Dopo 18 anni Israele (non) libera Vanunu



Dopo 18 anni Israele (non) libera Vanunu
Il tecnico nucleare israeliano uscirà questa mattina dal carcere di Ashqelon. Nel 1986 fu rapito a Roma dal Mossad e poi condannato a 18 anni per spionaggio per aver reso di dominio pubblico quello che tutti sapevano: che Israele costruisce bombe atomiche a Dimona. Ma più che liberato sarà trasferito agli arresti domiciliari: un altro scandalo
MI. GIO.
GERUSALEMME
Centinaia di pacifisti israeliani e sostenitori stranieri, tra cui l'attrice britannica Susanna York e l'europarlamentare italiana Luisa Morgantini, accoglieranno questa mattina alle 11 (le 10 in Italia) Mordechai Vanunu, il tecnico nucleare che uscirà dal carcere di Shikma (Ashqelon) dopo aver scontato una condanna a 18 anni di reclusione per aver rivelato nel 1986 al giornale britannico Sunday Times la produzione di armi atomiche in corso nella centrale di Dimona, nel deserto del Neghev. Già ieri decine di attivisti hanno tenuto un sit-in a poche decine di metri dalla sua cella per incoraggiarlo e «ringraziarlo». Vanunu è stato impegnato a riordinare la cella. Con lui c'erano i fratelli Meir e Asher. «Bisogna che lo stampa lo lasci tranquillo. Mio fratello non chiede nient'altro», ha affermato Asher in un'intervista. Non sembrano però questi i desideri reali di Vanunu che ogni volta che ha potuto far arrivare suoi messaggi all'esterno ha ribadito di voler continuare la sua battaglia contro la produzione di armi atomiche in Israele. E' questo che preoccupa le autorità israeliane, la sua intenzione di diventare il portabandiera di una campagna contro la proliferazione nucleare che inevitabilmente coinvolgerebbe gli arsenali atomici di Israele che il mondo occidentale fa di tutto per ignorare. Per questa ragione il governo di Ariel Sharon intende rendergli la vita difficile. Lunedì le televisioni israeliane hanno trasmesso - ignorando le proteste di Vanunu - una registrazione condotta in carcere un mese e mezzo fa in cui l'ex tecnico nucleare diceva a due ufficiali della sicurezza di volere la distruzione della centrale di Dimona e la sostituzione dello Stato ebraico con uno Stato palestinese. La stampa ha aggiunto che Vanunu andrà ad abitare in un residence di Giaffa (Tel Aviv), in riva al mare, grazie all'aiuto economico dei suoi genitori adottivi, gli americani Nick e Mary Eoloff. Sarà comunque una nuova prigione, anche se di lusso. Su disposizione del ministro degli interni Avraham Poraz, Vanunu non potrà lasciare lasciare Israele per almeno un anno, poichè sarebbe in possesso di segreti che potrebbero mettere a rischio la sicurezza del paese. Non potrà concedere interviste e dovrà riferire alla polizia i nomi dei giornalisti che proveranno a contattarlo. Non dovrà parlare mai del suo lavoro a Dimona, sarà tenuto a riferire alla polizia con 24 ore di anticipo dei suoi spostamenti e se intende dormire in altre località. Infine non potrà avvicinarsi ai confini del paese e usare internet per chattare.

Secondo il presidente della Commissione parlamentare per gli affari esteri e la difesa, Yuval Steinitz, Israele rischia «troppo» liberandolo e «non è ancora troppo tardi per metterlo agli arresti amministrativi». Nessun ripensamento per il leader laburista (e premio Nobel per la pace) Shimon Peres, l'ex premier che ordinò il sequestro del tecnico nucleare. «Vanunu - ha detto Peres - aveva violato le norme, aveva tradito il suo paese. Giustizia è stata fatta». Ieri il quotidiano Yediot Aharonot ha scritto che Peres, il padre «politico» della bomba atomica israeliana, ordinò al Mossad di riportarlo in patria a tutti i costi.

La scarcerazione di Vanunu ha immediatamente riportato l'attenzione di una parte dei media internazionali sul nucleare israeliano. Una troupe della Cnn è stata fermata ieri da agenti della sicurezza israeliana mentre si trovava in una zona riservata vicino alla centrale di Dimona. I membri della troupe, che stava lavorando a un servizio su Vanunu, sono stati interrogati e poi rilasciati.

dal Manifesto 21-04-04