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Francia, Besançenot sorvegliato 24 ore su 24,In manette il boss della pistola "Taser"
- Subject: Francia, Besançenot sorvegliato 24 ore su 24,In manette il boss della pistola "Taser"
- From: rossana <rossana at comodinoposta.org>
- Date: Wed, 15 Oct 2008 22:40:36 +0200
Da Liberazione del 15-10-08 Daniele Zaccaria Una storia pazzesca che sembra uscita da un film di spionaggio; un «film di serie b» per citare il diretto interessato. Olivier Besançenot, leader della Lcr, astro nascente della sinistra radicale francese ed ex candidato alle presidenziali, veniva infatti spiato 24 ore su 24 da una squadra di professionisti coordinati da una società privata di investigazioni, il gabinetto Dussaucy. Il “programma” di sorveglianza è durato circa quattro mesi, dall’ottobre 2007 al gennaio 2008. Lasso di tempo in cui la vita del giovane postino è stata completamente sezionata (dalle misure catastali dell’appartemento in cui vive, ai movimenti del suo conto bancario, passando addirittura per le caratteristiche della sua automobile), mentre i suoi spostamenti fisici ( e quelli della sua fidanzata) erano controllati 24 ore su 24 con tanto di grandi schedari e rapportini quotidiani alla base. Già, ma qual è la base? La polizia, che ieri ha arrestato nove persone, non sembra nutrire molti dubbi: questa odiosa trama è stata ordita da Antoine Di Zazzo (anche lui tra i fermati), l’imprenditore che distribuisce in Francia le pistole “taser”, delle armi a impulso elettrico impiegate durante le manifestazioni per tramortire i dimostranti. Più di una volta Besançenot aveva denunciato l’uso indiscriminato delle taser da parte dei celerini d’oltralpe (è in uso dal 2004), citando un rapporto di Amnesty international che parla di 150 morti negli Stati Uniti in seguito all’uso delle famigerate pistole. Una campagna che gli è valsa la citazione in giudizio per diffamazione da parte di monsieur Di Zazzo e persino la richiesta di 50mila euro di risarcimento. Fatalità, la prima udienza del processo si svolgerà lunedì prossimo, data in cui Di Zazzo potrebbe essere ancora dietro le sbarre: «Vorrei che fosse presente in aula così potrò guardarlo guardarlo negli occhi», ha commentato a caldo Besancenot. Il primo a far luce sullo spionaggio ai danni di Besançenot è stato il settimanale L’Express che in un articolo pubblicato lo scorso maggio, parlava di «legami contabili» tra il gabinetto Dessaucy e la Smp Techhnologie, la società guidata da Di Zazzo, spiegando che il programma di spionaggio nasceva con tutta evidenza dal contenzioso tra Besançenot e la Smp Thecnologie. «Cado dalle nuvole, la vita privata del signor Besançenot non ci interessa affatto, non vedo che beneficio potrei trarne» aveva commentato a caldo l’imprenditore, smentendo tutte le accuse, senza però -fatto assai sospetto- querelare L’Express per calunnia. Se la Lcr ha inoltrato una denuncia contro ignoti per «minacce alle vita privata», gli inquirenti della Igpn (la polizia degli “affari interni” che indaga su altri poliziotti) in questi mesi hanno proseguito le indagini nell’ombra che sono culminate negli arresti di ieri mattina. I capi d’accusa sono molto gravi: attentato alla privacy, minacce private e violazione del segreto bancario. Se gli avvocati della Smp Thcnologie minimizzano l’accaduto, affermando che Di Zazzo «non ha nulla a che vedere», con questa squallida storia, la polizia sembra pensarla in tutt’altro modo. Assieme a Di Zazzo, sono finiti nel mirino delle indagini anche alcuni agenti della gendarmeria, un doganiere, un dipendente del gabinetto Dessaucy, un impiegato della motorizzazione e un funzionario bancario (che aveva il compito di monitorare il conto corrente del leader politico), tutti con gli stessi capi d’imputazione. Subito dopo l’ondata di arresti Besancenot ha convocato una conferenza stampa in cui è apparso decisamente scosso dalla vicenda: «Questi metodi da “barbe finte” sono loschi e rivoltanti, è davvero uno scandalo, una vicenda tanto più inquietante quanto il governo tenta di generalizzare i sistemi di sorveglianza e di schedatura di massa. Ma è anche la dimostrazione che con un po’ di soldi qualsiasi spione può avere accesso ai dati personali di chiunque nonostante questi dati siano protetti dalla legge. Una cosa è certa però: non cederemo né ai ricatti, né alle intimidazioni e continueremo a chiedere una moratoria sull’utilizzo delle pistole taser».
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