riforma della 185, così si armano i dittatori



Vincono i mercanti di armi

Il Senato vota la riforma della 185. L'opposizione e i pacifisti: un favore alle
lobbies, così si armano i dittatori

ANGELO MASTRANDREA

ROMA 28.3.03 Il Manifesto

Alla fine anche i centristi dell'Udc, nonostante le proteste di gran parte del
mondo cattolico, si sono adeguati, sia pur con qualche imbarazzo, alla disciplina
di governo e hanno votato per lo smantellamento della legge 185 sul commercio
di armi. Tutto come da previsioni, dunque, ieri mattina a Palazzo Madama.
Tanto che a ora di pranzo, esaurito il tempo spettante alle opposizioni e respinti tutti gli emendamenti, l'aula aveva già votato i rimanenti quattro articoli del ddl 1547, con 134 voti a favore, 95 contrari e due astenuti. Ora il ddl, che nei primi due articoli ratifica l'accordo europeo di Farnbourough e nei restanti modifica la 185, prima di diventare legge a tutti gli effetti dovrà tornare alla Camera perché è stato stralciato l'articolo 11, quello che eliminava i vincoli di trasparenza nelle
transazioni bancarie, e perché va aggiornata la copertura finanziaria, che nel
testo originario era prevista per il 2002. Ma tutto lascia pensare che sarà un
passaggio tanto formale quanto breve, e che, per dirla con i senatori diessini
Tana de Zulueta, Daria Bonfietti, Nuccio Iovene, Gianni Nieddu e Luigi
Viviani, «hanno vinto i mercanti di armi». Per questi ultimi le nuovi disposizioni rispondono infatti «alle pressioni delle lobby dei fabbricanti di armi». Durissimi
i commenti che arrivano da tutte le opposizioni e dai promotori della campagna
«Fermiamo i mercanti di morte», che un anno fa erano riusciti a bloccare l'iter di
un provvedimento che stava passando tra il silenzio e l'approvazione generali.
«E' una vergogna, il governo si è oggi macchiato le mani di sangue», va giù
pesante il verde Francesco Martone, «nonostante la guerra in corso e le
numerose manifestazioni della società civile e dei cattolici, il governo e la
maggioranza hanno approvato un decreto che favorisce pericolose triangolazioni
verso paesi che violano i diritti umani, a paesi ai quali stiamo cancellando il debito estero e a paesi che non hanno ratificato l'accordo di Farnbourough», in primis quelli dell'est. «I cittadini devono sapere che il governo del nostro paese,
in un momento in cui una politica estera degna del suo nome avrebbe richiesto
un impegno per un maggior controllo del mercato delle armi nell'ambito della
lotta al terrorismo, si accorda con l'industria bellica rischiando di fomentare i
conflitti in corso», prosegue Martone, che si chiede «come mai questo colpo di
mano? E perché tanta fretta di approvare questo ignobile provvedimento?».

Per Tino Bedin della Margherita la legge è invece frutto della «volontà del
governo di affossare l'accordo di Farnbourough, che avrebbe reso comune e
competitiva l'industria europea della difesa». Per cui «più che contro la 185, il
governo si è schierato per un rapporto privilegiato con gli Usa». Inoltre, la
filosofia sarebbe quella di «privilegiare l'aspetto industriale rispetto a quello
politico», con il risultato che le armi saranno considerate una merce come
un'altra. Ora, per Bedin, l'attenzione andrà posta sul regolamento che regolerà il commercio di materiali che possono avere un doppio utilizzo, civile e militare. Anche la loro compravendita sarà di fatto liberalizzata dal decreto governativo all'esame non della commissione difesa, come forse sarebbe stato più opportuno, bensì della commissione attività produttive, che ha però potuto fornire solo un
parere motivato. Accusa il governo anche il diessino Pietro Folena, secondo il
quale la liberalizzazione di fatto del commercio di armi è «una enorme
dimostrazione di ipocrisia e di falsità, a dimostrazione del fatto che coloro che
oggi si battono il petto in pubblico per aver permesso la vendita delle armi a
Saddam e a cento altri dittatori sparsi nel mondo in realtà non hanno per nulla
cambiato idea».

«Il parlamento italiano si è assunto la responsabilità di distruggere una delle
leggi più avanzate in materia di commercio delle armi», afferma Nicoletta
Dentico di Medici senza frontiere. Mentre Alessandro Marescotti di Peacelink
parla di «sconfitta» del movimento pacifista, che «non ha saputo sfruttare la sua
forza attuale», non mobilitandosi abbastanza dopo che migliaia di persone
appena un anno fa avevano firmato la petizione telematica a favore della 185.
«A chi ci accusava dicendo "cosa avete fatto voi pacifisti contro Saddam"
potevamo rispondere "abbiamo fatto approvare nel `90 la legge 185 che vieta la
vendita di armi ai dittatori". Da ora in poi possiamo accontentarci di dire con
amarezza "ieri vendevamo armi a Saddam, oggi ad altri dittatori"», conclude.
Ma la campagna non si ferma. Allo studio ci sono la costituzione di un network
permanente per il monitoraggio del commercio di armi e la richiesta al governo
italiano, durante il semestre di presidenza europeo, di rendere giuridicamente
vincolante il codice di condotta europeo sul commercio di armi.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/28-Marzo-2003/art51.html