i pro e i contro l'allargamento della base alla maddalena



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Qualcuno a Cagliari, a scoprire l'America
La Maddalena: la destra per la base Usa potenziata, la sinistra contraria
Molti candidati in lotta sull'adesione ai piani di Bush


 LA MADDALENA. Qualche isolano a Cagliari potrebbe pure andarci, dopo anni
di assenza, per via delle percentuali stravaganti di questa eccentrica legge
elettorale, e per l'inedito del collegio gallurese. Corrono in tanti, e il
vero interesse politico, al di là di quello sui voti che prenderanno, è
quello capire che tipo di isolano ci andrà, in Regione, dopo mesi di
divisioni sulla presenza americana.
 E' infatti come impossibile sfuggire al canovaccio di una campagna
elettorale che si giocherà su "americani sì, americani no". E' chiaro che le
posizioni non saranno così nette, così manichee, perché nella realtà questa
alternativa non si pone, la base Usa è lì e lì resterà, a dispetto delle
elezioni, del procedimento democratico. Si tratterà solo di capire come si
muoveranno i candidati in quel poco di spazio politico che resta, per ora,
autonomo: quello del maggiore o minore consenso alle politiche americane qui
nell'isola. Il potenziamento della base, per esempio. Deciso a Washington,
avallato a Roma, subito (volontariamente) a Cagliari, può essere comunque
rimesso in discussione. Quel piano prevede il raddoppio del punto d'
appoggio, o peggio il suo passaggio a base; presuppone un aumento della
presenza di sottomarini nucleari, di altri militari nell'arcipelago; insomma
un avamposto delle politiche imperiali di Bush. E' questo il futuro che
vuole La Maddalena? La Regione può molto, solo se volesse, per assecondare o
osteggiare una politica di questo tipo. Può renderla insostenibile per gli
stessi americani, a colpi di dissenso. Conterà molto la maggioranza che si
formerà a Cagliari, ma anche che tipo di maddalenino sarà eletto, se un
eletto ci sarà.
 Su questo punto - la presenza americana, un punto cruciale per qualunque
sviluppo dell'isola - finora centrodestra e centrosinistra sono stati
divisi. Nella coalizione che sosterrà Mauro Pili, che mai ha detto una
parola contro gli americani, correranno un assessore della giunta di Rosanna
Giudice (Gigi Piredda, con Fortza Paris), il presidente del consiglio
comunale (Antonio Satta, Forza Italia), un consigliere comunale (Marco
Avolio, dell'Udc), e un uomo di An, Michele Secci e uno del Nuovo Psi
(Gaetano Selva). Il centrodestra è stato granitico, a livello di chiusura a
ogni ipotesi di critica alla presenza americana. La Giudice, spesso lasciata
sola da Roma e da Cagliari nel momento iniziale della battaglia sul
raddoppio della base, ha trovato almeno su questo punto l'appoggio
incondizionato della sua maggioranza, e ora questi candidati, svolta
anti-Usa del sindaco a parte sugli appalti, sono chiamati a confermare
questa linea filo-governativa, di consenso al dominio americano, o a
smussarla, se non proprio abiurarla. Una bella prova, non c'è che dire.
Anche perché il granito delle posizioni si è disegregato, come dimostra l'
uscita di Giulio Giudice, zio di Rosanna, da Forza Italia e la sua
candidatura con il Psd'Az, «per meglio difendere La Maddalena dagli
americani, visto che il centrodestra non può farlo».
 C'è meno adesione agli americani, e non ce n'è, non ce n'è mai stata, nel
centrosinistra di Renato Soru, che era stato categorico: se vinco, via gli
americani. E' anche nella biografia dei candidati, al diversità: nelle liste
di Soru c'è Pio Palazzolo, del comitato contro la base; i Ds puntano
decisamente su Pierfranco Zanchetta, capogruppo del partito che più di
tutti, per la sua forza anche regionale, ha combattuto la battaglia contro
la base potenziata; una lotta avviata da Rifondazione comunista, da Agostino
Bifulco che era nel comitato paritetico che si oppose al piano americano e
che adesso chiede voti alla Gallura, su questo tema, come la Margherita che
lancia Carlo Randaccio, perché La Maddalena è in Gallura, geograficamente,
anche mentalmente, dopo anni di isolamento. (gpi)