La Maddalena, ritirata USA



L'ambasciatore USA, Donald Spogli, in visita in Sardegna annuncia la ritirata della base atomica da La Maddalena "La tempistica non è ancora stata decisa", dichiara l'ambasciatore. SILENZIO tombale sulla BONIFICA della base atomica.

Gettiamo le Basi ripropone a commento un comunicato "vecchio" ma sempre attuale (ripreso da Liberazione e ignorato dalla stampa sarda).

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COMUNICATO STAMPA



13 marzo 2006



La notizia dello smantellamento della base Usa di La Maddalena trova il primo riscontro: stanziamenti zero nel budget della Difesa Usa e indizi dei siti prescelti per il trasloco (“Nei bilanci neanche un dollaro per la Maddalena. Da Washington arriva la certezza dello smantellamento della base” La Nuova Sardegna 12-3-06). [[Alcuni giorni dopo è arrivata una semismentita della US Navy, si ribadiva che la data era ancora tutta da decidere ]]

Il cambio repentino degli Usa sul ruolo della base di La Maddalena ( fino al 2005 base di rilevanza strategica investita da imponenti e miliardari lavori di ampliamento portati avanti a ritmo accelerato, oggetto di mega progetti top secret di potenziamento del potenziamento in corso), ammesso che sia reale, offre due chiavi di lettura:



1 Fuga precipitosa per evitare di pagare il conto dei disastri prodotti in 33 anni di occupazione militare.

Stanziamenti zero significa anche totale mancanza di risorse finanziarie per le necessarie opere di bonifica e ripristino del sito che dovrebbero accompagnare il processo di dismissioni. Un dato empirico: troppe volte l’abbandono di una base militare, spacciato come “nuova visione strategica”, è stato determinato dalla contaminazione del territorio. Il caso più noto è il poligono di Semipalantisk, un’area contaminata in modo irreversibile, dichiarata “zona di sacrificio nazionale” e interdetta per 4 miliardi di anni. In terra altrui, troppo spesso gli Usa si sono eclissati fingendo d’ignorare i disastri ambientali provocati, in altri hanno arrogantemente scaricato i costi della decontaminazione sulle comunità locali (vertenza infinita con il Costa Rica, Panama ecc). Esistono però esempi positivi di lotta di popolo, sorretta dalle sue istituzioni, che ha costretto la Superpotenza a farsi carico della decontaminazione del territorio devastato e ha sventato i costanti tentativi di eludere gli obblighi e/o effettuare una bonifica sommaria di mera facciata.

Molto si è detto in questi mesi sui vari progetti di riconversione delle strutture militari della Marina italiana inutilizzate e lasciate al degrado, molta confusione è stata fatta mischiando queste tematiche allo smantellamento della base Usa. Va chiarito che a La Maddalena gli Stati Uniti non possiedono beni immobili, nulla possono restituire perché nulla possiedono. A Santo Stefano sono “ospiti” nel demanio militare della Marina italiana, A La Maddalena e in altri Comuni costieri sono titolari di contratti d’affitto stipulati con privati cittadini.

Nulla si è detto sulla decontaminazione dell’arcipelago. Eppure la recente indagine epidemiologica resa nota lo scorso dicembre ha confermato in pieno la voce di popolo che da anni denuncia un incremento anomalo di tumori(+176%). Da alcuni anni le indagini ufficiali ripetono ossessivamente che tutto è a posto, tutto è pulito, però, ricercatori e scienziati indipendenti, invece, documentano abnormi concentrazioni di torio radioattivo e tracce di plutonio. Non entriamo in disquisizioni scientifiche, da profani ci limitiamo a osservare che l’indagine autonoma del prof Aumento sul plutonio è stata pubblicata su riviste scientifiche internazionali, cioè ha superato l’esame della comunità scientifica. Le indagini della “scienza di Stato”, al contrario, non hanno superato l’esame o l’hanno evitato.

Siamo certi che i maddalenini che hanno affittato le loro case agli Usa, come farebbe un qualsiasi locatore “in grado d’intendere e di volere” e come le norme sanciscono, esigeranno che i loro beni siano restituiti agibili e puliti, nelle condizioni in cui si trovavano alla stipula del contratto.

Dubitiamo fortemente che le istituzioni si attivino con la stessa cura e solerzia per accertare lo stato del mare e del territorio liberato dall’indesiderato inquilino a stelle e strisce. Non cogliamo segni di trattative sui costi e tempi di bonifica.

La società civile deve continuare ad incalzare le istruzioni esigendo che lo smantellamento della base atomica Usa sia accompagnato dalle imprescindibili verifiche ambientali, deve mantenere fermo il ruolo svolto in questi anni di “sentinella del territorio” e imporre che gli accertamenti e la decontaminazione siano visionati e controllati dagli esperti-espressione della società civile che hanno conquistato sul campo la fiducia di associazioni e movimenti (Criirad, prof. Aumento, Scienziati contro la guerra).



2 Fuga precipitosa per evitare la figuraccia di essere cacciati dalla resistenza di popolo. .

La cacciata ingloriosa da Vieques è un esperienza recente (1 maggio 2003) e brucia ancora. Gli Usa sanno bene che l’antagonismo di popolo è in grado di sconfiggerli. In Sardegna, a partire dal 2002, è esploso un fatto nuovo e non previsto: una lotta unitaria che non ha leadership, condotta da “chentu concas e chentu berritas” che ha incalzato su fronti diversi (ambiente, salute, sovranità, ripristino della legalità violata, uso sostenibile delle risorse, difesa di un’economia che punta sulla qualità dei prodotti….).

Il rifiuto della base atomica Usa ha travalicato gli steccati ideologici e gli schieramenti destra/sinistra, si è configurata come lotta unitaria di popolo, ha superato i confini dell’isola, ha costruito alleanze con la vicina Corsica, ha investito l’Unione Europea, con una lenta e inarrestabile marcia ha “espugnato” le istituzioni locali e si è imposta come questione di rilevanza nazionale e internazionale. Un solo esempio: i progetti di potenziamento, datati 2002, imposti dagli Usa e dal governo italiano sono stati subito rigettati dalla società civile e dalla Regione Sardegna, allora a maggioranza centrodestra. La pressione popolare, costante e determinata, ha imposto al Consiglio di prendere posizione in modo netto (seduta straordinaria del dicembre 2003 strappata con presidi di piazza), la discussione in aula ha ribadito il NO fermo al potenziamento della base Usa e ha rimesso in radicale discussione la base esistente. Nel gennaio 2004 il Consiglio ha bocciato sonoramente la linea filogovernativa del Presidente, ha fatto suo il documento stilato a Bonifacio dalle associazioni sardo corse esprimendo formalmente la volontà d’impegno per “lo smantellamento della base Usa della Maddalena in tempi ragionevoli e stabiliti”.



Anche se questa fosse la chiave di lettura del repentino abbandono della base di La Maddalena, non cantiamo vittoria. Il trasloco dei mostri atomici in altri siti del Mediterraneo ( e dell’intero pianeta) è una vittoria di Pirro

Non vogliamo che la liberazione della Sardegna sia pagata condannando altri popoli a convivere con devastanti basi della guerra. La lotta prosegue al fianco di Napoli, Sigonella e Taranto, le probabili vittime prescelte, prosegue per liberare l’intera isola dalle non meno devastanti basi militari Italia-Nato.




Comitato sardo Gettiamo le Basi

Tel 3386132753