dalla Guardia di Finanza. L'altro presunto 007 iraniano è stato arrestato a Torino. Si chiama Ali Damirchiloo, di 55 anni. Sono latitanti un altro iraniano, Hamir Reza, e Bakhtiyari Homayoun, di 47 anni.

IL CAPO DELL'ORGANIZZAZIONE - Alessandro Bon, 43 anni, originario di Vittorio Veneto, residente a Monza, è ritenuto dagli investigatori il promotore dell'organizzazione. Ex dipendente della «Beretta», aveva costituito la società Antares Srl, con sede a Varese: secondo l'indagine, gli serviva a schermare i traffici. Arrestati anche la sua compagna, Danila Maffei di 40 anni, un socio, Arnaldo La Scala di 45 anni, nonché un avvocato di Torino, Raffaele Rossi Patriarca, che secondo l'inchiesta si era recato in Iran a contattare ufficiali dell'esercito per la compravendita degli armamenti. Un altro arrestato è Guglielmo Savi, 56 anni, titolare di una società di telecomunicazioni, la Sirio srl.

LA SCOPERTA - L'operazione, denominata «Sniper» («Cecchino»), ha preso il via dai chiarimenti di carattere amministrativo e daziario chiesti alle autorità italiane da parte delle autorità della Romania su una commessa di 200 puntatori ottici (apparecchi ottici di precisione destinati al puntamento per fucili da guerra) in transito a Bucarest e destinati, tramite incroci internazionali che coinvolgevano Dubai, a Teheran. Secondo gli investigatori, attraverso la società Antares Srl, Bon aveva venduto e stava trattando per altri apparecchi, mille in tutto. Un'altra fornitura di puntatori laser - 100 pezzi - venne sequestrata anche in Inghilterra. Da questa operazione, fatta nell'aeroporto inglese di Heathrow, scaturì un arresto di un cittadino inglese da parte dell'ufficio dogane. Una sua deposizione e la sua testimonianza sarebbero state decisive per dare impulso alle indagini italiane e alla scoperta della rete import-export che si avvaleva di due contatti iraniani in Italia, due presunti appartenenti ai servizi di sicurezza.

LE ARMI E LE ATTREZZATURE - L'intervento della finanza ha consentito anche di bloccare i preparativi relativi all'esportazione in Iran di un ingente quantitativo di proiettili traccianti, di esplosivi provenienti dall'Est Europa e una miscela di materiale chimico, altamente infiammabile e ad alto contenuto di energia termochimica usata nel settore militare come munizionamento, innesco esplosivo o per bombe incendiarie. C'erano anche paracaduti, un elicottero, caschi da aviatore, giubbotti autorespiratori da immersione (120) destinati a armamenti militari. L'indagine non è stata facile, anche perché molte delle apparecchiature esportate possono avere anche un utilizzo non militare; grazie alle intercettazioni è stato però possibile capire a che cosa erano destinati, per esempio, gli apparecchi ottici di precisione.

LE INTERCETTAZIONI - «Questa indagine non sarebbe stata possibile e non sarebbe stato possibile effettuare gli arresti se fosse già entrato in vigore il ddl intercettazioni approvato da un ramo del Parlamento che è ora in discussione al Senato. Voglio invitare perciò ad una riflessione il legislatore», ha commentato il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro durante la conferenza stampa. «Sono state intercettate anche comunicazioni via e-mail, sms - ha spiegato Spataro -. Tutta questa indagine è stata portata avanti dal giugno 2009 sino a ieri, insomma un'attività che si è protratta per circa otto mesi. I reati contestati non consentirebbero oggi, secondo il nuovo ddl in discussione, la possibilità di effettuare intercettazioni per il periodo da noi impiegato». Spataro ha anche sottolineato la collaborazione con la polizia giudiziaria (in questo caso il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano, ma un contributo fondamentale all'indagine è stato fornito dall'Aise, i servizi di sicurezza) e ha sottolineato la funzione fondamentale dei rapporti tra polizia giudiziaria e pubblico ministero.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_marzo_3/operazione-contro-traffico-armi-iran-1602585746633.shtml