LE ARMI DEGLI STATI UNITI ALL'AFRICA



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Date: Thu, 6 Apr 2000 08:55:27 +0200

LE ARMI DEGLI STATI UNITI ALL'AFRICA
(a cura di W. Hartung e B. Moix) 
  
 LE ARMI DEGLI STATI UNITI ALL'AFRICA Gli Stati Uniti e la militarizzazione
dell'Africa 
 Una triste eredità di guerre e di morte Occorrono nuove scelte politiche 
 Il caso Congo: il ruolo destabilizzante degli Stati Uniti Il mercato delle
armi in Africa
  
  
 
 
 
New York. Mentre Richard Holbrooke, ambasciatore degli Stati Uniti alle
Nazioni Unite, si preparava a convocare, per il 24 gennaio, un incontro
speciale del Consiglio di sicurezza sul tema della guerra civile nella
Repubblica democratica del Congo (RdC), un nuovo rapporto del World Policy
Institute alla New School rivelava che gli Stati Uniti hanno fornito armi e
addestramento militare a otto dei nove stati coinvolti nella guerra del Congo.
L'incontro, al quale hanno partecipato otto capi di stato dei paesi
africani coinvolti nella guerra del Congo, fa parte di quello che Holbrooke
ha chiamato il "mese dell'Africa" al Consiglio di sicurezza dell'Onu, una
serie di discussioni sul modo di risolvere le atroci guerre che hanno fatto
del continente africano il continente più violento del mondo, con ben
undici conflitti in corso. Il "mese dell'Africa" coincide con la presidenza
del Consiglio di sicurezza da parte degli Usa.
William D. Hartung, membro dell'Istituto, afferma che "occorrerà più di un
mese all'Amministrazione Clinton per avviare la riparazione dei danni
provocati da decenni di forniture di armi statunitensi a dittatori e
demagoghi africani come Mobutu Sese Seko dello Zaire e Jonas Savimbi, capo
dei ribelli angolani. Le armi e l'addestramento militare per un valore di
1,5 miliardi di dollari assicurati all'Africa dagli Stati Uniti durante la
Guerra fredda hanno preparato il terreno per l'attuale serie di guerre in
corso nel continente e le attrezzature militari fornite dagli Stati Uniti
continuano ad essere usate da coloro che le combattono".
Il rapporto nota che, negli anni '90, gli Stati Uniti hanno fornito ai
paesi africani armi e addestramento militare per un valore di oltre 227
milioni di dollari. Inoltre, le forze speciali americane hanno addestrato i
militari di 34 dei 53 paesi africani attraverso il programma di
"Addestramento di scambio congiunto programmato" (Joint combined exchange
training - Jcet), compresi i soldati impegnati su entrambi i fronti della
guerra civile in Congo. Bridget Moix, ricercatrice associata dell'Istituto,
nota: "A più di dieci anni dalla fine della Guerra fredda,
l'Amministrazione Clinton persiste nella sua politica fallimentare di
armare e addestrare le forze militari africane, invece di fare investimenti
a lungo termine per uno sviluppo sostenibile e la prevenzione dei conflitti
nel continente. Gli Stati Uniti sono i maggiori mercanti mondiali di armi,
mentre sono il fanalino di coda fra i paesi industrializzati riguardo alla
percentuale di Pil consacrato all'aiuto allo sviluppo (meno di un decimo
dell'1%). Finché non cambieranno queste priorità, gli Stati Uniti non
avranno alcuna credibilità come promotori della pace in Africa".
Assumendo la presidenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,
l'Amministrazione Clinton aveva dichiarato il mese di gennaio del 2000
"mese dell'Africa". Sperando di smorzare le critiche di coloro che
affermano che essa ha promosso solo a parole le relazioni Stati
Uniti-Africa negli ultimi due anni senza alcun sostanziale risultato,
l'Amministrazione ha detto di voler accordare la priorità alla ricerca di
soluzioni per i conflitti armati in atto sul continente, comprese la guerra
civile che si trascina da trent'anni in Angola e l'attuale crisi nell'RdC.
Essa non ha comunque ammesso le proprie responsabilità, riconoscendo di
aver contribuito a creare le condizioni che hanno portato a questi
conflitti apparentemente insolubili.
Negli ultimi anni l'Amministrazione si è sforzata di dare un volto nuovo
alle sue relazioni con i paesi africani. Le visite ad alto livello - prima
da parte del segretario di stato, Madeleine Albright, poi dello stesso
presidente Clinton, nella primavera del 1998, e dell'ambasciatore degli
Stati Uniti all'Onu, Richard Holbrooke, lo scorso dicembre - hanno
rafforzato l'idea di un nuovo partenariato con il continente, basato sulla
ricerca di "soluzioni africane a problemi africani". Ma la realtà è ben
diversa: i problemi che devono affrontare l'Africa e gli africani -
conflitti, instabilità politica, tasso di crescita economica più basso del
mondo - sono stati alimentati in parte dal coinvolgimento degli Stati Uniti
nel continente. Inoltre, le soluzioni proposte dall'Amministrazione Clinton
continuano a basarsi su quelle politiche controproducenti della Guerra
fredda che hanno caratterizzato per troppo tempo le relazioni fra gli Stati
Uniti e l'Africa.
Purtroppo, la guerra in atto nell'RdC costituisce un chiaro esempio di come
le politiche degli Stati Uniti, passate e presenti, abbiano danneggiato i
popoli africani. Dopo oltre due anni di una guerra devastante, i capi
africani stanno cercando, con scarso successo, di attuare l'accordo di pace
di Lusaka. I firmatari dell'accordo continuano ad appellarsi al sostegno
pacificatore degli Stati Uniti, pur preparandosi a proseguire i
combattimenti. E anche se sono state provate le loro pesanti
responsabilità, gli Usa fanno ben poco per aiutare a trovare una soluzione
possibile. Le visite ufficiali al continente e l'impressionante retorica
non bastano a garantire una pace duratura, la stabilità democratica e lo
sviluppo economico in Africa.
 
ARMS TRADE RESOURCE CENTER
 
WORLD POLICY INSTITUTE, New York