europa militarizzata



Si e' svolto il 21-22 febbraio un convegno organizzato da Alleanza 
Nazionale su "Identita' europea di difesa", al quale hanno partecipato in 
molti tra politici, militari e industriali non solo italiani.
Sono emerse posizioni omogenee, al di la' della connotazione politica, che 
hanno indicato chiaramente come fosse obiettivo comune da parti dei 
partecipanti al convegno (per l'appunto, politici, militari e industriali) 
interpretare l'unificazione europea in termini di crescente militarizzazione.
Sembra quindi profilarsi un nuovo folle sogno che anima le menti 
perverse di questi guerrafondai, ovvero un'unione europea militarmente 
potente ed autonoma, in grade di agire dove e come vuole, e soprattutto 
in grado di prodursi da sola gli armamenti necessari.
Cio' richiede un notevole sforzo di coordinamento tra gli stati membri 
dell'unione, ma l'omogeneità apparsa dalle dichiarazioni dei politici e i 
recenti accordi di Helsinki sono il chiaro segnale che in questo ambito 
sembrano tutti d'accordo, e d'altronde gli interessi economici in gioco 
sono notevoli.
Non c'e' da stupirsi quindi di fronte a certe dichiarazioni, come quelle del 
generale Ramponi che ha reclamato un doveroso incremento nelle spese 
militari (almeno del 50%) o quelle del senatore Nieddu (DS), 
rappresentante della commissione difesa, che ha sottolineato l'importanza 
dell'industria militare e si e' lanciato in deliranti interpretazioni del diritto 
internazionale e degli interventi militari in paesi esteri.
Nella conferenza non poteva mancare il lato produttivo, con la 
partecipazione dei rappresentanti dell'industria bellica europea ed italiana 
(Finmeccanica, Aermacchi, Fincantieri) che hanno lamentato eccessivi 
vincoli nelle esportazioni di materiale bellico.

Guardando oltre il convegno di An, e' possibile individuare una tendenza 
precisa, che si sta gia' realizzando e organizzando strutturalmente a livello 
politico e industriale.
Gia' qualche tempo fa e' stato definito il PESC (dicastero europeo per la 
politica estera e la sicurezza) affidato, guarda caso, a Solana, ex segretario 
della Nato, con il compito di svolgere da coordinamento per le politiche 
militari europee.
Ad Helsinki e' stato tracciato anche un preciso calendario, ovvero che 
entro il 2003 sia in funzione la forza europea di intervento rapido, 
composta da 60 mila uomini, 700 aerei dei quali circa 400 da 
combattimento, ed un supporto navale.
Parallelamente le industrie belliche hanno cominciato ad accorparsi a 
livello europeo,  si e' costituito l'EADS (European Aeronautic Defense 
and Space Company) che unisce la tedesca DASA, la francese 
Aerospatiale Matra e la spagnola Casa. Nel 97 e' partito il consorzio per la 
costruzione dell'Eurofighter (il cacciabombardiere europeo, al quale l'Italia 
contribuisce con 16.000 mld di denaro pubblico), mentre l'Occar 
(Organisme Conjointe de Co-operation en matiere d'Armament) fondato 
nel 96 ma reso effettivo nel 98 con il trattato firmato da Andreatta, unisce 
quattro stati (Francia, Italia, Germania e Gran Bretagna) per il 
coordinamento della produzione e della standardizzazione degli 
armamenti.
Ci vogliono anche dei satelliti, ed ecco il progetto Helios, il satellite di 
osservazione militare costruito da Italia e Spagna il cui futuro sviluppo 
(Helios2) coinvolge altri stati europei e prevede il lancio di due satelliti 
militari nel 2003.

Di fronte a questo scenario europeo di crescente correlazione tra poteri 
economici, politici e militari,  appare evidente che anche chi lotta contro 
quest'ottica aberrante e per la costruzione di una societa' umana e 
nonviolenta, debba coordinare le proprie azioni e i propri canali 
informativi a livello europeo.

ciao
francesco


------------------
francesco iannuzzelli
francesco at href.org

L'uguaglianza non e' piacevole,
ma la superiorita' e' ancora piu' dolorosa
(proverbio serere)