Recensione del libro "Uranio. Il nemico invisibile" di Stefania Divertito



Stefania Divertito, Uranio. Il nemico invisibile, Infinito edizioni, Roma
2005

   E’ con la significativa dedica a Luca, Valery, Corrado, Andrea, Tore,
Fabio, che si apre il libro inchiesta di Stefania Divertito: “Uranio.
Il nemico invisibile”, edito di recente (giugno 2005) da Infinito. Un
libro che tenta di rendere giustizia ai giovani militari italiani che
hanno affrontato una guerra senza scampo: quella contro il linfoma di
Hodgkin, causato da inalazione di particelle di U234, l’uranio
“impoverito”, come viene comunemente - ma anche erroneamente - definito
lo scarto di lavorazione dell’uranio, troppo costoso da smaltire e per
questo più redditizio da “riciclare” nell’industria bellica mondiale
per la produzione di micidiali armamenti.

   Attualmente nel mondo ci sono oltre 6 milioni e mezzo di tonnellate di
U234 da smaltire. E c’è una guerra infinita, che in Italia da anni
combattono politici di ogni schieramento insieme ad esponenti delle
istituzioni civili e militari: far emergere le responsabilità di chi ha
mandato allo sbaraglio migliaia di soldati italiani nei Balcani, senza
alcuna protezione, in zone ad alta concentrazione di polveri di U234.

   Stefania Divertito, nel suo libro, ricostruisce i tasselli di una
storia che ha tutto il sapore dell’assurdo: ad alcuni militari sardi,
campani, pugliesi, di ritorno dalle missioni Nato nei Balcani, viene
diagnosticato il linfoma di Hodgkin. Per loro e per le loro famiglie
inizia il duro e vano calvario dei ricoveri ospedalieri e dei “viaggi
della speranza” verso strutture sanitarie del Nord Italia. Vengono
chieste delle risposte alle istituzioni, che arrivano tardi e che,
quando arrivano, sono contraddittorie, elusive; talora, offensive della
dignità della persona umana e della verità. Si preferisce, infatti,
parlare di tumore causato da “stress emotivo”, da vaccini che abbassano
la soglia delle difese immunitarie dei soldati. E’ scomodo chiamare per
nome l’unico “mandante” di quelle giovanissime morti: l’U234.

   Stefania Divertito, con impegno ed in maniera sempre estremamente
documentata, dà voce a tutti i protagonisti di questa vicenda:
parlamentari di ogni schieramento, medici, scienziati e soprattutto “la
truppa”, i militari ai quali è spettato il compito più gravoso di
riparare colpe di altri e che hanno pagato con la loro vita il prezzo
della mancata chiarezza da parte delle istituzioni e dei loro superiori
sui rischi da esposizione a polveri di U234; ma anche i pastori sardi,
abitanti di zone nei pressi di poligoni militari di tiro, che ancora
oggi assistono a metamorfosi delle loro greggi o dei loro figli in
esseri mostruosi, degni dei migliori dizionari di mitologia classica.

   Stefania Divertito ricostruisce storie, delinea plasticamente i volti
delle vittime, ci avvicina con uno stile avvincente ad uno dei drammi
più assurdi di questi ultimi tempi. Ci ricorda che a pagare il prezzo
più alto dell’ingiustizia sono sempre i piccoli, gli “ultimi”: le
persone dignitose e riservate che non vorrebbero mai “sollevare
polveroni” sulle loro storie, né speculare sulle disgrazie che accadono
loro.

   Emerge dal libro tutta la forza della denuncia, il coraggio della
resistenza dei poveri, la chiarezza di una verità che, seppur negata da
alcuni, tuttavia splende chiara come una “lampada su un alto monte”.
Una verità che non viene imposta dall’autrice, ma che emerge da sola,
senza forzature ideologiche, come accade sempre quando si sta dalla
parte di chi “non ha voce”. Una verità scomoda, invece, per chi ha
tentato di negare, di affossare, di etichettare come “montatura della
stampa” o “strumentalizzazione ideologica” l’evidenza dei fatti.

   Il lavoro appassionato della giovanissima Stefania Divertito,
giornalista professionista collaboratrice di Metro che, per questo suo
impegno di ricerca sull’U234 ha ricevuto il premio “Cronista dell’anno
2004”, è un testo che merita un’attenta lettura e che mozza il fiato.
E’ possibile che l’Italia non fosse a conoscenza dell’uso dell’U234
nelle guerre dei Balcani, quando gli aerei Nato partivano da Aviano? E’
possibile che i vari ministri della Difesa siano stati sempre
all’oscuro di quanto deciso dagli alleati americani? E’ possibile che
la commissione scientifica (commissione Mandelli), convocata nel 2001
per chiarire la causa delle morti tra i militari in ritorno dai
Balcani, abbia sbagliato il modello di semplicissimi calcoli
statistici? Ma ancora di più: si può accettare la morte di innocenti
per incuria o, peggio, per la volontà di coprire gli interessi
economici di chi, con l’U234, si arricchisce? Dal libro di Stefania
Divertito la risposta emerge senza ombre: NO.

   NO: per rispetto dei nostri giovani morti o ancora ammalati; NO: per
amore del prossimo più vicino, al quale è toccato in sorte di nascere e
crescere vicino ad un poligono di tiro. NO: per amore del prossimo più
lontano che, nei Balcani, in Iraq, in Afganistan, respira, ingerisce
nanoparticelle sferiche letali e di cui non parla mai
quell’informazione che ha da occuparsi in primis di reality, gossip,
scandali del pallone…

                                                           Loredana Russo