rapporto Hans Blix all'Onu, cosa dice e quali sono le reazioni



Fonte: www.repubblica.it
Blix ha detto che "l'Iraq coopera piuttosto bene con gli ispettori sul disarmo nel dare accesso ai siti sospetti", ma ha aggiunto che il regime di Saddam non collabora nella sostanza perché il rapporto presentato nello scorso dicembre, nel quale dovevano essere elencate tutte le armi proibite, è palesemente incompleto. Così dal capo degli esperti dell'Onu è arrivata una lunga lista di interrogativi ai quali Saddam non ha finora risposto. Accompagnata da un nuovo, pressante invito a "dichiarare e distruggere le armi di distruzione di massa".
ARMI CHIMICHE. Blix ha detto che l'Iraq non ha fornito elementi per appurare che fine abbiano fatto 6.500 bombe chimiche. Nel dettaglio il capo degli ispettori ha spiegato che Bagdad ha prodotto una quantità di antrace maggiore di quanto dichiarato alle Nazioni Unite e che le prove della sua distruzione non sono convincenti. Se a ciò si sommano le risposte insufficienti fornite dal governo iracheno sulle scorte di gas nervino Vx, e il ritrovamento in un sito di una quantità da laboratorio di thiodiglycol, un precursore del gas mostarda (iprite), ecco che il quadro si fa preoccupante: "Le 12 testate chimiche ritrovate giorni fa - dice Blix - potrebbero essere la punta di un iceberg".

MISSILI. Il lavoro degli ispettori ha dimostrato che missili scud sono stati importati illegalmente, aggirando l'embargo, e che la gittata di molti di questi è "oltre i limiti". Importati illegalmente anche 300 motori che potrebbero essere usati per i missili Al Samoud-2.

DOCUMENTI. Le migliaia di pagine di documenti trovate in casa di uno scienziato, in parte dedicati alle ricerche sull'uranio arricchito, potrebbero non essere le sole. La preoccupazione è che Baghdad abbia nascosto celati molti altri incartamenti. Secondo Blix l'Iraq potrebbero avere occultato documenti anche in case private.

NUCLEARE. Su questo punto è il capo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica Mohamed el Baradei a dire che "non ci sono prove" di attività nucleari in Iraq. E' lo stesso capo dell'Aiea a segnalare la "violazione" della risoluzione 687 con l'acquisto da parte dell'Iraq di tubi di alluminio per un possibile doppio uso. Anche in questo caso, però, non si tratta di materiale che può essere usato nel processo di fabbricazione di armi atomiche.

Blix non ha chiesto esplicitamente al consiglio una "proroga" per le ispezioni. Ma prima ancora delle audizioni al consiglio di sicurezza ne aveva parlato il segretario generale dell'Onu Kofi Annan e poi, di fatto, è stato el Baradei a chiedere il "sostegno inequivoco e unito" al processo dei controlli in Iraq per raggiungere "una soluzione pacifica". Visto che - è sempre l'alto funzionario a parlare - "le ispezioni prendono tempo ma sono un prezioso investimento per la pace".

(27 gennaio 2003) 

---------------

Fonte: www.ilmanifesto.it
28/1/03
Gli ispettori alla guerra del tempo 
La relazione degli ispettori dell'Onu al palazzo di vetro: occorre più tempo per verificare di disarmo o il riarmo dell'Iraq Francia, Germania, Cina, Russia e Kofi Annan glielo concedono. Ma il problema è come, con una nuova risoluzione che suoni da ultimatum per Saddam? Per Bush infatti il conto alla rovescia è già cominciato
FRANCO PANTARELLI
NEW YORK 
La «pistola fumante» non c'è, ma non c'è neanche il suo contrario. Il gran giorno del rapporto degli ispettori dell'Onu al Consiglio di Sicurezza sulle «armi proibite» in possesso dell'Iraq si conferma un giorno ancora interlocutorio come tutti si aspettavano. Hans Blix, il capo degli ispettori impegnati nella ricerca delle armi chimiche e biologiche, non è stato tenero con l'Iraq («ancora oggi non sembra essere giunto alla genuina accettazione di quel disarmo che gli viene richiesto»), ma non è stato tenero neanche con le accuse che gli americani formulano pretendendo che vengano credute per il semplice fatto che arrivano da loro. Blix e i suoi uomini sono scienziati e come tali ragionano. Allo stato del lavoro degli ispettori, ha detto ai rappresentanti dei quindici paesi membri del Consiglio di sicurezza questo antipaticissimo (a Washington) settantaquattrenne svedese, non c'è materia per «presumere che ci siano armi proibite in Iraq», così come non c'è materia «per ritenere che non ce ne siano». Semplicemente, occorre più tempo per essere sicuri di una cosa o dell'altra. Il suo collega Mohamed el Baradei, responsabile delle ispezioni riguardanti le armi nucleari, ha detto più o meno la stessa cosa, con la differenza che lui la richiesta di più tempo per essere sicuri non l'ha avanzata implicitamente come Blix ma in parole chiare e precise, immediatamente riprese da Kofi Annan, il segretario generale dell'Onu. «Bisogna dare agli ispettori una ragionevole quantità di tempo per fare il loro lavoro», ha detto Annan a una piccola folla di eccitati giornalisti che ieri hanno sciamato da un punto all'altro del Palazzo di vetro di New York. «Non voglio dire per sempre - ha proseguito Annan - ma loro hanno bisogno di più tempo e io sospetto che il Consiglio finirà per accordarglielo. Siamo tutti fortunati ad avere due uomini così bravi nel guidare le squadre di ispettori».

Più che una reazione al rapporto degli ispettori, quella degli Stati uniti è stata una riaffermazione della loro voglia di guerra a prescindere dalle parole di Blix e el Baradei. Un esempio perfino un po' buffo è venuto dal loro ambasciatore all'Onu, John Negroponte. Prima ancora che i due capi degli ispettori parlassero, Negroponte aveva detto che l'Iraq aveva violato la risoluzione 1441 perché la sua collaborazione con gli ispettori in questi due mesi non è stata «immediata e incondizionata» come quella risoluzione diceva. E dopo che Blix e el Baradei avevano parlato ha detto di «non aver trovato nulla nelle loro parole che mi abbia fatto cambiare idea». Ma quanto a «reazione preventiva», Negroponte era stato ampiamente preceduto dal suo capo Colin Powell, che l'altro ieri a Davos si era fatto intervistare da tutti i giornalisti disponibili per lanciare una specie di personale controffensiva al «no» tondo e congiunto di Francia e Germania. Voci maligne dicono che sono stati i «falchi» dell'amministrazione a costringere Powell a quelle parole dure per fargli pagare il fatto che con il suo atteggiamento da «colomba» ha finito per intrappolare Washington in quella che loro chiamano la «burocrazia internazionale» e che i comuni mortali chiamano le regole di convivenza fra nazioni. Vero o no, Powell è arrivato anche a prendersela con «l'ingratitudine» degli europei, dimentichi di quanto gli Stati Uniti hanno fatto per loro nella seconda guerra mondiale, tanto che il New York Times ha titolato il resoconto delle sue parole con un sorpreso «Powell mette da parte il rapporto degli ispettori».

Tutto ciò potrebbe avere uno sviluppo di cui ieri si è avuta un'indicazione per così dire indiretta, quando dalla rappresentanza russa all'Onu è venuta l'osservazione che il rapporto degli ispettori deve essere considerato provvisorio, che il loro lavoro deve continuare e che per decidere questo «non serve una nuova risoluzione». Una nuova risoluzione?, hanno cominciato a chiedersi un po' tutti, e la risposta che si sono dati è che a questo punto Washington, messa nell'impossibilità di respingere la richiesta di più tempo per gli ispettori, si stia orientando, sì, ad accettarla, ma con la condizione che stavolta venga fissata «nero su bianco» (appunto con una nuova risoluzione) una scadenza ferrea, all'indomani della quale l'attacco all'Iraq diventi automaticamente legittimo. Dal che si deduce che quando Kofi Annan esprimeva il «sospetto» che il Consiglio di Sicurezza finirà per accordare più tempo agli ispettori sapeva di che parlava, ma evitava di dire che oltre al «se» c'è anche il problema del «come» quel lasso di tempo sarebbe stato accordato. Del resto, quando la Francia ha compiuto il primo passo della sua offensiva poi culminata nella dichiarazione congiunta con la Germania, aveva fatto presente agli americani che in fondo ciò che stava chiedendo era solo «un paio di mesi».

Alla possibilità della nuova risoluzione non hanno fatto cenno ieri né il rappresentante francese né quello tedesco, nei loro scontati commenti che bisogna dare più tempo agli ispettori; ma un altro indizio della richiesta americana viene dalla Cina, il cui ambasciatore Wang Yan Ngfan, all'osservazione che bisogna dare più tempo agli ispettori ha aggiunto un sibillino «decida il Consiglio di Sicurezza quanto quel tempo deve essere lungo». Insomma la possibilità è che domani, quando il Consiglio si riunirà per discutere formalmente il rapporto presentato ieri da Blix e el Baradei, esca fuori questo problema della nuova risoluzione attraverso cui accordare loro più tempo e che si inauguri un'altra stagione di serrate trattative su cosa esattamente quella risoluzione debba dire. Unica consolazione, forse, è che se non altro il destino di questa guerra torna ad essere discusso dalla «burocrazia internazionale». 


Mai tanti «No» 
Sondaggio Gallup per «Usa-Today/CNN»: i contrari (Bush, ap) ad una guerra mai stati così tanti dall'11 settembre. Per il 50% l'attacco dipende dalle ispezioni Onu, per il 56% va chiesto l'avallo Onu , il 43% è contro l'invasione di terra (a favore il 38%) 
 

---
Ue, unità di facciata fra interventisti e pacifisti 
Dopo lunghi negoziati un documento comune: Saddam cooperi, l´Onu decida 

28/1/2003



corrispondente da BRUXELLES 

«L'Europa oggi ha parlato con una voce sola», dice soddisfatto il ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin, lasciando il palazzo Justus Lipsius, sede del Consiglio europeo. E suoi colleghi - a partire dal tedesco Joschka Fischer - gli fanno eco. Anche Romano Prodi tira un sospiro di sollievo: avere trovato l'unanimità su un documento sulla crisi irachena è «un grande passo in avanti». Appena una settimana fa, il presidente della Commissione aveva ammesso con amarezza che nel mondo «ci ridono dietro» perché la Ue potrebbe avere un ruolo centrale in politica estera, ma è poi paralizzata dalla mancanza di unità. Adesso è arrivato un primo segnale positivo. Anche se è «ancora preliminare» perché dietro le formule che hanno messo tutti d'accordo, le divergenze rimangono. Ma individuare un minimo comune denominatore è stato già un risultato. Mettere d'accordo gli inglesi, che hanno la loro flotta che naviga verso il Golfo, e i tedeschi che ripetono ogni giorno il loro no a una soluzione militare, era quasi un'impresa disperata. Così, alle 9 del mattino, prima dell'avvio formale del vertice dei ministri degli Esteri dei Quindici, i capi delle diplomazie dei due Paesi che si dividono la presidenza della Ue quest'anno - il greco Ghiorgos Papandreu e l'italiano Franco Frattini - hanno incontrato i rappresentanti dei quattro Paesi che siedono nel Consiglio di sicurezza dell'Onu: i due membri permanenti - Francia e Inghilterra - più Germania e Spagna che ne fanno parte per il gioco dei turni. Un tavolo di sei ministri con tutte le posizioni rappresentate: gli «interventisti» e i «pacifisti» con il ministro Frattini nel ruolo non facile di chi vuole conciliare la fedeltà all'alleanza con gli Usa e il rispetto del primato dell'Onu. Il risultato è un documento di venti righe, diviso in cinque paragrafi, che il ministro degli Esteri italiano riassume così: «Un messaggio forte all'Iraq» che l'obiettivo è il suo disarmo «totale e incondizionato» con l'obbligo di adempie¿Enrico Singer 28/1/03
Fonte: http://www.lastampa.it/edicola/sitoweb/Esteri/art4.asp

---

«Quattro miliardi di dollari alla Turchia» 

28/1/2003


WASHINGTON. Gli Stati Uniti offrirebbero alla Turchia almeno quattro miliardi di dollari come risarcimento per l'eventuale guerra contro l'Iraq. Ne ha dato notizia ieri l'«International Herald Tribune». «Se la Turchia ci aiuta, noi vogliamo aiutarla ad affrontare le conseguenze economiche per il suo ruolo nella guerra», ha detto al quotidiano internazionale un esponente dell'Amministrazione Bush, di cui però non è stata rivelata l'identità. L'ammontare di quattro miliardi di dollari è stato già respinto dal leader turco Recip Tayyip Erdogan, che l'ha giudicato «inadeguato», perché - ha spiegato - «queste somme non risolveranno i problemi della Turchia». L'offerta americana fa parte della strategia per portare al proprio fianco la Turchia, Paese confinante con l'Iraq e membro della Nato, nel quale si potrebbe aprire - con l'utilizzo delle sue basi - un fronte settentrionale contro Baghdad. 
Ansa (tratto da www.latampa.it del 28/1/03)

---

IL LAVORO METICOLOSO DELL´EX DIPLOMATICO E GIURISTA SVEDESE 
I sessanta giorni dell´ispettore Blix 
Accusato di essere debole ha sfoderato una grinta inattesa 

28/1/2003

corrispondente da NEW YORK 

NEL gennaio del 2000 Hans Blix era in viaggio con la moglie Eva tra i ghiacci dell'Antartico quando ricevette la telefonata di Kofi Annan che lo chiamava in pista per guidare l'Unmovic, il nuovo team degli ispettori Onu in Iraq. Tranne il Segretario generale delle Nazioni Uniti, quasi nessuno lo voleva in quel posto, uno dei più delicati dell'intero Palazzo di Vetro. Per i Paesi del Terzo Mondo, Blix era uno sconosciuto giurista di Uppsala, già ministro degli Esteri svedese ma con uno scarso curriculum da neutralista rispetto a molti suoi colleghi scandinavi. Per Washington e Londra era stato assai inefficace negli Anni 80 come direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, facendosi cogliere impreparato dai tentativi di Saddam Hussein di raggiungere la bomba, poi scoperti dopo la Guerra del Golfo del 1991. E le nazioni arabe diffidavano di lui proprio perché era stato diversi anni alla guida della sede viennese dell'Aiea, quell'Agenzia internazionale per l'energia atomica che è tradizionale luogo di guerra di intelligence. Non essere il candidato di nessuno alla fine gli giovò e così fu lui a essere designato a sostituire l'australiano Richard Butler, accusato dagli iracheni di essere una spia di Washington e Londra, avendo la meglio sul suo connazionale Rolf Ekeus, sostenuto a spada tratta dagli anglosassoni. Il debutto al Palazzo di Vetro avvenne con la decisione di affiggere nel suo studio una gigantesca foto satellitare di Baghdad, ma non fu certo un debutto dei migliori: le ispezioni in Iraq erano sospese dalla fine del 1998, lavoro da fare ce n'era poco e lui continuava a essere inseguito dalla fama di essere soprattutto un debole. «Blix è stato preso in giro per anni, accusato di guidare un team senza poteri nè denti, con un record personale privo di successi significativi nonostante 40 anni di diplomazia alle spalle» ricorda David Albright, ex ispettore dell'Onu. A Stoccolma le cose non andavano meglio: «Blix è un politico debole, ingannarlo ¿Fonte: www.lastampa.it del 28/1/03

---

UNA RELAZIONE PIU´ DURA DEL PREVISTO 
Il rapporto all´Onu «Saddam collabora ma solo nella forma» 
Restano interrogativi sul gas nervino, l´antrace, le testate chimiche e i missili. Quasi un´assoluzione sul nucleare. Occorrerà altro tempo 

28/1/2003

dal corrispondente a NEW YORK 

«L'Iraq non ha accettato il disarmo richiesto in maniera genuina». E' questo il giudizio di Hans Blix, capo degli ispettori Onu, maturato al termine di due mesi di controlli all´interno dell´Iraq. Il testo letto in meno di 30 minuti di fronte ai quindici ambasciatori del Consiglio di Sicurezza dà atto a Baghdad di aver «collaborato piuttosto bene» consentendo l'accesso illimitato a quasi trecento siti sospetti, ma «nella sostanza» le raccomandazioni della risoluzione 1441 sono state largamente disattese. La principale obiezione rivolta all'Iraq è quella di aver consegnato il 7 dicembre scorso una «dichiarazione sulle armi» che se da un lato «ripresenta materiali già noti» dall'altra non risponde all'interrogativo sulla sorte del gas nervino, di 8500 litri di antrace e di 6500 bombe chimiche risalenti a prima della guerra del Golfo del 1991. Si tratta di armi di distruzione di massa di cui l'Onu lamentò la scomparsa già nel rapporto del 1999. «In assenza di prove sulla loro distruzione dobbiamo presumere che queste armi mancano all'appello», dice Blix, sollevando il sospetto che le testate chimiche vuote da 122 millimetri trovate casualmente a Sud-Est di Baghdad siano «la punta di un iceberg». Altri due ritrovamenti contribuiscono ai sospetti degli ispettori: «Tremila pagine sull'arricchimento dell'uranio rinvenute nella casa di uno scienziato» e «un documento dell'aviazione militare in cui si parla di seimila razzi chimici» incluso all'interno della dichiarazione del 7 dicembre. Per quanto riguarda i missili, Blix afferma che gli ispettori hanno trovato l'Iraq in violazione delle risoluzioni post-1991 nelle quali gli si consentiva soltanto il possesso di vettori con gittata massima di 150 chilometri: «A disposizione delle forze armate vi sono oggi l'Al Samud II e l'Al Fatam, già sottoposti a test per gittate di 183 km e 161 km» grazie a particolari poligoni balistici che lasciano sospettare la volontà di raggiungere «potenzialità di raggio ben maggiore». In partico¿m. mo. 

Fonte: www.lastampa.it del 28/1/03

---
KOFI ANNAN CHIEDE UNA «PROROGA RAGIONEVOLE» DEI CONTROLLI 
«Gli ispettori avrebbero bisogno di trecento anni» 
Bush e Powell: il tempo sta davvero scadendo 

28/1/2003



NEW YORK 

«Il tempo a disposizione dell'Iraq per il disarmo pacifico sta rapidamente scadendo». Gli Stati Uniti hanno letto nel rapporto degli ispettori al Consiglio di Sicurezza la conferma delle loro accuse a Saddam, come dimostrano queste parole del capo della diplomazia Colin Powell. Ora Washington si consulterà con gli inviati dell'Onu e gli alleati, tra cui il capo del governo italiano Berlusconi atteso a giorni nella capitale, e nel giro di una settimana farà sapere quali passi vuole compiere. Il segretario di Stato, però, ha lasciato capire che il momento delle «serie conseguenze» si sta avvicinando, e ha reagito con poco entusiasmo anche alla proposta tedesca di ascoltare un nuovo rapporto il 14 febbraio. La prima risposta americana al rapporto l'ha offerta l'ambasciatore all'Onu Negroponte, dando subito il tono delle reazioni: «Non abbiamo sentito nulla che ci dia speranza sulla volontà dell'Iraq di disarmare. Non stanno cooperando in maniera incondizionata. Nei prossimi giorni il Consiglio di Sicurezza e i governi membri dovranno affrontare le loro responsabilità». Il collega britannico Greenstock ha ripreso il commento del suo ministro degli Esteri Straw, secondo cui «le ispezioni stanno diventanto una charade. Il tempo è quasi scaduto, e se l'Iraq continuerà a non collaborare, subirà serie conseguenze». Poi, però, l'ambasciatore di Londra al Palazzo di Vetro ha detto che il suo governo è favorevole alla proposta di Berlino, che dal primo febbraio assumerà la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza. La Germania, che condivide con la Francia, la Russia, la Cina e il Canada il desiderio di dare agli ispettori più tempo, vuole fissare un nuovo rapporto di Hans Blix e Mohamed el Baradei per il 14 febbraio. Anche il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha sostenuto la prosecuzione dei controlli: «Non diciamo di estenderli all'infinito, ma di dare un tempo ragionevole per completarli, e penso che il Consiglio accetterà». La data del 14 febbraio, però, potrebb¿Paolo Mastrolilli
Fonte: www.lastampa.it del 28/1/03





-----------------------------------------------------

Salve, il messaggio che hai ricevuto
è stato inviato per mezzo del sistema
di web mail interfree. Se anche tu vuoi 
una casella di posta free visita il
sito http://club.interfree.it
Ti aspettiamo!

-----------------------------------------------------