Re:Storia di un ingegnere aerospaziale pacifista



Caro Carlo,
La storia descritta è fantastica, ma ha qualcosa di vero?
Vorrei saperlo, poichè, nonostante io non sia un ingegnere aerospaziale, ma un semplice perito aeronautico, ho praticato l'obiezione di coscienza alla produzione militare.
Flavia esiste?
E' possibile contattarla?
Molte grazie
per avermi dato la possibilità di leggere questa storia
e per le eventuali informazioni che mi potrai fare avere.
Aspetto una tua risposta, qualunque essa sia.
Ciao
Elio Pagani

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Date      : Tue, 20 May 2003 18:17:21 +0200
Subject : Storia di un ingegnere aerospaziale pacifista

> Fonte: Il Barbiere della Sera
> http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=7292
> 
> 19.04.2003
> Storia di un ingegnere aerospaziale pacifista
> di Sebastian Dangerfield
> 
> rifiuta di lavorare per le Difese e serve il vino in vineria
> 
> Non avrei mai immaginato di incontrare un ingegnere aerospaziale in una 
> vineria. Non dalla mia parte del banco ma dall'altra, quella degli addetti 
> ai lavori. Ho conosciuto Flavia nella vineria che frequento dopo il lavoro 
> tanto per sbollire la giornata fatta di cattive notizie, soprattutto ora.
> 
> Lei e' una bella ragazza sorridente, come tante che lavorano dietro il 
> banco di una vineria; si muove bene tra i tavoli, capisce le esigenze di 
> tutti gli avventori, fa bene il suo lavoro. Facciamo amicizia presto, tra 
> l'altro cerco una baby sitter per le mie figlie e lei si offre. Nei giorni 
> successivi scopro -non me lo dice lei, e' molto riservata- che il suo vero 
> lavoro dovrebbe essere un altro: quello di ingegnere aerospaziale, appunto.
> 
> La mia attenzione esce dal suo stato di torpore dopolavorativo. Questa, in 
> sintesi, e' la storia di come un ingegnere aerospaziale arriva a versare 
> vino, avendo rifiutato di contribuire a costruire missili, sistemi di 
> puntamento per missili, satelliti e quant'altr
olone ipertecnologico sulla faccia di qualcuno che ha la sfortuna di 
> essere nato in un paese la cui capitale non comincia per W.
> Lei ha 28 anni, si e' laureata a 25 e poco prima della laurea e' stata 
> chiamata a lavorare per la Nasa, dove ha partecipato ad un progetto per 
> mettere a punto un sistema di controllo per lo specchio pieghevole di un 
> telescopio spaziale mai costruito. Quel lavoro e' durato nove mesi, poi e' 
> finito nel nulla come mille altri che l'ente spaziale americano mette in 
> piedi.
> 
> in Italia, dopo la laurea alla Sapienza di Roma inizia a fare ricerca 
> all'universita': deve sviluppare un oscuro sistema piezoelettrico dai fini 
> non meglio precisati.
> 
> "Cercando qui e la' er raccogliere informazioni -dice- mi capita di vedere 
> che quasi tutti i siti dedicati all'argomento sono siti militari. Sapevo 
> che il sistema girava intorno alle commesse militari, ma non pensavo che la 
> cosa fosse quasi monopolistica". La sua illusione, dice oggi, era di poter 
> lavorare nel poco spazio lasciato dalle aziende legate alle varie Difese 
> del mondo. "Mi sbagliavo. Tranne qualche nicchia, mal sovvenzionata, il 
> resto e' destinato in un verso o nell'altro all'industria militare".
> 
> La sua formazione e' di quelle esemplari: nessuna difficolta' negli studi, 
> un padre che e' un nome nell'ambiente scientifico, aria di formule in casa 
> dalla mattina alla sera: la scelta di prendere ingegneria, dopo il liceo, 
> viene naturale; e si sposa con la sua voglia di fare qualcosa di concreto, 
> non semplicemente applicarsi ad astratte formule matematiche. "Quando ho di 
> fronte un problema, lo devo risolvere e voglio vedere se il risultato 
> funziona". Ora, il funzionamento dei risultati del suo studio aveva 
> cominciato a darle dei problemi di coscienza. E non solo per le 
> implicazioni guerresche della ricerca aerospaziale: "non mi piace anche lo 
> spreco di somme immense per cercare soluzioni a problemi che noi stessi 
> abbiamo ci creiamo. Non 
re una struttura per ricevere i 
> neutrini che da Ginevra 'sparano' verso l'Istituto di fisica nucleare sotto 
> il Gran Sasso, una montagna sventrata per ricevere laboratori che fanno 
> praticamente solo questo", compito cui effettivamente ha collaborato dopo 
> aver terminato il suo periodo di ricerca all'universita'.
> 
> per qualche mese in una societa' che fornisce consulenze alle industrie 
> italiane ed europee dell'aerospazio, ad incarichi di cui non parla. E 
> alterna i suoi periodi di lavoro e ricerca con mestieri piu' umili, come il 
> baby sitting o la traduzione dall'inglese di romanzi. Scopre quello che le 
> sembra veramente importante, il tempo personale. "Io prendo coscienza 
> lentamente delle cose; ho cominciato a capire che non volevo passare il mio 
> tempo chiusa in un posto a studiare la soluzione di problemi inutili o 
> dannosi. Preferisco andare a mare dal martedi' al giovedi', senza nessuno 
> per strada e in spiaggia. Meglio andare a fare la spesa al mercato con 
> calma che al supermercato di fretta".
> 
> Il travaglio in realta' c'e' stato, e' durato circa un anno ed ha rischiato 
> di far crollare, dopo molti anni da brava studentessa e figlia, i rapporti 
> in famiglia. Ma la decisione era ormai presa: mai piu' passare il proprio 
> tempo china su cose che poi facilitavano il lavoro dei satelliti, qualunque 
> questo fosse.
> 
> Flavia ha la fortuna di avere una casa sua e ne affitta una parte. Mangia 
> frutta e verdura, raramente carne. Non ha il cellulare e il computer, la tv 
> e' avanzata da un trasloco della sorella, qualcuno le ha regalato un 
> videoregistratore. I suoi cd sono masterizzati, ogni tanto compra libri, 
> sempre il giornale. Si sposta a piedi, quando capita con la Vespa ("e 
> l'assicurazione e' una botta"), lavora di notte e prende 25 euro a serata. 
> Il suo attuale fidanzato e' un agronomo, pensano di andare a vivere in 
> campagna. Lei vuole fare figli, non missili.
> 
> Sebastian Dangerfield 
> 
> 
>