L'Ue: stop all'ampliamento della base Usa de La Maddalena



L’Europa intima lo stop ai lavori di ampliamento della base della Us Navy nell’arcipelago della Maddalena. L’altro ieri, infatti, il governo comunitario ha inviato una lettera di “costituzione in mora” all’Italia per la violazione dell’articolo 10 del trattato Ue. E cioé per non aver risposto alle richieste di spiegazioni poste da Bruxelles, dopo le interrogazioni parlamentari della verde Monica Frassoni e gli esposti presentati dagli ecologisti del “Gruppo d’Intervento giuridico” e degli “Amici della Terra”. Un silenzio che equivale a una caduta di stile istituzionale.

Cosa accadrà adesso? Il governo italiano dovrebbe bloccare i lavori in corso a Santo Stefano e procedere a quella valutazione di incidenza ambientale che avrebbe dovuto invece precedere l’attuazione del progetto della Marina americana. Nella lettera spedita da Bruxelles si legge: «L’intervento è suscettibile di avere un impatto ambientale significativo sulla zona di conservazione dell’arcipelago della Maddalena, che l’Italia ha proposto come sito da includere nella rete Natura 2000 di siti di conservazione istituita dalla direttiva Habitat». Una posizione che era stata già espressa addirittura il dieci dicembre 2003 dall’ex commissario all’Ambiente Wallström nella risposta alla prima interrogazione della Frassoni.

Linea ribadita recentemente anche dall’attuale commissario, il greco Dimas, il quale, rispondendo agli ecologisti, aveva scritto che «i lavori sarebbero dovuti essere preceduti perlomeno dalla vincolante procedura di valutazione di incidenza ambientale. Da Roma, silenzio. In buona sostanza, ora si è arrivati a questo punto: dalla fase preliminare di accertamento, si è passati alla messa in mora per l’Italia, secondo l’articolo 226 del trattato Ue. Implicita la richiesta di blocco dei lavori. E’ importante precisare che l’offensiva di Bruxelles si riferisce al primo progetto presentato dalla Sesta Flotta. Siamo quindi ancora a quell’intervento definito di «ristrutturazione per migliorare le condizioni di vita del personale» (volumetria dichiarata: 52 mila metri cubi e un investimento da 37 milioni di dollari, cioé poco più di 71 miliardi di vecchie lirette). Non quindi il devastante progetto che gli americani avevano tenuto segreto, ma che, nelle scorse settimane, è finito nelle mani del presidente della giunta regionale Renato Soru.

Per capire meglio di cosa si sta parlando, basti pensare che a Santo Stefano si passerebbe da una superfice coperta di circa tremila metri quadri ad addirittura 38 mila metri quadrati. L’«espansione» dell’area a stelle e strisce dovrebbe avvenire soprattutto nell’area Nato e in quella italiana. Dall’attuale ettaro e mezzo, la Us Navy alla fine arriverebbe a occupare circa dodici ettari. Dopo avere saputo della lettera di Bruxelles, gli ecologisti sardi hanno ribadito la loro linea: «E’ semplicemente scandaloso che una base militare non in disponibilità delle forze armate nazionali né rientrante nel dispositivo di difesa della Nato e, per giunta, situata in un parco nazionale venga ampliata senza che nemmeno si conoscano pubblicamente i termini della sua legittima installazione, risalente a un accordo del 1972, mai ratificato dal Parlamento. Non può non colpire il silenzio colpevole del nostro governo.

Sordo agli allarmi e ai timori di un incidente nucleare, ma anche al fatto che si sta costruendo un “ecomostro” con le stellette in un parco. E poi c’è un altro silenzio assordante: quello che ha seguito la denuncia di Soru sulle reali intenzioni della marina Usa nella Sardegna nord orientale. Dal comando della Sesta Flotta e dal ministro della Difesa Antonio Martino, neppure una parola. Intanto, ieri il sindaco della Maddalena, Angelo Comiti, con una lettera inviata a Romano Prodi ha chiesto che il problema della base Usa di Santo Stefano venga inserito nel programma dell’Unione.

«Nella stesura del suo programma per le prossime elezioni politiche, mi auguro che possa essere evidenziato il problema della Maddalena. Come Lei sa - ha scritto Comiti a Prodi - l’Arcipelago della Maddalena ospita da circa 33 anni un punto di approdo per sottomarini a propulsione nucleare sull’isola di Santo Stefano. Tale servitù è stata imposta ai sardi e alla collettività nazionale sulla base di un accordo segreto bilaterale fra i governi dei due Paesi senza nessuna ratifica parlamentare». «L’inopportunità di tale presenza, oltre a essere sancita dagli enormi mutamenti dello scenario internazionale intervenuti con la caduta del muro di Berlino, è evidenziata dall’istituzione da circa 10 anni del Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena».

di Piero Mannironi

La Nuova Sardegna
20 Ottobre 2005
http://www.canisciolti.info/modules.php?name=News&file=article&sid=2892

Approfondimenti
http://www.altremappe.org/Maddalena/maddalenaelealtre.htm
http://italy.peacelink.org/disarmo

Il piano di emergenza nucleare a La Maddalena
http://www.cronacheisolane.it/piano.emergenza.index.htm