(Fwd) Bioterroristi. Chi?



Da Il Manifesto - 13 novembre 2002

Bioterroristi. Chi?

In corso a Ginevra la conferenza sulle armi biologiche

MANLIO DINUCCI

Si è aperta l'11 novembre a Ginevra, con la partecipazione di 146 paesi, la conferenza sui possibili 
meccanismi di verifica della Convenzione internazionale sulle armi biologiche, il trattato del 1972 che 
proibisce lo sviluppo, la produzione e il possesso di agenti biologici utilizzabili a fini bellici. Il trattato è 
rimasto finora sulla carta, in quanto non prevede misure di verifica. Tutte le maggiori potenze, pur avendolo 
ratificato, hanno avuto così praticamente mano libera per sviluppare nei propri laboratori armi biologiche 
sempre più micidiali: batteri e virus che, disseminati per via aerea o attraverso vettori (pulci, mosche, 
zecche), sono in grado di scatenare epidemie nel paese bersaglio. Tra questi vi sono il batterio Yersinia 
Pestis, causa della peste bubbonica (la temutissima «morte nera» del Medioevo) e il virus Ebola, contagioso 
e letale, per il quale non è disponibile alcuna terapia. Con le tecniche della moderna ingegneria genetica, si 
possono produrre oggi anche agenti biologici a cui la popolazione bersaglio non sarebbe in grado di 
resistere, non disponendo del vaccino specifico. Vi sono inoltre seri indizi sull'esistenza di ricerche 
finalizzate allo sviluppo di un'arma biologica in grado di annientare il sistema immunitario, con effetti analoghi 
a quelli dell'Aids.

Queste e altre armi biologiche si stanno sviluppando nei laboratori militari delle maggiori potenze. E' però 
possibile che anche altri paesi, a livello scientifico più basso, possano realizzare armi biologiche che, anche 
se rudimentali, sarebbero comunque pericolose. I moderni eserciti sono dotati di sensori che segnalano la 
presenza di agenti patogeni e hanno sistemi di protezione e vaccini. E' invece impossibile proteggere la 
popolazione civile da un attacco con armi biologiche. Anche perché esse hanno un tempo di incubazione 
molto breve e non sono facilmente identificabili: si possono infatti usare agenti patogeni endemici nella 
popolazione bersaglio o in grado di mimare una infezione endemica.

Dato il crescente pericolo di proliferazione di tali armi, diviene sempre più urgente stabilire meccanismi di 
verifica che rendano operativo il trattato. C'è però un ostacolo che lo impedisce: il rifiuto dell'amministrazione 
Bush di sottoscrivere un accordo che permetta ispezioni nei laboratori dei paesi aderenti alla Convenzione, in 
quanto - argomentano a Washington - esse renderebbero possibile lo spionaggio industriale ai danni delle 
industrie farmaceutiche statunitensi. Il primo tentativo di stabilire meccanismi di verifica, nel luglio 2001, è 
così fallito. Vi è ora la pratica certezza che anche la conferenza in corso a Ginevra si concluda con un nulla 
di fatto: l'amministrazione Bush ha fatto sapere, alla vigilia, che gli Stati uniti intendono rimandare ogni 
discussione al 2006.

Perché Washington non voglia ispezioni nei laboratori statunitensi appare chiaro da un'inchiesta del New 
York Times (4 settembre 2001), in cui si rivela che il Pentagono ha costituito nel Nevada un laboratorio 
segreto, in cui «simula» la produzione di agenti patogeni per la guerra biologica, e che «programmi analoghi, 
iniziati sotto il presidente Clinton, sono stati fatti propri dall'amministrazione Bush, che intende espanderli». 
Tra questi, «un piano per produrre con l'ingegneria genetica una variante potenzialmente più efficace del 
batterio che provoca l'antrace, una malattia mortale ideale per la guerra batteriologica»: la stessa variante 
usata negli attentati terroristici all'antrace dopo l'11 settembre.

Ma, mentre rifiuta qualsiasi ispezione nei laboratori statunitensi, l'amministrazione Bush pretende che quelli 
iracheni siano ispezionati a fondo per ricercare presunte armi biologiche. Sostiene anche che esse sono in 
possesso di altri «stati canaglia» - Iran, Libia, Corea del nord, Cuba - che prima o poi ne dovranno rispondere 
di fronte al tribunale supremo di Washington. Su quale base giuridica l'amministrazione Bush fondi il suo 
rifiuto delle ispezioni e la contemporanea pretesa che altri paesi siano sottoposti a ispezioni e puniti con la 
guerra, viene chiaramente enunciato nel documento della Casa bianca The National Security Strategy of the 
United States (20 settembre 2002) «E' il momento di riaffermare il ruolo essenziale della forza militare 
americana. Le nostre forze saranno abbastanza potenti da dissuadere potenziali avversari dal perseguire uno 
sviluppo militare nella speranza di sorpassare, o uguagliare, la potenza degli Stati uniti».