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La guerra privata dell'Italia in Iraq
- Subject: La guerra privata dell'Italia in Iraq
- From: rossana at comodinoposta.org
- Date: Fri, 14 Sep 2007 12:17:05 +0200
Atti parlamentari 15:52 - giovedìInterrogazione sui costi e sull'operato della Crescent in Iraq, società della quale si avvale il Governo italiano
Roma, Italia - Presentata dall'onorevole Tana De Zulueta (Verdi) "Al ministro della Difesa. - Per sapere - premesso che:il 'Corriere della Sera' del 30 luglio 2007, in un articolo a firma di Ennio Caretto, riporta notizia di un articolo apparso sul 'Washington Post' sulla 'Guerra privata' in corso in Iraq, quella dei contractor addetti alla sicurezza;
il 'Washington Post', denuncia lo scandalo della Crescent, una società fondata dall'italiano Franco Picco, al servizio dei nostri militari fino al loro ritiro;
il giornale ha accusato la Crescent, che a marzo è stata cacciata dalla base Usa di Tallil, di aver violato i regolamenti e di non aver protetto il personale;
il quotidiano statunitense, ha ricordato che il 16 novembre scorso durante lo sgombero delle nostre truppe, un convoglio di ben 37 camion scortato da sole 7 guardie della Crescent è stato bloccato da 30-40 terroristi, e che 5 delle guardie, 4 americani ed un austriaco, sono state sequestrate. Secondo Paul Chapman, il vice di Picco, gli italiani erano responsabili del monitoraggio del convoglio, ma toccò alle forze Usa andare in soccorso;
il 'Washington Post' traccia un quadro ambiguo dei rapporti tra la Crescent e il nostro contingente, e pubblica la foto di una tessera che Picco sostiene di avere dato ai dipendenti su autorizzazione italiana: intitolata a David Corner, una delle 5 guardie sequestrate, reca due scritte, 'Italian Military Logistic Security' in inglese e 'Capo del servizio amministrativo' in italiano, nonché la firma 'Argentieri', anche se il giornale non esclude che possano essere false;
il quotidiano aggiunge che secondo Picco, durante il nostro ritiro, Crescent fece 'Trasporti quasi quotidiani per i militari dell'Italia con cui aveva un lungo contratto di assistenza' verso e dalla base di Tallil, vicino alla nostra zona di Nassirya, dove avevamo uomini e attrezzature;
a Tallil Picco gestiva un ristorante ed una pizzeria per i soldati, secondo quanto da lui stesso riferito la Crescent fu fondata nel 2003 in difesa dei camion appartenenti ad una sua azienda marittima, la Mercato del Golfo, che percorrevano l'Iraq, si allargò subito, raggiungendo le destinazioni più rischiose a prezzi più bassi rispetto ai concorrenti, all'apice delle sue fortune incassava da 600 mila a 800 mila dollari al mese;
in una intervista rilasciata a novembre, Picco precisò che si era assunto anche il compito di difendere i militari, i suoi dipendenti erano soldati di ventura occidentali che venivano pagati fino a 7000 dollari al mese, mentre gli iracheni ne percepivano solo 600;
il 'Washington Post' afferma che la base di Tallil chiuse la Crescent quando scoprì che nascondeva armi vietate come granate e missili, e sostanze messe al bando come birre e steroidi;
il giorno dell'imboscata al convoglio, da 7 a 11 iracheni dovevano accompagnare le 7 guardie occidentali, ma non si presentarono alla partenza, arrivò solo il traduttore che, s'apprese poi, era d'accordo con i terroristi;
il sequestro, il più grave per gli Usa, costrinse la società a ridurre le operazioni a gennaio, a febbraio il comando americano le contestò gravi irregolarità, e a marzo Picco si addossò la piena responsabilità delle infrazioni, ripiegando su Kuwait City, dove poi sbarrò l'ufficio;
il 'Washington Post' chiede un'inchiesta sui contractor che in Iraq hanno guadagnato miliardi ma sacrificato molte vite umane -:
se le notizie riportate nell'inchiesta del 'Washington Post' corrispondano al vero e, se sì, chi, come e quando nel nostro Governo abbia deciso di avvalersi delle prestazioni della Crescent e quanto queste siano costate al contribuente italiano;
se, anche alla luce degli impegni assunti dal Governo il 7 marzo 2007 con l'odg accolto come raccomandazione a firma Bonelli e De Zulueta (9/2193/3), che impegna il Governo 'Ad adottare le opportune iniziative normative, anche urgenti, volte a regolamentare la materia nel suo complesso', se non ritenga opportuno quanto prima comunicare al Parlamento quale sia lo stato dei lavori di tale regolamentazione".
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