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Commercio delle armi, tutto più facile se passa il disegno di legge
- Subject: Commercio delle armi, tutto più facile se passa il disegno di legge
- From: "Enrico Peyretti" <peyretti at tiscalinet.it> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>)
- Date: Fri, 08 Feb 2002 23:18:19 +0100
Un incontro del Centro Studi Donati Commercio delle armi, più facile con la legge in discussione di Sabrina Magnani <<Tra pochi giorni verrà votata dal parlamento un disegno di legge, la n. 1927, che se passerà, permetterà maggiori possibilità di esportazioni delle armi italiane all'estero, senza quel controllo democratico e trasparenza garantita dalla legge attuale, la n. 185/90 che, approvata grazie anche alla pressione della società civile e di tante organizzazioni non governative, ha permesso in questi anni un certo controllo in questo settore così importante e delicato>>. Lo ha affermato Diego Marani, giornalista e redattore di Nigrizia, rivista dei missionari comboniani, in occasione di un incontro svoltosi martedì sera presso l'aula di Istologia dell'università di Bologna e organizzato dal centro Studi Donati, realtà culturale di ispirazione cattolica che da molti anni promuove incontri di conoscenza e di approfondimento sulle realtà del Sud del mondo. Nigrizia fu tra le prime voci in Italia a sollevare, già dalla seconda metà degli anni 80, dure denunce contro la malacooperazione italiana nei paesi del sud del mondo e l'esportazione illegale di armi, posizione che costò il posto all'allora direttore, p. Alex Zanotelli, "invitato" a lasciare tale ruolo da forti pressioni politiche (era il tempo del "CAF") e che poi decise di trasferirsi tra i poveri delle bidonville di Nairobi. Una voce profetica, quella di p. Alex, come lo chiamano affettuosamente tanti suoi sostenitori in Italia, che ha continuato a denunciare i tanti meccanismi perversi della politica e dell'economia che sono alla base di povertà e ingiustizia in molti paesi africani, continuando a tenere una seguitissima rubrica sulla rivista dei suoi confratelli e riuscendo a fondare, in Italia, una rete di movimenti e associazioni che operano nel commercio equo-solidale, nel volontariato internazionale, nel pacifismo e nell'ambientalismo, la Rete di Lilliput (www.retelilliput.org) che è stata tra i promotori del controvertice di Genova, lo scorso luglio. Il commercio di armi, di cui l'Italia occupa il terzo posto al mondo dopo Stati Uniti e Gran Bretagna, ha un ruolo fondamentale, com'è comprensibile, nello scoppio e svolgimento delle guerre, non solo quelle più conosciute (Kossovo, Medio-Oriente, Afganistan) ma anche di quelle meno conosciute ma non meno tragiche (tre la varie ricordiamo l'Angola, lo Sri Lanka e il Congo, con 2,7 milioni di vittime calcolate dal 1998 a oggi). <<Per questo il loro controllo è così importante _ ha spiegato il redattore di Nigrizia _. Noi di Nigrizia insieme a varie ong italiane riuscimmo a far passare nel 1990 una buona legge, tra le migliori in Europa, che poneva sotto severo controllo il commercio legale delle armi grazie all'obbligo della certificazione per individuare i destinatari di tale esportazione e grazie alla relazione che il governo è tenuto a presentare annualmente al parlamento, e dal quale chiunque cittadino può avere precise notizie dei produttori, venditori e acquirenti di armamento bellico>>. Un altro caposaldo di quella legge, ha ricordato Marani, è il divieto di esportare armi in regioni o paesi che violano i diritti umani, norma che è stata abbastanza seguita (anche se non mancano casi ambigui come la Turchia) e che è un'importante tutela per evitare che tali armi vadano ad alimentare regimi liberticidi. <<La nuova legge, già in commissione sia alla camera che al senato e in votazione tra pochi giorni, prevede invece che le armi possano essere vendute a paesi che "sono promotori di gravi violazioni umane", violazioni che devono essere verificate dall'ONU e dall'Unione europea. Ciò è un arretramento rispetto alla legge attuale in quanto tale verifica necessita di tempi lunghi e inoltre è molto difficile stabilire i criteri per cui una violazione è grave e un'altra non lo è>>. Un'altra profonda diversità dalla normativa in vigore riguarda l'obbligo della "licenza globale di progetto" al posto di quella attuale necessaria per ogni commessa esportata. <<Tale licenza _ ha spiegato il relatore _ è voluta in quanto sempre più l'industria bellica italiana si sta integrando con quella di altri paesi europei, e dunque sia la produzione che il commercio sono destinati ad avvenire tra partner e non più da soli. Ma questo renderà più difficile e meno democratico il controllo della destinazione delle armi>>. La nuova legge, presentata dall'ex ministro degli esteri Renato Ruggero e dal ministro della difesa Antonio Martino, nasce in realtà da alcuni disegni di legge già presentati al tempo del governo D'Alema, ed è giunta alla Camera dei deputati con un tacito accordo tra maggioranza e opposizione. Essa è motivata dal voler "facilitare la ristrutturazione e l'attività dell'industria europea per la difesa" secondo l'accordo-quadro sottoscritto a Farnborough il 27 luglio scorso dai ministri degli esteri di Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Svezia. Se approvata, come è molto probabile, questa legge finirà per vanificare tutto lo sforzo della società civile, del mondo missionario e del volontariato cominciato negli anni 80 con la "Campagna contro i mercanti di morte" e proseguita con campagna "Banche armate" (www.banchearmate.it), così denominata a partire dal titolo di un articolo apparso nel 1999 su Nigrizia in cui la redazione, insieme a quella di un'altra rivista missionaria dei saveriani Missione oggi, e di Mosaico di pace, rivista di Pax Christi, invitava i suoi lettori a scrivere una lettera al direttore della propria banca per sapere se era coinvolta nel traffico di armi, sostenendone, come permette la legge, il commercio. <<Una scelta etica>>, l'ha definita il redattore di Nigrizia, ricordando la storia della campagna che è andata sempre più diffondendosi, inducendo gli istituti missionari e religiosi a verificare gli investimenti nelle banche di appoggio, fino alla richiesta allo Ior del Vaticano a non utilizzare, per versare il ricavato della giornata di digiuno per la pace dello scorso 14 dicembre voluta dal papa, nel conto corrente presso la Banca di Roma, uno degli istituti di credito più attivi nel commercio bellico degli ultimi tre anni, con 213 miliardi di autorizzazioni nel 2000. Ampia diffusione la campagna l'ha avuta anche al di fuori del circuito cattolico, fino a ottenere nel 2000 un risultato inaspettato: la decisione da parte di Unicredito, uno degli istituti di credito più importanti del nostro paese, a porre fine a ogni coinvolgimento, anche attraverso a banche affiliate, al commercio bellico. <<I motivi di questa decisione sono da ritrovarsi soprattutto nella volontà dell'istituto di darsi un'immagine etica, cosa che i consumatori sempre più cercano, e anche perché alcuni investitori stranieri britannici avevano fatto pressione affinché la banca modificasse certi suoi comportamenti, dal momento che in Gran Bretagna come in Usa c'è un maggiore livello di attenzione verso il risparmio etico>>, ha concluso Marani, ricordando come in Italia il risparmio etico sia attualmente pari a 1,8 milioni di euro (1% del risparmio generale) contro i 1100 degli Usa (15% del risparmio, mentre in Francia si aggira sul 5-6% e in Gran Bretagna sul 7-8%). Sabrina Magnani To unsubscribe from this group, send an email to: rosarossa-unsubscribe at yahoogroups.com Your use of Yahoo! Groups is subject to http://docs.yahoo.com/info/terms/
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