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L'ALTRA FACCIA DI CUBA
- Subject: L'ALTRA FACCIA DI CUBA
- From: "F A B I O C C H I::" <eco_fabiocchi at tin.it>
- Date: Thu, 30 Sep 2004 01:08:48 +0200
L'ALTRA FACCIA DI CUBA
http://it.gay.com/view.php?ID=19162
di Mario Cirrito
(altri articoli dell'autore)
Mercoledì 29 Settembre 2004
Nonostante le notizie confortanti riportate dalla delegazione Arcigay in
visita all'Havana pochi mesi fa, gli arresti e maltrattamenti antigay del
regime castrista continuano.
MILANO - Il lungomare esausto dell'Havana, i tacchi da 'regina della notte'
che imboccano il tratto di strada più battuto della capitale, La Rampa, che
dal Malecòn sale nel cuore del Vedado, sfiora il cinema Yara dalla
programmazione stranissima, si nasconde al giardino pieno di panchine e
bici, lì, proprio di fronte alla gelateria Coppelia. Le transessuali non
sono un mistero nella capitale cubana. Quando nel 1993 uscì "Fresa y
chocolate" di Tomàs Gutiérrez Alea e Juan Carlos Tabìo, il film fu preso
come un invito alla tolleranza e alla riconciliazione sotto il segno di un
cementante nazionalismo. Lontani i tempi in cui (tra il 1965 e il '68)
l'omofobia era esempio di un rifiuto verso i 'perversi', e per la
rieducazione gli omosessuali finivano nei campi di confino delle famigerate
Umap (Unidades militares de ayuda a la produccìon), situate nella provincia
di Camaguey. Nel 1980 con l'episodio dell'ambasciata del Perù, Castro svuotò
strade, carceri e manicomi e fece esiliare 125 mila persone tra cui
tantissimi omosessuali. Chiunque, se lo richiedeva, poteva andare via da
Cuba!
Le persecuzioni delle trans continuano
In questi ultimi mesi, l'organizzazione "Unione per le Libertà a Cuba",
presieduta da Carlos Carralero, ha ricevuto una serie di denunce di
persecuzione verso le transessuali cubane, incarcerate e schedate dalla
polizia. «Stiamo verificando - spiega - il caso di una transessuale che si è
suicidata. All'Havana in particolare, ogni tanto la polizia mette dentro
prostitute e omosessuali per salvaguardare l'immagine di una nazione pulita.
Noi lottiamo anche per loro e per questo non capiamo la visita che l'Arcigay
ha fatto al ministro della cultura cubana. Non credo siano tornati con
un'idea chiara di quello che avviene a Cuba, e non ci risulta abbiano
incontrato qualche omosessuale che spiegasse loro la verità».
Ma dal 2002, l'art. 42 della nuova Costituzione punisce la discriminazione,
anche quella sessuale. Inoltre, secondo una Ong Usa operante sul tema dei
diritti civili, Cuba è uno dei pochi Paesi dove si registrano solo limitate
violazioni dei diritti degli omosessuali. «Ascolti: la figlia di Raul
Castro, Mariella, che è una psicologa, ha creato un centro che
eufemisticamente si chiama, "per la tutela degli omosessuali". In realtà il
centro non ha mai funzionato perché il padre e lo zio non vogliono che
esista». Carralero, nel narrare delle recenti incarcerazioni di transessuali
spiega che sono state emesse delle condanne e parla di come queste vivono:
«Molte si prostituiscono, come tanti, per fame. A Cuba, un medico guadagna
25 dollari al mese. Tanti anni fa, quando ero fanciullo, esistevano i
quartieri dove era possibile prostituirsi, oggi la praticano tutti, anche
fuori dalla capitale. I cubani sono presi dalla malattia dell'indifesa, nati
e cresciuti in un regime dittatoriale che insegna cosa è bello e cosa non lo
è. Da tempo si vocifera proprio sui gusti sessuali del fratello di Fidel, e
anche per questo non dovrebbe permettere questa repressione verso le
transessuali. Una volta la gente era fiera delle proprie scarpe rotte, in
nome della rivoluzione, più avanti intellettuali e poeti sembravano essere
una speranza per tutti noi».
E nessuno protesta più
Intellettuali e poeti, dopo la repressione del 2003, sono vinti dalla
stanchezza; dominano i 'funzionari delle idee'; il poeta e giornalista Raùl
Rivero langue, in serie condizioni di salute, condannato a 20 anni di
prigione; Antonio José Ponte è libero, mal sopportato dal regime. Il volto
di Cuba è oggi un monumento alla burocrazia castrista. Anche l'anticastrismo
è lacerato tra quanti vogliono costruire la democrazia in patria ed esuli
che chiedono una strategia di isolamento della comunità internazionale.
«Vorremmo più unità tra i cubani - dichiara Carlos - molti però hanno paura
di subire ritorsioni, anche verso i familiari lontani, e di non poter più
rientrare a Cuba. Ma questo ha riguardato anche noi che continuiamo a
lottare contro un regime guidato da un uomo scaltro come Fidel Castro».
La triste realtà delle arceri cubane
Controllo e repressione sono l'ergo sum del regime, con l'aggravante di far
vivere la gente nella miseria. E i dissidenti? «La strategia - spiega
Carralero - è quella di inviarli lontani dal luogo di residenza, così da
creare nuovi e gravosi problemi ai famigliari. Difficile racimolare fette
biscottate o marmellata da portare loro e per raggiungerli occorre prenotare
i biglietti qualche mese prima. Ovviamente nessuno fa più lavorare i
parenti. Castro non ha mai fatto, in 45 anni, un'amnistia». Gli ultimi
arrestati sono stati condotti in carceri lontane quasi mille chilometri e
magari, quando si presenta un parente, il recluso è castigato per qualche
insubordinazione. Molti, passano direttamente dal regime carcerario
all'esilio forzoso. «Pensare che Cuba era l'unico Paese ad avere un
tribunale di garanzia, derivato dalla Costituzione del '40», dice Carralero.
Sull'embargo, la collisione cubano-americana non funziona più, non come la
impose J. F. Kennedy; perché oggi è un affaire da legge dei numeri; di
importanti lobby economiche, dall'agricoltura all'acciaio, senza tralasciare
il turismo. Cuba, oggi ha rapporti commerciali con 86 Paesi anche se nessuno
tra questi è disposto a fargli credito. Resta la repulsiva politica del
governo di W. Bush nei confronti di Cuba, con qualche reiterazione anche in
Europa. Per tanti italiani la cubanite resiste, non solo nel mito-icona del
Che, ma in azioni concrete di solidarietà verso la gente. Il governo,
restituendo la libertà alle transessuali e stoppandone le persecuzioni
tornerebbe ad onorare l'art.42 della Costituzione.
Si può pensare a Cuba come prospettiva di piaceri esotici e di grande
patrimonio culturale; oppure vederla additata per dimenticanza dei diritti
civili e umani elementari. A noi piace la prima.