Armi: a settembre accordo per produzioni militari tra Italia e Cina



Fonte: Unimondo
http://unimondo.oneworld.net/article/view/92623/

Armi: a settembre accordo per produzioni militari tra Italia e Cina

25.08.2004 Nonostante l'embargo europeo che vige dal 1989, riconfermato a
 larga maggioranza dal Parlamento europeo lo scorso dicembre, l'Italia non
 solo vende armi alla Repubblica popolare cinese, ma si sta apprestando a
 ratificare con la Cina un accordo "nel campo della tecnologia e degli
 equipaggiamenti militari" che prevede tra l'altro "acquisizioni e produzioni
 congiunte di equipaggiamenti militari" non meglio specificati. Il Disegno di
 legge 4811 presentato dai ministeri Difesa, Esteri, Finanze e Attività
 Produttive ratificherà un accordo del 1999 bloccato dai fatti di Tienamen
 che determinarono l'embargo dell'Ue. Decreto che, nel generale silenzio,
 dovrebbe essere approvato dal Parlamento entro settembre.


Armi: a settembre accordo per produzioni militari tra Italia e Cina
Unimondo
mercoledì, 25 agosto, 2004


      "Al governo Berlusconi non basta che la Repubblica popolare cinese sia
 il terzo acquirente delle armi italiane concedendo autorizzazioni che l'anno
 scorso hanno superato 127 milioni di euro. Si appresta ora a presentare in
 Parlamento un Disegno di legge per ratificare un accordo di cooperazione
 militare con la Cina che prevede tra l'altro 'acquisizioni e produzioni
 congiunte di equipaggiamenti militari' non meglio specificati. Il tutto in
 barba all'embargio di armi dell'Unione europea, in vigore dal 1989 e
 riconfermato a larga maggioranza lo scorso dicembre, e nel generale silenzio
 - ma a questo punto è meglio definirla complicità - del nostri parlamentari
 forse troppo occupati nelle solite beghe dei rispettivi schieramenti". Così
 Giorgio Beretta della Campagna per il controllo dell'export di armi italiane
 commenta la notizia del prossimo accordo "nel campo della tecnologia e degli
 equipaggiamenti militari" tra Italia e Cina. "Evidentemente quando notavo
 che la lunga visita lo scorso maggio del premier cinese Wen Jiabao agli
 stabilimenti di Alenia Spazio di Roma (una controllata di Finmeccanica, la
 maggiore industria armiera italiana -ndr), non era dettata dal solo
 interesse per i sistemi satellitari ad uso civile, non ero poi così lontano
 dal vero. Che poi il Governo Berlusconi intenda equilibrare la bilancia dei
 pagamenti con la Cina anche esportando armi è un dato ormai evidente" -
 aggiunge Beretta. 

      Da quanto si apprende da un dettagliato articolo di Gianandrea Gaiani
 sull'ultimo numero di "Analisi Difesa", infatti, Italia e Cina stanno per
 ratificare un accordo bilaterale stipulato tra i ministeri della Difesa dei
 due paesi nel 1999 a rinnovo di un primo accordo decennale del 1989 bloccato
 dai fatti di Tienamen che determinarono l'embargo dell'Unione Europea sulle
 forniture di materiale militare a Pechino. Il Disegno di legge 4811 ratifica
 l'accordo riconoscendo "sforzi e successi della Cina in favore della pace e
 stabilità interna e in tutta l'area orientale". Presentato dai ministeri
 Difesa, Esteri, Finanze e Attività Produttive, il disegno di legge è stato
 già approvato in via preliminare della Commissione esteri della Camera e
 dovrebbe essere approvato dal Parlamento entro settembre.

      L'accordo "nel campo della tecnologia e degli equipaggiamenti
 militari", prevede la costituzione di un comitato misto italo-cinese,
 acquisizioni e produzioni congiunte di equipaggiamenti militari non meglio
 specificati. "Quanto basta per ipotizzare il rischio di violazione
 dell'embargo europeo a Pechino soprattutto se si considera che il carattere
 tecnico militare dell'accordo è sottolineato dal fatto che i due organismi
 competenti sono rispettivamente la Direzione Nazionale Armamenti e il
 Comando generale equipaggiamenti dell'esercito popolare, cioè i due enti che
 trattano lo sviluppo e l'acquisizione di sistemi d'arma e tecnologie" -
 afferma Gaiani nel suo articolo. L'analista sottolinea inoltre che "l'Italia
 punta da tempo al mercato cinese, incluso quello militare dove, in
 controtendenza rispetto al resto del mondo, Pechino ha più che raddoppiato
 le proprie spese con un budget ufficiale nel 2004 di 25 miliardi di dollari
 che diventano quasi 70 se si aggiungono i fondi per le acquisizioni di
 tecnologie militari o "dual use" (doppio uso, militare e civile -ndr)
 all'estero".

      Il business militare con la Cina non attira solo l'Italia. Come
 ripetutamente riportato da nostro sito, Francia e Germania da tempo hanno
 proposto all'Unione Europea l'abrogazione dell'embargo in vigore dal 1989.
 Ma il 22 dicembre scorso, il Parlamento europeo ha bocciato a larga
 maggioranza la proposta franco-tedesca di abolire l'embargo di tecnologie
 militari a Pechino e con una specifica risoluzione (373 voti a favore, 32
 contrari e 29 astensioni) ha riaffermato che la situazione dei diritti umani
 nella Repubblica popolare "resta insoddisfacente, le violazioni delle
 libertà fondamentali continuano, così come continuano le torture, i
 maltrattamenti e le detenzioni arbitrarie".

      "Secondo il ministro Frattini, la Cina si distinguerebbe per 'sforzi e
 successi in favore della pace e stabilità interna e in tutta l'area
 orientale'. Forse al Ministro degli esteri sfugge che gli Usa non sono
 affatto dello stesso parere tanto che lo stesso di Segretario di Stato
 americano Colin Powell è intervenuto personalmente presso l'Ue per chiedere
 di mantenere l'embargo di tecnologie militari verso la Cina e che,
 preoccupati della sicurezza nella zona, gli Usa hanno in progetto di vendere
 nuovi sistemi di radar a Taiwan in grado di intercettare le centinaia di
 missili cinesi puntati sull'isola" - conclude Beretta.