BOLLETTINO N.12 per i volontari di PeaceLink



BOLLETTINO SETTIMANALE PER I VOLONTARI DI PEACELINK
n.12 - 15 giugno 2002

a cura di
PeaceLink
c.p. 2009
74100 Taranto

Sito web: http://www.peacelink.it
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E-mail: volontari at peacelink.it
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Fate circolare il piu' possibile questo bollettino spedendolo ai vostri amici: grazie.

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Ciao a tutti,
l'ultimo bollettino di PeaceLink (il n.11) vi è stato inviato il 25 maggio. Sembrava imminante l'approvazione del ddl 1927 sul commercio delle armi ma poi è slittato a giugno. Dopo sono avvenute alcune cose che mi hanno prima bloccato (o meglio ...si è bloccato il computer, ricordatevi di creare sempre un disco di ripristino!!) e poi impegnato quasi ogni giorno in riunioni e consultazioni (è stato arrestato il gruppo dirigente dei Cobas di Taranto e accusato di associazione sovversiva).
Eccovi il nuovo bollettino. Buona lettura e... buone iniziative a tutti!
Alessandro Marescotti
a.marescotti at peacelink.it

INDICE

1__________ DDL 1927 SUL COMMERCIO DELLE ARMI: AGGIORNAMENTI

2__________ ARMI E DEPUTATI: NEL CENTRODESTRA QUALCOSA SI MUOVE

3__________ EMENDAMENTI AL DDL 1927

4__________ RADIO LIBERE CONTRO I MERCANTI DI MORTE

5__________ OBIEZIONE ALLE SPESE MILITARI

6__________ PERCHE' L'OBIEZIONE FISCALE

7__________ DON ORESTE BENZI APPOGGIA GLI OBIETTORI FISCALI

8__________ LEGGE BOSSI-FINI: LA CARITAS DICE NO... E ANCHE NOI

9__________ COKERIA: INIZIATIVA DI PEACELINK SUL RISCHIO CANCRO

10__________ COBAS A TARANTO ACCUSATI DI ASSOCIAZIONE SOVVERSIVA

11__________ NO AD ALMIRANTE, SI' A FOLLERAU




1__________
DDL 1927 SUL COMMERCIO DELLE ARMI: AGGIORNAMENTI

Da maggio è slittato a giugno l'esame conclusivo da parte dei deputati del ddl 1927 sul commercio della armi (non è ancora passato al Senato). E' stata fissata nei giorni 18, 19 e 20 giugno la discussione del ddl 1927 che modifica la legge 185/90 sui controlli all'export di armamenti. Non è per ora possibile stabilire in quale giorno verrà affrontata la discussione e votazione alla Camera del ddl, perché in quei giorni ci sarà molta "carne al fuoco", come ad esempio le misure antiterrorismo.
Per tenersi informati cliccate su: http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=368

2__________
ARMI E DEPUTATI: NEL CENTRODESTRA QUALCOSA SI MUOVE

Sulla campagna "Contro i mercanti di morte" a Taranto sono state raccolte circa cento firme in 3-4 incontri e inviate in particolare ai deputati del centrodestra locale. Abbiamo appreso da www.vita.it che l'on.Michele Tucci (che è di Taranto ed è dell'UdC) ha presentato un emendamento al ddl 1927.
Sempre su Vita si legge: "Si aprono importanti spiragli nella maggioranza di governo quanto alla vicenda del ddl 1927, che sarà discusso alla Camera giovedì prossimo. L'onorevole Luca Volontè, presidente alla Camera dei Deputati del gruppo dell'Udc, avrà infatti un incontro martedì 18 giugno alle ore 14.00 con una delegazione della Campagna per la 185. Dopo la presentazione di un ordine del giorno alla Camera dei Deputati, animato dallo stesso Volontè e da una nutrita lista di parlamentari afferenti all'area centrista del Governo, si è quindi aperto ufficialmente lo spazio per un dialogo proficuo anche con la maggioranza. I promotori sono anche in attesa di ricevere dal presidente Casini un appuntamento per la consegna delle migliaia di firme raccolte a sostegno della legge".

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EMENDAMENTI AL DDL 1927

I mercanti di armi non avranno la vita facile. Il "loro" disegno di legge si scontrerà con diversi emendamenti. Gli emendamenti presentati sia dalla maggioranza di governo sia dall'opposizione li ha Massimo Paolicelli. Chi li volesse può rivolgersi diretamente a: max_paolicelli at hotmail.com

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RADIO LIBERE CONTRO I MERCANTI DI MORTE

Troverete su PeaceLink uno spot per le RADIO in difesa della legge 185/90, ovviamente in file mp3. Diffondetelo fra le radio libere. Ricordiamo che l'indirizzo in cui c'è il file mp3 è http://www.peacelink.it/dossier/oscar/25marzo.htm (è in coda come MATERIALE AUDIO, abbiate la pazienza di scorrere tutta la pagina!).

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OBIEZIONE ALLE SPESE MILITARI

Anche quest'anno la guida per obiettare alla spese militari puo' essere liberamente consultata in rete e scaricata; si trova sul sito internet della Campagna OSM all'indirizzo:
http://www.peacelink.it/amici/cnosm/
Nella guida sono contenuti anche i moduli e le istruzioni per aderire alla Campagna. Quest'anno vi sono diverse novita' riguardanti sia le modalita' di adesione che la modulistica. Resta invariato lo spirito della Campagna, uno degli strumenti piu' efficaci per opporsi alla guerra, alle spese militari e
all'esercito. Al lavoro, costruttori di pace!
Andrea Mazzi (apg23mo at comune.modena.it)

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PERCHE' L'OBIEZIONE FISCALE

Il gesto dell'obiezione alle spese militari e' un gesto che ancora oggi affascina, in quanto rappresenta un modo diretto ed immediato di mostrare la propria opposizione alla guerra (in particolare a quella che stiamo combattendo) e/o al militarismo. Per questo nonostante lo Stato si dia da fare (con quanto impegno!...) per mettere il piu' possibile i bastoni tra le ruote, la richiesta di come fare obiezione ritorna tra la gente, soprattutto in questo periodo.Occorre ricordare che l'OSM e' una forma di disobbedienza civile: io vado contro una legge dello Stato che mi impone di pagare le tasse perche' contesto l'uso che si fa dei miei soldi. E i modi per disobbedire possono essere tanti, basta solo rispettare il principio della pubblicita': qualunque gesto di disobbedienza faccio lo devo dire a tutti (se no sono un evasore).
In particolare per chi e' a debito verso lo Stato l'unica possibilta' di effettuare la disobbedienza civile passa per l'utilizzazione del Modello 'Unico' (lo possono fare tutti!); compilata la dichiarazione, dopo si fa un versamento per scopi di pace e si versa allo Stato la differenza tra le imposte dovute e quanto abbiamo dato per la pace. Chi invece è a credito, qualunque modello utilizzi (Cud, 730, Unico) puo' presentare dopo l'invio della dichiarazione dei redditi un'Istanza di rimborso al Dipartimento delle Entrate (ci sono 18 mesi di tempo per farlo); se, come e' prassi, l'istanza viene ignorata, si puo' fare ricorso in Commissione tributaria, anche con lo scopo che la causa sia 'girata'
alla Corte Costituzionale. Questo in estrema sintesi. Le strade percorribili ci sono, anche se possono costare (tempo e denaro). E' chiaro che l'impegno non e' di corto respiro, ma intanto esprimiamo apertamente la nostra opposizione al sistema di guerra, e mettiamo dei granelli di sabbia nel sistema. Mi sembra assurdo non utilizzare uno strumento cosi' significativo come l'OSM. Vorrei percio' incoraggiare chi ha espresso perplessita' sullo strumento dell'obiezione e chiedere a tutti di valutare se non conviene provare questa strada per manifestare in modo forte ed evidente la nostra volonta' di far si' che si costruisca la pace e non si prepari la guerra.
Andrea Mazzi (apg23mo at comune.modena.it)

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DON ORESTE BENZI APPOGGIA GLI OBIETTORI FISCALI

Ha detto il sacerdote: "Le guerre dipendono dalla volonta' delle nazioni piu' potenti, che potrebbero fermarle, ma non lo fanno dati gli interessi economici in campo". Per obiettare fiscalmente, e' stato spiegato, si deve versare una cifra simbolica a favore di un ente (la stessa Comunita' oppure l' Ufficio
nazionale per il servizio civile) che promuovano azioni di difesa popolare non violenta. A quel punto l'obiettore deve inviare una dichiarazione di obiezione al Presidente della Repubblica e, se desidera, puo' effettuare un gesto di disobbedienza civile trattenendo, al momento del pagamento delle tasse, la cifra versata o chiedendone il rimborso. "In periodo di scadenze fiscali - ha detto Andrea Mazzi della Comunita' - vogliamo proporre una riflessione etica su come sono usati i soldi dei contribuenti". Don Benzi ha anche lanciato un appello ai parlamentari che dovranno ratificare l' accordo quadro, relativo alle misure di ristrutturazione e alle attivita' dell' industria europea della difesa, siglato nel luglio 2000 da Italia, assieme a Francia, Germania, Spagna, Svezia, Gran Bretagna e Irlanda del nord. Un accordo la cui ratifica potrebbe, per la Comunita', solo contribuire a far circolare nel mondo piu' armi. La comunita' di Don BENZI non solo ha proclamato il suo 'no' ad ogni ipotesi di modifica della legge 185/90 (che regola in Italia il commercio delle armi) ma chiede che le istituzioni comunitarie si dotino di adeguati strumenti di garanzia di trasparenza e controllo in tema di produzione e vendita di armi. (Fonte: ANSA 22 maggio).

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LEGGE BOSSI-FINI: LA CARITAS DICE NO... E ANCHE NOI

Si sono svolte in varie città italiane iniziative sulla legge Bossi-Fini relativa agli immigrati. Oggi a Taranto ad esempio i rappresentanti di varie associazioni di volontariato, fra cui PeaceLink, hanno portato al questore un foglio contenente la posizione della Caritas e sotto la firma, unitamente alle impronte digitali dei firmatari. Il documento della Caritas si può trovare all'indirizzo:
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=19491
Questo il comunicato di Gianni Liviano, che ci ha rappresentato come portavoce in questa occasione: "La nuova legge di immigrazione, nota come legge "Bossi-Fini", ormai  in dirittura di arrivo, ci interpella e ci indigna profondamente. Quali sono i contenuti cardine di questa legge? Entra in Italia solo lo straniero che ha già in tasca un contratto di lavoro, diminuisce da tra a due anni il permesso di soggiorno, è abrogata la figura dello sponsor, vanno prese le impronte digitali di tutti gli stranieri che chiedono il permesso di soggiorno in Italia. Una legge seria, lungimirante attenta alla collettività e alle singole persone forse si sarebbe preoccupata di pensare ad un piano di investimenti
nei paesi di origine delle migrazioni in modo da abbassare il flusso migratorio, e ad un piano di  integrazione degli stranieri presenti in Italia, per i problemi di casa, di lingua, di vivibilità per la vita di
queste persone extracomunitarie. Questa legge invece no: ha il solo obiettivo di  sancire la contemporaneità del contratto di lavoro e del permesso di soggiorno. L'ingresso dello straniero è pertanto consentito solo a patto che egli sia portatore di valore aggiunto all'economia nazionale, altrimenti non puo' entrare, o se è gia' presente deve andar via. E' una  legge che, finalizzata a farsi garante della sicurezza di fronte al pericolo rappresentato dai diversi, perde di vista il rispetto dell'uomo, che a prescindere dal luogo dov'è nato merita di essere accolto e rispettato in quanto persona. Chiedere le impronte digitali ad una persona perché straniera è indegna di un popolo libero e democratico come il nostro: è un'offesa alla tutela dell'uomo e dei suoi diritti più elementari.
Non è difficile prevedere che gli extracomunitari, che spesso penetrano in Italia con le astuzie dei disperati e che sopravvivono adattandosi ai lavori più umili, siano ancora di più sfruttati, sottopagati, ricattati, costretti al silenzio sotto la minaccia continua di improvvise denunce che farebbero scattare immediatamente il foglio di via. Non è difficile immaginare che quelli tra di loro, a rischio di delinquenza, siano ancora più facile preda della criminalità organizzata. Pur appartanendo ad un popolo che ha sperimentato l'amarezza dell'emigrazione, ribadiamo ai danni di altri, le violenze che hanno umiliato e offeso i nostri nonni in terra straniera. Nei prossimi giorni mi rechero' all'Uffico Stranieri della Polizia  per lasciare le mie impronte digitali".

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COKERIA: INIZIATIVA DI PEACELINK SUL RISCHIO CANCRO

PeaceLink ha inserito su Internet una relazione tecnica su come spegnere le batterie della cokeria che attualmente non sono a norma di legge. Si avvicina infatti in termine del 20 giugno entro il quale l'Ilva di Taranto deve ridurre di un terzo le emissioni della cokeria, sulla base del provvedimento della magistratura comunicato il 4 giugno alla dirigenza dell'azienda. Per sfatare la leggenda metropolitana secondo cui gli impianti di cokeria si potrebbero spegnere solo in tempi molto lunghi, PeaceLink mette a disposizione dei giornalisti una documentazione tecnica rigorosa che non lascia adito a dubbi circa le modalità e i tempi dello "spegnimento rapido" degli impianti fuori norma. E' una documentazione che a suo tempo PeaceLink ha fatto pervenire alla Procura della Repubblica di Taranto. Quindi, se Riva non dovesse obbedire all'ordine della Magistratura, sarebbe tecnicamente possibile spegnere le batterie 3-4-5-6 in sole 48 ore. La relazione tecnica è stata inserita da PeaceLink in pubblica visione all'indirizzo Internet http://www.peacelink.it/webgate/taranto/maillist.html
Cliccando su http://www.peacelink.it e (in basso al centro la sezione TEMATICHE e "Fumi cancerogeni a Taranto") si possono vedere le foto della cokeria.
A Cornigliano (un quartiere di Genova a ridosso dell'Ilva) dopo lo spegnimento della cokeria è crollato lo smog e si è registrata una diminuzione del benzene dell'83% . Il benzene è un potente cancerogeno che può essere fatale anche alla prima inalazione. A fronte di questi benefici non si è registrato il licenziamento di un solo operaio. E' ipotizzabile che nel quartiere Tambruri di Taranto vi siano 6 morti al mese in più rispetto alla media tarantina per patologie oncologiche, emato-oncologiche e dell'apparato respiratorio (il dato è stato rilevato a Genova nel quartiere di Cornigliano, che è paragonabile a quello del quartiere Tamburi).

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COBAS A TARANTO ACCUSATI DI ASSOCIAZIONE SOVVERSIVA
IL DOCUMENTO FIRMATO DA PEACELINK

Noi, esponenti di associazioni che si battono per la legalità, la nonviolenza e la tutela ambientale, desideriamo esprimere alcune considerazioni circa l'accusa di associazione sovversiva mossa contro il gruppo dirigente dei Cobas di Taranto di via Monfalcone.
Desideriamo innanzitutto premettere che ci sentiamo fortemente lontani dai modi di agire, dagli slogan e dallo stile che li ha caratterizzati.
Nonostante questo, di fronte all'accusa di sovversione violenta, rimaniamo fortemente perplessi.
Siamo impegnati in associazioni che spesso sollecitano la magistratura ad intervenire per il ripristino della legalità. Abbiamo collaborato con la magistratura e l'abbiamo sostenuta sia quando è stata al centro di attacchi volti a comprimerne la funzione indipendente sia quando ha fornito - è il caso delle inchieste a Taranto sull'inquinamento e la corruzione - una garanzia di legalità. Proprio questo rapporto di collaborazione e di fiducia ci porta a non voler in alcun modo intervenire con l'obiettivo di sminuire, delegittimare, adombrare sospetti. Interveniamo invece con l'unico scopo di esercitare serenamente l'arte del ragionamento e del dubbio. Questa vicenda suscita infatti in noi molti dubbi.
Se la magistratura avesse individuato una banda di black bloc o di terroristi il nostro plauso sarebbe stato immediato; ma in questo caso ci troviamo di fronte ad un'organizzazione - quella dei Cobas - che a Genova, come hanno riportato i giornali, è stata vittima dei black bloc. Sarebbe auspicabile che la magistratura acquisisse anche tutte le intercettazioni telefoniche su come gli inquisiti hanno agito nei confronti dei "neri" che hanno messo a ferro e fuoco Genova durante il G8, non limitandosi alle sole frasi sulla "violazione della zona rossa".
Di fronte a singoli episodi di intolleranza e di violenza la magistratura ha il dovere di agire nel caso si riscontrasse un rilievo penale. Ben altra cosa - secondo noi - è concludere che tutti quegli episodi facciano da supporto e da regia ad un piano criminoso complessivo volto a sovvertire le istituzioni con la violenza.
Soprattutto l'accusa di sovversione (la più grave fra quelle mosse nell'inchiesta e che costerebbe agli accusati dai 5 ai 12 anni di carcere) è ardita e tutta da verificare. Allo stato attuale delle cose e sulla base delle informazioni disponibili abbiamo forti dubbi che emergano elementi sufficienti per parlare di "associazione sovversiva".
Nelle quaranta pagine dell'accusa non vengono registrati fatti di sangue ma singoli e circoscritti episodi di intolleranza o di scontro fisico avvenuti quasi sempre sotto gli occhi delle forze dell'ordine.
Non sono mai state bloccate funzioni vitali dello Stato e nessuna assemblea democratica è stata impedita nell'esercizio delle proprie funzioni.
 Nelle intercettazioni telefoniche non emergono rapporti con organizzazioni terroristiche.
Annotiamo tutto ciò per dovere intellettuale verso un ragionevole senso delle proporzioni. E anche perché la nostra etica della nonviolenza è intransigente sia verso chi può compiere violenza sia verso chi - abusando del proprio potere istituzionale - può reprimere o giudicare senza senso della misura e della proporzionalità.
Ci ha colpito che l'accusa di associazione sovversiva poggi sulla presunta volontà dei militanti dei Cobas inquisiti di "comprimere le libertà": "Si tratta di condotte che mettono in pericolo la civile e normale convivenza", recita il provvedimento.
Ma veramente si crede che la civile e normale convivenza a Taranto sia messa in pericolo da loro?
I cittadini di Taranto ben sanno, per esperienza diretta di vita quotidiana, che l'unica forza in grado di comprimere le libertà a Taranto è la mafia. Quanti politici locali fanno della resistenza alla mafia la propria ragione di impegno palese? La stessa confisca dei beni dei mafiosi a Taranto ha incontrato tante e tali resistenze che il Comune, che doveva applicare la legge, ha passato questa scomoda incombenza alla Prefettura. L'applicazione della legge sarebbe dovuta essere una logica conseguenza della sua semplice esistenza ma sappiamo che senza la pressione delle nostre associazioni la legge sarebbe rimasta disattesa. E ancora ora notiamo che lo Stato arranca e si muove con timida e impacciata lentezza.
Ci soffermiamo su questa emergenza non perché riteniamo che l'impegno contro la mafia debba far abbassare il livello di guardia nei confronti di altri fenomeni violenti.
Occorre tuttavia non smarrire il senso delle proporzioni e delle reali emergenze.
Che a Taranto la compressione delle libertà costituzionali sia opera dei militanti dei Cobas inquisiti è un'ipotesi così ardita che stentiamo a crederci perché la nostra esperienza di cittadini ci dice ben altro. I magistrati del resto sanno che - se il pericolo a Taranto provenisse da quei "sovversivi" - non avrebbero bisogno di misure di protezione.

Loredana Flore - Associazione per la Pace
Leo Corvace - Legambiente
Padre Pierluigi Felotti - Missionari Saveriani
Pio Castagna, Giandomenico Tacente, Loredana Russo - Pax Christi
Don Daniele D'Elia, Alessandro Marescotti - PeaceLink


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NO AD ALMIRANTE, SI' A FOLLERAU

Negli scorsi giorni PeaceLink ha scritto al sindaco di Taranto una lettera (è riportata qui sotto) in merito alla proposta di intitolare un parco cittadino a Giorgio Almirante. Chi volesse intervenire ed esprimere la propria opinione può scrivere al Corriere del Giorno e chiedere che la propria lettera venga pubblicata; l'e-mail è redazione.cronaca at corgiorno.it (tutte le lettere vengono pubblicate e pertanto chi ha qualcosa da scrivere lo faccia!). Potete consultare anche l'editoriale su www.peacelink.it dedicato all'argomento.


Lettera aperta al Sindaco di Taranto
dott.ssa Rossana Di Bello

Gentile Sindaco,
leggo con sbigottimento che a qualcuno della Commissione Toponomastica del Comune di Taranto è balenata l'idea di intitolare a Giorgio Almirante il parco archeologico di via Venezia a Taranto.
Esprimo la mia più viva contrarietà e ho deciso di diffondere su Internet questa notizia - assieme ad una scheda su Almirante che allego in coda - in quanto non ritengo tale scelta farebbe onore alla nostra città. Non intervengo con intenti strumentalità politica ma in base a fatti storici ben precisi che leggerà qui di seguito. Le esprimo il mio desiderio che si lascino da parte le ombre del passato e si riscoprano le luci della storia, quelle che hanno dato pace, speranza, aiuto al prossimo. Perché non intitolare quell'area di Taranto - che si intende intitolare ad Almirante - invece a Raoul Follereau? Follereau è stata una grande personalità che ha dedicato la sua vita alla lotta alla lebbra. Ricordarlo è un dovere verso l'umanità sofferente, verso gli ultimi della Terra, i più umiliati, sfortunati ed emarginati. Dopo la scheda su Almirante troverà alcune note storiche su Raoul Follereau e noterà la differenza. 
La ringrazio dell'attenzione e confido nella sua sensibilità.

Distinti saluti

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
c.p.2009
74100 Taranto

--- SCHEDE STORICHE ---


Chi è stato Giorgio Almirante

Giorgio Almirante entrò nel giornalismo professionale nel 1938 diventando segretario di redazione della nuova rivista "La Difesa della razza" nel tempo in cui il fascismo, allineandosi all'orientamento nazista, emise le leggi di persecuzione degli ebrei.
La mattina del 26 luglio 1943, subito dopo la caduta di Mussolini, Almirante si recò alla tipografia e poi alla redazione portando all'occhiello della giacca il distintivo del Partito Nazionale Fascista, dimostrando una dedizione al fascismo che ribadì arruolandosi nella Guardia nazionale repubblicana con il grado di capomanipolo.
Almirante acquisì un ruolo di primo piano nella Repubblica Sociale di Salò diventando capo di gabinetto del ministro della Cultura popolare e intrattenendo rapporti quotidiani con Mussolini. Con la RSI ha diretto le operazioni contro i partigiani e le forze armate italiane guidate da Badoglio e nella campagna di Val d'Ossola firmò un bando del 17 maggio 1944 in cui si ordinava la fucilazione ai militari e civili unitisi alle bande partigiane, i quali non si fossero costituiti entro il 25 maggio 1944.
Il 25 aprile 1945 Almirante seguì Mussolini ma ebbe l'abilità di entrare in clandestinità, rimanendovi per un anno e mezzo. Nel settembre 1946 riprese il suo vero nome e tornò a Roma, dove intraprese un'intensa attività politica, partecipando alla fondazione (12 novembre 1946) di uno dei molti piccoli gruppi di reduci fascisti repubblichini, il Movimento italiano di unità sociale (MIUS), e alle riunioni preliminari alla fusione del suo e di vari altri gruppi della stessa area in un vero partito politico. Il 26 dicembre 1946 Almirante partecipò alla riunione costitutiva del Movimento sociale italiano (MSI). Nei primi mesi del 1947 Almirante organizzò le prime uscite pubbliche del MSI; il 10 ottobre in piazza Colonna a Roma pronunciò un discorso tale da essere accusato di apologia del fascismo e deferito il 3 novembre 1947, quale "elemento pericoloso all'esercizio delle libertà democratiche", alla commissione provinciale di Roma per l'assegnamento al confino di polizia, che gli comminò un anno di confino.

Saltando direttamente agli anni del terrorismo neofascista troviamo il nome di Almirante nelle indagini sull'attentato di Peteano (in provincia di Gorizia) quando nel maggio 1972 fu imbottita di tritolo una 500 e - con una telefonata anonima - venne chiamata una pattuglia di carabinieri: l'auto esplose uccidendone tre e ferendone gravemente un quarto. Fu imboccata subito la "pista rossa" e poi quella della criminalità comune. "Ma le responsabilità dei veri autori dell'attentato e quindi la sua attribuibilità alla destra radicale divennero chiare solo molto più tardi", si legge nella relazione conclusiva del presidente della Commissione stragi Giovanni Pellegrino. La Procura della Repubblica di Venezia ascoltò in qualità di testimone l’on. Giorgio Almirante mentre l’avv. Eno Pascoli e sua moglie Liliana venivano interrogati in qualità di indiziati del delitto di favoreggiamento personale. La Procura Generale di Venezia avocava le indagini e spediva comunicazione giudiziaria allo stesso on. Almirante. Seguiva un "balletto" (la definizione è del Giudice istruttore di Venezia; la Corte d’Assise di Venezia seguirà pedissequamente quell’impianto accusatorio e condannerà all’ergastolo, con sentenza definitiva, per la strage di Peteano e per il dirottamento di Ronchi dei Legionari i neofascisti Vincenzo Vinciguerra e Carlo Cicuttini) di richieste e di revoche dell’immunità parlamentare, rivolte al Parlamento nazionale ed a quello europeo. Interveniva persino la Corte costituzionale ed il Giudice istruttore veneziano riusciva a fissare la data dell’interrogatorio all’on. Almirante, raggiunto da mandato di comparizione, per un giorno compreso nel periodo di fermo dell’assemblea di Strasburgo. Ma il mandato restava senza effetto.
Nell’affrontare la posizione dell’on. Almirante, che venne infine amnistiato, a differenza dell’avv. Pascoli, condannato, il Giudice faceva rilevare come, all’epoca della strage, risultavano iscritti al Msi tutti gli indagati (entrambi i fratelli Vinciguerra e Cesare Turco) e che "l’imputato Carlo Cicuttini rivestiva, all’epoca della strage di Peteano, la carica di segretario della sezione missina di Manzano, così coniugando una militanza del tutto legale (nell’ambito di partito con rappresentanza parlamentare) con un’altra illegale e sovversiva".
Tale prassi, in quegli anni di eversione e terrorismo, "fu abbastanza diffusa e particolarmente insidiosa, non solo e non tanto perché consentiva un’ottima mimetizzazione e protezione all’aderente al sodalizio illegale, ma altresì perché costituiva uno strumento ottimale per attività d’informazione e, al limite, di proselitismo. Tale dato storico [prosegue la sentenza-ordinanza], per quanto concerne il Cicuttini, risulta particolarmente vistoso, giacché non trattavasi di generica frequentazione degli ambienti del partito politico, così come, per esempio, per i Vinciguerra ed altri, o, al massimo, d'iscrizione, come Maggi e Zorzi [entrambi coimputati della strage di Piazza Fontana ed il primo condannato dalla Corte d’Assise di Milano per la strage di via Fatebenefratelli, ndr], ma addirittura di carica di un certo rilievo, seppure in ambito locale, qual era, ed è, certamente, quella di segretario per i poteri, doveri e responsabilità alla stessa connessi. In tale dato di fatto, ad avviso di questo giudice, va ricercata la chiave di lettura della condotta favoreggiatrice ascritta agli imputati Giorgio Almirante ed Eno Pascoli, condotta maturata, com’è emerso nel corso dell’istruttoria, in ambiente prettamente politico e motivata, perciò, politicamente e non sulla base di considerazioni di carattere personale [poiché] non v’è dubbio che la circostanza concernente la militanza legale del predetto e la carica ricoperta, costituivano motivo di preoccupazione, peraltro ovvia, per tema di pregiudizi di carattere politico". A confermare l’assunto accusatorio intervengono poi le dichiarazioni di Renato Bolzicco, "teste decisamente insospettabile - osserva il G.I. - sia per la sua collocazione politica (è infatti iscritto al Msi), sia perché […] tutt’altro che disposto, almeno inizialmente, a riferire all’Autorità Giudiziaria su determinate circostanze concernenti il Cicuttini".


Chi è stato Raoul Follereau

Raoul Follereau nasce a Nevers (Francia) nel 1903. Durante un viaggio in Africa, a 25 anni, incontra il primo lebbroso. Da allora, e per tutta vita insieme alla moglie Madeleine, promuoverà campagne di sensibilizzazione e iniziative in favore dei lebbrosi e dei più abbandonati. In Italia, la sua opera è portata avanti dall'associazione AIFO. Ecco cosa diceva ai giovani.


Ed è a voi giovani che voglio rivolgere le mie ultime parole: Voi possedete in questo momento il tesoro più grande, la massima potenza: l'Avvenire.
Il domani sarà come lo farete voi.
Il suo destino è il vostro.
Balzate gioiosamente all'assalto dell'avvenire.
Ridete in faccia a coloro che vi parleranno di prudenza, d'opportunità, che vi consiglieranno di mantenere l'equilibrio.
E poi soprattutto credete nella bontà del mondo.
Vi sono nel cuore di ogni uomo dei tesori di amore: tocca a voi farli venire alla superficie.
Dite a voi stessi che la più grande disgrazia che possa accadervi è di non essere utili a nessuno e che la vostra vita non serva a nulla.
Fintanto che ci sarà sulla terra un innocente che avrà fame, che avrà freddo, che sarà perseguitato, fintanto che vi sarà sulla terra una carestia che si può evitare o una prigione dispotica, né voi, né io avremo il diritto di tacere o di riposarci.

Quando il 15% degli uomini che popolano la terra dispongono dell'85% delle ricchezze naturali del mondo, mentre centomila loro fratelli ogni giorno muoiono di fame,
e tu taci:
Caino, sei tu.

Quando gli agricoltori del nuovo mondo versano 270 tonnellate di latte sulla strada "per calare i prezzi" mentre sette madri su dieci vedranno i loro bambini morire di fame prima che compiano 15 anni
e il tuo cuore non scoppia d'indignazione e di collera:
Caino, sei tu.

Quando so che per comperare un litro di quel latte sparso cosi' delittuosamente, un manovale indonesiano deve lavorare dieci volte di piu' del suo collega degli Stati Uniti,
e mi accontento di mormorare: "Vergognoso!":
Caino, sono io.

Quando so - è l'Organizzazione Mondiale della Sanità che me ne informa - che 550 milioni di uomini potrebbero essere salvati dalla malaria con 165 milioni di franchi, ahimé introvabili, benché non rappresentino che la centotrentaduesima parte del bilancio militare della Francia, la tremillesima parte di quello degli Stati Uniti,
e non faccio appello alla coscienza universale:
Caino, sono io.

Quando vieni a sapere che se tutti gli affamati, gli infelici, gli abbandonati potessero sfilare attorno al mondo, il loro corteo farebbe 25 volte il giro della terra,
e non ne sei spaventato
Caino, sei tu.

Meno carri armati e più aratri. PER TUTTI.
Meno bombardieri e più ospedali. PER TUTTI.
Meno bombe e più pane. PER TUTTI.
Togliete le armi per poter amare.
Distribuite per poter essere amati.
Poiché tutto si salverà, se sapremo amare.

Quanto a te che il lucro e l'invidia
hanno imprigionato nel cerchio
dei tuoi appetiti negativi,
tu che sarai stato solo un tubo digerente,
solo lo scarto della divina natura,
assassino della tua povera vita,
di cui nessun cuore quaggiù porterà il lutto,
comanda in fretta la tua bara,
accomodati dentro con i tuoi tesori d'impostura
e fanne avvitare il coperchio
affinché non si senta l'odore
della tua comune putrefazione.

Raoul Follereau


Il testo qui sopra è una collage di diversi "pezzi" di discorsi e poesie di Follereau; i dati sugli armamenti risalgono al 1969 e sono perciò variati nel corso del tempo. Ma il messaggio è ancora attuale. Follereau, inviò un messaggio di pace molti anni fa ai due potenti della terra più importanti di allora.
Leggiamola.

Al Presidente degli Stati Uniti
Al Presidente dell’Unione Sovietica

“Signori Presidenti,
ciò che vi domando è così poco... quasi niente... Datemi un aereo, ciascuno di Voi un aereo, uno dei vostri aerei da bombardamento. Perché ho appreso che ciascuno di questi velivoli costa all’incirca cinque miliardi di franchi... E ho calcolato che, col prezzo di questi due aerei di morte, si potrebbero risanare tutti i lebbrosi del mondo. Un aereo in meno in ogni aeroporto, ciò non modificherà l’equilibrio delle vostre forze... Voi potreste dormire tranquilli. Ma io, io dormirei più tranquillo. E dei milioni di povera gente dormirebbe finalmente... Non credete Voi che questa sia una bella occasione “per fare qualcosa”? Dieci milioni di povera gente non è tutta la miseria del mondo. Ma è già una grande miseria. Due bombardieri. E si avrebbero tutte le medicine per guarirli! Due aerei dai quali tutto ciò che voi possiate desiderare è che arrugginiscano nei loro capannoni senza mai uscire...”
Raoul Follereau - 1’ settembre 1954