(Fwd) In flessione l'export di armi italiane



Da Il Manifesto 28 aprile 2001

In flessione l'export di armi italiane

Continuano però ad essere tranquillamente aggirate le norme che 
vietano la vendita a certi paesi 

LUCIANO BERTOZZI 

Nuovi contratti di armamenti autorizzati dal governo nel 2000 per 
1.658 miliardi (rispetto ai 2596 del 1999, con un calo del 36%) e 
forniture per 1.169 miliardi. Sono i dati sulle esportazioni 
dell'industria militare italiana, fotografata dalla Relazione presentata 
al parlamento.

La diminuzione delle esportazioni "non può essere considerato 
ancora come inizio di una crisi del settore" anche perché i dati 
sopraindicati non tengono conto degli scambi per programmi di 
coproduzioni internazionali, contabilizzati solo al momento della 
cessione definitiva del sistema d'arma.

Non sono considerate attività rilevanti gli aerei da caccia 
Eurofighter e gli elicotteri EH 101 ed altri progetti, che assorbono le 
maggiori capacità produttive dell'industria della difesa italiana.
Ad ogni modo la relazione individua ufficialmente la lista dei paesi 
clienti. In base ai nuovi contratti al primo posto c'è una novità 
assoluta: il Sud Africa con 499 miliardi, seguito dalla Romania con 
186, dagli Usa con 153, dall'India con 149, dalla Turchia con 88, 
dalla Nigeria con 76, dalla Grecia con 63 e dalla Danimarca con 
55. Con importi più modesti sono da segnalare il Pakistan con 31, 
la Repubblica Dominicana con 28, il Brasile con 16, l'Egitto con 15, 
l'Honduras con 13, l'Algeria con 8, Taiwan con 3 e la Cina con 1,6 
miliardi.

Come si vede dall'elenco, anche nel 2000, la legge 185 che regola 
questo fondamentale aspetto della politica estera italiana è stata 
interpretata anziché applicata.

La legge vieta, infatti, le esportazioni a paesi belligeranti, i cui 
governi siano responsabili di accertate violazioni delle convenzioni 
internazionali dei diritti umani e verso i paesi beneficiari degli aiuti 
allo sviluppo che destinino risorse eccessive per le spese militari. 
Salta agli occhi il Sud Africa, che a seguito di alcune maxi 
commesse ha aumentato notevolmente le spese per la difesa. La 
decisione di incrementare tali spese ha dato luogo ad una serie di 
contrasti all'interno del governo stesso, con chi sosteneva la 
necessità di aumentare la spesa sociale per diminuire le 
disuguaglianze create dall'apartheid. Per non parlare dell'India e del 
Pakistan, potenze nucleari, in lotta per il Kashmir. Il ministro Dini 
affermò al senato nel 1998 che l'Italia avrebbe adottato una linea di 
particolare cautela nelle vendite di armi ai due paesi asiatici. Per 
quanto riguarda la Turchia ogni dissenso è duramente represso e 
Ankara è regolarmente condannata da Tribunali internazionali: 
eppure è uno dei principali acquirenti mondiali di armi e solo la 
grave crisi economica ha costretto a rinviare le commesse di 
miliardi di dollari per gli elicotteri ed i carri armati, cui concorrono 
anche aziende italiane. La Nigeria, da poco uscita dai regimi 
militari è fra i paesi più indebitati e poveri del mondo. Inoltre i 
centomila morti del conflitto algerino per il governo non esistono.
Nonostante la Relazione abbia introdotto importanti elementi di 
trasparenza, negli ultimi anni c'è stato un peggioramento qualitativo 
dei dati indicati. Ad esempio non è più possibile incrociare i dati fra 
paese compratore e sistema d'arma, "al fine di tutelare la 
riservatezza commerciale".

La classifica dei paesi cui effettivamente sono state fornite armi 
vede al primo posto il Regno Unito con 337 miliardi, seguono 
Pakistan con 110 miliardi, Spagna e Siria con 85, Abu Dhabi con 
81, Brasile con 43, Romania con 39, Turchia con 37.Con importi 
minori ci sono Algeria con 14 e Cina con 8 miliardi. ed Israele con 
115 milioni. Infine la Relazione fornisce l'elenco dei paesi 
destinatari di prestazioni di servizi militari fra questi sono da 
segnalare l'Algeria con 2 milioni di dollari, la Colombia con 600.00 
dollari, la Nigeria con 500.000 dollari e la Turchia con 300 milioni di 
lire.

Tuttavia il pregevole lavoro di Chiara Bonaiuti, ricercatrice 
dell'Osservatorio sul commercio degli armamenti(Oscar) di Firenze 
ha cercato di fare luce sulle vendite incrociando vari dati, ufficiali e 
delle riviste specializzate, su tali basi al Pakistan sono stati forniti 
radar per gli aerei Mirage e 14 autocarri; all'India contratti per 
munizioni di artiglieria; al Sud Africa contratti per elicotteri, alla 
Nigeria contratti per obici semoventi ed alla Turchia contratti per 
elicotteri ed apparati radio.

Purtroppo ben pochi leggono la Relazione.
Nell'ultima legislatura, quella dei Governi di centro- sinistra, non c'è 
stato alcun dibattito parlamentare complessivo su un aspetto così 
delicato della politica estera.

I nostri politici, così pronti a commentare ogni avvenimento, hanno 
fatto registrare un assordante silenzio in materia, salvo poi 
allarmare l'opinione pubblica sull'immigrazione.

E' evidente che tanti scappano da paesi in cui vige il terrore grazie 
anche alle armi "made in Italy".

Sarebbe interessante conoscere il pensiero di Rutelli visto che 
come parlamentare migliorò la legge vigente. 



francesco iannuzzelli   francesco at href.org
associazione peacelink - sez. disarmo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo
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