Per una politica estera dell’Unione



Credo che sia necessario analizzare i punti contenuti nel programma di Prodi inerenti la politica estera.
Entrare nel merito significa anche capire i limiti:
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Solo un’Europa più forte potrà poi impegare al meglio le sue risorse. Nel settore della sicurezza l’Europa spende molto, circa un quarto di tutte le spese militari mondiali, ma spende in modo inefficiente a causa della sua disunione. Voler mantenere 25 eserciti separati fa sì che in Europa ci siano un milione e centomila soldati, più del doppio dell’esercito americano. Questo porta a forti diseconomie: due terzi delle 180 brigate europee non sono pienamente impiegabili e l’Europa è costretta a spendere eccessivamente per il personale, a scapito dell’ equipaggiamento e della ricerca. Un governo dell’Unione si impegnerebbe per una più forte integrazione europea nel campo della sicurezza, con risparmi che i nostri esperti stimano in 20% delle spese militari europee (la differenza tra il 40% delle risorse speso per il personale dagli Usa, e il 60% in Europa), circa 40 miliardi di dollari. Con una maggiore integrazione, quindi, si otterrebbe più sicurezza anche senza aumentare i bilanci della difesa.

Un’Europa più forte è anche necessaria per i rapporti transatlantici, che risulterebbero così più bilanciati ed equilibrati, e in grado sia di rilanciare il ruolo della Nato, aggiornandolo alle nuove sfide internazionali, sia di temperare alcune degli eccessi della politica del nostro alleato americano.
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Una politica estera che tenga conto del rispetto dei diritti umani per l’esportazione degli armamenti. Una politica estera che si impegni per il disarmo, sia nucleare che convenzionale. Una politica estera che incentivi il riformismo e penalizzi l’ autoritarismo.

http://www.romanoprodi.it/cgi-bin/adon.cgi?act=doc&doc=316&sid=5