commercio armi: gli onorevoli messi a nudo



Invio a tutti un articolo scritto per Vita sulla campagna in difesa della legge 185 (limitazioni al commercio delle armi). Una versione ridotta è a pagina 37 del numero di Vita attualmente in edicola. Sempre in Vita di questa settimana è presente un articolo della peacelinker Francesca Ciarallo: diario dalla Palestina (pagina 4).
A.M.
www.peacelink.it


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La campagna per la 185

PARLAMENTO, ARMI E PASTICCINI

Cosa insegna la lotta che ha visto tutte le associazioni schierate compatte in difesa di una legge civile? Ecco un bilancio da cui emerge una politica spodestata dalle lobby e non solo questo...

di Alessandro Marescotti



Vi fidate degli onorevoli che avete eletto?
Se non avete votato, la risposta è di per sé chiara ed evidente.
Se invece avete votato ecco qualcosa che vi farà un po' male, sempre che siate elettori amanti della pace e vogliate dare filo da torcere ai mercanti di armi. Ed ecco il nostro piccolo e amaro scoop. Abbiamo semplicemente consultato tutti i passaggi del disegno di legge 1927 che esaudendo i desideri dei mercanti di armi - favorisce l'export di armi per modificare in peggio la legge 185/90. Bene, il disegno di legge 1927 è passato - per ricevere il parere di approvazione - nelle seguenti commissioni parlamentari della Camera dei Deputati senza nessuna opposizione: Commissione I Affari costituzionali (parere del 30 gennaio); Commissione V Bilancio (parere del 23 gennaio); Commissione VI Finanze (parere del 16 gennaio); Commissione IX Trasporti (parere del 23 gennaio); Commissione X Attività produttive (parere del 22 gennaio); Commissione XIV Politiche dell'Unione europea (parere del 15 gennaio). In media il tempo dedicato è stato di 10 minuti: c'è quindi da pensare che le relazioni siano state depositate ma non lette. Tecnicamente si è trattato di un atto legale, praticamente si è svolta una farsa. Che valore ha il parere favorevole di una commissione dove non si legge neppure la relazione e dove i deputati dicono di sì senza neppure conoscere la questione? Facciamo l'esempio della VI Commissione della Camera dei Deputati. Sotto riportiamo il resoconto di mercoledì 23 gennaio 2002 sulla "Ratifica accordo internazionale in materia di ristrutturazione industria europea della difesa. C. 1927 Governo". Ma prima c'è da notare qualcosa che - se non è grottesca - è comica. Infatti la ratifica avviene in dieci minuti, precisamente dalle ore 16.30-16.40. E fin qui siamo nella media delle altre commissione, come si è detto. Il bello è che la VI Commissione in quei dieci minuti riesce non solo ad esprimere il proprio parere di approvazione per la ratifica del disegno di legge sull'export di armi ma ad esaminare la ratifica trattato doppia imposizione con il sultanato dell'Oman, la ratifica trattato protezione investimenti con il Messico e infine la ratifica Convenzione repressione finanziamento del terrorismo. Con tanto di relazioni lette, "discusse" e approvate: il tutto in soli dieci minuti. Non sono deputati, sono superman. I deputati hanno "ascoltano" il presidente relatore Giorgio La Malfa dire che vi saranno "rilevanti modifiche alla legge n. 185 del 1990" e nessuno ha pensato di fare nulla: incredibile. Anzi, Giorgio Benvenuto (DS) concorda con la proposta di parere. Il resoconto conclude così: “Giorgio La Malfa, presidente relatore nessun altro chiedendo di intervenire, pone in votazione la proposta di parere favorevole sul provvedimento in esame. La Commissione approva”. E’ più o meno lo stesso finale che si legge nelle altre commissioni competenti: “La Commissione approva”. In nessun resoconto troviamo un onorevole dubbioso, che fa domande, che ha il coraggio di pensare, di opporsi, di fare sfoggio di un minimo di preparazione: niente, calma piatta. Come se tutti stessero parlottando e sorseggiando il caffè. Se deputati DS come Benvenuto intervengono - c'è da immaginarlo - facendo cenno di sì con la loro testa piena di idee chiare e distinte (per riprendere la terminologia di Cartesio nel suo "Discorso sul metodo"), è difficile immaginare invece come stessero usando la testa in quel momento i deputati di Rifondazione, cossuttiani o del Sole che Ride. Certi studenti in classe si tirano le palline o fanno le boccacce mentre il professore spiega e poi - se vengono interrogati - dicono che non hanno capito niente. Caro professore (o professoressa) che leggi queste righe, ricordati di essere clemente con loro: c'è di peggio. Il panorama del Palazzo è la fotografia eloquente di un ceto che vive separato dalla società civile, con riti stanchi e già scritti in un copione già predisposto. E’ la foto di un ceto che vota senza neppure cercare di conoscere. Provate a chiedere ai parlamentari se hanno mai letto l'accordo europeo di Farnborough che sono chiamati a ratificare con il disegno di legge 1927 lunedì prossimo: vi risponderanno di no 99 parlamentari su 100. Ma cerchiamo di essere più precisi almeno noi. Questo accordo sul commercio di armi è stato firmati dai rappresentanti dei governi senza che nessuno ne sapesse nulla - proprio a Farnborough in Inghilterra, dove si tiene una fiera internazionale degli aerei da guerra: se i governi si dessero appuntamento alla marcia della pace Perugia-Assisi qualcuno avrebbe da ridire. Ma se si firma in segreto un accordo europeo dove si esibiscono e si vendono i bombardieri… nessuno batte ciglio. Questo accordo quadro è stato firmato il 27 luglio 2000 dai Ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Regno Unito, ossia i Paesi che nel totale esportano il 90% degli armamenti europei. L'accordo prevede che queste nazioni debbano redigere una “lista bianca” di destinazioni accettabili. Per ogni coproduzione gli Stati Partecipanti concorderanno una “lista bianca” di destinazioni legittime verso le quali le armi potranno essere esportate. Queste liste potranno variare in base al progetto (per esempio le restrizioni sull’esportazione di un elicottero potranno essere differenti rispetto a quelle per le armi leggere). Ma ecco l'imbroglio: le “liste bianche” non verranno rese pubbliche. Scopo dell’Accordo è infatti quello di promuovere un’industria della difesa europea competitiva e le liste bianche non verranno rese note per motivi di “riservatezza commerciale”.
Questa cosa la sanno i deputati che saranno chiamati a votare?
Provate a chiederlo e scoprirete con sconfortante realismo cosa è il "voto alla cieca". Un parlamentare (che ricopre una posizione di alta responsabilità all'interno di un'importante Commissione che lo ha "esaminato") mi ha confessato in privato di non aver mai letto questo benedetto accordo europeo ma di aver espresso il suo parere favorevole in quanto "si fida" di chi lo ha firmato. Non rivelo l'orientamento politico dell'onorevole in questione ma mi limito ad osservare che - leggendo i resoconti in commissione - è un'impresa distinguere gli schieramenti. Un altro onorevole mi ha confermato che a volte in Parlamento si vota qualcosa che neppure si è letto e che quindi non si conosce. Il voto alla cieca non è quindi cosa nuova ma oggi assume un significato che rasenta lo scandalo.
Per fortuna i giochi non sono stati fatti al 100%.
Se qualche parlamentare si sta documentando ciò è merito delle associazioni che oggi promuovono la campagna per difendere la legge 185 del 1990, una "legge pacifista" che vieta l'esportazione di armi verso nazioni in guerra o governate da dittatori e che stabilisce un controllo parlamentare sulla materia. Ma la trasparenza e il controllo dove andranno a finire se per motivi di "riservatezza commerciale" la lista bianca dei paesi destinatari delle coproduzioni europee sarà segreta? Il conflitto di interesse è qui: si approvano accordi che 99 parlamentari su 100 non hanno mai letto, si vuole far prevalere l'interesse della lobby armiera sull'interesse generale e sullo stesso controllo parlamentare, l'opinione pubblica viene tenuta meticolosamente all'oscuro dai mass media e... scusate la domandina, ma le leggi le scrivono ancora i parlamentari o gliele inviano per fax gli "amici"? Visto che non sempre le leggono ci sarebbe da chiedersi chi le scriva "veramente". E' ragionevole domandarsi chi in Parlamento scriva il copione e se la sovranità popolare sia costituzionalmente rappresentata o surretiziamente surrogata dalle lobby. Che lezione possiamo trarre da questa vicenda? Una lezione chiara e semplicissima: è come se fossimo entrati in una camera da letto e avessimo scattato una foto ad un po’ di signori nudi. L’informazione lanciata con un tam tam senza precedenti su Internet ha fatto cadere la foglia di fico che copriva le vergogne. Ora questi signori “onorevoli” hanno tutti i numeri, i modi e gli strumenti per far finta di nulla. Possono continuare a danzare senza foglia di fico ripresi da una webcam puntata su di loro o possono provare a coprirsi. Su una cosa vorrei tornare: questa è la prima vera campagna delle associazioni che ha sfruttato Internet al pieno delle sue possibilità. Facciamo degli esempi. Sul sito www.retelilliput.org un ingegnoso sistema telematico consente di avvisare i parlamentari locali via e-mail: cliccando sulla propria città arriva una e-mail informativa a tutti i parlamentari eletti in zona. Sul sito www.peacelink.it c’è un database di volontari telematici che si sono resi disponibili a mobilitarsi, classificato per città, una mailing list di approfondimento e dibattito sul disarmo e un kit dettagliatissimo con tutti i materiali informativi sulla campagna. Sul sito www.vita.it c’è l’elenco di tutti gli aderenti alla campagna; sempre Vita ha organizzato un’efficace mailing list che coordina tutte le associazioni che promuovono la campagna di difesa della 185/90 ed in più ha realizzato un sistema messaggistico capillare che nel mio caso mi avvisava persino sul cellulare su tutte le novità della campagna. Uno spot radiofonico ha fatto il giro della rete su file mp3 ed è scaricabile da Internet dal sito di PeaceLink. La campagna ha saputo creare ponti fra Internet e le radio, fra Internet e la carta stampata, fra Internet e il Palazzo, fra Internet e la società civile, fra Internet e gli esperti e sempre su Internet ha saputo allargare la partecipazione delle associazioni ad una sorta di “conferenza telematica permamente”. Tutto ciò non si è sostituito ma si aggiunto al lavoro di contatti personali, di dialogo con le istituzioni, di assemblee e di dibattiti delle classiche campagne interassociative. Comunque vada a finire questa campagna in difesa della legge 185/90 una cosa è chiara: da ora in poi dovremo monitorare i parlamantari con regolarità sul sito www.parlamento.it Dovremo costituire dei gruppi di “parlamentari ombra” che sorveglino i parlamantari veri. E che li fotografino spietatamente quanto cade la foglia di fico. A socializzare le vergogne ci penserà Internet. Prima di votare i cittadini in futuro consulteranno sempre di più Internet. Ed un archivio telematico delle vergogne, in cui ogni persona potrà segnalare i danzanti senza foglia, sarà il prossimo passo della costituzione di un nuovo potere, quello dei cittadini, che si aggiunga ai tre previsti da Montesquieu.

Alessandro Marescotti
www.peacelink.it

"Bisogna rendersi conto che i potenti gruppi industriali interessati alla fabbricazione delle armi sono, in tutti i paesi, contrari al regolamento pacifico delle controversie internazionali e che i governanti non potranno realizzare questo scopo importante senza l'appoggio energico della maggioranza della popolazione. In quest'epoca di regimi democratici, la sorte dei popoli dipende dai popoli stessi; questo fatto deve essere presente allo spirito di ciascuno in ogni momento".

Albert Einstein ("Come io vedo il mondo", ed. Newton)