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QUELLO CHE I GIORNALI NON STAMPANO MAI: due buone notizie....
- Subject: QUELLO CHE I GIORNALI NON STAMPANO MAI: due buone notizie....
- From: doriana at inventati.org
- Date: Mon, 9 May 2005 07:41:20 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Sotto forma di lettera sotto forma di articolo sotto qualsiasi forma fate circolare questi segnali eccezionali e faticosissimi di pace. Grazie Doriana Goracci Donne in Nero Tuscia PRIMA NOTIZIA Muyesser Gunes è finalmente stata liberata! Oggi si è infatti svolta la prima udienza del processo. Trattenendo in prigione per più di un mese persone accusate di oltraggio a pubblico ufficiale e partecipazione a corteo non autorizzato, il governo di Ankara ha evidentemente voluto dare un segnale forte per reprimere il dissenso nei confronti della sua politica, in particolare sulla questione curda, ancora affidata alla forza delle armi. Messaggio di Muyesser: "Ringrazio a tutte/i..." Dal 1996, come Madri per la Pace, abbiamo iniziato a percorrere un cammino verso la pace, sia in favore della Turchia che del popolo kurdo. Come Madri non volevamo che vi fossero più morti durante gli scontri armati, né esecuzioni extragiudiziali. Nel nostro lavoro per la pace abbiamo incontrato moltissime organizzazioni della società civile, sia turche che europee, e anche giornalisti, intellettuali, ambasciatori, ... Per far capire il nostro messaggio abbiamo indossato fular bianchi e portato fiori bianchi. Di recente, nel corso del 2005, abbiamo incontrato un segretario del Capo di Stato Maggiore, al quale abbiamo consegnato molti cd contenenti immagini, racconti dalla viva voce delle Madri, e portato fiori bianchi. Subito dopo quell'incontro abbiamo però saputo che era stata avviata un'operazione militare. Questo ci ha fatto sentire male: era come se i nostri sforzi fossero inutili, poiché non producevano alcun risultato. Per questo abbiamo deciso di sacrificarci ancora di più; abbiamo partecipato quindi, insieme, a molti altri, alla creazione dell'Iniziativa degli Scudi Umani. Ne facevano aprte non solo kurdi, ma anche membri di associazioni, sia turche che kurde, e laz provenienti da Kastamono e Zonguldak, Madri, padri di soldati, giovani. Il nostro gruppo è partito da Istanbul e si è congiunto ad Amed a un altro gruppo partito da Batman. Poi, nel percorso da Amed a Batman, abbiamo subito molti blocchi da parte della polizia (uno ogni dieci minuti) nel corso dei quali eravamo arbitrariamente e accuratamente perquisiti. Eravamo in tutto 80 (del gruppo facevano parte 10 Madri, 5 turchi e altri, giovani e persone responsabili di gruppi della società civile). Siamo andati a Kiziltepe, a far visita al luogo dove è stato ucciso il 12enne Ugur Kaymaz con il padre; poi ci siamo recati a Derik. Eravamo in zona di operazioni e lì sono stati arrestati due ragazzi del gruppo, per non aver svolto servizio militare. Noi abbiamo detto, tutti insieme: o li rilasciate o non ce ne andiamo. Con due padri di militari sono stata poi inserita in una piccola delegazione: abbiamo incontrato un maggiore dell'esercito, al quale i padri hanno detto di non voler più ricevere corpi di figli morti, né kurdi né turchi. Abbiamo esposto le nostre preoccupazioni per gli scontri armati in corso e ci è stato risposto che non serviva il fatto ch eravamo giunti fin lì, perché in ambito politico si stava preparando un provvvedimento di amnistia generale. Noi abbiamo risposto con chiarezza: non vi crediamo più, perché ogni cambiamento annunciato si dimostra poi falso; chiediamo atti pratici e non più cambiamenti solo sulla carta. Il giorno dopo abbiamo saputo che era stata avviata nella zona un'operazione miltiare ancora più ampia. Noi abbiamo proseguito la nostra marcia, per giungere nei luoghi delle operazioni, ma poi ci hanno fermato. Ormai eravamo in arresto: ci hanno legato le mani molto strettamente e ci hanno picchiato con calci e schiaffi, nonostante noi tutti avessimo chiesto, anche come singoli, il rispetto dei nostri diritti. Volevano condurmi in caserma in automobile, però poi è stato per loro insopportabile questo fatto: così dopo qualche minuto mi sono trovata scaraventata dalla macchina a terra. Ci trattavano come se non fossimo cittadini di Turchia: picchiavano, minacciavano e le manette sono rimaste strette attorno ai nostri polsi per 24 ore consecutive. Ci hanno anche costretto ad assistere a uno spettacolo teatrale, di circa tre ore, volto a dimostrare che non erano colpevoli, ma erano nel giusto e che invece i colpevoli eravamo noi. Poi ci hanno condotto al carcere di Mardin: le autorità del carceresi sono mostrate più rispettose nei nostri confronti, ma per 15 giorni non ci hanno consentito di fare docce e inoltre mancava l'acqua calda. Ma questa è cosa da poco. Abbiamo seguito dalla stampa le manifestazioni fatte in nostro favore sia in Turchia che in Europa (in Italia, Belgio e in Danimarca). Per questo io personalmente ringrazio le Donne in Nero e tutti gli altri che ci sostengono, perchè ci sono stati vicini e perché sentono le sofferenze di noi Madri. Vi chiediamo di continuare a sostenerci. Muyesser Gunes Madri per la Pace e Portavoce degli Scudi Umani ////////////////////////////////////////////////////////////////////// SECONDA NOTIZIA Obiezione di coscienza in Turchia 4/5/2005 "La pace è orgogliosa di te". Manifestazioni in Turchia contro l'arruolamento forzato di Mehmet Tahran, obiettore di coscienza che afferma la sua opposizione alle guerre a agli eserciti. Le espressioni di solidarietà e gli sviluppi del caso Tahran in questo articolo del quotidiano Radikal Manifestazione a favore di Mehmet Tahran Di Murat Celikkan, Radikal, 14 aprile 2005 Traduzione: Fabio Salomoni Mehmet Tahran il 27 Ottobre 2001 ha tenuto una conferenza stampa presso l'Associazione dei Diritti Umani nella quale ha annunciato di rifiutare il servizio militare e di essere un obiettore di coscienza totale. Il 5 settembre 2004, in occasione della giornata degli obiettori di coscienza ad Ankara, ha fatto una nuova dichiarazione a nome di tutti i partecipanti. Per questa dichiarazione, in base all'articolo 155 del Codice Penale - "Provocare disaffezione verso il servizio militare" - è stata aperta un'inchiesta nei suoi confronti. Mehmet ha ribadito che non avrebbe risposto alle accuse, con la motivazione che: "Credo sia un crimine trasformare le persone in strumenti per uccidere, infilandoli in una divisa. Così come non farò il servizio militare, non voglio nemmeno avere rapporti, anche mentre sono sotto processo, con nessuna istituzione o persona al servizio del militarismo". Lo scorso venerdi Mehmet Tarhan è stato fermato e condotto al distretto militare di Izmir. Qui si è rifiutato di firmare i documenti che gli sono stati presentati ribadendo la sua posizione: "Non obbedirò a nessun apparato dello stato, non farò il servizio militare". Prima è stato portato nella città di Tokat e successivamente a Sivas. Qui ha deposto davanti al giudice. Nella sua deposizione ha ribadito di credere che la guerra, gli eserciti ed il servizio militare rappresentino crimini contro l'umanità, che non collaborerà con queste istituzioni e che rifiuterà anche il servizio civile. Ora Mehmet è sotto accusa in base all'articolo 88 - "Rifiuto di obbedire ad un ordine con lo scopo di sottrarsi al servizio militare". Domenica ad Istanbul ed Izmir ci sono state manifestazioni per protestare contro l'arruolamento forzato di Mehmet. Ad Istanbul, nella piazza Galatasaray, il Comitato di Solidarietà con Mehmet ha dichiarato: "L'importanza del movimento di obiezione di coscienza è emersa ancora una volta di fronte all'ondata di nazionalismo che attraversa il paese. Noi siamo al fianco di Mehmet e rivendichiamo la resistenza contro il suo arruolamento forzato. Annunciamo anche l'inizio di una campagna internazionale di lungo respiro". Anche gli obiettori Ugur Gor e Yavuz Aktan hanno confermato il loro appoggio. Mentre Mehmet veniva condotto da due militari all'autobus che lo avrebbe condotto a Tokat, è stato salutato da un gruppo di antimilitaristi ed anarchici al grido "La pace è orgogliosa di te". Abdullah Ozturk, l'avvocato di Mehmet, ha fatto notare come i Criteri di Copenaghen ed il Trattato Europeo sui Diritti Umani riconoscano la possibilità dell'obiezione di coscienza e dell'obiezione totale. L'avvocato ricorda anche che "L'articolo 10 della Costituzione, rifacendosi a questi accordi, garantisce la possibilità dell'obiezione di coscienza. Per questa ragione l'arruolamento forzato rappresenta una violazione dei diritti umani". In precedenza un caso analogo aveva coinvolto il giovane Mehmet Bal, che aveva abbandonato il servizio militare dichiarandosi obiettore di coscienza. Nei suoi confronti erano stati aperti due diversi procedimenti penali - "per disobbedienza" e per "aver provocato disaffezione verso il servizio militare". Il giudice militare Zekerya Turan ha però deciso il non luogo a procedere con la seguente motivazione: "La dichiarazione dell'imputato Mehmet Bal ed i riflessi in suo favore che essa ha avuto negli organi di stampa si configurano come l'espressione di pensieri e di una posizione personale relativa al servizio militare, legata alla libertà di espressione inserita nel contesto di uno stato di diritto democratico. Non avendo riscontrato che le dichiarazioni dell'imputato vanno nella direzione di provocare disaffezione verso il servizio militare, mancano quindi i presupposti giuridici per proseguire l'indagine."
Muyesser è finalmente stata
liberataaa!.
Questo diceva il ms di Vildan sul
cellulare.Insieme anche tutte e tutti gli altri. Oggi si è infatti svolta la
prima udienza del processo. Trattenendo in prigione per più di un mese persone
accusate di oltraggio a pubblico ufficiale e partecipazione a corteo non
autorizzato, il governo di Ankara ha evidentemente voluto dare un segnale forte
per reprimere il dissenso nei confronti della sua politica, in particolare sulla
questione curda, ancora affidata alla forza delle armi.
Ho parlato al telefono con
Muyesser, anzi comunicato perchè lei ha ripetuto non so quante volte
"spas donne in nero" (grazie donne in nero) mandandomi/ci tanti baci.
altrettanto ho fatto io ripetendo tante volte "Muyeser Italia". Chissà perchè a
me pare che ci siamo dette tutto!
Ecco invece un breve messaggio sempre di
Muyeser, subito dopo essere stata liberata, dettato al telefono all'uff. UIKI
che lo ha subito tradotto chiedendo a Jane che ha tradotto tutto ciò che abbiamo
scritto per muyesser, se può tradurre anche il messaggio di Muyeser .
Grazie. Ve lo giro.
ciao Nadia
Messaggio di Muyesser: "Ringrazio a
tutte/i..."
Dal 1996, come Madri per la Pace, abbiamo iniziato
a percorrere un cammino verso la pace, sia in favore della Turchia che del
popolo kurdo. Come Madri non volevamo che vi fossero più morti durante gli
scontri armati, né esecuzioni extragiudiziali. Nel nostro lavoro per la
pace abbiamo incontrato moltissime organizzazioni della società civile, sia
turche che europee, e anche giornalisti, intellettuali, ambasciatori,
... Per far capire il nostro messaggio abbiamo
indossato fular bianchi e portato fiori bianchi.
Di recente, nel corso del 2005, abbiamo incontrato
un segretario del Capo di Stato Maggiore, al quale abbiamo consegnato molti
cd contenenti immagini, racconti dalla viva voce delle Madri, e
portato fiori bianchi. Subito dopo quell'incontro abbiamo però saputo che
era stata avviata un'operazione militare. Questo ci ha fatto sentire male:
era come se i nostri sforzi fossero inutili, poiché non producevano
alcun risultato. Per questo abbiamo deciso di sacrificarci ancora di
più; abbiamo partecipato quindi, insieme, a molti altri, alla
creazione dell'Iniziativa degli Scudi Umani. Ne facevano aprte non solo
kurdi, ma anche membri di associazioni, sia turche che kurde, e laz
provenienti da Kastamono e Zonguldak, Madri, padri di
soldati, giovani.
Il nostro gruppo è partito da Istanbul e si è
congiunto ad Amed a un altro gruppo partito da Batman. Poi, nel
percorso da Amed a Batman, abbiamo subito molti blocchi da parte della
polizia (uno ogni dieci minuti) nel corso dei quali eravamo arbitrariamente
e accuratamente perquisiti. Eravamo in tutto 80 (del gruppo facevano
parte 10 Madri, 5 turchi e altri, giovani e persone responsabili di gruppi
della società civile). Siamo andati a Kiziltepe, a far visita al luogo
dove è stato ucciso il 12enne Ugur Kaymaz con il padre; poi ci siamo recati a
Derik. Eravamo in zona di operazioni e lì sono stati arrestati due ragazzi
del gruppo, per non aver svolto servizio militare. Noi abbiamo detto, tutti
insieme: o li rilasciate o non ce ne andiamo. Con due padri di militari
sono stata poi inserita in una piccola delegazione: abbiamo incontrato
un maggiore dell'esercito, al quale i padri hanno detto di non voler
più ricevere corpi di figli morti, né kurdi né turchi. Abbiamo esposto le
nostre preoccupazioni per gli scontri armati in corso e ci è stato
risposto che non serviva il fatto ch eravamo giunti fin lì, perché in
ambito politico si stava preparando un provvvedimento di amnistia
generale. Noi abbiamo risposto con chiarezza: non vi crediamo più,
perché ogni cambiamento annunciato si dimostra poi
falso; chiediamo atti pratici e non più cambiamenti solo sulla carta.
Il giorno dopo abbiamo saputo che era stata avviata nella
zona un'operazione miltiare ancora più ampia. Noi abbiamo proseguito la
nostra marcia, per giungere nei luoghi delle operazioni, ma poi ci hanno
fermato. Ormai eravamo in arresto: ci hanno legato le mani molto
strettamente e ci hanno picchiato con calci e schiaffi, nonostante noi
tutti avessimo chiesto, anche come singoli, il rispetto dei nostri
diritti. Volevano condurmi in caserma in automobile, però poi è stato per
loro insopportabile questo fatto: così dopo qualche minuto mi sono
trovata scaraventata dalla macchina a terra. Ci trattavano come se non
fossimo cittadini di Turchia: picchiavano, minacciavano e
le manette sono rimaste strette attorno ai nostri polsi per 24 ore
consecutive. Ci hanno anche costretto ad assistere a uno spettacolo
teatrale, di circa tre ore, volto a dimostrare che non
erano colpevoli, ma erano nel giusto e che invece i colpevoli
eravamo noi. Poi ci hanno condotto al carcere di Mardin: le autorità
del carceresi sono mostrate più rispettose nei nostri confronti, ma
per 15 giorni non ci hanno consentito di fare docce e inoltre
mancava l'acqua calda. Ma questa è cosa da poco.
Abbiamo seguito dalla stampa le manifestazioni fatte in
nostro favore sia in Turchia che in Europa (in Italia, Belgio e in
Danimarca). Per questo io personalmente ringrazio le Donne in Nero e tutti
gli altri che ci sostengono, perchè ci sono stati vicini e perché
sentono le sofferenze di noi Madri. Vi chiediamo di continuare a
sostenerci.
Muyesser Gunes
Madri per la Pace e Portavoce degli Scudi
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