(Fwd) Critiche al Rapporto Mandelli



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Date sent:      	Tue, 20 Mar 2001 19:47:19 +0100
From:           	Massimo Zucchetti <zucchetti at polito.it>
Subject:        	Critiche al Rapporto Mandelli


Torino  20.3.2001

Con riferimento ai lavori della Commissione scientifica sull'uranio 
impoverito nominata dal Ministro della Difesa, presieduta dal prof. 
Mandelli ("Commissione"), il sottoscritto ha esaminato la Relazione 
Preliminare emessa dalla Commissione in data 19.3.2001.

1) Nell'esprimere apprezzamento per il lavoro effettuato dai membri della 
Commissione e per i dati messi a disposizione, si esprime stupore tuttavia 
sul fatto che i risultati di questo lavoro siano stati intesi come 
"Assoluzione dell'Uranio impoverito", facendo ampio torto al reale 
contenuto del rapporto stesso e alle dichiarazioni dello stesso prof.Mandelli.
2) Inoltre, sullo specifico del metodo utilizzato nel rapporto e sui suoi 
risultati preliminari, verrano espresse alcune osservazioni critiche, atte 
più che altro, se prese in considerazione, a migliorarne i contenuti.

1) La relazione preliminare NON è (e non poteva essere) una assoluzione 
dell'uranio impoverito.
Il sottoscritto in particolare, a questo riguardo, concorda pienamente con 
il prof. Mandelli ed i membri della Commissione sui seguenti punti:
- Si tratta di una relazione preliminare su un aspetto specifico 
dell'intera questione, ovvero la maggior incidenza di tumori rispetto al 
normale nei militari italiani in missione nei Balcani.
- La quantità di dati a disposizione era troppo esigua per poter permettere 
sia di negare sia di affermare con certezza il legame fra uranio impoverito 
e certe neoplasie.
- Sarà necessario un accurato monitoraggio nel tempo, sia per quanto 
riguarda l'acquisizione di eventuali nuovi casi, sia per controlli da 
effettuare su altre popolazioni a rischio, sia per seguire nel tempo la 
coorte dei soggetti militari esposti. E' necessario in particolare 
aggiornare il numero di casi di neoplasie mediante l'acquisizione della 
documentazione necessaria alla conferma diagnostica delle segnalazioni che 
arriveranno alla Commissione nei prossimi mesi.
- Il ruolo di altre cause oltre all'uranio impoverito non ha potuto essere 
preso in considerazione.
- Le considerazioni effettuate sul ruolo dell'uranio impoverito sono 
preliminari e derivano dalla letteratura e dalle campagne recenti dell'Unep.
- L'incidenza di alcune forme tumorali (linfoma di Hodgkin, ma anche altre) 
è superiore all'atteso, anche se, viste le precedenti premesse, erano di 
statistica dubbia e l'attribuzione all'uranio impoverito non è stata 
possibile. Vi sono tuttavia lavori in letteratura che indicano una 
possibile correlazione fra linfoma di Hodgkin e esposizione interna da 
Uranio impoverito.
Se questa è una sentenza assolutoria, allora il sottoscritto qui, alla pari 
dei membri della Commissione nel Rapporto, si è probabilmente espresso in 
una lingua diversa dall'italiano corrente!

2) Sui seguenti punti della relazione si esprimono invece alcune 
perplessità e osservazioni. In particolare:

A) La statistica sulla normalità o meno rispetto all'atteso del numero di 
casi di malattia riscontrati dipende ovviamente da due parametri, cioè:
a) Il numero di casi di tumore preso in considerazione.
b) La popolazione globale presa come campione statistico. Se infatti 10 
casi di tumore, ad esempio, sono "sotto il normale" su una popolazione di 1 
milione di persone, sono "sopra il normale" su una popolazione di 1000 
persone.
Sulla determinazione di queste grandezze il rapporto solleva dei dubbi. 
Infatti:
a) L'esame dei casi di malattie e morti attribuibili all'uranio impoverito 
deve prendere in esame, vista l'esiguità del fenomeno, la maggior base 
possibile di casi significativi, per migliorare la affidabilità 
dell'indagine. Allora, i molti ulteriori casi segnalati dalle associazioni 
di militari colpiti (quali la AnaVafaf e altre) non possono non essere 
presi in considerazione, e probabilmente, visti i piccoli numeri, 
potrebbero modificare alcune delle conclusioni ora tratte nel Rapporto.
b) La popolazione considerata "esposta" ai fini della statistica sulla 
normalità dell'insorgenza dei tumori è di ben 57164 soggetti, includendo 
fra i potenzialmente esposti anche soggetti che sono stati nei Balcani per 
una sola volta e per tempi brevissimi (anche fino ad un sol giorno, in 
teoria!), oppure in date talmente posteriori ai bombardamenti e/o in luoghi 
così lontani da esso da poterne escludere con ogni probabilità 
l'esposizione da uranio. La statistica stessa sui colpiti da linfoma di 
Hodgkin, ad esempio, indica in 173 giorni la durata media della permanenza, 
con un minimo di 64 giorni per un solo caso.
In sostanza, se si includono nella statistica persone che all'uranio non 
sono state esposte mai, da un lato, e si escludono invece casi di patologie 
che potrebbero aumentare la statistica, dall'altro, risulta ovvio come si 
possa giungere alle conclusioni sulla "normalità rispetto alle attese" 
dell'incidenza di tumori.

B) Per quanto riguarda lo screening dei militari esposti per accertare 
l'esposizione ad uranio impoverito (ovvero gli esami da effettuare su 
potenziali contaminati, ma senza patologie) è ben noto [si veda come solo 
esempio la ref. 1] che esami ematologici e delle urine "standard" non 
possono, a distanza di qualche anno, rilevare alcunchè, tranne il caso di 
militari con proiettili ritenuti, che non si applica qui. La tipologia di 
esami da effettuare risulta più complessa in questo caso. E' anche 
improbabile, che, a distanza di anni, il meccanismo di esposizione alla 
risospensione di polveri da parte di militari "alla prima esperienza" sia 
in grado, a distanza di anni dai bombardamenti, di provocare in costoro una 
esposizione significativamente rilevabile. Si fa notare in ultimo che 
l'analisi "Whole Body Counter" è poi inefficace alla rilevazione di 
contaminazioni da alfa emettitori quali l'uranio.

C) Si concorda con la Commissione che la via di esposizione più rilevante 
per l'uranio impoverito è l'inalazione e che, dai polmoni, una frazione non 
trascurabile dell'attività in questi depositata si concentri nei linfonodi 
del mediastino. Questo tuttavia, al di là delle comprensibili cautele e 
premesse della Commissione già esaminate, appare un segnale significativo 
di correlazione fra l'eccesso di casi di linfomi di Hodgkin e l'esposizione 
a uranio impoverito. Si concorda però su come occorra meglio chiarire il 
ruolo della contaminazione interna da uranio nella eziologia dei linfomi, 
campo di ricerca sul quale non vi sono sufficienti dati.

D) Fra le statistiche del UNSCEAR citate nel Rapporto riguardo il linfoma 
di Hodgkin, risultano purtroppo di scarsa utlità quelle legate a 
esposizione a Iodio-131 e al gas Radon, mentre è interessante la statistica 
del 1994 che riporta, fra i lavoratori addetti alla lavorazione del 
minerale uranifero (quindi professionalmente esposti a inalazione di 
polveri di uranio) casi in eccesso di linfoma di Hodgkin, pur in presenza 
di normale incidenza di tumori a polmoni e ossa.

E) La citazione dei rassicuranti risultati del rapporto UNEP [2]: "non è 
stata registrata una contaminazione significativa delle aree sottoposte a 
mitragliamento con dardi all'uranio impoverito" non rassicura affatto, 
purtroppo, a causa di forti dubbi riguardo la liceità di tali conclusioni. 
Infatti:
- Le misurazioni sono state fatte a distanza di anni dai bombardamenti. Il 
sottoscritto ha già ampiamente spiegato in altre sedi [3] come sia 
improbabile, a distanza di anni, rilevare l'inquinamento da DU con le 
usuali misure di contaminazione ambientale. Occorre ricorrere a 
bioindicatori/bioaccumulatori, nei quali si può ancora rilevare il DU anche 
dopo parecchio tempo dai bombardamenti.
- Il rapporto afferma infatti di non aver trovato concentrazioni ambientali 
rilevanti di DU e questo appunto non stupisce. Tuttavia, contraddice le sue 
stesse conclusioni (il DU in seguito ad un bombardamento non si sparge 
nell'atmosfera se non entro un piccolo raggio dall'esplosione, ergo 
l'esposizione della popolazione nel suo insieme risulta trascurabile), 
leggendo quanto scritto nell'Appendice VI del Rapporto stesso.
- In essa vengono riportati i dati sui rilevamenti di DU in certi 
bioindicatori (licheni e muschi). Si legge che in tutti i casi in cui si è 
ricorso a questa misura si è trovato rilevante traccia di DU, segno che 
esso si era polverizzato e sparso nell'atmosfera. Questo, anche in 
concomitanza con rilevazioni nulle di contaminazione del suolo. Si 
raccomanda nel Rapporto l'uso di questi bioindicatori in future rilevazioni.
- Questa appare perciò una implicita affermazione di non aver utilizzato le 
tecniche più adeguate per la rilevazione del DU. Risultano perciò opinabili 
ed inficiate tutte le affermazioni del rapporto sulla pericolosità del DU.
- Inoltre, solo in 11 siti sugli oltre 100 indicati sono state effettuate 
misurazioni. Date le caratteristiche "a spot" dell'inquinamento da DU, 
questo compromette la completezza ed esaustività dell'indagine.


F) Si concorda con la Commissione che i coefficienti di rischio attualmente 
raccomandati dall'ICRP (derivati da alte esposizioni croniche esterne 
principalmente a nuclidi beta e gamma emettitori - statistiche su 
Hiroshima, Nagasaki e pazienti alto-irraggiati per errate cure con raggi X 
negli anni quaranta) siano di difficile applicazione al caso in esame 
(esposizioni interne croniche ad alfa emettitori). Questo, tra l'altro, 
costituisce un ulteriore elemento di critica a molte delle rassicuranti 
stime recentemente pubblicate [4].


In conclusione, il sottoscritto, al contrario di considerarlo una sentenza 
assolutoria, considera il Rapporto della Commissione come un pregevole 
primo risultato di una analisi che andrà ovviamente completata. Segnala in 
particolare la necessità di migliorare e rivedere la statistica (come 
riportato nel punto A di questo Documento) e di proseguire 
nell'interessante analisi della correlazione fra alcune forme tumorali 
(linfoma di Hodgkin) e l'esposizione interna da Uranio (punti C e D di 
questo Documento).

Rimanendo a disposizione per ogni eventuale chiarimento, porgo distinti saluti,

(Prof.Ing. Massimo Zucchetti)
Professore di Ruolo di Impianti Nucleari
DENER - Politecnico di Torino
Corso Duca degli Abruzzi 24, 10129 Torino (Italy)
Tel./Fax +39.011.564.4464/4499. Email: zucchetti at polito.it


[1] F.J.Hooper et al. "Elevated urine uranium excretion by soldiers with 
retained uranium shrapnel", Health Phys. 77(5) (1999) 512-519.
[2] Unep, Depleted Uranium in Kosovo - Post-Conflict Environmental 
Assessment, marzo 2001, reperibile al sito: 
http://balkans.unep.ch/du/reports/report.html.
[3] M.Cristaldi, A.Di Fazio, C.Pona, A.Tarozzi, M.Zucchetti "Uranio 
impoverito (DU). Il suo uso nei Balcani, le sue conseguenze sul territorio 
e la popolazione", Giano, n.36 (sett-dic. 2000), pp. 11-31.
[4] Unione Europea, Opinion of the group of experts established according 
to Article 31 of the EURATOM Treaty -- Depleted Uranium, reperibile al 
sito: http://europa.eu.int/comm/environment/radprot/opinion.pdf.

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Prof. Massimo Zucchetti
DENER - Politecnico di Torino
Corso Duca degli Abruzzi 24 - 10129 Torino (ITA)
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