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Re: economia di guerra
- Subject: Re: economia di guerra
- From: Achille Lodovisi <achille56 at iol.it>
- Date: Fri, 05 Sep 2003 10:56:54 +0200
On 31-08-2003 23:21, "rossana" <rossana123 at libero.it> wrote: > Economia di guerra > Nel secondo trimestre la spesa bellica (+45,9%) rilancia il pil Usa > ROBERTO TESI > Meglio del previsto: il prodotto lordo degli Stati uniti nel secondo > trimestre dell'anno è cresciuto a un tasso annualizzato del 3,1%. Lo ha > comunicato ieri il Dipartimento al commercio, rettificando al rialzo il > dato preliminare che aveva segnalato una crescita del 2,4%. A rafreddare un > po' gli entusiasmi, soprattutto delle borse, è però arrivato il dato > diffuso dal dipartimento al lavoro sulle richieste inziali di sussidi di > disoccupazione: nella scorsa settimana quasi 400 mila neo-licenziati sono > stati costretti a rivolgersi agli uffici del lavoro per chiedere di > beneficiare dell'indennità. La crescita registrata tra aprile e giugno di > quest'anno è la più ampia dal terzo trimestre 2002 ed è stata trainata dai > consumi, che rappresentano quasi il 70% del pil, ma soprattutto > dall'impennata della spesa pubblica per la difesa. I consumi sono aumentati > del 3,8% (2% nel primo trimestre) e la componente più rilevante è stata la > spesa per beni durevoli, salita del 24,1%, mentre nei tre mesi precedenti > era scesa del 2%. Quasi stabile - 1,1% annualizzato, cioè 0,25% nel > trimestre - la spesa per consumi di beni non durevoli. L'impennata nella > spesa per beni durevoli sembra legata alle agevolazioni concesse dai > produttori di auto, ma anche alla ulteriore discesa dei tassi di interesse, > decisa da Greenspan, che ha favorito gli acquisti rateali visto che negli > Usa è molto diffuso il credito al consumo. La discesa dei tassi, inoltre, > per molti statunitensi si è trasformata in una possibilità di > «arricchimento»: grazie alla rinegoziazione di mutui contratti in > precedenza a tassi più alti, per molti si aperta la possibilità di disporre > di soldi per alimentare i consumi. > > Sul fronte degli investimenti, l'incremento annualizzato è stato dell'8%, > contro una flessione del 4,4% nel precedente trimetre. Un buon sostegno è > arrivato dagli investimenti nel settore informatico: +8,2% rispetto al - > 4,8% dei primi tre mesi dell'anno. Prestazioni brillanti, quindi, ma nulla > in confronto dell'apporto fornito dalla spesa pubblica aumentata del 25,2% > grazie allo stratosferico incremento della spesa bellica: +45,9%. Una > variazione che ha un solo precedente: la guerra in Corea del 1951. > > La revisione al rialzo, oltre le previsioni, del pil nel secondo trimestre, > non ha però eccitato più di tanto i mercati finanziari, anche se gli ultimi > indicatori macroeconomici hanno confermato che il trend di crescita non > sembra essersi interrotto in luglio e agosto. Dall'inizio del mese di > agosto, infatti, tutte le informazioni macro sono buone: cresce la fiducia, > sale l'indice Ism, migliora la bilancia commerciale, vanno bene le vendite > e gli ordinativi. E il suprindice che sintetizza gli andamenti è in > ripresa. Insomma,, come tenta di convincere Bush, la ripresa si sta > consolidando. Ma le paure non mancano. La prima riguarda l'enorme capacità > produttiva non utilizzata che frena gli investimenti. E la mancanza di > investimenti frena la ripresa dell'occupazione e l'alta disoccupazione > rischi di frenare la ripresa dei consumi. Il tutto nel contesto di una > domanda estera (in particolare europea) fragile che non fornisce alcun > contributo all'economia Usa. > > Un'ultima preoccupazione, infine, la danno i tassi. La Fed mantiene molto > bassi quelli a breve che controlla direttamente, ma quelli a medio-lungo > periodo si stanno rialzando. E questo rischia da un lato di frenare il > mercato immobiliare (molti parlano di un prossimo sgonfiamento della bolla > speculativa) e dall'altro di non favorire più i consumi visto che si è > chiusa la strada della rinegoziazione dei mutui. Ieri i mortage rates sui > trentennali è risalito al 6,32%, mentre il tasso su quelli a quindici anni > è cresciuto al 5,66%. > > www.ilmanifesto.it > > > > > Questa analisi non mi para molto accurata, infatti non è speigato quale sarebbe il legame tra la supposta ripresa dell'economia civile e l'incremento delle spese militari. Conoscendo l'indistria bellica posso dire che dal momento in cui viene presa la decisione di spendere a quello in cui gli investimenti si trasformano in produzione ne passa del tempo. Inoltre si impiegano sempre le categorie assolutamente inadeguate del Pil e degli altri indicatori che ci propinano a loro piacimento per sostenere delle tesi azzardate. Si è quindi succubi del loro sistema di analisi mendace, personalmente faccio fatica a credere che l'aumento delle spese militari si sia trasformato immediatamente in una 'ripresa economica'. Questa è una tesi cara anche ai neoconservatori Usa! achille
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