Re: «Armi italiane ai signori della guerra somali»



rossana ha scritto:

Visto che l'Italia si appresta ad andare lì in missione umanitaria......meglio ricordarlo.

scusate la missione umanitaria è in Darfur, ma in Sudan nel 2003, l'Italia non era andata con i suoi militari?

Gli Stati Uniti hanno trasferito il comando della Combined Joint Task Force Horn of Africa dalla USS Mount Whitney, dislocata nel Golfo di Aden, a Gibuti. Scopo del trasferimento è fornire una base a terra al comando delle operazioni anti terrorismo da condurre in tutto Corno d'Africa. La decisione ha un impatto immediato nei rapporti con il Sudan (punito dagli USA con severe sanzioni per avere ospitato Osama bin Laden nella metà degli anni '90) e più a lungo termine in quelli con l'Egitto (che considera l'area nella propria sfera d'influenza).

La Task Force è stata costituita come stumento delle operazioni contro il terrorismo e comprende unità di: Stati Uniti (USS Mount Whitney, una fregata, tre cacciatorpedinieri, tre sottomarini d'attacco, due navi per operazioni anfibie, unità della seconda divisione Marines); Germania (due navi, tre aerei per la sorveglianza marittima, circa 500 uomini); Italia (cacciatorpediniere Mimbelli che è l'unità di bandiera del Gruppo navale Euromarfor, uomini del reggimento S.Marco). Il comando delle operazioni si è trasferito a Camp Lemonier, una vecchia base della Legione Straniera nei pressi dell'aeroporto della capitale, occupata (in virtù di un precedente accordo USA-Gibuti) già nel gennaio 2003 con circa 900 uomini.

Rinforzata di recente con personale del 478° battaglione Civil Affairs, della 10^ divisione da montagna e del 461° squadrone elicotteri dei Marines, la Task Force conta oltre 1.800 uomini, ma se necessario è in grado di ricevere rinforzi tramite lo US Central Command da cui dipende. Il compito assegnato alla forza è quello di individuare, disarticolare e sconfiggere il terrorismo transnazionale in tutto il Corno d'Africa che - secondo il piano di operazioni americano - comprende Eritrea, Etiopia, Gibuti, Kenia, Somalia, Sudan, Yemen, compreso lo spazio aereo e le acque profonde.

Il Sudan ha subito pesanti ritorsioni dagli Stati Uniti per avere dato ospitalità e collaborato con Osama bin Laden nella metà degli anni '90, ma l'atteggiamento del governo è cambiato in modo significativo da quando è stato inserito dagli USA nell'elenco degli stati canaglia e hanno avuto inizio le campagne contro il terrorismo. Nella speranza di vedersi revocate le sanzioni, il governo di Khartoum ha approvato un documento che autorizza dodici compagnie petrolifere statunitensi a iniziare attività nel proprio territorio.

Inoltre, il ministro degli esteri, Mustafa Uthman Ismail, si è recato a Washington per avere un colloquio con Colin Powell, al termine del quale il portavoce del Dipartimento di Stato, Richard Boucher, ha affermato: "Il Sudan non è più il paradiso di una volta per i terroristi e ha cooperato in modo significativo". Il giorno dopo un aereo militare americano da trasporto C-130 è atterrato all'aeroporto di Khartoum per portare materiale di supporto logistico alla Task Force, segno che i rapporti tra i due Stati stanno decisamente migliorando.

L'Egitto non vede però di buon occhio l'intervento statunitense in un'area da sempre considerata nella propria sfera di influenza e tantomeno l'appoggio dato dagli Usa ai ribelli secessionisti del Sudan meridionale, che potrebbe compromettere gli equilibri della regione e soprattutto delle preziose acque del Nilo. D'altra parte, l'atteggiamento del Cairo non può essere di aperta ostilità, dal momento che con gli Stati Uniti intrattiene rapporti commerciali che nel 2002 hanno superato i quattro miliardi di dollari. Inoltre, un altro miliardo di dollari arriva da Washington sotto forma di aiuti militari.

Oltre a quelli del Medio Oriente, anche gli equilibri del Corno d'Africa stanno cambiando. Costretti a ripiegare a suo tempo dalla Somalia, gli Stati Uniti vi rimettono piede con autorità passando dalla porta di Gibuti e l'area che considerano sotto la propria sfera di influenza comprende sette nazioni. Il Sudan potrebbe vedere un alleggerimento (non rimozione) delle sanzioni in tempi brevi, il che significherebbe afflusso di valuta e nuova dignità internazionale. I rapporti con l'Egitto potrebbero avere bisogno di un po' di tempo per trovare un nuovo punto di equilibrio.

da:  Paginedifesa del 2003