Voce del verbo PRIVATIZZARE



Privatizzare: trasformare in proprietà privata ciò che era pubblico.

Parto  dal mio personale( come sono solita):l'esperienza di 31 anni di
lavoro alla Comit.

 La Banca Commerciale Italiana è stata una delle prime e più importanti
banche italiane: l'anno della privatizzazione (1994) è coinciso con il
centenario dell'Istituto.

Oggi si chiama Banca Intesa, anzi si è aggiunto da poco il San Paolo,
un'altra grande Banca.

Il marchio Intesa soppiantò così in un bel colpo il vecchio nome di una
banca che aveva tentato e osato ben altro con la guida di Raffaele
Mattioli.
Un marchio che azzerò anche la nostra esperienza di dipendenti.
Da dipendenti diventavamo azionisti, clienti addirittura e quindi soggetti
esigenti-attenti agli utili ed ai costi. Noi, che lavoravamo
all'interno, fummo demansionati dai vecchi ruoli per ben altri
incarichi.
L'era berlusconiana aveva cominciato a produrre comunicazione dei nostri
problemi-bisogni e a fornirci soluzioni.
Contemporaneamente l'era prodiana, privatizzava i nostri stessi
problemi-bisogni.

Non avevamo più problemi-bisogni, di cosa ci dovevamo preoccupare se non
del buon andamento della nostra azienda, nel nostro interesse privato
ancorchè pubblico? Si cominciò con l'era delle promozioni e degli
incentivi.
Dovevamo, anzi sentivamo l'importanza di essere proprietari. I sindacati
ci hanno dato una mano in questo processo.
Erano 7 anni fa, esattamente il 18.2.2000 che mi vengono in mente solo i
Cobas che  scrivevano in merito alla privatizzazione della Comit cose
come questa nel merito di Sviluppo Italia e Confindustria :"E' la
nuova "Cassa del
Mezzogiorno" voluta da Bertinotti per dare l'ok alla legge Treu sul
lavoro in affitto e alla finanziaria da 100.000 miliardi, organizzata da
Ciampi, nominata da D'Alema appena dopo la caduta di Prodi". Ma per
quanto mi riguarda a Roma nel settore del credito erano pressochè
sconosciuti.

La costituzione, tirata più che mai per il bavero si applica
integralmente quando si "rispettano" gli artt. 41 e 42 che dicono che
"la proprietà privata «non può svolgersi in contrasto con l’utilità
sociale» ed inoltre il processo di privatizzazione è connesso con la
liberalizzazione. La politica industriale del Governo è diretta a
consentire la competizione con la concorrenza estera; la privatizzazione
rappresenta il venir meno del monopolio e consentirà maggior
flessibilità al settore. Da tale situazione discende la ricerca di
intese con partner stranieri". Queste sono parole pronunciate nel
luglio del1997 alla Camera dei deputati, e le  abbiamo sentito ripetere
all'infinito.

Ci convinciamo a partire da noi, bancari Comit e Credito Italiano, che
 siamo proprietari, investiamo e ci viene generosamente offerta anche la
nostra liquidazione: il varco è aperto e si continua così per
anni fino ad oggi.


Quando il governo decise la privatizzazione della Banca Commerciale
Italiana (Comit), venne creata una task force composta da 46 persone,
chiamata "Gruppo comunicazione", con il compito di coordinare le
attività di informazione e di orientamento degli investitori. Ne
facevano parte membri dei servizi comunicazione, personale, titoli,
organizzazione, uffici stampa e pubblicità, consulenti esterni.
Anche la Banca di Roma ha varato a suo tempo un "Progetto cultura" per
rafforzare l’identità aziendale dei dipendenti.
New Holland, la società di macchine agricole del gruppo Fiat, nata nel
1991 dall’aggregazione di più marchi, ha scoperto l’importanza della
comunicazione in seguito alla crisi che ha colpito il settore. Il
problema era duplice: creare una identità comune ad un marchio nato
dalla fusione di aziende diverse e ridare fiducia nelle possibilità
dell’azienda.

Come ebbe a scrivere per gli enti locali Giovanni Delle Donne in"Le
tecniche della comunicazione" il 9.2.2004: "una situazione assimilabile
a quella delle Asl dopo l’accorpamento delle vecchie Usl....Ci sono
cinque regole essenziali per una buona comunicazione:

1) Solo imparando ad ascoltare si può comunicare in modo efficace.
2) E’ inutile avere qualcosa da dire se non lo si esprime in modo chiaro
e sintetico.
3) Coerenza, coraggio, assertività: ecco i tre pilastri per fare della
comunicazione il piedistallo del proprio sucesso.
4) Il modo in cui si dicono le cose prevale sempre sul loro contenuto.
5) Una solida rete di rapporti: ecco il frutto migliore della
comunicazione."

Dunque un problema di "comunicazione e formazione" che è stato seguito
con perseveranza dai privatizzatori diventati privatizzati, basta
rileggere con attenzione i 5 punti sopra, per ritrovarsi.

Si arriva veloci e in sinergia con la destra-sinistra al Tfr e alla
realistica fine della pensione pubblica.
Il movimento come Forum mondiale, aveva già da tempo rilevato
l'importanza di rifiutare totalmente il concetto di privatizzazione ma
ancora nel 2006 scriveva nei documenti che si appellava:
a tutte le organizzazioni, i movimenti sociali, i governi e i parlamenti.
Gli appelli sono stati inascoltati, elusi ed irrisi.

Siamo comunque adulti, laici e cattolici, assistiamo senza censura alcuna
a questa oscena operazione che ci ha denudato completamente: la
privatizzazione.

Ho assistito nel tempo ad un preoccupante e crescente bisogno di entrare
nelle tecniche e nelle speranze padronali al punto di dire "è affar
nostro" far funzionare bene le cose, partecipare, creare opportunità,
non criticare sterilmente, ma costruire consenso. Consenso a chi?

Per tornare terra terra all'oggi, al presente, al piccolo locale, i
forum gli interventi in rete e nei media sono tutti protesi a cercare
una buona soluzione e sopratutto una realistica soluzione ed ecco allora
diventare dei semplici cittadini, specialisti della geopolitica, di
affari internazionali, di sentimenti globali, di obiettivi di partito,
di sentimenti religiosi, di dottrine economiche insomma dei perfetti
privatizzati che poi piangono una nuova generazione di precari e malati
nel corpo e nella testa. Sembriamo   tossici-intossicati che esorcizzano
la
paura di un Diverso paese con la politica della misura del benessere
dei pochi attraverso il malessere dei tanti e la delega totale ai Signori
della Guerra e del Potere, che hanno dei fantastici nomi, a volte  i
nostri, diventiamo difendendoli e comprendendo i loro tempi e le loro
azioni, avvocati di  difesa.

Fino al punto di leggere se è valsa la pena manifestare a Vicenza,
giustificando i presenti e gli assenti, annotando le comunicazioni sui
risultati di queste passeggiate estemporanee, viste le difficoltà in
campo internazionale ed economico che sono reali.

Giustificheremo anche il voto per esserci (è già stato ampiamente fatto),
con  corpi di pace-guerra in Afghanistan, giustificati dall'essere
stati a Vicenza, presenti nel movimento.
Soccorriamo tutti: le donne afghane le pacifiste realiste gli indagati
non terroristi i giornalisti intelligenti, ci appelliamo ai conduttori
del Programma Italia, noi paghiamo.

  Privatizzati anche i sogni, rimangono gli incubi.

Doriana Goracci