(Fwd) L'impero colpisce ancora



Da "Il Manifesto" 31/7/2001

L'impero colpisce ancora 

Lo "space bomber" permetterebbe agli Usa di paralizzare 
l'avversario mentre lo scudo spaziale dovrebbe neutralizzare 
l'eventuale rappresaglia. A che serve l'Italia?
MANLIO DINUCCI 

Non si sa se sono stati gli strateghi del Pentagono a ispirarsi 
all'impero di "Guerre stellari", oppure gli ideatori della serie a 
ispirarsi alla strategia del Pentagono. Certo è che le analogie sono 
impressionanti. Lo conferma il progetto, presentato dal segretario 
alla difesa Rumsfeld, di costruire un "bombardiere spaziale" che 
permetterebbe agli Usa di "condurre rapidi attacchi globali" (Los 
Angeles Times, 28 luglio).
Lo space bomber sarebbe in grado, volando con motori a razzo a 
una velocità 15 volte superiore a quella del B-2 Spirit, di colpire, al 
massimo entro 30 minuti, qualsiasi obiettivo sulla faccia della Terra 
con bombe di precisione lanciate da circa 100 km di altitudine, 
rientrando quindi negli Usa in meno di 90 minuti dal decollo. 
Sarebbe usato per distruggere "obiettivi chiave", come i bunker dei 
centri di comando, "nei primi minuti di una guerra per rendere 
sicuro un successivo attacco con altri aerei".
Le bombe, data l'altitudine da cui verrebbero sganciate, "non 
avrebbero bisogno di testate esplosive". Ciò conferma la notizia 
che sono in fase di sviluppo negli Usa testate a uranio impoverito 
lanciabili da vettori suborbitali (come lo space bomber) od orbitali, 
in grado di distruggere bunker e altre strutture con la sola energia 
cinetica. Esse offrirebbero il vantaggio, rispetto a quelle nucleari, di 
non rendere l'area colpita talmente radioattiva da non poter essere 
successivamente occupata.

La militarizzazione dello spazio

Di fronte all'allarme suscitato dal progetto dello space bomber, il 
Pentagono ha fornito una ancora più inquietante rassicurazione: 
esso "non costituirebbe una ulteriore mossa per militarizzare lo 
spazio, poiché i suoi obiettivi sarebbero sulla terra". Dato che finora 
non sono stati scoperti altri mondi in cui fare la guerra, è evidente 
che la militarizzazione dello spazio ha come obiettivo la terra. Lo 
conferma l'aeronautica statunitense, quando dichiara che si sta 
trasformando "da forza aerea e spaziale in forza spaziale e aerea" 
poiché, "se non dominiamo nello spazio non possiamo dominare 
sul terreno" (Airman special report: Global engagement, febbraio 
1997).
Il "bombardiere spaziale" - applicazione militare del veicolo di 
lancio riutilizzabile X-33/Venture star della Nasa, il cui programma 
è stato interrotto lo scorso marzo - si inserisce nello stesso quadro 
strategico della National missile defense. Lo space bomber e altri 
sistemi d'arma, a duplice capacità non nucleare e nucleare, 
accrescerebbero la capacità statunitense di paralizzare con un 
primo improvviso colpo i centri nevralgici dell'avversario, mentre lo 
"scudo spaziale" dovrebbe neutralizzare una sua eventuale 
rappresaglia missilistica.
Lo "scudo" sarebbe composto da più sistemi integrati: il Ground 
based interceptor, il missile con base a terra destinato a 
intercettare i missili balistici fuori dell'atmosfera; l'Airborne laser, 
un'arma che, installata su un Boeing 747 modificato, dovrebbe 
essere in grado di distruggere con un raggio laser i missili avversari 
nella fase di lancio; lo Space based laser, un'arma laser antimissile 
messa in orbita nello spazio; il Mid-infrared advanced chemical 
laser, un'arma laser con base a terra capace di distruggere i 
satelliti avversari.
Sono in fase di sviluppo diversi altri sistemi impiegabili in teatri 
bellici regionali come il Golfo persico o i Balcani -Theater high-
altitude area defense (Thaad), Patriot advanced capability-3, Navy 
theaterwide and navy area defense e altri - basati su intercettori in 
grado di distruggere missili di corto e medio raggio nella fase 
mediana o terminale della traiettoria.
Anche se non si può ancora sapere se e in quale misura questi 
sistemi funzioneranno, di una cosa si è certi: la militarizzazione 
dello spazio, con una spesa iniziale di 100 miliardi di dollari (oltre 
ai 60 già spesi), sta portando alle stelle i profitti delle industrie 
aerospaziali. Quelli della Lockheed Martin -contrattista del Ground 
based interceptor, dei sistemi Thaad e Patriot e dell'Airborne Laser -
 sono aumentati nel 2000 del 236 per cento rispetto al 1999. E la 
Lockheed per di più è in gara con la Boeing per accaparrarsi un 
contratto di 200 miliardi di dollari per la fornitura di 3mila 
cacciabombardieri di nuova generazione.
Ma l'amministrazione Bush dove può trovare i fondi necessari? Carl 
Levin, presidente della Commissione senatoriale per i servizi 
armati, "dubita che vi sia abbastanza denaro per coprire il bilancio 
2002 della difesa di 328,9 miliardi di dollari, senza andare in deficit 
e attingere al fondo di riserva per la sicurezza sociale o tagliare 
importanti programmi nazionali, alternative di cui nessuna è 
accettabile" (Washington Post, 11 luglio). Da qui la necessità per il 
presidente Bush di trovare dei partner, disposti a condividere gli 
oneri della militarizzazione dello spazio.

Il sogno americano di Berlusconi

Quando, alla conferenza stampa del 23 luglio a Roma, è stato 
chiesto al presidente statunitense Bush se intende far partecipare 
società europee, in particolare italiane, all'investimento per lo 
"scudo spaziale", egli ha risposto di "essere più che disponibile a 
cooperare" e di aver "già discusso la questione" con Silvio 
Berlusconi, "amico verso cui sono molto riconoscente per 
l'appoggio e la lungimiranza, mentre altri sono stati scettici" (The 
White house, Press conference by president Bush and Italian 
prime minister Berlusconi).
L'appoggio di Berlusconi è andato dunque oltre le parole: 
sicuramente, nell'incontro di Roma, sono state tracciate 
(scavalcando il Parlamento) le linee guida di una partecipazione 
italiana al progetto Usa di militarizzazione dello spazio. L'industria 
di punta sarà l'Alenia, con la quale la Lockheed Martin ha già 
costituito una joint-venture (Lmatts) per la produzione dell'aereo 
militare da trasporto C-27J.
Bush è riuscito dunque a far sì che l'Italia investa risorse finanziarie 
e intellettuali nel suo "scudo", rafforzando l'asse tra l'industria 
aerospaziale Usa e quella britannica Baes, in contrapposizione al 
consorzio aerospaziale franco-tedesco-spagnolo Eads. Il risultato, 
per l'Italia, sarà una crescente militarizzazione della ricerca, 
compresa quella universitaria.
Così il nostro paese parteciperà al "sogno americano" di dominare 
lo spazio e, attraverso lo spazio, la terra. Un'impresa mai tentata 
ma che Bush, con l'aiuto dell'amico Berlusconi, vuole intraprendere 
in quanto - ha detto sempre durante la conferenza stampa - "noi 
abbiamo in comune lo spirito imprenditoriale".
Si consolino i pensionati: dovranno sì tirare la cinghia, ma potranno 
così finanziare un pezzetto dello "scudo spaziale" che, come ha 
detto Silvio Berlusconi, garantirà anche la loro "sicurezza".