chi ha ragione sula radio attività alla base Usa ? unione e nuova del 18\9\2004 e la nuova del 19\9\2004



Legambiente. 
Studio dell?Università della Tuscia rivela: plutonio a La Maddalena 
 
Stop all?ampliamento della base Usa 
La richiesta di Prc e dei deputati dopo gli esiti della ricerca 
 
Ampliamento della base di nuovo a rischio. Potrebbe essere questo il primo
effetto concreto di una nuova indagine di Legambientesulla radioattività
a La Maddalena, che sarà presentata lunedì a Cagliari. La presenza di plutonio
e altro materiale radioattivo, rilevato da studiosi dell?università della
Tuscia, riaccende il fuoco di polemiche che si era raffreddato appena qualche
mese fa. Fioccano le interrogazioni parlamentari, le dichiarazioni di deputati
Verdi e non, di sindaci e di abitanti dell?isola della Maddalena, e anche
le richieste di bloccare i lavori di ristrutturazione nella base usa di
Santo Stefano. In modo esplicito, per ora, lo chiede solo Prc. Ma anche
i deputati sardi e l?assessore all?Ambiente promettono: non staremo a guardare.
i datiI deputati Antonello Soro (di Orgosolo) e Ermete Realacci (entrambi
della Margherita) scrivono un?interrogazione ai ministri della Difesa, della
Salute e dell?Ambiente. La ricerca è centrata sulla presenza di plutonio
239, svolta nell?area della Maddalena, di Santo Stefano, Palau e Caprera.
Se le concentrazioni di plutonio rilevate «non sono sicuramente allarmanti
per la salute umana e la balneazione, a destare serie preoccupazioni è la
presenza di radionuclidi trans-uranici». Frammenti che potrebbero innescare
gravissimi problemi di mutazioni genetiche a partire dai primi anelli della
catena alimentare e che non derivano da decadimenti naturali, ma da processi
che avvengono per la propulsione nucleare, nelle esplosioni atomiche, nei
disastri nelle centrali atomiche. «Alla Maddalena - continuano Realacci
e Soro- la loro presenza sarebbe da imputare a perdite non intenzionali
di minuscole quantità dai reattori dei sommergibili atomici in transito
da e per la base sull'isola di Santo Stefano, o per la perdita accidentale
durante il rifornimento». Una conferma sembrerebbe venire dalla distribuzione
delle tracce: le massime concentrazioni si troverebbero in siti che si affacciano
sulla base dei sommergibili nucleari. Fabrizio Aumento, professore che ha
diretto la ricerca con esperti di tutto il mondo, sottolinea «possibili
contaminazioni della catena alimentare», ma non vuole parlare di «contaminazione
radioattiva», preferendo dire che «esistono tracce di radioattività».
Soro, Dessì e la baseAntonello Soro spiega, all?Unione Sarda, che da tempo
si parla del problema, ma «la tendenza è un po? sempre a minimizzare, ma
è ora di tenere alta l?attenzione». Nei prossimi giorni, promette, farà
«qualche altra cosa». Per esempio? «Sta per decollare l?intervento per stabilizzare
la presenza militare nell?isola. Forse si può pensare a modificare la destinazione
degli investimenti». Ma, precisa, «lungi da me dire che La Maddalena è un
posto inquinato. Dico solo: attenzione». L?assessore regionale all?Ambiente,
Tonino Dessì, sottolinea che se l?indagine di Legambiente «sulla presenza
di plutonio fosse attendibile», vi sarebbe la conferma dell?incompatibilità
della presenza di sottomarini nucleari in un contesto ambientale «così delicato».
Forse l?assessore non ha letto bene il rapporto. Come riconoscono i due
deputati, a preoccupare non è il plutonio, ma altro. Dessì ricorda che la
presenza della base in un parco conferma le preoccupazioni di associazioni,
cittadini e del Consiglio regionale, «che si è espresso più volte contro
la sua presenza». Tra gli interventi, anche quello di Mauro Bulgarelli dei
Verdi («La società civile sarda deve avere la possibilità di esprimere la
propria opposizione alla presenza della base») e l?interrogazione di Pino
Sgobio, capogruppo dei Comunisti Italiani alla Camera dei Deputati, che
chiede al governo di realizzare indagini approfondite e ispezionare l?isola.




  
 
la replica 
 
Rosanna Giudice (An): «Scientifici i nostri dati » 
 
Il rapporto di Legambiente scatena le reazioni del sindaco dimissionario
della Maddalena, Rosanna Giudice, ma anche quella degli abitanti dell?isola
e del procuratore di Tempio, Valerio Cicalò. Che precisa: i dati in possesso
della magistratura, sulla base delle analisi eseguite da specialisti per
conto del ministero dell?Ambiente e delle Università sarde, hanno certificato
che «la radioattività presente nell?arcipelago della Maddalena è di origine
naturale».
Anche il sindaco, già alle prese con una crisi di Giunta che l?ha portata
a dare le dimissioni, non ci sta. «Noi ci siamo affidati a scienziati, a
gente specializzata. I dati parlano chiaro, non vedo perchè ci dobbiamo
sostituire a loro. Se Legambiente dice il contrario portasse i dati al Governo,
al Comune di La Maddalena, all?Asl e a tutti gli Enti coinvolti, compreso
il Comune di Arzachena. Mi sia consentito chiedere - conclude polemicamente
Rosanna Giudice - per quale motivo solo da due anni a questa parte si parla
di radioattività, eppure gli americani ci sono da 32 anni». Unanime anche
la condanna dei cittadini: «Non basta il danno provocato con il falso scoppio
nella galleria di Santo Stefano e le continue notizie allarmistiche, poi
smentite dai dati degli Enti preposti, - afferma un operatore turistico
-. Ormai siamo alla frutta, qua non ci verrà più nessuno e noi dovremo chiudere».

 
 
Lanuova

Sulla radioattività nell?arcipelago ora la Regione vuol saperne di più 
   
L?assessore all?Ambiente Dessì: «Ho chiesto una copia del rapporto elaborato
da Legambiente; la presenza della base Usa è però il problema»  
  
 

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 CAGLIARI. L?indagine di Legambiente comparsa ieri su «La Nuova Sardegna»
e su «Repubblica» che denuncia «punti caldi» di radionuclidi, in grado di
contaminare la flora e la fauna dell?arcipelago e quindi di generare una
catena alimentare inquinata alla base ha suscitato, com?era prevedibile,
un autentico putiferio di reazioni. C?è anche chi tenta di spegnere l?allarme
obiettivamente generato dalle conclusioni cui sono arrivati gli analisti
di Legambiente (peraltro molti e tutti di valore internazionale), ma in
assoluto prevalgono le voci preoccupate.
 In alternativa (o in aggiunta), c?è chi vuole l?allontanamento da Santo
Stefano della base di sommergibili nuclari made in Usa. Ma a dirla tutta
l?allarme contaminazione nell?arcipelago era già, scattato altre volte.
La prima seria avvisaglia di una possibile contaminazione di natura nculeare
risale al 21 giugno scorso quando era stata illustrata a La Maddalena la
ricerca dell?istituto francese Criiad (Commissione di richiesta e informazione
indipendente sulla radioattività), commissionata dal Wwf e dal gruppo ecologista
corso Abcde.
 Il «rischio radioattività», pure evidenziato dalla relazione non suscitò
allora particolari reazioni negli ambienti politici. Forse perché il dibattito
era concentrato sulle elezioni regionali appena svoltesi.
 Questa volta però le cose sono andate in modo diverso, forse anche perché
a capo della Regione c?è un governatore che già nella campagna elettorale
aveva avuto parole dure sull?incompatibilità lampante tra la presenza della
base americana è la tutela della vocazione turistica e del delicato equilibrio
ambientale della Maddalena.
 Ieri le prime reazioni alla ricerca di Legambiente sono dell?assessore
regionale all?Ambiente Tonino Dessì. «Se l?indagine di Legambiente sulla
presenza di plutonio nella base Usa di La Maddalena si rivelasse attendibile
vi sarebbe la conferma dell?incompatibilità della presenza di sottomarini
a propulsione nucleare in un contesto ambientale così delicato». La reazione
dell?assessore alla scoperta di concentrazioni di materiale radioattivo
è prudente: «Ho chiesto a Legambiente una copia del rapporto per esprimere
una valutazione». Dessì ricorda peraltro che la presenza della base americana
in un?area che è anche parco nazionale «conferma tutte le preoccupazioni
che in questi anni hanno manifestato associazioni, movimenti, cittadini
e anche il Consiglio regionale che si è espresso più volte contro la sua
presenza».
 
 Quasi un coro unanime: «Basta con la base Usa»  
  
  
  
  
 

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  CAGLIARI.«E? necessario un programma straordinario di monitoraggio delle
acque, della flora e della fauna dell?arcipelago di la Maddalena per verificare
la presenza di radiottività». Lo chiedono con una interrogazione al governo
i parlamentari Ermete Realacci e Antonello Soro (DL) dopo le notizie sulla
presenza di plutonio 239 in alcuni punti dell?arcipelago rilevata dall?indagine
di Legambiente. Nel documento presentato ieri stesso dai duen parlamentari
si sollecita anche «un?indagine epidemiologica sugli abitanti ed eventuali
contromisure».
 Soro e Realacci sottolineano inoltre la necessità di «ripensare la presenza
stessa della base nucleare.
 I parlamentari sottolineano come l?indagine dimostri che «mentre la concentrazione
di plutonio non sono sicuramente allarmanti per la salute umana e la balneazione,
a destare serie preoccupazioni è la presenza di radionuclidi transuranici.
Frammenti che potrebbero innescare gravissimi problemi di mutazioni genetiche
a partire dai primi anelli della catena alimentare». In sintonia anche il
deputato dei Verdi Mauro Builgarelli: «Occorre appurare una volta per tutte
il tasso e la natura della radioattività nelle acque della Maddalena, soprattutto
ora che sono iniziati i lavori per l?ampliamento della base militare». «I
nuovi dati diffusi da Legambiente - osserva il parlamentare - sulla presenza
di plutonio nelle acque ripropongono la questione della base Usa che, contro
la volontà della popolazione sarda e degli stessi pronunciamenti della Regione,
non solo non è stata smantellata ma anzi viene ulteriormente ampliata. Sarebbe
auspicabile - conclude Bulgarelli - che alla società civile sarda sia data
finalmente la possibilità di esprimere la propria opposizione alla presenza
della base militare attraverso un referendum popolare e che il presidente
Soru prenda atto e faccia pesare nelle opportune sedi i recenti pronunciamenti
della giunta regionale».
 L?allontanamento della base Usa è anche il filo conduttore delle prese
di posizione del Prc e del Pdci. Secondo il consigliere di Prc Luciano Uras
l?indagine dell?associazione ambientalista rimette al centro del dibattito
politico la questione della difesa dell?autonomia della Regione sarda a
partire dalle leggi regionali sulla denuclearizzazione della Sardegna (all?esame
per conflitto di competenza di fronte alla Corte costituzionale) e sul referendum
consultivo.
 «Il popolo sardo - sostiene Uras - deve avere il diritto di esprimere il
proprio parere sulla presenza di attività nel territorio regionale che comportino
armamenti e propellenti atomici. La sospensione dei lavori di ampliamento
delle cubature della base militare Usa di Santo Stefano - conclude - diviene
una esigenza di assoluta importanza».
 Il Pdci chiede invece un?ispezione alla base Usa. Pino Sgobio, capogruppo
dei Comunisti Italiani alla Camera dei Deputati, che, sull?argomento ha
presentato un?interrogazione parlamentare urgente ai Ministri dell?Interno,
della Difesa e della Salute.
«Nell?intento di verificare l? ipotesi di inquinamento dovuto ai sommergibili
nucleari - dice Sgobio - sarebbe necessario procedere ad un?ispezione presso
la base americana si Santo Stefano, che fu inaugurata nel 1972, in forza
di un accordo segreto fra i due paesi mai sottoposto alla ratifica del Parlamento
e del Presidente della Repubblica».
 E infine c?è Legambiente che invita il sindaco dimissionario di La Maddalena,
Rosanna Giudice (An), alla presentazione delle analisi prevista lunedì mattina
a Cagliari. «Le ricerche effettuate dalla nostra associazione nelle acque
dell?arcipelago - precisa Vincenzo Tiana, presidente regionale dell?associazione
ambientalista, in risposta a dubbi espressi dal sindaco sull?affidabilità
delle verifiche che hanno rilevato tracce di plutonio - sono state effettuate
da un pool di scienziati e ricercatori internazionale. Sono state effettuate
in ben due tornate differenti di monitoraggio e con due metodologie diverse,
proprio per non lasciare alcun margine al dubbio. In più avevamo già chiesto
un incontro alla Regione ancora prima di presentare i dati e ci apprestiamo
a fornire copia delle analisi ai ministeri competenti. Pensiamo - conclude
Tiana - «che tutti quelli che hanno a cuore la tutela della salute pubblica
e la tutela dell?ecosistema debbano ragionare sul segnale fortemente negativo
che questi dati esprimono e considerare il nesso diretto fra i valori di
plutonio rilevati e la presenza nucleare a Santo Stefano».
 
   
Cicalò: «Per noi valgono le rilevazioni ufficiali»  
  
  
  
  
 

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 TEMPIO.I rilevamenti e i dati pervenuti alla procura della Repubblica di
Tempio in relazione all?inchiesta avviata dagli uffici giudiziari sul presunto
inquinamento nucleare nell?arcipelago della Maddalena sarebbero nella norma.
Lo ha affermato, ieri mattina, il procuratore capo della Repubblica Valerio
Cicalò «Per quanto ci riguarda - ha spiegato il procuratore, ricordando
l?indagine - siamo fermi ai dati che sono stati forniti.
 Quelli, cioè dagli istituti di analisi incaricati dal ministero dell?ambiente
e dalle università di Sassari e Cagliari.
 I risultati delle loro ricerche sui diversi campioni prelevati nelle acque
e sui fondali dell?arcipelago, e non solo, parlano di una radioattività
di carattere naturale che si è andata consolidando nei secoli».
 La Procura di Tempio aveva avviato le indagini dopo che i risultati di
un istituto privato francese, il Criiad, rese noti i parametri anormali
di radioattività presente nella alghe dell?arcipelago.
 Radioattività che poteva essere collegabile all?incidente accaduto nell?ottobre
del 2003 al summergibile a propulsione nucleare Hartford, che entrò in collisione
con i picchi di granito sommersi della secca dei Monaci. Dopo i prelievi
sulle poseidonie e sulle alghe rosse i tecnici della Asl di Sassari cercarono
di individuare il Torio 234, un elemento radiottivo generato dalla fissione
dell?uranio, il combustibile nucleare delle unità di attacco della marina
statunitense.
 Le conclusione di una serie di analisi fatte però secondo i criteri e con
i mezzi in dotazione alla Asl (e da molte parti si è discettato sull?inadeguatezza
sia del tipo di analisi, sia sui mezzi in dotazione) avrebbero però escluso
il rilascio accidentale di radionucleidi, mentre la bassa radioattività
presente nella zona e del tutto simile a quella riscontrata in altre località
della Sardegna prese in esame.
 
 
L?ex sindaco Giudice non ci crede Ma i ds chiedono altri controlli  
  
  
  
  
 

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 LA MADDALENA. La notizia della presenza di plutonio e radionuclidi ha scioccato
gli abitanti della Maddalena che, una volta di più, si trovano a chiedere
chiarezza su una vicenda che riguarda la salute della comunità. La denuncia
di Legambiente ha fatto discutere: in pericolo c?è la salute degli abitanti
e, certo più modestamente ma non meno importante, i problemi legati al turismo
e alla balneazione. La relazione di Legambiente, però non è piaciuta (ancora
una volta) al sindaco dimissionario della Maddalena, Rosanna Giudice che
si è mostrata quanto mai seccata. «Mi infastidisce leggere queste notizie.
 «Per me - prosegue il sindaco - erano già messe da parte, una volta che
aveva ricevuto assicurazione da parte di scienziati e istituti specializzati
che tutto era regolare. Ora salta fuori Legambiente che dice il contrario.
Sarà bene allora che mostri i dati delle analisi a chi di competenza, anche
perché non sarebbe giusto che si sostituiscano alle istituzioni preposte
alle analisi generando allarmismi». La meraviglia del sindaco sta nel fatto
che solo ora si parla di radioattività, quando gli americani sono arrivati
a La Maddalena dal 1972.
 Di tutt?altro parere Pier Franco Zanchetta consigliere ds. «Anche per noi,
pur se siamo di parere opposto a quello della Giudice, è evidente la necessità
di monitorare costantemente l?area dell?arcipelago. Le rivelazioni di Legambiente
pubblicate dalla Nuova Sardegna, sono preoccupanti e confermano ancora una
volta che questo territorio non può essere abbandonato alla merce di chi
nasconde anche certe verità. Questo è il momento di fare chiarezza a tutto
campo. Abbiamo necessità di rassicurare i nostri concittadini e di avere
certezze su quello che sta succedendo».
 Mario Birardi ex sindaco della Maddalena, si mostra allarmato e non si
nasconde che la complessità e la serietà dell?argomento. «Mi sembra che
alcune considerazioni fatte dagli esperti di Legambiente e dagli scienziati
consultati dagli ambientalisti, in qualche modo fossero già venute fuori
nel corso delle conferenze fatte precedentemente. Chiaramente i sottomarini
a propulsione nucleare lasciano qualche traccia, ed è abbastanza noto, Ma
si tratta ora di constatare quale sia la consistenza di queste tracce. Comunque
una cosa è certa: si tratta sempre di scorie pericolosissime su cui esercitare
strettissimi controlli. Il pericolo è quanto mai reale e non dobbiamo assolutamente
abbassare la guardia. Bisogna chiedere alle autorità governative che invece
di inviare messaggi tranquillizzanti, coinvolgano tutti i centri scientifici
e tecnici per poter garantire seriamente il controllo.»
Andrea Nieddu  
 

  la  nuova 
 del  19\IX\04

Quella splendida isola in bilico tra inferno e paradiso  
 Non è un dilemma, ma la necessità di una presa di coscienza che lega eventi
apparentemente lontani come il ?caso La Maddalena? e la storiaccia dei rifiuti
radioattivi a Portovesme. Non c?è una differenza di sostanza tra la ?spazzatura
industriale? approdata nel Sulcis e l?assurda e grottesca realtà di un parco
naturale virtuale che ospita armi nucleari e sommergibili, che altro non
sono che reattori nucleari ambulanti. Per altro senza sistemi di sicurezza,
perché disarmati rispetto a possibili emergenze legate a fughe radioattive.
Parola del fisico John P. Shannon, per decenni responsabile della sicurezza
della Us Navy.
 Poco importa, infatti, se l?idea di «isola pattumiera» sia delle alte gerarchie
militari del Pentagono o di spregiudicati manager italiani. E? il risultato
di queste dinamiche che conta e, soprattutto, come la Sardegna e i sardi
le vivano. Cioé la capacità di affrontare un ragionamento che vada al di
là di preclusioni ideologiche antistoriche rispetto alle stellette e all?alleato
americano o alla presunta necessità di pagare con sofferenza e morte il
diritto alla dignità del lavoro. Per giunta distruggendo in questi perversi
percorsi l?unica vera ricchezza che abbiamo - cioé la natura - e ipotecando
il valore irrinunciabile della salute.
 Come ha scritto l?intellettuale sassarese Salvatore Mannuzzu, «noi sardi
siamo abituati a lamentarci e a protestare, piuttosto innocuamente: a chiedere
che le cose ce le cambino gli altri. Ma quelle nostre cose non cambiano
se non cambiamo noi».
 Come dire: la conciliazione con il moderno passa attraverso la nostra capacità
di riuscire a essere diversi, andando oltre la sporadicità di risposte non
passive. Mettendo anche in gioco un insieme di eredità culturali che chiamiamo
con una parola, che forse oggi appare fuori dal tempo, identità. Riuscendo
a capire finalmente che l?identità è un valore che deriva da esperienze
e sapienze secolari e che non può essere una prigione. Anzi, deve essere
una ricchezza culturale che sappia ispirare un modo nuovo e solidale per
essere presenti nel mondo e nella storia. Appartenenza e orgoglio, quindi,
ma anche e soprattutto intelligenza nel diventare protagonisti della nostra
vita nel divenire del tempo.
 La speranza è oggi che si apra una nuova stagione dove non ci sia spazio
per grottesche contraddizioni, come la convivenza di un parco con una presenza
- e un pericolo - nucleare. La ragion di Stato e le ragioni della politica
non hanno oggi più una spiegazione e una ragione legittima, ma solo una
perpetuazione di una rendita di potere che è lontana dagli interessi, dalle
aspettative e dalle speranze della Sardegna.
 Ragioni mai capite fino in fondo ieri e oggi più che mai incomprensibili.
Ragioni che consentono anche un?arrogante dispregio delle leggi dello Stato,
cristallizzando la violenta consuetudine della deroga e dell?eccezione politica.
 Il cosiddetto ?incidente? occorso al sommergibile nucleare statunitense
Hartford nell?ottobre dello scorso anno - al di là delle bugie con le quali
si è cercato inutilmente e pateticamente di ridimensionare il caso - ha
dimostrato che la catastrofe è possibile. Come pure è una realtà che la
Us Navy stia costruendo una base navale senza dirlo ufficialmente.
 Forse è arrivato il momento di uscire dal lungo ?sonno della Regione?.
Forse è arrivato il momento in cui l?autonomia sappia riscoprire il significato
profondo dell?identità e affrontare queste questioni che sono vera sostanza
politica, oltre che diritto sacrosanto al futuro e alla salute. In fondo,
non è una rischiesta impossibile.
Piero Mannironi  
 
«Un Eden? L?isola è una pattumiera»  
  
Plutonio alla Maddalena: il Wwf chiede maggiore tutela  
  
  
  
Il caso di Portovesme e dei cinghiali con sangue al piombo  
  
 

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CAGLIARI. Sardegna, altro che isola felice della natura incontaminata e
dalle spiagge candide, come le cartoline la ritraggono. La realtà è ben
diversa: parla di inquinamento diffuso e del rischio, tutt?altro che remoto,
che l?isola diventi (ammesso che non lo sia già) la «pattumiera del Mediterraneo».
La denuncia arriva dall?associazione ambientalista Wwf che per salvaguardare
l?isola chiede una maggiore attenzione da parte della amministrazione regionale
e, soprattutto, la creazione di una commissione ad hoc che vigili sul rispetto
delle norme antinquinamento.
 L?appello è stato lanciato ieri nel corso di una conferenza stampa, un
incontro che ha ripercorso i disastri ambientali abbattutisi sull?isola
negli ultimi anni e su cui, secondo l?Associazione ambientalista, ancora
poco è stato fatto per capirne la reale portata. «L?immagine di una Sardegna
incontaminata - dice il segretario regionale del Wwf Luca Pinna - scrive
fortemente con le allarmanti notizie che parlano di un ambiente minacciato
dall?inquinamento chimico e persino radioattivo». La rinuncia dell?Ente
foreste, sulla presenza di tracce di piombo nei cinghiali del Sulcis non
è che l?ultimo fattaccio della serie: «Il sospetto che a Portovesme siano
stati trattati materiali radioattivi altamente tossici, con pesante ricaduta
per la salute dei cittadini e sull?ambiente è un altro esempio - sostiene
l?Associazione - che mostra come il rischio che la Sardegna possa diventare
pattumiera del Mediterraneo sia tutt?altro che scongiurato». Come dire:
a poco son servite le mobilitazioni organizzate l?anno scorso contro la
possibilità che sostanze radioattive fossero stoccate proprio nell?isola.
L?inquinamento c?è, dice il Wwf, ed è pure «sottaciuto da qualcuno e irresponsabilmente
sottovalutato da varie amministrazioni pubbliche». Insomma, preoccupato
dalle emergenze ambientali, soprattutto dalla notizia sulla presenza di
plutonio al largo dell?arcipelago de La Maddalena, il Wwf chiede un aiuto
immediato. Già domani incontrerà l?assessore regionale all?Ambiente Tonino
Dessì, cui esporrà il suo lungo elenco di richieste: una più massiccia attenzione
della Regione verso problematiche ambientali, ma anche la creazione di un?apposita
commissione di monitoraggio ?composta da rappresentanti delle amministrazioni
pubbliche, delle università, dei maggiori istituti di ricerca e delle associazioni
ambientaliste?, cui si è affidato il compito di vigilare sulle norme anti
inquinamento ?a qualsiasi livello sul territorio dell?isola?. Gli ambientalisti
chiedono anche «l?avvio di indagini e controlli sanitari sulle popolazioni
che gravitano sulle aree limitrofe ai poligoni e ai siti di esercitazioni
militari e siti industriali», e l?immediata pubblicazione sul bollettino
ufficiale della Regione (Buras) del referendum contro l?improduzione e la
lavorazione delle scorie extraregionali sul territorio dell?isola.
 Durante l?incontro di ieri Vincenzo Migaleddu, consulente del Wwf, ha sottolineato
la necessità di nuovi monitoraggi ad ampio raggio per verificare se la presenza
di plutonio, così come quella di torio 234 rilevata negli scorsi mesi dalle
indagini condotte dal Criad (istituto di ricerca francese) sia da attribuire
alla presenza dei sottomarini a propulsione nucleare o agli effetti della
contaminazione mondiale risalente alle esplosioni nucleari in Sardegni degli
anni Cinquanta e Sessanta.
Sabrina Zedda  

  
Pagina 8 - Sardegna 
  
SEGUE DALLA PRIMA  
  
Evitiamo che la nostra regione sia una terra da cui scappare  
  
  
  
  
 

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Nomi, che si rincorrono sinistramente, da tempo, nelle cronache dei giornali:
uranio impoverito e arricchito, plutonio, rifiuti speciali, piombo, cadmio,
amianto,scorie, aggressivi e agenti inquinanti di varia natura e pericolosità
per la salute collettiva. Veleni che non fanno rumore come le bombe lanciate
dagli anglo-americani nel 1943 su Cagliari, Olbia, Alghero, Sassari. Che
non fanno scorrere sangue. Che non producono immagini d?impatto per la TV,
come i poveri corpi smembrati negli attentati terroristici nelle zone di
guerra sparse nel pianeta. Che uccidono lentamente ed educatamente, in silenzio,
e talora lontano nel tempo e nello spazio. A basso impatto mediatico e politico-sanitario,
a quanto pare, anche per coloro, amministrazioni, autorità, che, a vario
titolo, hanno il compito di tutelare, la salute, quello che - occorre ribadirlo?
- è il bene più prezioso e degno di tutela, ancorché comporti il sacrificio,
almeno nell?immediato, di ?posti di lavoro?, nel cui nome sono compiuti
troppi ?attentati? all?ambiente.
 Non ha evidentemente lo stesso impatto di un?epidemia come la Sars o l?influenza
aviaria - in termini d?allarme, paura, mobilitazione degli organismi di
sanità a tutti i livelli- lo stillicidio di notizie su leucemie, tumori
emolinfatici, malformazioni, handicap, che arrivano da piccoli centri come
Villaputzu, Escalaplano e altre aree industriali come quella della media
valle del Tirso, dove sono vecchi di decenni i primi allarmi sui residui
in eccesso di azoto ammoniacale, fosfati, solfati nelle acque. Ma si può
continuare a non far nulla di fronte a minacce come quella della radioattività
di cui ha dato conto questo giornale per la base della Maddalena? All?anomala
frequenza di tumori nel salto di Quirra?
E? un fatto che con tutte le aree a rischio- industriali, militari - si
potrebbe comporre una mappa, magari a colori, come si fece a fine Ottocento
per la malaria. Quella grave in rosso e la mite in giallo e l?intera isola,
a parte il Gennargentu e La Maddalena, era chiazzata di giallo e di rosso,
chiusa in un ? amplesso omicida?, come scrisse immaginosamente l?igienista
e politico Paolo Mantegazza, commentando, negli anni Sessanta dell?Ottocento,
la presenza invasiva e mortifera di quel flagello in Sardegna.
 Dall?arcipelago della Maddalena al Poligono di Capo Teulada; dal salto
di Quirra a Portovesme alle zone di insediamento dell?industria chimica.
Quali conseguenze tossicologiche e di che ordine e grado potrebbero avere,
alla lunga, gli effetti delle radiazioni sull?organismo umano ancorché in
dosi non elevate? Che cosa riserverà alle popolazioni civili - nelle aree
che rientrano nel poligono sperimentale di tiro di Perdasdefogu-Salto di
Quirra- la possibile contaminazione delle falde acquifere o in mare dovuti
agli aerosol di uranio e dei suoi ossidi, presenti nell?atmosfera dopo l?impatto
di proiettili su diversi bersagli, che le perturbazioni atmosferiche possono
trasportare a notevoli distanze? Quale evoluzione hanno subito i tassi di
mortalità generale e quelli per tumori nelle aree a rischio? Ed è possibile
stabilire un nesso di causa ed effetto tra condizioni ambientali e insorgenza
di questi ultimi? Sono interrogativi cui dovrebbero rispondere studi e indagini
epidemiologiche promosse dalla Regione e capaci di individuare irregolarità
nascoste dietro lunghe e, all?apparenza, mute serie di cifre nelle tavole
di mortalità.
 La Sardegna si trascina dietro, dall?antichità, la pessima fama di ?isola
pestilente?, tanto che Cicerone volendo insultare il sardo Tigellio lo liquida
con un ?ominem pestilentiorem patria sua?. Un?isola malata, terra di punizione
e di esilio. Permetteremo che ?le arie, le acque, i luoghi?, per riprendere
il titolo del celeberrimo libro di Ippocrate che ha segnato la nascita della
medicina razionale, - diventino una minaccia e la Sardegna una terra da
cui fuggire?
Eugenia Tognotti