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Mercoledi` 20 Ottobre 1999  


Verdi e comunisti all'attacco
"Altro che dossier Mitrokhin"


Maurizio Molinari 
ROMA 
Verdi, Rifondazione e Comunisti italiani chiedono "urgenti chiarimenti" al
governo D'Alema sulle rivelazioni in merito alla quantita` di ordigni
nucleari americani presenti nelle basi militari in Italia, mentre il
ministero della Difesa e la Farnesina ieri sera hanno evitato ogni commento
a caldo lasciando comunque trasparire imbarazzo e sorpresa per quanto
pubblicato dal bollettino degli scienziati atomici Usa. 
Il capogruppo dei Verdi in commissione Esteri al Senato, Stefano Boco,
appena appresa la notizia ha ammesso di essere "esterrefatto" ed ha
annunciato "passi parlamentari" per questa mattina, perche' "siamo di fronte
alla pubblicazione dei veri documenti che contano sul lungo periodo della
Guerra Fredda e sulle implicazioni avute nel nostro Paese, siamo di fronte a
carte assai piu` importanti e pesanti del tanto decantato dossier dell'ex
agente del Kgb Mithrokin". "In questo Paese c'e` stato un referendum contro
il nucleare, abbiamo approvato il Trattato contro la proliferazione e il
Parlamento non e` mai stato informato sulla presenza di armi nucleari -
aggiunge Stefano Boco - quindi se ci sono queste armi se ne devono andare
subito e il Parlamento deve ricevere delle spiegazioni inoppugnabili su
quanto avvenuto fino a questo momento". 
Sulla stessa linea i Comunisti Italiani di Armando Cossutta. "Le carte che
arrivano dall'America confermano quanto sospettavamo da anni - afferma
Tullio Grimaldi, capogruppo alla Camera dei Deputati del Pdci - e obbligano
il Parlamento a porre subito sul tavolo la questione delle basi militari e a
chiedere al governo di spiegare al Paese cosa accade veramente sul nostro
territorio e che cosa e` accaduto in passato". Nella tarda serata di ieri
parlamentari Verdi e dei Comunisti italiani si sono consultati sui passi da
compiere in aula. Anche Rifondazione comunista di Fausto Bertinotti e`
pronta a dare battaglia. "Finalmente si scopre una verita` rimasta celata
per cinquanta anni, perche' nessun governo ha mai parlato di queste armi ne'
nessun Parlamento ha mai saputo", afferma il senatore Giovanni Russo Spena,
secondo il quale "solo il Parmanento puo` autorizzare la presenza di armi
nucleari in Italia". "Le informazioni trapelate in passato si sono rivelate
esatte. Questi ordigni ad Aviano e Ghedi sono da ritenersi illegali,
illegittimi, incostituzionali ed in flagrante contraddizione con il Trattato
per la non proliferazione delle armi nucleari cui abbiamo aderito
formalmente - incalza Russo Spena - oltre ad essere pericolose per la
popolazione; bisogna correre ai rimedi, il Paese deve sapere la verita`". 
Piu` cauta la reazione dei Democratici di Sinistra, che con il responsabile
Esteri, Luigi Colajanni, mettono le mani avanti temendo un altro polverone:
"Anzitutto bisogna verificare se le informazioni pubblicate in America sono
vere, e comunque c'e` da dire che la presenza di armi nucleari nel nostro
Paese non e` certo una novita`, anzi adesso il bollettino degli scienziati
parla di 30 testate mentre c'e` chi in passato diceva che il numero
complesivo era di 60". Per Colajanni il "problema che si pone" e` nel caso
specifico di altra natura: "L'esistenza di clausole segrete nei Trattati
sullo status delle basi che consentono la presenza di queste armi". "I
governi probabilmente hanno taciuto sulla loro esistenza - afferma Luigi
Colajanni - perche' impegnati da queste clausola segrete, sul cui contenuto
invece e` giunto il momento di informare il Parlamento". 
Tutti gli occhi sono puntati adesso sul ministero della Difesa. Da via XX
Settembre ieri non e` giunto alcun commento oltre alla riaffermazione del
ben noto principio condiviso da tutti i Paesi dell'Alleanza Atlantica sulla
"non ammissione ne' smentita della presenza di armi nucleari". E' comunque
vero che in Europa e` in questo momento in atto un processo di riduzione
degli armamenti nucleari nell'ambito delle intese raggiunte fra Stati Uniti
e Russia, e quindi non si puo` escludere che questo riguardi anche il nostro
Paese. Profilo basso sulla vicenda anche alla Farnesina, dove ci si e`
limitati a far notare che la questione della deterrenza "riguarda l'Alleanza
Atlantica" e non dunque i singoli Paesi.

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