Se scatta l'emergenza nucleare a Napoli... dov'è il piano? Prefetto incalzato dai pacifisti



Se nel golfo di Napoli scoppiasse un incidente nucleare, sorprenderebbe la città completamente impreparata. Nonostante il decreto 230/95 sancisca l’obbligo di informare la popolazione sui piani di evacuazione, recitando all’art.129 “ le informazioni devono essere fornite alle popolazioni [...] senza che le stesse ne debbano fare richiesta. Le informazioni devono essere accessibili al pubblico, sia in condizioni normali, sia in fase di preallarme o di emergenza radiologica”, il piano partenopeo resta “secretato” e l’obbligo di trasparenza conseguentemente evaso da quasi dieci anni. Fortunatamente il prefetto Profili ha il fiato sul collo del Comitato per Smilitarizzazione del Territorio della Campania, che in una lettera ufficiale ha chiesto i motivi del prolungato ritardo. Nulla di strano comunque: un rapido sguardo ad esperienze similari mostra infatti una reticenza delle autorità nel fornire informazioni dettagliate sui piani di emergenza, che si dividono in disposizioni civili e militari. Taranto ottenne nel settembre del 2000 una parte del piano civile, grazie ad una protesta messa in piedi dall’associazione Peacelink, che incalzò prefetto e amministrazioni locali proprio in base alle regole di trasparenza presenti nel decreto 230. Il piano ha finito per mostrare l’inconsistenza delle misure e la pericolosità legata alla presenza dei mezzi, definite dagli esperti come centrali nucleari vaganti, prive dei requisiti minimi di sicurezza. Sui natanti nucleari mancano infatti le pesanti barriere di cemento che vengono poste a protezione delle centrali su terraferma e sono presenti esplosivi che solitamente non vengono introdotti nelle centrali vere e proprie. La Spezia invece non conosce ancora la parte civile del piano, grazie ad una fuga di notizie nel 2000 fu resa nota quella militare che scatenò all’epoca non poche polemiche. Una nota a pagina 38 impone infatti il blocco totale del traffico durante tutte le operazioni -quindi sosta, attracco e manovre- dei mezzi a propulsione nucleare. La “nota di La Spezia” mostra quindi una chiara incompatibilità tra il traffico nucleare e quello mercantile e civile, tirando in ballo anche interessi economici. A Napoli le portaerei in ultima l’Eisenhower quest’estate - attraccano presso i Moli Angioino e San Vincenzo, i punti a più alta densità di traffico turistico, oppure sostano nel golfo crocevia di traffici di vario tipo. Inoltre, navi e sommergibili effettuano le loro manovre in zone interessate dal traffico merci che a breve diverrà ancora più fitto. In questi giorni si chiude infatti un accordo tra l’autorità portuale di Napoli e il colosso dei trasporti cinese Cosco, che sposterà nel golfo alcune linee mercantili attualmente gestite dal porto olandese di Rotterdam. L’On. Mauro Bulgarelli, parlamentare dei Verdi, lunedì ha posto il problema alla Camera con un interrogazione parlamentare, oggi denuncia: “ Il solito, intollerabile, scaricabarile, grazie al quale il nostro paese continua violare precise direttive comunitarie, tanto da aver subito una procedura di infrazione da parte della commissione europea. In un paese come il nostro, i cui mari sono continuamente solcati da sommergibili a propulsione atomica, i cittadini hanno almeno il diritto di conoscere a quali conseguenze vanno incontro in caso di incidente.”. L’unico conforto proviene dall’esperienza di Venezia, motivi d’interesse storico hanno infatti permesso agli amministratori veneziani di ottenere che il porto venisse “derubricato” dalla lista degli scali nucleari.

Francesco Basile
Articolo da "Metrovie" dell'11 marzo
(supplemento napoletano al Manifesto)