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(Fwd) In flessione l'export di armi italiane
- Subject: (Fwd) In flessione l'export di armi italiane
- From: "francesco iannuzzelli" <francesco2 at href.org>
- Date: Sun, 29 Apr 2001 14:23:11 +0100
- Organization: peacelink
- Priority: normal
Da Il Manifesto 28 aprile 2001 In flessione l'export di armi italiane Continuano però ad essere tranquillamente aggirate le norme che vietano la vendita a certi paesi LUCIANO BERTOZZI Nuovi contratti di armamenti autorizzati dal governo nel 2000 per 1.658 miliardi (rispetto ai 2596 del 1999, con un calo del 36%) e forniture per 1.169 miliardi. Sono i dati sulle esportazioni dell'industria militare italiana, fotografata dalla Relazione presentata al parlamento. La diminuzione delle esportazioni "non può essere considerato ancora come inizio di una crisi del settore" anche perché i dati sopraindicati non tengono conto degli scambi per programmi di coproduzioni internazionali, contabilizzati solo al momento della cessione definitiva del sistema d'arma. Non sono considerate attività rilevanti gli aerei da caccia Eurofighter e gli elicotteri EH 101 ed altri progetti, che assorbono le maggiori capacità produttive dell'industria della difesa italiana. Ad ogni modo la relazione individua ufficialmente la lista dei paesi clienti. In base ai nuovi contratti al primo posto c'è una novità assoluta: il Sud Africa con 499 miliardi, seguito dalla Romania con 186, dagli Usa con 153, dall'India con 149, dalla Turchia con 88, dalla Nigeria con 76, dalla Grecia con 63 e dalla Danimarca con 55. Con importi più modesti sono da segnalare il Pakistan con 31, la Repubblica Dominicana con 28, il Brasile con 16, l'Egitto con 15, l'Honduras con 13, l'Algeria con 8, Taiwan con 3 e la Cina con 1,6 miliardi. Come si vede dall'elenco, anche nel 2000, la legge 185 che regola questo fondamentale aspetto della politica estera italiana è stata interpretata anziché applicata. La legge vieta, infatti, le esportazioni a paesi belligeranti, i cui governi siano responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali dei diritti umani e verso i paesi beneficiari degli aiuti allo sviluppo che destinino risorse eccessive per le spese militari. Salta agli occhi il Sud Africa, che a seguito di alcune maxi commesse ha aumentato notevolmente le spese per la difesa. La decisione di incrementare tali spese ha dato luogo ad una serie di contrasti all'interno del governo stesso, con chi sosteneva la necessità di aumentare la spesa sociale per diminuire le disuguaglianze create dall'apartheid. Per non parlare dell'India e del Pakistan, potenze nucleari, in lotta per il Kashmir. Il ministro Dini affermò al senato nel 1998 che l'Italia avrebbe adottato una linea di particolare cautela nelle vendite di armi ai due paesi asiatici. Per quanto riguarda la Turchia ogni dissenso è duramente represso e Ankara è regolarmente condannata da Tribunali internazionali: eppure è uno dei principali acquirenti mondiali di armi e solo la grave crisi economica ha costretto a rinviare le commesse di miliardi di dollari per gli elicotteri ed i carri armati, cui concorrono anche aziende italiane. La Nigeria, da poco uscita dai regimi militari è fra i paesi più indebitati e poveri del mondo. Inoltre i centomila morti del conflitto algerino per il governo non esistono. Nonostante la Relazione abbia introdotto importanti elementi di trasparenza, negli ultimi anni c'è stato un peggioramento qualitativo dei dati indicati. Ad esempio non è più possibile incrociare i dati fra paese compratore e sistema d'arma, "al fine di tutelare la riservatezza commerciale". La classifica dei paesi cui effettivamente sono state fornite armi vede al primo posto il Regno Unito con 337 miliardi, seguono Pakistan con 110 miliardi, Spagna e Siria con 85, Abu Dhabi con 81, Brasile con 43, Romania con 39, Turchia con 37.Con importi minori ci sono Algeria con 14 e Cina con 8 miliardi. ed Israele con 115 milioni. Infine la Relazione fornisce l'elenco dei paesi destinatari di prestazioni di servizi militari fra questi sono da segnalare l'Algeria con 2 milioni di dollari, la Colombia con 600.00 dollari, la Nigeria con 500.000 dollari e la Turchia con 300 milioni di lire. Tuttavia il pregevole lavoro di Chiara Bonaiuti, ricercatrice dell'Osservatorio sul commercio degli armamenti(Oscar) di Firenze ha cercato di fare luce sulle vendite incrociando vari dati, ufficiali e delle riviste specializzate, su tali basi al Pakistan sono stati forniti radar per gli aerei Mirage e 14 autocarri; all'India contratti per munizioni di artiglieria; al Sud Africa contratti per elicotteri, alla Nigeria contratti per obici semoventi ed alla Turchia contratti per elicotteri ed apparati radio. Purtroppo ben pochi leggono la Relazione. Nell'ultima legislatura, quella dei Governi di centro- sinistra, non c'è stato alcun dibattito parlamentare complessivo su un aspetto così delicato della politica estera. I nostri politici, così pronti a commentare ogni avvenimento, hanno fatto registrare un assordante silenzio in materia, salvo poi allarmare l'opinione pubblica sull'immigrazione. E' evidente che tanti scappano da paesi in cui vige il terrore grazie anche alle armi "made in Italy". Sarebbe interessante conoscere il pensiero di Rutelli visto che come parlamentare migliorò la legge vigente. francesco iannuzzelli francesco at href.org associazione peacelink - sez. disarmo http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo ---------------------------------- File reality.sys corrupted, Reboot Universe? Y/N
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