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La denuncia dei familiari a Oristano Sindrome dei Balcani c?è un muro di gomma
- Subject: La denuncia dei familiari a Oristano Sindrome dei Balcani c?è un muro di gomma
- From: useppescano at virgilio.it
- Date: Sun, 16 Jan 2005 17:00:23 +0100
dalla nuova del 16\1\205 La denuncia dei familiari a Oristano Sindrome dei Balcani c?è un muro di gomma Convegno a Oristano per denunciare i danni subìti da militari e civili esposti alla contaminazione Il metallo della vergogna di Stato C?è un muro di gomma che impedisce di giungere alla verità Connivenze a livello istituzionale bloccano la commissione parlamentare ORISTANO. È il metallo della vergogna. È un assassino silenzioso, proprio come le connivenze che a livello istituzionale lo proteggono. Nessuno conosce la verità sull?uranio impoverito perchè, come di fronte a tante altre misteriose vicende della storia d?Italia, anche in questo caso viene innalzato il classico muro di gomma. Ci si sbatte contro e si resta con un grande dubbio, in assenza di dati statistici veritieri, perchè il governo blocca i lavori della commissione parlamentare, perchè i vertici militari si appellano al silenzio e perchè niente di ufficiale trapela. Nemmeno di fronte al dramma di tante famiglie, nemmeno di fronte agli appelli di un?isola sempre più conscia del pericolo che ha in casa e che dovrebbe godere del supporto di quei ministri e sottosegretari sardi della Casa delle Libertà che del governo sono assi portanti. È su questo silenzio assurdo, sui depistaggi chiari e nascosti, sui raggiri operati con maestria dai vertici governativi che hanno cercato di fare breccia i partecipanti di primo piano al convegno ?No all?uranio in guerra e in pace?, organizzato dall?associazione culturale Peppino Impastato e dal Movimento 15 febbraio, che ha ricevuto il sostegno di di Rifondazione comunista e di tante altre associazioni no profit e del movimento pacifista. Ma soprattutto che ha visto la partecipazione in prima fila dei familiari dei militari sardi deceduti o malati, probabilmente, per colpa di quella che è stata ribattezzata come la sindrome dei Balcani. Di nuovo c?è poco, perchè in Italia su certe cose scomode le istituzioni continuano a muoversi con la lentezza strategica di un pachiderma. E non serve a smuoverle il grido di dolore lanciato da Salvatore Pilloni, il padre di Giovanni, un militare che sulla sua pelle sta sperimentando il significato delle parole «metallo della vergogna». Parole in un italiano non perfetto, ma chiare. Come quelle di Lorenzo Scalia (presidente dell?associazione movimento 15 febbraio) o di Falco Accame (presidente dell?associazione dei familiari delle vittime dell?uranio) o di Elettra Deiana (parlamentare di Rifondazione Comunista), o di Tana Zulueta (senatrice Ds) o Mauro Bulgarelli (deputato dei Verdi). Lo Stato mente o nasconde gran parte della verità. È il punto di partenza palese. Dietro c?è il mancato rispetto della vita umana. Dei militari, mandati per anni allo sbaraglio senza l?attrezzatura necessaria. Dalla prima guerra del Golfo nel ?90 le misure di protezione per i soldati sono state insufficienti per tantissime missioni. Ma l?uranio impoverito non sceglie. Non fa distinzioni tra militari e civili e non sa nemmeno se chi respira l?aria maledetta sia italiano, americano, inglese, iracheno, somalo o slavo. L?uranio colpisce e uccide non solo chi è a contatto diretto con le munizioni e quindi con le polveri che srpigionano. Uccide e non scappa. Anche quando scorre assieme all?acqua torbida delle fonti di Escalaplano. In quel paese a due passi dal poligono di Perdasdefogu, dove i militari Nato fanno le esercitazioni. Lì in una delle basi sul suolo dell?isola più militarizzata d?Europa.
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