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Recensione del libro "Uranio. Il nemico invisibile" di Stefania Divertito
- Subject: Recensione del libro "Uranio. Il nemico invisibile" di Stefania Divertito
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Fri, 19 Jan 2007 00:18:06 +0100 (CET)
- Importance: Normal
Stefania Divertito, Uranio. Il nemico invisibile, Infinito edizioni, Roma 2005 E’ con la significativa dedica a Luca, Valery, Corrado, Andrea, Tore, Fabio, che si apre il libro inchiesta di Stefania Divertito: “Uranio. Il nemico invisibile”, edito di recente (giugno 2005) da Infinito. Un libro che tenta di rendere giustizia ai giovani militari italiani che hanno affrontato una guerra senza scampo: quella contro il linfoma di Hodgkin, causato da inalazione di particelle di U234, l’uranio “impoverito”, come viene comunemente - ma anche erroneamente - definito lo scarto di lavorazione dell’uranio, troppo costoso da smaltire e per questo più redditizio da “riciclare” nell’industria bellica mondiale per la produzione di micidiali armamenti. Attualmente nel mondo ci sono oltre 6 milioni e mezzo di tonnellate di U234 da smaltire. E c’è una guerra infinita, che in Italia da anni combattono politici di ogni schieramento insieme ad esponenti delle istituzioni civili e militari: far emergere le responsabilità di chi ha mandato allo sbaraglio migliaia di soldati italiani nei Balcani, senza alcuna protezione, in zone ad alta concentrazione di polveri di U234. Stefania Divertito, nel suo libro, ricostruisce i tasselli di una storia che ha tutto il sapore dell’assurdo: ad alcuni militari sardi, campani, pugliesi, di ritorno dalle missioni Nato nei Balcani, viene diagnosticato il linfoma di Hodgkin. Per loro e per le loro famiglie inizia il duro e vano calvario dei ricoveri ospedalieri e dei “viaggi della speranza” verso strutture sanitarie del Nord Italia. Vengono chieste delle risposte alle istituzioni, che arrivano tardi e che, quando arrivano, sono contraddittorie, elusive; talora, offensive della dignità della persona umana e della verità. Si preferisce, infatti, parlare di tumore causato da “stress emotivo”, da vaccini che abbassano la soglia delle difese immunitarie dei soldati. E’ scomodo chiamare per nome l’unico “mandante” di quelle giovanissime morti: l’U234. Stefania Divertito, con impegno ed in maniera sempre estremamente documentata, dà voce a tutti i protagonisti di questa vicenda: parlamentari di ogni schieramento, medici, scienziati e soprattutto “la truppa”, i militari ai quali è spettato il compito più gravoso di riparare colpe di altri e che hanno pagato con la loro vita il prezzo della mancata chiarezza da parte delle istituzioni e dei loro superiori sui rischi da esposizione a polveri di U234; ma anche i pastori sardi, abitanti di zone nei pressi di poligoni militari di tiro, che ancora oggi assistono a metamorfosi delle loro greggi o dei loro figli in esseri mostruosi, degni dei migliori dizionari di mitologia classica. Stefania Divertito ricostruisce storie, delinea plasticamente i volti delle vittime, ci avvicina con uno stile avvincente ad uno dei drammi più assurdi di questi ultimi tempi. Ci ricorda che a pagare il prezzo più alto dell’ingiustizia sono sempre i piccoli, gli “ultimi”: le persone dignitose e riservate che non vorrebbero mai “sollevare polveroni” sulle loro storie, né speculare sulle disgrazie che accadono loro. Emerge dal libro tutta la forza della denuncia, il coraggio della resistenza dei poveri, la chiarezza di una verità che, seppur negata da alcuni, tuttavia splende chiara come una “lampada su un alto monte”. Una verità che non viene imposta dall’autrice, ma che emerge da sola, senza forzature ideologiche, come accade sempre quando si sta dalla parte di chi “non ha voce”. Una verità scomoda, invece, per chi ha tentato di negare, di affossare, di etichettare come “montatura della stampa” o “strumentalizzazione ideologica” l’evidenza dei fatti. Il lavoro appassionato della giovanissima Stefania Divertito, giornalista professionista collaboratrice di Metro che, per questo suo impegno di ricerca sull’U234 ha ricevuto il premio “Cronista dell’anno 2004”, è un testo che merita un’attenta lettura e che mozza il fiato. E’ possibile che l’Italia non fosse a conoscenza dell’uso dell’U234 nelle guerre dei Balcani, quando gli aerei Nato partivano da Aviano? E’ possibile che i vari ministri della Difesa siano stati sempre all’oscuro di quanto deciso dagli alleati americani? E’ possibile che la commissione scientifica (commissione Mandelli), convocata nel 2001 per chiarire la causa delle morti tra i militari in ritorno dai Balcani, abbia sbagliato il modello di semplicissimi calcoli statistici? Ma ancora di più: si può accettare la morte di innocenti per incuria o, peggio, per la volontà di coprire gli interessi economici di chi, con l’U234, si arricchisce? Dal libro di Stefania Divertito la risposta emerge senza ombre: NO. NO: per rispetto dei nostri giovani morti o ancora ammalati; NO: per amore del prossimo più vicino, al quale è toccato in sorte di nascere e crescere vicino ad un poligono di tiro. NO: per amore del prossimo più lontano che, nei Balcani, in Iraq, in Afganistan, respira, ingerisce nanoparticelle sferiche letali e di cui non parla mai quell’informazione che ha da occuparsi in primis di reality, gossip, scandali del pallone… Loredana Russo
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