La verità sulle armi di Saddam Hussein



Sotto accusa le informazioni della Casa Bianca e del governo britannico
per ottenere il consenso alla guerra all'Iraq

La verità sulle armi
di Saddam Hussein

Inchieste a Londra e Washington: è stata una montatura?
di VANNA VANNUCCINI


NEW YORK - Mentre gli europei si esercitavano a Evian nella rimozione collettiva del passato in nome della pace transatlantica, la "questione della credibilità" delle ragioni addotte da Londra e Washington per l'invasione dell'Iraq ha raggiunto infine anche l'opinione pubblica americana. Due commissioni del Senato hanno presentato un'interrogazione per sapere se la Casa Bianca ha esagerato il pericolo delle armi di Saddam Hussein, se non addirittura intenzionalmente gonfiato. Bush è comunque più fortunato di Blair: solo il 31 per cento degli americani pensa di essere stato ingannato, due su tre continuano a credere che il presidente abbia detto la verità.

Ma anche per il governo britannico si annunciano momenti difficili: oggi il ministro degli Esteri Jack Straw - che ha lasciato precipitosamente il vertice Nato a Madrid - risponderà alla Camera alle accuse dell'opposizione liberal-democratica. Ed è molto probabile che venga istituita una commissione parlamentare sui servizi segreti per avviare un'inchiesta sulle informazioni dell'intelligence britannica sulle armi di distruzione di massa di Saddam usate dal governo per convincere l'opinione pubblica sulla necessità della guerra.


Le due commissioni Usa cominceranno i lavori nei prossimi giorni. Potrebbero esser chiamati a testimoniare lo stesso presidente, i ministri degli Esteri e dalla Difesa Powell e Rumsfeld, e il direttore della Cia Tenet, che sedeva ostentatamente dietro Powell quando questi arringò il Consiglio di Sicurezza dell'Onu il 5 febbraio. Il Segretario di Stato ha ribadito a Sharm el Sheik di aver fornito all'Onu "informazioni solide" e Tenet ha difeso "l'integrità" della sua agenzia. Ma agenti e ex agenti della Cia accusano l'Amministrazione di aver sistematicamente distorto le informazioni, "come mai era accaduto prima", per ottenere il consenso del Congresso alla guerra.

Paradossalmente era stato proprio Rumsfeld, forse per eccessiva sicurezza di sé, a gettare olio sul fuoco spiegando in un convegno di esperti che se Saddam non aveva usato le armi di distruzione di massa era probabilmente "perché aveva deciso di distruggerle prima". Come se non fosse stata quella la richiesta delle Nazioni Unite. Più chiaro ancora era stato il suo numero due Wolfowitz: "Abbiamo insistito sulle armi di sterminio per motivi burocratici, in quanto tutti potevano concordare. Ma non è mai stata questa la motivazione principale della guerra" aveva detto in un'intervista, spiegando che il primo movente per gli Stati Uniti era stato rimuovere le truppe dall'Arabia Saudita.

"Ho votato per la guerra convinta dalle informazioni, anche riservate, forniteci dall'Amministrazione sul pericolo costituito dalle armi di Saddam e dai suoi legami con Al Qaeda" ha detto alla Cnn la senatrice democratica Jane Harman. "Può essere stato un inganno". "Il fatto che non si trovino non significa che non ci fossero. In fondo nemmeno Saddam si trova, eppure c'era", ha detto un senatore repubblicano. Ma anche molti repubblicani sono a favore di un esame della "qualità dell'intelligence americana". "Se queste armi ci sono, bisogna scoprirle" ha detto il senatore McCaine - visto anche "lo scetticismo degli europei". Che le armi non fossero on the field, sul terreno, come era stato detto, non è più un segreto per nessuno. Secondo alcune ipotesi Saddam le avrebbe distrutte e nascosto poi le capacità produttive in fabbriche normali. Lo scetticismo europeo ha trovato nuovo nutrimento nel rapporto conclusivo dato all'Onu lunedì dal capo ispettore Hans Blix. Gli ispettori non hanno trovato prove che Saddam fosse in possesso di armi di sterminio, ribadisce Blix che indirettamente accusa Washington e Londra di aver ostacolato il lavoro degli ispettori facendo loro mancare il tempo per esaminare le ultime indicazioni fornite dagli iracheni.

(4 giugno 2003)

Fonte: http://www.repubblica.it/online/esteri/iraqattaccotrentadue/verita/verita.html