COMMERCIO ARMI: lettera da spedire a Ciampi



Lettera al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
Palazzo del Quirinale
00100 Roma

Oggetto: disegno di legge 1927 sul commercio delle armi

Gentile Presidente,
Le scrivo per esprimere la mia preoccupazione circa il disegno di legge d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della difesa che il Parlamento sarà chiamato ad esaminare entro breve tempo. E' una preoccupazione non solo mia ma anche di molte associazioni impegnate per la pace e i diritti umani. Il disegno di legge prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002. Tale accordo imporrebbe il "tempestivo adeguamento della nostra normativa" e infatti 10 dei 14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la legge n. 185 del 1990 che
disciplina attualmente l'import-export di armi nel nostro Paese.

La novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale di progetto", riferita ai programmi intergovernativi o industriali congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e controllabili tutte le operazioni. Anche le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di "licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento. Inoltre il riferimento al "Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi" (che non è assolutamente vincolante) costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che in questo caso verrebbe peggiorata. In nome della "razionalizzazione", della "competitività" e della "identità europea" verrà stravolta la legge 185/90 che ha fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della trasparenza.
La legge 185/90 è infatti un'importante conquista che:
1) consente al Parlamento un controllo sul commercio di armi che coinvolge l'Italia, sia per quantità che per tipo di armi;
2) vieta l'esportazione di armi verso nazioni in guerra;
3) vieta l'esportazione di armi verso nazioni che violano i diritti umani;
4) blocca le "triangolazioni" di materiale bellico che hanno tristemente reso nota l'Italia prima del 1990. Prima dell'approvazione dell'attuale legge l'Italia ha venduto di tutto a tutti, persino a dittatori come Saddam Hussein, aumentando i rischi per la pace e la sicurezza internazionale in nome del profitto. Credo che Lei condivida il principio in base al quale il profitto non possa venire prima di interessi generali quali la pace e la sicurezza: il commercio delle armi con la legge 185/90 è diventato un processo economico "regolato" da interessi superiori. Questa è una delle regioni per cui la nostra legge - anziché modificata - andrebbe estesa a livello europeo e mondiale come esempio di buona legge. Tale legge fu ottenuta grazie all'impegno tenace della Campagna "Contro i mercanti di morte" (ACLI, MLAL, Mani Tese, Missione Oggi, Pax Christi). E' paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una guerra totale contro il terrorismo, dall'altro si allargano le maglie del controllo della vendita delle armi con tutti i rischi che ne conseguono. Le chiedo pertanto, i virtù dei poteri che Le assegna la Costituzione Italiana (articoli 74 e 87), di esercitarli affinché venga riconsiderato - alla luce delle preoccupazioni sopra esposte - un disegno di legge che costituisce un passo indietro per la pace e la giustizia. Sarebbe auspicabile che in ambito europeo l'Italia si faccia promotrice di un'iniziativa volta a una maggiore severità nel controllo del commercio di armi e a un maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti.
La invito pertanto a farsi interprete delle preoccupazioni qui espresse.



SCHEDA SULLA LEGGE 185/90 E SULLA MOBILITAZIONE IN CORSO
F.A.Q. (frequently asked questions - domande poste frequentemente)

Che cosa è la legge 185/90?
E' la normativa italiana che dal 1990 regola il commercio delle armi e che:
1) consente al Parlamento un controllo sul commercio di armi che coinvolge l'Italia, sia per quantità che per tipo di armi;
2) vieta l'esportazione di armi verso nazioni in guerra;
3) vieta l'esportazione di armi verso nazioni che violano i diritti umani;
4) blocca le "triangolazioni" di materiale bellico che hanno tristemente reso nota l'Italia prima del 1990.

Da chi fu richiesta tale legge?
Tale legge fu richiesta dalla Campagna "Contro i mercanti di morte" promossa da ACLI, MLAL, Mani Tese, Missione Oggi e Pax Christi.

Prima della legge cosa avveniva?
L'Italia, prima dell'entrata in vigore della legge 185/90, ha venduto armi ai peggiori dittatori e a nazioni in guerra, favorendo oggettivamente guerre pluriennali (come la guerra fra Iran e Irak) e armando personaggi come Saddam Hussein o Gheddafi.

Chi è che vuole modificare l'attuale legge?
Vi è stato un accordo trasversale fra Previti (FI), Minniti (DS) e Mattarella (Margherita). Tale accordo fa seguito ad una pressione sempre più forte delle aziende belliche.

In che modo verrebbe cambiata l'attuale legge 185/90?
Mediante il disegno di legge 1927 si vuole imporre il "tempestivo adeguamento della nostra normativa": 10 dei 14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la legge 185/90. Il disegno di legge prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002.