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il piano per disseminare l'italia di armi nucleari
- Subject: il piano per disseminare l'italia di armi nucleari
- From: "Nello peacelink" <n.margiotta at peacelink.it>
- Date: Mon, 24 Jan 2005 23:52:57 +0100
Nome in codice «Ascia di pietra». Piano: schierare armi nucleari in Italia di Renato M. Calvanese fonte : L'Unità on lineStone Ax, Ascia di pietra. Questo nome così suggestivo, che sembra scippato da qualche teca hollywodiana, è il nome in codice dell'accordo segreto tra Stati Uniti e Italia per lo schieramento di armi nucleari americane in Italia in caso di conflitto. William Arkin, ex analista d'intelligence per l'esercito, oltre a Stone Ax ha rivelato altri 3000 nomi di piani militari statunitensi elaborati dopo l'11 settembre. Il tutto è raccolto nel suo nuovo libro, pubblicato dalla Steerforth Press (ma per il momento accessibile solo online, sul sito Web del libro: «Code Names: Deciphering U.S. military plans, programs and operations in the 11/9 world» (Nomi in codice: decriptare piani, programmi e operazioni militari degli Usa nel mondo post 11 settembre). I codici svelati appartengono ad unità militari, armi, piani di guerra, attività ed accordi segreti degli Usa in tutto il pianeta. Attraverso i nomi in codici rivelati da Arkin, alcuni a tutt'oggi coperti dal segreto di stato, altri già declassificati, si scopre di attività clandestine di cui non si sapeva l'esistenza. Per esempio, Power Geyser, un programma supersegreto per cui le teste di cuoio vengono impiegate per missioni interne. Nel lessico delle operazioni segrete delle forze armate americane, l'espressione «West Wing» si riferisce a due basi aeree, in una zona remota della Giordania, diventate il centro di comando delle operazioni clandestine dell'antiterrorismo nel Medio Oriente. Il nome dell'Italia sotto la sigla «Ascia di pietra», figura nel quadro delle intese sulla «preparazione della guerra nucleare in Europa». Ma non si tratterebbe di un programma-relitto del passato scenario da Guerra Fredda, fatta di tatticismi, deterrenza e guerre a bassa intensità. L'accordo si inserirebbe in un più ampio disegno strategico elaborato nelle stanze del Pentagono dopo l'11 settembre. Ma in Italia attulmente sono schierati armamenti nucleari? In un libro pubblicato nel 1995, proprio da W. Arkin in coppia con R.S. Norris (Nuclear Notebook, Bullettin of the Atomic Scientists), i due autori rendevano noto che in Italia erano ancora custodite quaranta bombe nucleari. Nel 1999, a dieci anni dalla caduta del muro di Berlino, il bollettino degli scienziati atomici americani forniva la poco rassicurante notizia che «circa una trentina di testate nucleari, appartenenti agli Usa» stazionavano ancora nel nostro paese. «Una ventina nella base americana di Aviano, altre dieci sono custodite - si legge nel bollettino - dai militari Usa nella base di Ghedi Torre, presso Brescia. In caso di necessità sarebbero montate sui cacciabombardieri Tornado di stanza nella base». Questo solo sei anni fa. Fin ad oggi la giacenza di tali armamenti nelle basi italiani sembrava non rispondere ad alcuna necessità strategica. Con le rivelazioni fatte da Arkin il quadro diventa più fosco. Ma qual è il conflitto che può giustificare tale schieramento? L'esponente del correntone Ds, Pietro Folena, si chiede: «Verso quali obiettivi le armi nucleari sarebbero puntate? C'è un progetto più generale di guerra atomica contro i paesi arabi? Questo accordo sarebbe legato alle dichiarazioni del ministro Rumsfeld riguardo il possibile uso di armi nucleari contro l'Iraq o altri cosiddetti stati-canaglia?». L'ex generale Franco Angioni, oggi deputato Ds, intervistato dall'Unità ha dichiarato: «Quella fornita da Arkin sul progetto Stone Ax è una notizia che mi lascia perplesso, ma ammesso sia vera, cosa si pensa, di sconfiggere il terrorismo con le armi nucleari? Mi sembra una follia!». Elettra Deiana deputata del Prc, appena appresa la notizia dell'affaire Stone Ax, ha chiesto una interpellanza urgente al presidente del Consiglio: «L'operazione di svelamento di codici segreti riguardanti diverse operazioni e programmi della difesa statunitense - sottolinea Deiana - risponde ad una logica di trasparenza e di democrazia e rende meno oscuro il processo decisionale dell'amministrazione americana».
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