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La Maddalena
- Subject: La Maddalena
- From: "Marcao" <caomar at tiscali.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Thu, 22 Sep 2005 16:37:31 +0200
Il 16 settembre il giornalista M.Mostallino ha dato la notizia:"Assalto Usa a La Maddalena, ecco il piano super segreto". Con l'articolo che segue offre un'interpretazione della vacuità dell'impegno denotato dall'attuale Giunta e un'indicazione sulla fonte delle voci incontrollate che da mesi diffondono la strampalata "notizia", avvalorata da alcuni quotidiani, che dà per certa la decisione "segreta" degli Stati Uniti di abbandonare il loro paradiso di guerra a La Maddalena...mentre acceleravano i lavori di costruzione della NUOVA, imponente base. Dobbiamo guardarci da un Luttwak che tesse inganni e racconta bugie o da chi si beve frottole grossolane e casca in rozzi tranelli? Chi è più pericoloso?
La prima tranche dei lavori di potenziamento è andata avanti senza intoppi:- Il Consiglio regionale precedente, non ha saputo o voluto far valere la volontà espressa nel gennaio 2004 di "smantellare la base Usa in tempi ragionevoli e stabiliti"; - Il Consiglio in carica si è attestato su una ben più blanda e generica dichiarazione d'impegno per una "progressiva dismissione" senza indicare tempi e strumenti; - il Governatore ha espresso ripetutamente la sua volontà di liberare La Maddalena dal mostro nucleare ma non ha saputo o voluto esercitare i poteri che la legge gli attribuisce per bloccare, o perlomeno rallentare, i lavori di potenziamento in corso ( poteri e strumenti richiamati ed elencati nel documento consegnatoli nel settembre 2004 dal Comitato referendario "Firma sa Bomba").
Comitato sardo Gettiamo le Basi All'articolo di M. Mostallino segue l'articolo di W.Falgio, Liberazione 18-9-05 **************** Dal Giornale di Sardegna del 20 settembre 2005 La Maddalena La trappola degli Usa a Soru gli dissero: <Lasceremo la base> Marco Mostallino <mailto:marco.mostallino at gds.sm>marco.mostallino at gds.smUn trappola tesa dagli americani ha preceduto la consegna a Renato Soru, avvenuta la scorsa settimana a opera di una fonte vicina alla Us Navy, del Piano stilato per triplicare la presenza militare a La Maddalena, rilevare l'arsenale e i depositi di armi italiani e rafforzare la presenza dei sottomarini nucleari e della navi da guerra nell'Arcipelago. Il protagonista del trabocchetto si chiama Edward Luttwak, economista ed esperto di affari militari, uomo di destra molto vicino alla Casa Bianca, già consulente del segretario (il ministro) americano alla Difesa e del Dipartimento di Stato. Soru e Luttwak si incontrano a Cagliari domenica 22 maggio di quest'anno. Passeggiano per le vie del centro, nel pomeriggio. Una chiacchierata sulle basi americane, nata perché Soru sta pensando di nominare il super-falco suo consulente per i rapporti con le istituzioni militari. È qui che lo scaltro Luttwak gioca la sua carta. Quando il presidente sardo gli spiega che vorrebbe che la Us Navy lasciasse l'arcipelago, ma - aggiunge - desidera che gli americani vadano via «da amici», in modo che non sembri lui a cacciarli, ecco che l'amico personale della famiglia Bush colpisce: lascia intendere che, nel clima di tagli al bilancio militare di Washington legati al costo della guerra in Iraq, La Maddalena potrebbe essere abbandonata. Non è escluso che il Pentagono la chiuda, dice Luttwak al presidente. E Soru naturalmente gli crede. Abbassa il tono della polemica con il governo italiano e la Marina degli Stati Uniti, proprio perché nessuno possa ritenere che è in corso una cacciata degli invasori: il governatore fa suo l'antico e saggio principio dei generali che recita “al nemico che fugge ponti d'oro”. Così, rassicurata da Luttwak, Soru concede una tregua. Ed è in quella fase che la Us Navy, forse informata del colloquio, accelera i progetti di potenziamento della base e della presenza di militari, sottomarini e navi da guerra a propulsione nucleare. Nel frattempo il presidente comunica ad alcuni politici l'intenzione di fare di Luttwak l'ambasciatore della Sardegna nel mondo, ma viene convinto a lasciar perdere da chi conosce bene il falco della Casa Bianca. Quindi, la scorsa settimana, l'epilogo - per ora - con la consegna a Soru del documento riservato di potenziamento della base redatto dalla Us Navy il 20 luglio di quest'anno.
Quel documento imbarazzanteIl presidente della Regione ora è in imbarazzo. Dieci giorni fa ha avuto da una fonte riservata il Piano di potenziamento della base di La Maddalena: ma nelle dichiarazioni ufficiali smentisce di averlo ottenuto, dice sempre «se le indiscrezioni di stampa fossero confermate...». La ragione di questo comportamento di Renato Soru è semplice: è in possesso di carte riservate della Marina Usa e ciò potrebbe creare un qualche piccolo imbarazzo nei rapporti tra Roma e Washington, con gli americani che potrebbero chiedere spiegazioni all'ambasciatore italiano. Così Soru, pur essendo fortemente contario al Piano Usa, è costretto a mentenere un profilo più basso di quello che vorrebbe nella gestione della vertenza. Ha visto il Piano, lo ha nel suo Pc, ma è costretto a negare.
marco mostallino ************** Liberazione 18 settembre 2005 Ecco il piano segreto. Si chiama "Regional shore infrastructure plane" e trasforma l’arcipelago in una caserma nucleare Maddalena addio,vogliono decuplicare la base militare Usa di Walter Falgio Cagliari [nostro servizio] La Marina da guerra statu-nitense moltiplica a di-smisura le sue basi in Sar-degna. Il progetto è faraonico, molto particolareggiato e so- prattutto ben motivato. Dopo l’11 settembre gli americani de-vono adeguare gli standard di si-curezza delle proprie installazio-ni militari e, per quanto riguarda la Sardegna, tentare di concen-trare le 17 strutture attualmente sparse nell’arcipelago della Maddalena in 5 mega-poli mol-to più funzionali ed efficienti. Non si parla più di approdo per sommergibili nucleari ma evidentemente di una base na-vale vera e propria con tanto di comando, caserme, alloggi, pa-lestre, centri commerciali. Si parla di «miglioramento del rap-porto tra qualità del lavoro e qua-lità della vita e di incrementare l’assistenza operativa alla flotta della struttura di Santo Stefano». La prova che l’operazione di allargamento sia già in una fase piuttosto avanzata è rappresen-tata da un documento in inglese dello scorso luglio intitolato, Re-gional shore infrastructure plan (Rsip), letteralmente "Piano re-gionale infrastrutture costiere". Un testo top secret sino a ieri, ela-borato dal Comando europeo della Us Navy e delle forze arma-te americane, che Liberazione e Il giornale di Sardegnahanno in-tercettato e analizzato. Il documento sarà presentato ufficialmente alle autorità italia-ne il mese prossimo ma nel frat-tempo, e del tutto informalmen-te, il presidente della Regione Re- nato Soru ne ha preso visione, anche se lui smentisce. Fatto sta che il governatore ha chiesto un incontro e spiegazioni in propo-sito al ministro della Difesa An-tonio Martino. Si tratta di 14 diapositive in formato digitale utilizzate per il-lustrare i piani di potenziamento americano nell’isola. I numeri sono impressionanti. A fronte degli attuali 28mila metri quadri occupati, il fabbisogno totale delle superfici richieste lievita a 86.700 metri quadrati spalmati tra le isole di Santo Stefano e La Maddalena e nel comune di Pa-lau. E’ significativo che gli ameri-cani rivelino solo il dato delle su-perfici e non quello delle cubatu-re. Nell’ipotesi che gli edifici in progetto abbiano un’altezza me-dia di 8 metri si giungerebbe in-fatti a un volume complessivo spropositato, vicino ai 700mila metri cubi. Un mostro stagliato sulle coste di un parco marino. The core mission, il cuore di tutto il piano, resta Santo Stefa-no, l’isolotto dove attualmente approdano i sottomarini atomi-ci all’ombra della nave balia. Al momento si sa che gli Usa stan-no procedendo all’ampliamen-to dell’installazione concessa nel 1972 in virtù di un accordo segreto mai ratificato dal Parla-mento italiano. E si sa che i nuovi edifici in cemento armato che prendono il posto dei prefabbri-cati coprono 50 mila metri cubi. La Regione con il presidente So-ru in prima linea si è opposta strenuamente anche a questo primo ampliamento, il Consiglio regionale, a gennaio del 2004, aveva approvato una mozione dove si chiedeva l’allontana-mento della base in tempi ragio-nevoli e prestabiliti. Parole al vento. Gli alti comandi Usa giu-dicano un impiccio l’espressio-ne della volontà popolare come è dato leggere nelle note della diapositiva 13: «In questo mo-mento la realizzazione del pro-getto può essere ostacolata dalla politica regionale sarda». Nel documento Usa si mani-festa l’intenzione di chiedere l’a-rea di Santo Stefano dove attual-mente si trova il comando italia-no e l’arsenale sotto roccia, per costruire caserme, uffici, strut-ture ricreative. E forse per stoc-care armi nucleari nel deposito interrato? La porzione sud ovest di un altro arsenale, quello della Maddalena (dove il comune vor-rebbe costruire un cantiere nau-tico), dovrebbe essere destinata a magazzini, palestre, ambula-tori e sempre a caserme. La zona chiamata Vaticano a Moneta ospiterebbe mercato, poste e ne-gozi. Nella regione Trinita sono previsti gli alloggi. Stanziamento complessivo, 171 milioni di dol-lari a partire da quest’anno. Fine lavori nel 2013. Significativa è la previsione per ottenere le auto-rizzazioni che gli Usa calcolano in almeno 2 anni. Ciò significa che non immaginano un percor-so in discesa. Ma a sostegno dello Zio Sam, come già è successo, ac-correrà certamente il ministro della Difesa Antonio Martino. I comandi Usa lo sperano. In una nota del foglio 6 si legge: «Il mini-stro della Difesa italiano conce-derà territorio e strutture del de-posito italiano». Il tutto fa pensa-re che siano già in corso trattative tra ministero e Stati Uniti anche se il sottosegretario Salvatore Ci-cu smentisce. Una cosa è certa, gli americani non hanno alcuna intenzione di ammainare ban-diera in Sardegna. *************************** Ministro Martino, davvero sta trattando con gli Usa? di Piero Sansonetti arcipelago della Maddale-na è uno dei luoghi più belli del mondo. Il verde, l’azzurro del suo mare, la sabbia, le rocce, i tra-monti, le piccole cale magiche, ra-diose, struggenti, l’odore del mir-to. Nessuno riuscirà mai a spiega-re perché a un certo punto, poco dopo la metà del secolo scorso, quando la guerra era finita da 25 anni, questo paradiso fu deturpa-to da un insediamento militare americano e inquinato dalla pre-senza dei sottomarini atomici. Gli abitanti dell’isola dicono che da quando ci sono le bombe atomi- che, sono aumentati i tumori e i casi di bambini malformati. Tutto questo è avvenuto sotto l’enorme responsabilità dei governi demo-cristiani dell’epoca - il premier era Andreotti, il ministro della difesa Franco Restivo - che non avevano nessuna idea di quanto valesse per l’Italia il proprio patrimonio ambientale, e in compenso ave-vano un’idea spropositata dei loro doveri di sudditanza nei confronti degli Stati Uniti d’America. Oggi siamo entrati in possesso di que-sto nuovo documento, veramen-te allarmante, che ci dice una cosa semplicissima: gli americani in-tendono moltiplicare per dieci la loro presenza alla Maddalena, az-zerando il valore turistico e am- bientale dell’arcipelago (che è parco nazionale) e trasformando tutto in un insediamento di uomi-ni armati. Tre domande: prima, al mini-stro Martino: è vero che sta trat-tando segretamente, come sem-bra di capire dal documento, la cessione dell’isola ai marines? La seconda a Berlusconi: inten-de intervenire in qualche modo per impedire la realizzazione di questo progetto sciagurato? La terza al centrosinistra: si impe-gna, se vincerà le elezioni, a strap-pare la Maddalena agli americani e renderla di nuovo un’isola disar-mata e denuclearizzata, come impone non l’ideologia pacifista ma semplicemente il buonsenso? il commento La speranza Lafontaine
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