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(Fwd) Critiche al Rapporto Mandelli
- Subject: (Fwd) Critiche al Rapporto Mandelli
- From: "francesco iannuzzelli" <francesco at href.org>
- Date: Fri, 23 Mar 2001 01:56:03 -0000
- Organization: peacelink
- Priority: normal
------- Forwarded message follows ------- Date sent: Tue, 20 Mar 2001 19:47:19 +0100 From: Massimo Zucchetti <zucchetti at polito.it> Subject: Critiche al Rapporto Mandelli Torino 20.3.2001 Con riferimento ai lavori della Commissione scientifica sull'uranio impoverito nominata dal Ministro della Difesa, presieduta dal prof. Mandelli ("Commissione"), il sottoscritto ha esaminato la Relazione Preliminare emessa dalla Commissione in data 19.3.2001. 1) Nell'esprimere apprezzamento per il lavoro effettuato dai membri della Commissione e per i dati messi a disposizione, si esprime stupore tuttavia sul fatto che i risultati di questo lavoro siano stati intesi come "Assoluzione dell'Uranio impoverito", facendo ampio torto al reale contenuto del rapporto stesso e alle dichiarazioni dello stesso prof.Mandelli. 2) Inoltre, sullo specifico del metodo utilizzato nel rapporto e sui suoi risultati preliminari, verrano espresse alcune osservazioni critiche, atte più che altro, se prese in considerazione, a migliorarne i contenuti. 1) La relazione preliminare NON è (e non poteva essere) una assoluzione dell'uranio impoverito. Il sottoscritto in particolare, a questo riguardo, concorda pienamente con il prof. Mandelli ed i membri della Commissione sui seguenti punti: - Si tratta di una relazione preliminare su un aspetto specifico dell'intera questione, ovvero la maggior incidenza di tumori rispetto al normale nei militari italiani in missione nei Balcani. - La quantità di dati a disposizione era troppo esigua per poter permettere sia di negare sia di affermare con certezza il legame fra uranio impoverito e certe neoplasie. - Sarà necessario un accurato monitoraggio nel tempo, sia per quanto riguarda l'acquisizione di eventuali nuovi casi, sia per controlli da effettuare su altre popolazioni a rischio, sia per seguire nel tempo la coorte dei soggetti militari esposti. E' necessario in particolare aggiornare il numero di casi di neoplasie mediante l'acquisizione della documentazione necessaria alla conferma diagnostica delle segnalazioni che arriveranno alla Commissione nei prossimi mesi. - Il ruolo di altre cause oltre all'uranio impoverito non ha potuto essere preso in considerazione. - Le considerazioni effettuate sul ruolo dell'uranio impoverito sono preliminari e derivano dalla letteratura e dalle campagne recenti dell'Unep. - L'incidenza di alcune forme tumorali (linfoma di Hodgkin, ma anche altre) è superiore all'atteso, anche se, viste le precedenti premesse, erano di statistica dubbia e l'attribuzione all'uranio impoverito non è stata possibile. Vi sono tuttavia lavori in letteratura che indicano una possibile correlazione fra linfoma di Hodgkin e esposizione interna da Uranio impoverito. Se questa è una sentenza assolutoria, allora il sottoscritto qui, alla pari dei membri della Commissione nel Rapporto, si è probabilmente espresso in una lingua diversa dall'italiano corrente! 2) Sui seguenti punti della relazione si esprimono invece alcune perplessità e osservazioni. In particolare: A) La statistica sulla normalità o meno rispetto all'atteso del numero di casi di malattia riscontrati dipende ovviamente da due parametri, cioè: a) Il numero di casi di tumore preso in considerazione. b) La popolazione globale presa come campione statistico. Se infatti 10 casi di tumore, ad esempio, sono "sotto il normale" su una popolazione di 1 milione di persone, sono "sopra il normale" su una popolazione di 1000 persone. Sulla determinazione di queste grandezze il rapporto solleva dei dubbi. Infatti: a) L'esame dei casi di malattie e morti attribuibili all'uranio impoverito deve prendere in esame, vista l'esiguità del fenomeno, la maggior base possibile di casi significativi, per migliorare la affidabilità dell'indagine. Allora, i molti ulteriori casi segnalati dalle associazioni di militari colpiti (quali la AnaVafaf e altre) non possono non essere presi in considerazione, e probabilmente, visti i piccoli numeri, potrebbero modificare alcune delle conclusioni ora tratte nel Rapporto. b) La popolazione considerata "esposta" ai fini della statistica sulla normalità dell'insorgenza dei tumori è di ben 57164 soggetti, includendo fra i potenzialmente esposti anche soggetti che sono stati nei Balcani per una sola volta e per tempi brevissimi (anche fino ad un sol giorno, in teoria!), oppure in date talmente posteriori ai bombardamenti e/o in luoghi così lontani da esso da poterne escludere con ogni probabilità l'esposizione da uranio. La statistica stessa sui colpiti da linfoma di Hodgkin, ad esempio, indica in 173 giorni la durata media della permanenza, con un minimo di 64 giorni per un solo caso. In sostanza, se si includono nella statistica persone che all'uranio non sono state esposte mai, da un lato, e si escludono invece casi di patologie che potrebbero aumentare la statistica, dall'altro, risulta ovvio come si possa giungere alle conclusioni sulla "normalità rispetto alle attese" dell'incidenza di tumori. B) Per quanto riguarda lo screening dei militari esposti per accertare l'esposizione ad uranio impoverito (ovvero gli esami da effettuare su potenziali contaminati, ma senza patologie) è ben noto [si veda come solo esempio la ref. 1] che esami ematologici e delle urine "standard" non possono, a distanza di qualche anno, rilevare alcunchè, tranne il caso di militari con proiettili ritenuti, che non si applica qui. La tipologia di esami da effettuare risulta più complessa in questo caso. E' anche improbabile, che, a distanza di anni, il meccanismo di esposizione alla risospensione di polveri da parte di militari "alla prima esperienza" sia in grado, a distanza di anni dai bombardamenti, di provocare in costoro una esposizione significativamente rilevabile. Si fa notare in ultimo che l'analisi "Whole Body Counter" è poi inefficace alla rilevazione di contaminazioni da alfa emettitori quali l'uranio. C) Si concorda con la Commissione che la via di esposizione più rilevante per l'uranio impoverito è l'inalazione e che, dai polmoni, una frazione non trascurabile dell'attività in questi depositata si concentri nei linfonodi del mediastino. Questo tuttavia, al di là delle comprensibili cautele e premesse della Commissione già esaminate, appare un segnale significativo di correlazione fra l'eccesso di casi di linfomi di Hodgkin e l'esposizione a uranio impoverito. Si concorda però su come occorra meglio chiarire il ruolo della contaminazione interna da uranio nella eziologia dei linfomi, campo di ricerca sul quale non vi sono sufficienti dati. D) Fra le statistiche del UNSCEAR citate nel Rapporto riguardo il linfoma di Hodgkin, risultano purtroppo di scarsa utlità quelle legate a esposizione a Iodio-131 e al gas Radon, mentre è interessante la statistica del 1994 che riporta, fra i lavoratori addetti alla lavorazione del minerale uranifero (quindi professionalmente esposti a inalazione di polveri di uranio) casi in eccesso di linfoma di Hodgkin, pur in presenza di normale incidenza di tumori a polmoni e ossa. E) La citazione dei rassicuranti risultati del rapporto UNEP [2]: "non è stata registrata una contaminazione significativa delle aree sottoposte a mitragliamento con dardi all'uranio impoverito" non rassicura affatto, purtroppo, a causa di forti dubbi riguardo la liceità di tali conclusioni. Infatti: - Le misurazioni sono state fatte a distanza di anni dai bombardamenti. Il sottoscritto ha già ampiamente spiegato in altre sedi [3] come sia improbabile, a distanza di anni, rilevare l'inquinamento da DU con le usuali misure di contaminazione ambientale. Occorre ricorrere a bioindicatori/bioaccumulatori, nei quali si può ancora rilevare il DU anche dopo parecchio tempo dai bombardamenti. - Il rapporto afferma infatti di non aver trovato concentrazioni ambientali rilevanti di DU e questo appunto non stupisce. Tuttavia, contraddice le sue stesse conclusioni (il DU in seguito ad un bombardamento non si sparge nell'atmosfera se non entro un piccolo raggio dall'esplosione, ergo l'esposizione della popolazione nel suo insieme risulta trascurabile), leggendo quanto scritto nell'Appendice VI del Rapporto stesso. - In essa vengono riportati i dati sui rilevamenti di DU in certi bioindicatori (licheni e muschi). Si legge che in tutti i casi in cui si è ricorso a questa misura si è trovato rilevante traccia di DU, segno che esso si era polverizzato e sparso nell'atmosfera. Questo, anche in concomitanza con rilevazioni nulle di contaminazione del suolo. Si raccomanda nel Rapporto l'uso di questi bioindicatori in future rilevazioni. - Questa appare perciò una implicita affermazione di non aver utilizzato le tecniche più adeguate per la rilevazione del DU. Risultano perciò opinabili ed inficiate tutte le affermazioni del rapporto sulla pericolosità del DU. - Inoltre, solo in 11 siti sugli oltre 100 indicati sono state effettuate misurazioni. Date le caratteristiche "a spot" dell'inquinamento da DU, questo compromette la completezza ed esaustività dell'indagine. F) Si concorda con la Commissione che i coefficienti di rischio attualmente raccomandati dall'ICRP (derivati da alte esposizioni croniche esterne principalmente a nuclidi beta e gamma emettitori - statistiche su Hiroshima, Nagasaki e pazienti alto-irraggiati per errate cure con raggi X negli anni quaranta) siano di difficile applicazione al caso in esame (esposizioni interne croniche ad alfa emettitori). Questo, tra l'altro, costituisce un ulteriore elemento di critica a molte delle rassicuranti stime recentemente pubblicate [4]. In conclusione, il sottoscritto, al contrario di considerarlo una sentenza assolutoria, considera il Rapporto della Commissione come un pregevole primo risultato di una analisi che andrà ovviamente completata. Segnala in particolare la necessità di migliorare e rivedere la statistica (come riportato nel punto A di questo Documento) e di proseguire nell'interessante analisi della correlazione fra alcune forme tumorali (linfoma di Hodgkin) e l'esposizione interna da Uranio (punti C e D di questo Documento). Rimanendo a disposizione per ogni eventuale chiarimento, porgo distinti saluti, (Prof.Ing. Massimo Zucchetti) Professore di Ruolo di Impianti Nucleari DENER - Politecnico di Torino Corso Duca degli Abruzzi 24, 10129 Torino (Italy) Tel./Fax +39.011.564.4464/4499. Email: zucchetti at polito.it [1] F.J.Hooper et al. "Elevated urine uranium excretion by soldiers with retained uranium shrapnel", Health Phys. 77(5) (1999) 512-519. [2] Unep, Depleted Uranium in Kosovo - Post-Conflict Environmental Assessment, marzo 2001, reperibile al sito: http://balkans.unep.ch/du/reports/report.html. [3] M.Cristaldi, A.Di Fazio, C.Pona, A.Tarozzi, M.Zucchetti "Uranio impoverito (DU). Il suo uso nei Balcani, le sue conseguenze sul territorio e la popolazione", Giano, n.36 (sett-dic. 2000), pp. 11-31. [4] Unione Europea, Opinion of the group of experts established according to Article 31 of the EURATOM Treaty -- Depleted Uranium, reperibile al sito: http://europa.eu.int/comm/environment/radprot/opinion.pdf. ********************************************************** Prof. Massimo Zucchetti DENER - Politecnico di Torino Corso Duca degli Abruzzi 24 - 10129 Torino (ITA) Tel./Fax +39 - 011 - 564.4464 / 4499 email: zucchetti at polito.it ********************************************************* ------- End of forwarded message -------
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