In caso di incidente gli abitanti dell'isola saranno liberi di restare o andare via



 dalla  nuova sardegna  del  26\5\2005


STEFANIA PUORRO

OLBIA. Una domanda, per cominciare. Da rivolgere, prima di tutti, ai maddalenini. Scapperebbero o si tapperebbero in casa, se ci fosse un incidente nucleare? Per ora, una risposta la dà il "Piano di emergenza esterna dell'arcipelago della Maddalena" che, in poche battute, dice: se si dovesse verificare il pericolo di radiazioni, il consiglio è quello di non muoversi. Anzi. Meglio chiudersi nelle proprie abitazioni sino a quando, qualcuno, non comunicherà la mossa successiva. Nello stesso tempo, però, non verrebbe impedito un allontanamento volontario «al fine esclusivo di favorire un ordinato (?) deflusso di quanti preferirebbero andar via». Insomma: si dovrebbe, se fosse possibile, stare assolutamente tranquilli mentre il sommergibile incidentato viene trainato via da un rimorchiatore. Verrebbero invece fatti evacuare dalla costa verso l'interno «solo a scopo precauzionale», gli abitanti di Capo d'Orso». Ma se la precauzione è prevista in quella zona, perché non fare lo stesso alla Maddalena? Nelle righe distribuite alla stampa, due pagine abbondanti dattiloscritte che fanno parte di un malloppo di carte (150 fogli circa) la spiegazione viene fornita: «Alla Maddalena non si dispone affatto e non si prende nemmeno in considerazione l'evacuazione, perché non ritenuta necessaria». Il piano dell'emergenza è stato consegnato dal palazzo del governo di Sassari, dopo anni di attesa, ai sindaci dei comuni costieri, alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco e a tutti quei soggetti che verrebbero coinvolti se mai ci fosse una reale necessità. Un piano che era stato sollecitato, con toni duri, anche in occasione dell'incidente al sommergibile Hartford (ottobre 2003), del quale si erano avute notizie molti giorni dopo. E ora i dettagli. «Il piano è il risultato di una complessa elaborazione che ha visto il coinvolgimento, oltre che degli enti interessati, anche dei massimi rappresentanti degli istituti e organismi tecnico-scientifici per la sicurezza nucleare e la protezione sanitaria nella specificità dell'evento ipotizzato». Poi l'elenco di pareri favorevoli: quello dell'Apat (Agenzia per la protezione ambientale) e della Commissione tecnica per la sicurezza nucleare e la protezione sanitaria. Dopo i quali è arrivata l'approvazione definitiva (9 marzo 2005). «Per evitare equivoci nell'opinione pubblica nonché inesattezze e carenze d'nformazione - spiega la prefettura - occorre precisare che l'evento ipotizzato relativo a fuoriuscita nell'ambiente di materie radioattive allo stato aeriforme a causa di un incidente su unità navale a propulsione nucleare nell'area della Maddalena, è stato riferito, in via cautelativa, a unità con potenza pari a 130 megawatt, mentre in realtà le unità presenti nell'area di Santo Stefano hanno una potenza effettiva di 60 megawatt, vale a dire meno della potenza presa in considerazione». Ma ecco i punti essenziali del piano: non dispone, come detto, l'evacuazione dell'isola della Maddalena; prevede l'allontamento del sommergibile incidentato dalla zona con le modalità e con i mezzi indicati (un rimorchiatore); prevede solo a scopo precauzionale l'evacuazione di Capo d'Orso, vicino a Palau; prende in considerazione l'ipotesi di un esodo solamente volontario della Maddalena; dispone il controllo radiometrico, anche per notevoli distanze, della contaminazione del suolo nonché della catena alimentare per eventuali necessità di intervento; prevede interventi sanitari e la necessaria informativa alla popolazione sia sulla prevenzione in casi di emergenza prevedibili, sia sul comportamento da adottare nell'ipotesi di una concreta emergenza. E questa ultima fase prevederà anche le esercitazioni. Non entrando nel merito di un piano «che non si conosce a fondo e che comunque è stato fatto da grandi esperti e tecnici», i sindacati esprimono scetticismo. Parla per primo Lorenzo Porcheddu, maddalenino, della Cgil territoriale Funzione Pubblica. «Sinceramente sono più preoccupato di quando il piano non c'era. Tapparci in casa? Ridicolo. Stanno sottovalutando i rischi e ciò ha del clamoroso. E nello stesso tempo stanno considerando i cittadini della Maddalena di serie B. Insomma noi siamo destinati a essere messi in quarantena. E poi mi chiedo: i piani di Taranto e La Spezia sono totalmente differenti. Per quali motivi?» Non la pensa diversamente Piera Banfi, della Cisl, sindacalista di molti dipendenti italiani che lavorano alla base americana. «Un piano che sa di bufala - dice subito -. Ma il vero problema, secondo me, non è solo legato alla presenza di un piano efficiente, ma a un'informazione immediata. Si pensi all'incidente all'Hartford e al ritardo sulle notizie. Insomma, se veniamo a sapere le cose quando il danno è già fatto, è assolutamente inutile».

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Tra i sindaci la parola d'ordine è prudenza
SILVIA SANNA




OLBIA. Neppure una parola. L'argomento delicatissimo richiede prudenza, così il sindaco della Maddalena, Angelo Comiti, preferisce tacere. Ha affidato al radiochimico Giancarlo Fastame l'incarico di studiare il piano d'emergenza nucleare che il prefetto di Sassari gli ha consegnato qualche giorno fa. Solo dopo avere ascoltato la relazione dell'esperto, Comiti si pronuncerà davanti al consiglio comunale. Poi riferirà alla cittadinanza. Parla, invece, Sebastiano Pirredda, sindaco di Palau e neo consigliere provinciale di maggioranza. Ha da ridire sui modi e sui tempi scelti dalla prefettura: «Questo benedetto piano ce l'hanno fatto sudare per un anno e mezzo - dice - poi all'improvviso ci convocano in piena campagna elettorale. C'è stato il ballottaggio, in Gallura: il prefetto non era informato? Io alla riunione non sono andato, mi riservo di ritirare il documento nei prossimi giorni». Intanto, i punti essenziali del piano gli fanno storcere il naso. «Ho la sensazione che non si siano fatti grossi passi avanti rispetto alla bozza del 2003. Si parla di evacuazione solo per Capo D'Orso, ma non si spiega come verrebbe segnalato il pericolo alla popolazione. Dove sono gli allarmi, le sirene che si mettono a ululare in caso d'incidente? E dov'è l'elenco di regole facili-facili, il vademecum antipanico da seguire alla lettera?». Scettico anche Piero Bardanzellu, sindaco di Santa Teresa di Gallura. «In una situazione d'emergenza è normale che la gente abbia paura e scappi - dice - trovo assurdo parlare di "evacuazione volontaria". La soluzione non può essere suggerire di rintanarsi in casa come topi: è fondamentale individuare luoghi protetti, alloggi in cui la popolazione possa rifugiarsi, dopo un'evacuazione rapida e coordinata con mezzi efficaci. Siamo seri: c'è in gioco la vita di tante persone». Un'analisi approfondita è reclamata anche da Pasquale Ragnedda, sindaco di Arzachena. «Non ho ancora visto il piano d'emergenza - dice - ma mi auguro che sia il frutto di un ragionamento preciso, che tenga conto delle paure della gente e dell'esigenza di rassicurare gli animi. Per questo il piano dovrà essere immediatamente illustrato alle popolazioni interessate».




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