Fw: Sardegna e comitato per il ritiro dall'Irak
- Subject: Fw: Sardegna e comitato per il ritiro dall'Irak
- From: "Nello peacelink" <n.margiotta at peacelink.it>
- Date: Sat, 7 May 2005 06:18:58 +0200
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From: Marcao
To: G 8
Sent: Friday, May 06, 2005 9:01 PM
Subject: Sardegna e comitato per il ritiro dall'Irak Subject: [vialebasi] Il Comitato Nazionale
per il ritiro delle truppe in Sardegna insieme a Walden Bello
La Sardegna oggi nella lotta contro le basi della guerra. Il Comitato Nazionale per il Ritiro delle truppe dall’Iraq ha accompagnato Walden Bello in un breve ma intenso giro di conferenze in Sardegna, precisamente il 26.4.05 Sassari, ed il 27.4.05 Cagliari. In questi due giorni siamo stati ospiti dalle associazioni e dai comitati che si battono contro le basi ed i poligoni di tiro che infestano il bellissimo territorio isolano. Negli incontri preliminari e successivi alle
conferenze abbiamo potuto costatare perché oggi il movimento contro le basi
della guerra è così forte nell’isola. La base statunitense della Maddalena, che vede la presenza massiccia di sommergibili nucleari, il Poligono di Capo Frasca e di Decimomannu, con i suoi F16 adibiti a trasporto ordigni nucleari, le costanti esercitazioni navali che impediscono il lavoro ai pescatori di Capo Teulada, l’asfissiante presenza, all’interno del parco naturale, della base di Salto di Quirra sono i nodi principali di un reticolo incredibile di insediamenti militari, unico per quantità e qualità in rapporto a tutti i territori europei. Questa rete, oltre ad annichilire ogni prospettiva di sviluppo, danneggia gravemente la flora, la fauna e soprattutto la salute degli abitanti: inquinamento delle falde freatiche, continue ed accertate denunce di malformazioni negli animali, aumenti esponenziali di casi di tumori maligni in prossimità delle basi, malformazioni in neonati, come denunciato anche dal sindaco di Villa Putzu (Forza Italia) Antonio Pili. Testimonianze drammatiche ci sono venute durante l’incontro all’Università di Cagliari, quando al mesto silenzio dei genitori del caporale maggiore degli alpini Valery Melis, ammalatosi di linfoma dopo quattro missioni nei Balcani e morto il 4.2.2004 si è aggiunta la denuncia mesta ma combattiva di Marco Diana, Ufficiale del corpo dei granatieri di Sardegna – ammalatosi di tumore in Iraq - e del padre di Giovanni Pilloni, militare ammalatosi di tumore dopo esposizione in zone conflittive a Nassirya. Importante è stato anche l’intervento dell’avvocato Carlo Dore del Comitato “FIRMA SA BOMBA” che ha illustrato i contenuti del ricorso al TAR Sardo contro il pronunciamento dell’Ufficio Regionale del referendum della Regione Autonoma della Sardegna. La partita sulla possibilità di un referendum consultivo contro le servitù militari non è chiusa: il 6 luglio ci sarà la sentenza del TAR Sardo, e nel caso di una risposta negativa si ricorrerà alla Corte di Giustizia Europea. E’ superfluo rilevare il valore politico della possibilità di svolgere un referendum in Sardegna, e l’effetto di trascinamento che potrebbe avere anche in altre regioni italiane. Non sorprende, di fronte a questa drammatica situazione, lo sviluppo del movimento contro un siffatto sistema di guerra e di morte. Le dichiarazioni di questi giorni del Presidente della Regione Renato Soru sono una conferma ed una presa d’atto delle dure lotte popolari espressesi ultimamente nelle mobilitazioni dei pescatori di Capo Teulada, dei cittadini della Maddalena e nella manifestazione dello scorso 19 marzo a Cagliari, quando oltre 2.000 persone sono scese in piazza con la parola d’ordine “VIA LE BASI DALLA NOSTRA TERRA!” Nel
prendere posizione, Soru in questi giorni dichiara di voler procedere ad
una forma molto concreta di
“Resistenza pacifica” all’interno del comitato paritetico per le servitù
militari dove, insieme ai militari, siedono rappresentanti dell'amministrazione
regionale e dei Comuni che cedono territori alle basi. «D'ora
in poi - dice Soru - i nostri rappresentanti nel comitato paritetico
respingeranno qualsiasi richiesta arrivi dai militari».
La procedura in questi casi dice che se il comitato paritetico si oppone
ad una richiesta dei militari il
Ministero della Difesa può, attraverso un decreto, rendere ugualmente operativa
la richiesta, sulla base di «superiori esigenze d’interesse nazionale».
In questo caso, però, la Regione può opporsi al decreto del Ministero,
sollevando la questione in Consiglio dei Ministri. L'ultima parola spetta al
Consiglio dei Ministri, in una riunione che è convocata per discutere del
contenzioso e alla quale partecipa anche il Presidente della Giunta Regionale.
Si andrà così al confronto istituzionale al livello più alto, quello del governo
nazionale. Il Comitato Nazionale per il ritiro delle truppe dall’Iraq si auspica che
alle parole seguano i fatti, che quest’atteggiamento giusto e risoluto possa
divenire battistrada per i Presidenti delle Regioni che ospitano altrettante e
pericolosissime basi USA, NATO ed italiane, impegnate in questi anni ed in
questi giorni nelle guerre di aggressione nel Balcani ed in Medio Oriente.
Pensiamo alla Toscana, al Veneto, all’Emilia Romagna, alla Sicilia,
sicuramente alla Puglia, dove il nuovo Presidente Nichi Vendola, espressione
della parte più avanzata del centro sinistra potrà accogliere e rilanciare
questa proposta coerentemente pacifista proveniente dalla Sardegna, che potrebbe
aiutare a stoppare sul nascere il progetto statunitense di insediare un comando
navale avanzato nel porto di Taranto. Intorno a questa presa di posizione proveniente dalla Sardegna si
potrebbe creare, se ci sarà una chiara volontà politica, un fronte di Regioni
potenzialmente in grado bloccare i meccanismi materiali della guerra che ogni
giorno devasta l’Iraq, l’Afghanistan e che incombe su altri
paesi. Se alle parole seguiranno i fatti il movimento contro la guerra nel
nostro paese troverebbe una sponda ben più forte di quella sino ad oggi data dai
livelli centrali della rappresentanza politica di centro sinistra. E’
questa una strada, sicuramente non l’unica, che crediamo valga la pena
intraprendere per il movimento contro le basi, nel suo attuale impegno a
rilanciare la battaglia, divenendo nel contempo verifica concreta delle tante
dichiarazioni pacifiste le quali poi, spesso, alla prova dei fatti, appaiono di
maniera ed inconcludenti. Molto dipenderà dalla nostra mobilitazione su richieste precise, in grado di
mettere di fronte alle proprie responsabilità alcune Regioni, governate da
esponenti o partiti "sensibili" ai temi in questione, a adottare posizioni più
coraggiose. COMITATO NAZIONALE PER IL RITIRO DELLA TRUPPE
DALL’IRAQ Viadalliraqora at libero.it ********************************
Comitato sardo Gettiamo le
Basi Il presidente Soru, finalmente, pare porsi in sintonia con le
richieste del movimento e di pezzi delle istituzioni del popolo
sardo.
Dal 2002, data di presentazione dei progetti Usa di costruzione della nuova
imponente base atomica a S.Stefano-La Maddalena, i rappresentanti civili
del CoMiPa indicati dalle forze del centrosinistra "non esprimono
parere favorevole", cioè respingono sistematicamente i progetti o la
programmazione delle esercitazioni delle Forze Armate. La resistenza
spontanea di una parte del CoMiPa, non sostenuta fino in fondo dalla
precedente amministrazione di destra (...e non poteva essere altrimenti!) ha
prodotto, non solo un rallentamento dell'iter burocratico che sottende le
varie attività militari, ma anche un dibattito pubblico sul
tema scottante della schiavitù militare inflitta all'isola.
La novità è la volontà politica del Presidente della Regione Autonoma
di Sardegna di dare organicità e continuità ad una prassi spontanea di
resistenza istituzionale e di assumerla in pieno anche se con un ritardo
difficilmente superabile per quanto concerne i lavori della US Navy in corso a
La Maddalena.
Questo primo passo concreto dopo dieci mesi di governo apre uno spiraglio
alle aspettative che il Presidente s'impegni con determinazione fattiva e faccia
propri, nell'ambito delle sue competenze, anche gli altri mezzi e
strumenti d'intervento che il movimento indica da tempo:
1 La Regione, così come ha fatto per tutelare i sardi
desaparecidos in Argentina, si costituisca parte civile per appurare le
responsabilità della "sindrome Quirra-Escalaplano" e ottenere il risarcimento
alle famiglie vittime delle attività del poligono della morte Salto di
Quirra.
2 La Regione impugni la vergognosa bocciatura del referendum sulla base Usa
di La Maddalena pronunciata dall'Ufficio Regionale e contribuisca a portare
avanti la causa nelle varie sedi nazionali e
internazionali.
In Sardegna da alcuni anni ha incominciato a spirare un vento nuovo,
l'insofferenza verso l'usurpazione militare che mortifica l'isola sta
diventando un vento di maestrale e la mera resistenza istituzionale tende a
configurarsi, a ritmi accelerati, come uno strumento troppo debole per
rispondere alle esigenze pressanti di un popolo che pretende di liberarsi dal
destino eterodiretto di complice passivo e vittima rassegnata delle politiche di
guerra, un popolo che pretende di decidere il suo futuro e il ruolo della
sua isola in un Mediterraneo di Pace.
Comitato sardo Gettiamo le Basi
******************
Cosa avrebbe potuto fare il Presidente e cosa può ancora
fare.
Il volantino che segue è la sintesi estrema di un documento di circa 10
pagine consegnato lo scorso settembre dal comitato referendario "Firma sa
Bomba" al presidente Soru, ai presidenti di commissione, ai capogruppo
del Consiglio regionale. Le proposte avanzate per La
Maddalena sono ovviamente estensibili nella loro sostanza anche ai vari
poligoni che penalizzano la Sardegna e le altre regioni d'Italia.
****VOLANTINO 4 ottobre 2004 **********
Per favorire l'abbandono di S. Stefano in "amicizia" da parte dei sommergibili statunitensi, il Presidente della Regione può e deve utilizzare tutti gli strumenti di legge di cui ha facoltà. In particolare, secondo l'ordine del giorno del Consiglio regionale che ha stabilito "lo smantellamento in tempi ragionevoli e definiti" (28-1- 2004), può e deve ricontrattare la presenza e il potenziamento della base nucleare: 1 · chiedere il blocco dei lavori; 2 · chiedere la verifica tecnica dello stato di esecuzione del progetto; 3 · convocare di propria iniziativa il Comitato Misto Paritetico per il riesame del progetto di "migliorie"; 4 · esercitare il diritto sancito dall'art.3 l.898/76 di essere posto a conoscenza degli accordi internazionali bilaterali segreti richiamati dal decreto del Ministro della Difesa di autorizzazione dei lavori abusivi da parte della US Navy; 5 · concordare con i rappresentanti regionali il parere negativo; 6 · procedere con l'opposizione sino al Consiglio dei Ministri; 7 · richiedere, in subordine, il progetto esecutivo per i "suggerimenti" previsti dall'accordo Governo-Regione del 14 gennaio 2004. La piena competenza regionale sulla sicurezza sanitaria ed ecologica delle popolazioni e dei territori della Sardegna può e deve esercitarsi con: * la richiesta alla Prefettura di adempire agli obblighi di legge (dl 230/95) rendendo pubblico il Piano di emergenza nucleare e di evacuazione * la ristrutturazione radicale dell'attuale rete di monitoraggio predisposta a "NON trovare" radionuclidi e altri elementi contaminanti riconducibili ai reattori nucleari dei sommergibili; * l'addebitamento del costo della ristrutturazione complessiva e della gestione del sistema di controllo nucleare allo Stato nazionale, con specifici fondi integrativi; * l'istituzione di una Commissione scientifica per la riprogettazione dell' intero sistema di sicurezza e per l'esercizio del controllo sul corretto funzionamento del sistema. L'intervento istituzionale della Regione può e deve porsi in sintonia con il movimento popolare sardo. Il Presidente Soru può e deve attivarsi per: · togliere il bavaglio imposto al popolo sardo dall'Ufficio Regionale del Referendum · ristabilire il diritto del popolo sardo di esprimere la sua opinione con il referendum sulla presenza in Sardegna di basi nucleari straniere. Comitato sardo Gettiamo le Basi tel 070823498 338 6132753 |
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