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un giorno nella Tuscia: da Dico no ad Aleida Guevara
- Subject: un giorno nella Tuscia: da Dico no ad Aleida Guevara
- From: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
- Date: Mon, 02 Apr 2007 23:36:20 +0000
- Bounce-to: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
Alle 19 aspettavo il passaggio per andare a Manziana nella piazza del mio comune Capranica, in provincia di Viterbo, sì la città dei papi. E vedo: carabinieri, assessori febbrili al cellulare, ragazzi ben vestiti con cravatta e camicia, donne inesistenti, forse erano dentro in prima fila. C'era Gasparri alla chiesa di San Francesco con un'iniziativa: "Dico no". Mi attardo a parlare con una collaboratrice comunale, quella che mette il pedaggio alle auto in sosta, davanti al pensionato degli anziani, c'era spettacolo e il tempo era mite... Si fanno le 20 e sono al cinema Quantestorie, dove il circolo della Tuscia ha organizzato un incontro-film-dibattito con Aleida Guevara, dopo 40 anni dalla morte del Che. Il cinema è pieno all'inverosimile e di inverosimili giovani, venuti-non portati. Ho la pretesa di riportarvi alcune cose che mi sono scritta al volo, dette da Aleida, dette dal Che, dette e vissute. **** Quino-Mafalda: a Mafalda non piace mangiare la minestra e se Fidel dicesse che la zuppa è buona, non mi obbligherebbe a prenderla. Se la critica è continua significa che il popolo pretende che pensiamo. Il mondo non ha bisogno di eserciti armati, ma di dottori e maestri. Ricorda Aleida, di avere visto a Madrid delle donne e una alla loro testa con un cartello che diceva: " Noi lavoratrici notturne, noi lavoratrici della strada, giuriamo che il signor Aznar non è figlio nostro" Perfino le prostitute, ricorda, scesero in strada a manifestare contro la guerra. Eppure la guerra continua...democrazia=potere del popolo, e dov'è questo potere se il popolo manifesta contro il governo che va alla guerra? Dietro di me un ragazzo mormora: "Non puoi capire quello che patimo..." Forza e tenerezza per le donne. All'inizio si ricorda che il Che aveva riconosciuto che tutto il mondo ha diritto a stancarsi ma chi si stanca non sta all'avanguardia. Aleida conclude con un "devo a mio padre di vivere la vita con dignità e allegria". *** E siccome le parole mi evocano e muovono, mi danza ancora dentro questo termine avanguardia: organizzazione giovanile paramilitare fascista o movimento politico avanzato? Fulvio Grimaldi, organizzatore della serata, ricordava che spesso alle manifestazioni dominano ormai rughe e capelli bianchi anche se con cuori da diciottenni e invece stasera...una grande folla di giovani ed energia! E allora ripenso ad un'altra avanguardia, che spero non si faccia cogliere di sorpresa dalle truppe d'assalto, da qualunque parte provengano, destra o sinistra, ma che sappia cogliere e unire quello che c'è di nuovo o d'antico nell'aria, che si autorganizzi. Un'avanguardia che non mangia zuppe riscaldate anche se buone, che lotta con dignità e allegria, con forza e amore, perchè la solidarietà non è ciò che avanza ma ciò di cui gli altri hanno bisogno (e questo non l'ho detto io)... E non possiamo rimanere a braccia incrociate, come il servizio di sicurezza al mio paese che ospita "Dico no", occhiali da sole e gambe ben divaricate. Perchè come dice la signora Aleida Guevara, pediatra: ci devono molto, molto, quel debito non hanno ancora cominciato a pagarlo. Doriana Goracci 2.4.2007
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