[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
I figli malformati dell'uranio - Nucleare, affari sporchi (da "Liberazione")
- Subject: I figli malformati dell'uranio - Nucleare, affari sporchi (da "Liberazione")
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Tue, 19 Aug 2003 09:48:38 +0200
Messaggio di: Sabrina Deligia sabrina. deligia@liberazione. itQuesto è l'articolo più l'intervista al reduce da Liberazione del 29 maggio 2003. Invio anche l'articolo uscito il 13/6/2003 dal titolo: Nucleare, affari sporchi,
sommario: La vicenda scorie radioattive si arricchisce di nuovi e gravi elementi. Il conflitto di interessi di Paolo Togni, capo di gabinetto del ministero dell'Ambiente, ma anche vicepresidente Sogin. --- Liberazione 29 maggio Titolo: Vittime italiane della "Sindrome del Golfo" Sommario: Militari, civili e anche animali colpiti dalle stesse "stranezze" genetiche C'è chi non ha riconosciuto il figlio, c'è chi l'ha fatto e si è chiuso nel dolore. I bambini nati malformati in Iraq, ma anche tra i militari americani rientrati dalla prima guerra del Golfo, somigliano molto ai figli dei militari italiani reduci dalle missioni in Somalia e in Bosnia, ma anche a quelli dei civili, quelli nati nelle famiglie di Escalaplano. Paese tristemente noto per l'alto numero di bambini nati con "stranezze" genetiche, come ha denunciato Liberazione più di un anno fa. Ma anche per l'alto numero di morti per leucemia e linfoma di hodgkin. Ma anche per i tanti animali nati con due teste, orecchie al posto degli occhi, piedi malformati. Escalaplano non è in Somalia, non è in Bosnia, non è in Iraq è a solo quattro chilometri dal poligono militare di Perdasdefogu, in provincia di Nuoro, Sardegna. Questo il problema. C'è un nesso davvero grave tra queste tragedie, ed è la sindrome del Golfo, o anche dei Balcani, o meglio quella causata dall'esplosione di proiettili superperforanti all'uranio impoverito. Eppure nonostante i gravi lutti e l'alto numero di militari e civili che si sono ammalati in Italia non esiste un'inchiesta parlamentare, e le sei messe in piedi da altrettante procure sono letteralmente ad un punto morto. «E' necessario che le diverse indagini siano collegate, in modo da avere un'unica istruttoria», dice Pasquale Vilardo, legale di alcune delle vittime, come l'ex parà della Folgore Gianbattista Marica, l'unico a costituirsi parte offesa nell'inchiesta romana ora nelle mani del pubblico ministero Capaldo. Anche perché i casi segnalati all'Anavavaf, l'associazioni delle vittime, presieduta dall'ammiraglio Falco Accame continuano ad aumentare. Vittime come Marica, appunto, che in una memoria consegnata al pm Capaldo ha raccontato la sua vicenda di militare inviato in Somalia nel '93: «Sono stato per circa due mesi al campo di Jalalaqsu e quindi a Mogadiscio, presso l'ambasciata italiana, per circa cinque mesi. Qui partecipavo alla distribuzione del cibo, ai check point in zone già bombardate dagli americani, alla cinturazione dei quartieri bombardati dagli Usa». Esplosioni che avvenivano a poche centinaia di metri da Marica e colleghi. Tornato in Italia, comincia il calvario: «Dopo circa sette mesi mi venne diagnosticata una anemia emolitica, che precedette di circa un anno il linfoma di Hodgkin». La stessa sorte toccherà, negli anni, a diversi suoi colleghi. Il 16 gennaio del 1991 l'Onu autorizzò l'operazione Desert Storm (tempesta del deserto) per la quale gli Usa e gli altri stati della Nato schierarono quasi un milione di soldati e migliaia di mezzi, terrestri, aerei e navali. Il problema principale di questa guerra, legato all'uranio impoverito è che i proiettili furono sparati mentre i soldati erano in azione (magari per distruggere il nemico a poca distanza o per fornire copertura) e quindi i soldati si trovarono anche a dover respirare il pulviscolo di carri o siti distrutti da pochissimo o breve distanza. Alcuni militari alleati vennero addirittura bombardati per errore da quello che viene definito fuoco amico (e cioè dai loro stessi compagni) con proiettili all'uranio impoverito. Gli Usa mandarono il maggior numero di uomini in guerra e proprio tra i reduci si sviluppò una misteriosa sindrome denominata Golf War Syndrome (Gws) riconosciuta dal Pentagono. Dei 697.000 soldati Usa che hanno combattuto nel Golfo, più di 90.000 hanno accusato gravi problemi medici e molti di loro hanno avuto figli con gravi malformazioni neonatali, le stesse dei bambini nati nel primo dopo guerra in Iraq. Il problema vero è che già dalla guerra del Golfo gli Usa avevano preparato un video con le precauzioni da prendere e quali erano i rischi in caso di contatto o di inalazione delle polveri scaturite dall'esplosione di proiettili all'uranio impoverito. Ieri l'Osservatorio militare, l'associazione presieduta dal maresciallo Domenico Leggiero ha presentatato in una conferenza stampa alla Camera - presenti anche i deputati Edouard Ballaman (Lega Nord), Massimo Ostillio (Margherita), Giuseppe Giulietti (Ds), Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi) e padre Jean-Marie Benjamin - i risultati di una ricerca dell'Università di Modena che sostiene la tesi che le polveri scaturite dalle esplosioni di proiettili all'uranio impoverito, ma anche al tungsteno e di altro tipo, potrebbero essere alla base delle patologie tumorali di cui sono affetti i soldati italiani che hanno partecipato alle missioni. Ma questa è un'altra storia. Sabrina Deligia sabrina. deligia@liberazione. it ------------------------------------------------------------------------ Liberazione 29 maggio Occhiello: Parla un reduce dalla Somalia: «Il mio bimbo è nato con il palato aperto fino alla faringe» Titolo: Ecco i figli malformati dell'uranio Questa testimonianza è stata tratta dall'inchiesta di Sigfrido Ranucci trasmessa dal canale "All News" della Rai il 20 maggio, e mandata in onda ieri mattina alle ore 7, 30 all'interno del notiziario di Rainews24. La Rai, in quanto televisione pubblica, dovrebbe assicurare la massima diffusione al video visto il delicato tema che tratta. Noi abbiamo scelto di farlo. «Sono stato in missione in Somalia. Quando sono tornato, io e mia moglie abbiamo deciso di avere un figlio, questo bambino è nato con una grave malformazione fisica: aveva il palato aperto fino alla faringe». Parla per la prima volta uno dei militari italiani impegnati nelle missioni in Somalia e nei Balcani, in zone bombardate con armi all'uranio impoverito, che hanno avuto figli con malformazioni genetiche. «Io e mia moglie siamo andati dai medici per capire se questa malformazione dipendeva da noi ma le analisi hanno escluso tare di tipo genetico che avrebbero potuto causare questa malattia. Nel frattempo avevo saputo che altri colleghi avevano avuto problematiche analoghe: c'era che aveva avuto figli con problemi alla schiena chi al palato chi ai reni. Addirittura un collega aveva rinunciato a riconoscere il figlio, tanto era rimasto sconvolto». Il militare ha scelto che è ancora in servizio, racconta poi di aver denunciato la vicenda al proprio comando, ma di avere ricevuto ordine di non parlare perché altrimenti sarebbe stato trasferito. Perché ha deciso di raccontare la sua storia? Io penso che la storia del collega che non ha voluto riconoscere il figlio è talmente sconvolgente, alcuni di noi hanno accettato la malattia e abbiamo capito che non dipende da noi. Erano tutti colleghi che erano stati in missione? Erano colleghi che erano stati in Bosnia, Somalia, Balcani. Lei ha sospetti che questa malformazione sia stata causata dal fatto che abbia frequentato posti bombardati all'uranio impoverito? Sì, io e gli altri colleghi siamo stati in siti bombardati dall'uranio. Lei era a conoscenza di questo documento dal 1993 con il quale il Pentagono informava le truppe sulle precauzioni per l'utilizzo di armi all'uranio impoverito? (nel video si vede un documento datato 1993 Somalia). No, l'ho saputo solo dopo che c'erano documenti americani, io ricordo che in Somalia c'erano gli americani con strane tute e la cosa mi sorprese perché faceva caldissimo. Lei è ancora in servizio? Sì. Davanti a un magistrato parlerebbe? Sicuramente sì. Perché? Io chiedo solo che qualcuno ci dica perché mio figlio è nato in queste condizioni. Io non so se dipende dall'uranio impoverito o da altre cose. Vorrei solo che qualcuno ci dicesse la verità. ------------------------------------------------------------------------ Da Liberazione 13 giugno 2003 Titolo: Nucleare, affari sporchi Sommario: La vicenda scorie radioattive si arricchisce di nuovi e gravi elementi. Il conflitto di interessi di Paolo Togni, capo di gabinetto del ministero dell'Ambiente, ma anche vicepresidente Sogin L'affaire scorie nucleari si arricchisce di nuovi elementi. Soprattutto uno: il conflitto di interessi di Paolo Togni, capo di gabinetto del ministero dell'Ambiente, ma anche vicepresidente della Sogin, la società pubblica incaricata della gestione delle scorie nucleari. Togni è il vice di Carlo Jean, il generale dotato per decreto di poteri speciali da Silvio Berlusconi affinché trovi una equa soluzione tra imprese e militari per il caso rifiuti radioattivi. Poteri degni dello stato di guerra, come abbiamo già spiegato lo scorso 20 maggio. Il generale infatti, su propria insindacabile decisione, può derogare a ben 21 tra leggi, decreti ministeriali, circolari e contratti di lavoro. Ovvero, Jean è libero di violare norme di tutela dell'ambiente, di controllo delle acque, di licenze edilizie e di trasporto su strada, in mare e in ferrovia dei rifiuti pericolosi. E Togni dirige gli affari della Sogin anche fuori dalla società, visto che questa è sottoposta al controllo dell'Apat (agenzia di protezione dell'ambiente) che fa capo appunto al ministro dell'Ambiente Altero Matteoli di cui lui è capo di gabinetto. Qualche grave fatto. Togni, come ricorda il senatore del Prc Tommaso Sodano che ne ha chiesto la rimozione dall'incarico al ministro Matteoli, poco prima della sua nomina ministeriale risultava essere presidente della filiale italiana della Waste Management, uno dei tre colossi mondiali del settore dello smaltimento dei rifiuti e della produzione di energia. In passato la multinazionale statunitense è stata coinvolta in inchieste giudiziarie e amministrative tanto da essere oggetto di interrogazioni parlamentari ed è finita sotto il controllo della Security and Exchange Commission (l'ente di controllo della borsa Usa) sospettata di aver falsificato i bilanci. La Waste si è anche interessata all'acquisto della società Daneco, con interessi diretti sull'Isola d'Elba e guarda caso il ministero dell'Ambiente ha più volte convocato i sindaci dell'isola per proporre loro l'acquisto dell'impianto di smaltimento di rifiuti e di affidare la gestione trentennale dello stesso alla multinazionale. Non solo: Togni, in qualità di capo di gabinetto del ministro Metteoli, appena assunta la sua carica ordinò il cambio di 23 dei 40 membri della Via, la commissione di valutazione di impatto ambientale, e nei giorni scorsi il Tar ha sentenziato che quelle sostituzioni furono illegittime intimando il reintegro degli espulsi. Suo anche il decreto ministeriale nel quale si prevedeva «un affievolimento, anziché, un irrigidimento delle sanzioni per i soggetti che inquinano» annullato lo scorso marzo con una sentenza dalla Corte dei Conti. Alla gestione della "cosa pubblica" da parte di Togni si è interessato il Ragioniere dello Stato per la mancata attuazione del decreto del presidente della Repubblica, n. 178 del 2001 sulla nomina dei dirigenti, perché appunto, in qualità di capo di gabinetto ha disposto il blocco di tutte le attività dei direttori generali, con la motivazione che la Legge delega sull'ambiente, (che deve essere licenziata dal parlamento) cambierebbe tutte le competenze a loro attribuite. Non ultimo il caso diossina in Campania. La regione, a seguito dell'emergenza che ha riguardato gli allevamenti per la produzione del latte, ha commissionato alla Sogin uno studio per accertare la presenza di diossina sul territorio, in particolare per verificare se nell'area di Acerra, interessata alla costruzione di un inceneritore, vi fosse presenza di diossina. Dalle analisi della Sogin è risultato che non vi era traccia di diossina nel terreno, quando invece la sostanza inquinante era stata riscontrata dai prelievi del ministero della Sanità e di quello dell'Agricoltura, in una concentrazione tale da far scattare l'allarme. «E' evidente che Togni risulta essere in una condizione di conflitto di interesse tra carica pubblica. funzioni pubbliche e attività private» spiega il senatore Sodano nell'interrogazione. Soprattutto tenendo conto che Togni si "occupa" di questioni di natura delicata che investono la salute di milioni di cittadini, come appunto la volontà di fare della Sardegna la pattumiera nucleare d'Italia. La Sogin, infatti, è incaricata di individuare un "deposito unico nazionale" a prova di terremoti e di attacchi terroristici ed ha messo a capo dell'operazione il generale dell'esercito Carlo Jean, il quale ha immediatamente pensato subito alle miniere abbandonate del Sulcis, dell'Inglesiente, del Sassarese ed ai poligoni di tiro di Quirra, Perdasdefogu, Capo Teulada, che attendono una nuova destinazione d'uso scatenando la rivolta sull'isola. E il governo non ha smentito la scelta della Sardegna: «Da qualche parte questo materiale - ha spiegato mercoledì in diretta tv il ministro Giovanardi - deve obbligatoriamente essere stoccato». Vicenda che aggrava il conflitto di interesse tra pubblico e privato visto che l'ordinanza firmata da Jean, in qualità di commissario delegato dal governo - nonché presidente della Sogin - è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 2 marzo scorso con un "omissis" relativo alle disposizioni di sicurezza per gli impianti e i depositi nucleari. Ma non è tutto. Jean, tra le altre cose, per gli appalti di messa in sicurezza dei siti sceglie il metodo di «affidamento diretto - si legge nell'ordinanza - delle attività a soggetti in possesso dei necessari requisiti tecnico-professionali, con preferenza tra quelli che sono risultati già aggiudicatari in Sogin spa di attività analoghe, previa approvazione del commissario delegato». Segreto di Stato, dunque, e nello stesso documento assegnazione diretta dei lavori: il tutto grazie ai poteri speciali concessi a Jean da l capo del governo Silvio Berlusconi. Sabrina Deligiasabrina. deligia@liberazione. it
- Prev by Date: uso del napalm in Iraq
- Next by Date: Vietnam, l'Agente Orange continua a uccidere i civili
- Previous by thread: uso del napalm in Iraq
- Next by thread: Vietnam, l'Agente Orange continua a uccidere i civili
- Indice: