La Maddalena



Il 16 settembre il giornalista M.Mostallino ha dato la notizia:"Assalto Usa a La Maddalena, ecco il piano super segreto". Con l'articolo che segue offre un'interpretazione della vacuità dell'impegno denotato dall'attuale Giunta e un'indicazione sulla fonte delle voci incontrollate che da mesi diffondono la strampalata "notizia", avvalorata da alcuni quotidiani, che dà per certa la decisione "segreta" degli Stati Uniti di abbandonare il loro paradiso di guerra a La Maddalena...mentre acceleravano i lavori di costruzione della NUOVA, imponente base. Dobbiamo guardarci da un Luttwak che tesse inganni e racconta bugie o da chi si beve frottole grossolane e casca in rozzi tranelli? Chi è più pericoloso?

La prima tranche dei lavori di potenziamento è andata avanti senza intoppi:
- Il Consiglio regionale precedente, non ha saputo o voluto far valere la volontà espressa nel gennaio 2004 di "smantellare la base Usa in tempi ragionevoli e stabiliti"; - Il Consiglio in carica si è attestato su una ben più blanda e generica dichiarazione d'impegno per una "progressiva dismissione" senza indicare tempi e strumenti; - il Governatore ha espresso ripetutamente la sua volontà di liberare La Maddalena dal mostro nucleare ma non ha saputo o voluto esercitare i poteri che la legge gli attribuisce per bloccare, o perlomeno rallentare, i lavori di potenziamento in corso ( poteri e strumenti richiamati ed elencati nel documento consegnatoli nel settembre 2004 dal Comitato referendario "Firma sa Bomba").
Comitato sardo Gettiamo le Basi

All'articolo di M. Mostallino segue l'articolo di W.Falgio, Liberazione 18-9-05

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Dal Giornale di Sardegna del 20 settembre 2005

La Maddalena
La trappola degli Usa a Soru
gli dissero: <Lasceremo la base>

Marco Mostallino
<mailto:marco.mostallino at gds.sm>marco.mostallino at gds.sm
Un trappola tesa dagli americani ha preceduto la consegna a Renato Soru, avvenuta la scorsa settimana a opera di una fonte vicina alla Us Navy, del Piano stilato per triplicare la presenza militare a La Maddalena, rilevare l'arsenale e i depositi di armi italiani e rafforzare la presenza dei sottomarini nucleari e della navi da guerra nell'Arcipelago. Il protagonista del trabocchetto si chiama Edward Luttwak, economista ed esperto di affari militari, uomo di destra molto vicino alla Casa Bianca, già consulente del segretario (il ministro) americano alla Difesa e del Dipartimento di Stato. Soru e Luttwak si incontrano a Cagliari domenica 22 maggio di quest'anno. Passeggiano per le vie del centro, nel pomeriggio. Una chiacchierata sulle basi americane, nata perché Soru sta pensando di nominare il super-falco suo consulente per i rapporti con le istituzioni militari. È qui che lo scaltro Luttwak gioca la sua carta. Quando il presidente sardo gli spiega che vorrebbe che la Us Navy lasciasse l'arcipelago, ma - aggiunge - desidera che gli americani vadano via «da amici», in modo che non sembri lui a cacciarli, ecco che l'amico personale della famiglia Bush colpisce: lascia intendere che, nel clima di tagli al bilancio militare di Washington legati al costo della guerra in Iraq, La Maddalena potrebbe essere abbandonata. Non è escluso che il Pentagono la chiuda, dice Luttwak al presidente. E Soru naturalmente gli crede. Abbassa il tono della polemica con il governo italiano e la Marina degli Stati Uniti, proprio perché nessuno possa ritenere che è in corso una cacciata degli invasori: il governatore fa suo l'antico e saggio principio dei generali che recita “al nemico che fugge ponti d'oro”. Così, rassicurata da Luttwak, Soru concede una tregua. Ed è in quella fase che la Us Navy, forse informata del colloquio, accelera i progetti di potenziamento della base e della presenza di militari, sottomarini e navi da guerra a propulsione nucleare. Nel frattempo il presidente comunica ad alcuni politici l'intenzione di fare di Luttwak l'ambasciatore della Sardegna nel mondo, ma viene convinto a lasciar perdere da chi conosce bene il falco della Casa Bianca. Quindi, la scorsa settimana, l'epilogo - per ora - con la consegna a Soru del documento riservato di potenziamento della base redatto dalla Us Navy il 20 luglio di quest'anno.


Quel documento imbarazzante

Il presidente della Regione ora è in imbarazzo. Dieci giorni fa ha avuto da una fonte riservata il Piano di potenziamento della base di La Maddalena: ma nelle dichiarazioni ufficiali smentisce di averlo ottenuto, dice sempre «se le indiscrezioni di stampa fossero confermate...». La ragione di questo comportamento di Renato Soru è semplice: è in possesso di carte riservate della Marina Usa e ciò potrebbe creare un qualche piccolo imbarazzo nei rapporti tra Roma e Washington, con gli americani che potrebbero chiedere spiegazioni all'ambasciatore italiano. Così Soru, pur essendo fortemente contario al Piano Usa, è costretto a mentenere un profilo più basso di quello che vorrebbe nella gestione della vertenza. Ha visto il Piano, lo ha nel suo Pc, ma è costretto a negare.
 marco mostallino

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Liberazione 18 settembre 2005

Ecco il piano segreto. Si chiama "Regional shore infrastructure

plane" e trasforma l’arcipelago in una caserma nucleare

Maddalena addio,vogliono decuplicare la base militare Usa

di Walter Falgio

Cagliari [nostro servizio]

La Marina da guerra statu-nitense

moltiplica a di-smisura le sue basi in Sar-degna.

Il progetto è faraonico,

molto particolareggiato e so-

prattutto ben motivato. Dopo

l’11 settembre gli americani de-vono

adeguare gli standard di si-curezza

delle proprie installazio-ni

militari e, per quanto riguarda

la Sardegna, tentare di concen-trare

le 17 strutture attualmente

sparse nell’arcipelago della

Maddalena in 5 mega-poli mol-to

più funzionali ed efficienti.

Non si parla più di approdo

per sommergibili nucleari ma

evidentemente di una base na-vale

vera e propria con tanto di

comando, caserme, alloggi, pa-lestre,

centri commerciali. Si

parla di «miglioramento del rap-porto

tra qualità del lavoro e qua-lità

della vita e di incrementare

l’assistenza operativa alla flotta

della struttura di Santo Stefano».

La prova che l’operazione di

allargamento sia già in una fase

piuttosto avanzata è rappresen-tata

da un documento in inglese

dello scorso luglio intitolato, Re-gional

shore infrastructure plan

(Rsip), letteralmente "Piano re-gionale

infrastrutture costiere".

Un testo top secret sino a ieri, ela-borato

dal Comando europeo

della Us Navy e delle forze arma-te

americane, che Liberazione e

Il giornale di Sardegnahanno in-tercettato

e analizzato.

Il documento sarà presentato

ufficialmente alle autorità italia-ne

il mese prossimo ma nel frat-tempo,

e del tutto informalmen-te,

il presidente della Regione Re-

nato Soru ne ha preso visione,

anche se lui smentisce. Fatto sta

che il governatore ha chiesto un

incontro e spiegazioni in propo-sito

al ministro della Difesa An-tonio

Martino.

Si tratta di 14 diapositive in

formato digitale utilizzate per il-lustrare

i piani di potenziamento

americano nell’isola. I numeri

sono impressionanti. A fronte

degli attuali 28mila metri quadri

occupati, il fabbisogno totale

delle superfici richieste lievita a

86.700 metri quadrati spalmati

tra le isole di Santo Stefano e La

Maddalena e nel comune di Pa-lau.

E’ significativo che gli ameri-cani

rivelino solo il dato delle su-perfici

e non quello delle cubatu-re.

Nell’ipotesi che gli edifici in

progetto abbiano un’altezza me-dia

di 8 metri si giungerebbe in-fatti

a un volume complessivo

spropositato, vicino ai 700mila

metri cubi. Un mostro stagliato

sulle coste di un parco marino.

The core mission, il cuore di

tutto il piano, resta Santo Stefa-no,

l’isolotto dove attualmente

approdano i sottomarini atomi-ci

all’ombra della nave balia. Al

momento si sa che gli Usa stan-no

procedendo all’ampliamen-to

dell’installazione concessa

nel 1972 in virtù di un accordo

segreto mai ratificato dal Parla-mento

italiano. E si sa che i nuovi

edifici in cemento armato che

prendono il posto dei prefabbri-cati

coprono 50 mila metri cubi.

La Regione con il presidente So-ru

in prima linea si è opposta

strenuamente anche a questo

primo ampliamento, il Consiglio

regionale, a gennaio del 2004,

aveva approvato una mozione

dove si chiedeva l’allontana-mento

della base in tempi ragio-nevoli

e prestabiliti. Parole al

vento. Gli alti comandi Usa giu-dicano

un impiccio l’espressio-ne

della volontà popolare come

è dato leggere nelle note della

diapositiva 13: «In questo mo-mento

la realizzazione del pro-getto

può essere ostacolata dalla

politica regionale sarda».

Nel documento Usa si mani-festa

l’intenzione di chiedere l’a-rea

di Santo Stefano dove attual-mente

si trova il comando italia-no

e l’arsenale sotto roccia, per

costruire caserme, uffici, strut-ture

ricreative. E forse per stoc-care

armi nucleari nel deposito

interrato? La porzione sud ovest

di un altro arsenale, quello della

Maddalena (dove il comune vor-rebbe

costruire un cantiere nau-tico),

dovrebbe essere destinata

a magazzini, palestre, ambula-tori

e sempre a caserme. La zona

chiamata Vaticano a Moneta

ospiterebbe mercato, poste e ne-gozi.

Nella regione Trinita sono

previsti gli alloggi. Stanziamento

complessivo, 171 milioni di dol-lari

a partire da quest’anno. Fine

lavori nel 2013. Significativa è la

previsione per ottenere le auto-rizzazioni

che gli Usa calcolano

in almeno 2 anni. Ciò significa

che non immaginano un percor-so

in discesa. Ma a sostegno dello

Zio Sam, come già è successo, ac-correrà

certamente il ministro

della Difesa Antonio Martino. I

comandi Usa lo sperano. In una

nota del foglio 6 si legge: «Il mini-stro

della Difesa italiano conce-derà

territorio e strutture del de-posito

italiano». Il tutto fa pensa-re

che siano già in corso trattative

tra ministero e Stati Uniti anche

se il sottosegretario Salvatore Ci-cu

smentisce. Una cosa è certa,

gli americani non hanno alcuna

intenzione di ammainare ban-diera

in Sardegna.

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Ministro Martino, davvero

sta trattando con gli Usa?

di Piero Sansonetti

arcipelago della Maddale-na

è uno dei luoghi più belli

del mondo. Il verde, l’azzurro del

suo mare, la sabbia, le rocce, i tra-monti,

le piccole cale magiche, ra-diose,

struggenti, l’odore del mir-to.

Nessuno riuscirà mai a spiega-re

perché a un certo punto, poco

dopo la metà del secolo scorso,

quando la guerra era finita da 25

anni, questo paradiso fu deturpa-to

da un insediamento militare

americano e inquinato dalla pre-senza

dei sottomarini atomici. Gli

abitanti dell’isola dicono che da

quando ci sono le bombe atomi-

che, sono aumentati i tumori e i

casi di bambini malformati. Tutto

questo è avvenuto sotto l’enorme

responsabilità dei governi demo-cristiani

dell’epoca - il premier era

Andreotti, il ministro della difesa

Franco Restivo - che non avevano

nessuna idea di quanto valesse

per l’Italia il proprio patrimonio

ambientale, e in compenso ave-vano

un’idea spropositata dei loro

doveri di sudditanza nei confronti

degli Stati Uniti d’America. Oggi

siamo entrati in possesso di que-sto

nuovo documento, veramen-te

allarmante, che ci dice una cosa

semplicissima: gli americani in-tendono

moltiplicare per dieci la

loro presenza alla Maddalena, az-zerando

il valore turistico e am-

bientale dell’arcipelago (che è

parco nazionale) e trasformando

tutto in un insediamento di uomi-ni

armati.

Tre domande: prima, al mini-stro

Martino: è vero che sta trat-tando

segretamente, come sem-bra

di capire dal documento, la

cessione dell’isola ai marines?

La seconda a Berlusconi: inten-de

intervenire in qualche modo

per impedire la realizzazione di

questo progetto sciagurato? La

terza al centrosinistra: si impe-gna,

se vincerà le elezioni, a strap-pare

la Maddalena agli americani

e renderla di nuovo un’isola disar-mata

e denuclearizzata, come

impone non l’ideologia pacifista

ma semplicemente il buonsenso?

il commento

La speranza Lafontaine