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(Fwd) [pace] Made in Italy, l’arma in più
- Subject: (Fwd) [pace] Made in Italy, l’arma in più
- From: "Davide Bertok" <davide at bertok.it>
- Date: Sun, 01 Oct 2006 14:48:48 +0200
- Priority: normal
------- Segue messaggio inoltrato ------- Data inoltro: Sun, 1 Oct 2006 09:59:03 +0200 Data invio: Sun, 01 Oct 2006 10:38:51 +0200 Da: doriana at inventati.org A: pace at peacelink.it Inoltrato da: pace at peacelink.it Invia risposta a: pace at peacelink.it Oggetto: [pace] Made in Italy, l´arma in più [ Fai doppio click qui per le opzioni di iscrizione ] Secolo XIX La missione di Prodi in Cina. Dietro la richiesta di revocare l´embargo un mercato dalle immense prospettive Made in Italy, l´arma in più La tecnologia dell´OtoMelara si prepara al grande sbarco a Superga dal nostro inviato La Spezia. Guarda lì la mitraglietta Hitrole 12.7 che piace tanto ai cinesi, nera e lucida, montata su un carro armato Puma a sei ruote motrici. Tremila mitragliette vendute ai cinesi e l´Oto Melara raddoppierebbe il portafoglio ordini, pari nel 2005 a 1,1 milioni: e cosa sono tremila mitragliette per un esercito che schiera due milioni e 250 mila uomini in servizio permanente effettivo? Il minimo, sono. E la Hitrole 12.7 è solo un esempio, e la stessa Oto Melara (292 milioni di fatturato, 1339 dipendenti) è la punta di diamante di un settore armiero all´avanguardia nel mondo. Ecco perché Romano Prodi e prima di lui Carlo Azeglio Ciampi hanno chiesto a gran voce che la comunità internazionale revochi l´embargo delle armi alla Cina, sfidando una impopolarità che se l´anno scorso ha miracolosamente risparmiato l´allora presidente della Repubblica stavolta ha investito in pieno il governo di centrosinistra e il suo leader. Di fronte all´opposizione e all´anima pacifista della coalizione che ricordano i massacri di piazza Tienanmen, il Tibet occupato e le migliaia di esecuzioni capitali all´anno, la realpolitik replica sciorinando cifre a sei zeri: secondo l´ultima relazione presentata dalla presidenza del consiglio al parlamento, in ossequio alla legge 185/90 sul controllo degli armamenti, le esportazioni autorizzate nel corso del 2005 hanno raggiunto un valore pari a 1.361 milioni di euro, con un aumento delle consegne del 72 per cento. Made in Italy apprezzatissimo, dunque, e non solo per quanto riguarda le 5 navi da pattugliamento o i tre aerei da trasporto C27, universalmente considerati politicamente corretti: consegnate l´anno scorso anche 40 mila bombe da mortaio, 20 mila cartucce lacrimogene, svariate centinaia di mine marine e naturalmente cannoni, carri armati e sistemi antiaerei. Tra i clienti anche Turchia, Algeria e Arabia Saudita, censurabili per le violazioni dei diritti umani, e India e Pakistan perennemente sull´orlo di un conflitto. Anche in questo caso, trionfo della realpolitik. La spezzina Oto Melara, unica azienda nazionale dalla ragione sociale interamente militare (le altre si occupano di componentistica, come l´Alenia, o adattano il proprio prodotto come la Agusta o la Iveco) attende l´apertura del mercato cinese con interesse particolare ; e la delegazione di Finmeccanica al seguito di Prodi la società fa parte del gruppo al cento per cento ha adeguatamente reclamizzato il suo catalogo. «Il nostro segreto, rispetto alla concorrenza internazionale spiega al Secolo XIX Roberto Sgherri, responsabile tecnologia e prodotto è fare sistema. Ci occupiamo cioè direttamente della meccanica, dell´elettronica e dell´aerodinamica e proprio quest´ultima specializzazione, da quando ci siamo impegnati nella progettazione del munizionamento intelligente, è diventata fondamentale ». La munizione intelligente dell´Oto Melara si chiama Dart ed è un cilindro alato che costa svariate decine di migliaia di euro. Come un missile, è in grado di braccare il suo bersaglio e quindi, riflette Roberto Sgherri, «di perseguire l´obiettivo finale che è l´arma non letale». Sarebbe? «Un giorno dovremo arrivare a distruggere il materiale del nemico senza sacrificio di vite umane. Sono le famose operazioni chirurgiche...». Il Dart vola ad oltre 1200 metri al secondo e la sua progettazione fa parte dei prodotti di nicchia OtoMelara. Qualcuno storcerà il naso, ma se c´è un made in Italy che ha possibilità di sfondare in Cina è proprio l´armiero perché «non ci sono altre aziende di livello mondiale che si occupino contemporaneamente di meccanica, elettronica e aerodinamica». Non le principali concorrenti, almeno, che sono l´inglese Bae, la francese Giat e l´israeliana Raphael: «E rispetto a queste ultime, investiamo il dieci e non l´uno per cento del fatturato nella ricerca». All´interno dei capannoni spezzini sono in costruzione, in questi giorni, i cannoni navali più celebri del mondo: i 76/62, venduti dalla Oto Melara a ben 54 marine militari. Gioielli con tanto di cupola invisibile, e capaci di sparare i proiettili Dart: il business armiero con la Cina, se andrà in porto, potrebbe avere dimensioni clamorose. «Certo conclude Sgherri bisognerà stare attenti alla proprietà intellettuale», e cioè alle imitazioni. «Quello è un Paese che non solo non si può controllare, ma è pure di difficile penetrazione». Esempio: l´Oto Melara riuscì a vendere a Pechino due modesti obici, anni fa, prima dell´embargo: «Erano maschio e femmina», fanno gli spiritosi alla Spezia, «sono diventati migliaia». Paolo Crecchi crecchi at ilsecoloxix.it -- -- Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink. Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html Archivio messaggi: http://www.peacelink.it/webgate/pace/maillist.html Area tematica collegata: http://italy.peacelink.org/pace Si sottintende l'accettazione della Policy Generale: http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html ------- Fine del messaggio inoltrato -------
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