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Fw: COMUNICATO del NETWORK CASA DEI DIRITTI SOCIALI



Siamo quelli di Casa dei Diritti Sociali-FOCUS
COMUNICATO del NETWORK CASA DEI DIRITTI SOCIALI




Siamo della Casa dei Diritti Sociali-FOCUS.



Siamo tanti e diversi, per età, per genere e provenienza geografica, per
background culturale e personale.

Siamo stati conosciuti e sostenuti in questi anni per l'impegno sul diritto
di asilo, sui minori non accompagnati, sulla promozione dei diritti di
cittadinanza dei senza dimora.



Ci avete visti ai banchetti con pile di volantini sui diritti dei migranti
o distribuire panini nelle periferie, offrire il tè ad una manifestazione
per la pace o dormire in un sacco a pelo nella notte dei senza dimora,
condividere un bicchiere di vino biologico o intervenire con imprudente
determinazione ad un convegno.



Avete anche saputo di un'occupazione della nostra sede da parte di alcuni
di noi, di un percorso sindacale fatto di scontri e incontri, di divergenze
e dialoghi, di striscioni duri e sinceri alle nostre finestre, riposti solo
quando chi li aveva esposti lo ha ritenuto opportuno.



Vi saremo sembrati accorati e passionali. Vi saremo apparsi competenti e
idealisti. In altre occasioni avrete potuto pensare di noi che siamo
disordinati o stanchi. O confusionari e astratti. Ma da sempre attivamente
sbilanciati verso un'attenzione prioritaria alle esclusioni esistenti ed
emergenti, alle vulnerabilità e alla promozione del loro antidoto più
potente: la partecipazione a percorsi di conquista della cittadinanza.



Siamo comunque certi di non esservi mai apparsi "vergognosi e fraudolenti".

"Gestione fraudolenta" è solo una delle locuzioni contenute in un
comunicato che, dal 9 agosto scorso, attraversa la rete internet,
non-firmato da un gruppo di lavoratori in lotta (sic!) contro la Casa dei
Diritti Sociali.



Un comunicato che sembra voler disconoscere, per qualche strana ragione, il
confronto serrato e le proposte costruttive che Casa dei Diritti Sociali,
in rete sia con la società civile sia con gli altri organismi che operano
nel sociale, si sta sforzando di apportare per l'attuazione della legge 328
e per una rinnovata sperimentazione nell'innovazione negli interventi di
accoglienza e di inserimento sociale per gli immigrati, i richiedenti
asilo, i rifugiati e le persone senza dimora.

Una trasformazione profonda ed epocale quella delle dinamiche delle
politiche sociali, in atto da tempo, rispetto alla quale fin dal 2000 Casa
dei Diritti Sociali ha, preventivamente ed ampiamente, espresso un giudizio
politico di fase molto preciso ma misconosciuto ed in molte occasioni molto
contrastato dal movimento politico e sindacale romano perché si era
consolidata la convinzione molto forte e diffusa secondo cui il sociale
avrebbe costituito quella sacca di nuova e ricca occupazione da organizzare
e da gestire sulla via dell'emancipazione di classeŠe per la quale anche la
funzione di gestione da parte del terzo settore e del volontariato doveva
essere assolutamente spartita, ingabbiata e controllata.

E' stata costruita, così, l'idea della "fabbrica sociale", quella che
produce i nuovi lavoratori sfruttati contro i nuovi padroni sfruttatori,
spesso padroni "compagni" che non vogliono rendere conto...e usano per sé i
soldi pubbliciŠ



Noi siamo convinti che oggi, davanti alla quantità e qualità degli
interventi pubblici seriamente attaccati in tutta l'Unione Europea, davanti
allo sviluppo degli interventi umanitari resi possibili e sempre più
orientati da grandi donors privati, occorre lottare affinché ci siano più
interventi pubblici tesi allo sviluppo locale e alla sperimentazione di
nuovi percorsi per l'accesso ai diritti.



Nel rispetto dello stupore di quanti, tra chi ci conosce, legge tale
comunicato, ci sentiamo in dovere di affermare pubblicamente che siamo
convinti che l'appello non provenga da nessun lavoratore o lavoratrice di
Casa dei Diritti Sociali: è troppo qualunquista. E riteniamo che non abbia
partecipato alla sua stesura neanche uno di quelli di noi che a dicembre
hanno occupato la sede di Via dei Mille per evidenziare democraticamente il
proprio disagio Šsi sarebbero firmati, come sempre hanno fatto, e si
sarebbero dati contenuti diversi.



Avrebbero detto che Casa dei Diritti Sociali non ha mai smentito il dato
che dal 2002 si è accumulato un arretrato di 4 mesi di retribuzione
corrispondente ai mancati pagamenti da parte di enti locali della provincia
e che, ciononostante, nei primi 8 mesi del 2004 sono state erogate 9
retribuzioni.



Avrebbero ricordato che a Ottobre 2003, quando le convenzioni per i due
Centri di Accoglienza per Immigrati a Piazza Vittorio non sono state
rinnovate, nessun contratto è stato rescisso grazie ad un patto di
solidarietà interna e di ridistribuzione delle ore occorrenti sulle altre
convenzioni. E che dal 2004 tutti i lavoratori sono stati posti in regime
di lavoro dipendente.



E avrebbero detto cosa effettivamente sta succedendo in Casa dei Diritti
Sociali: al 30 giugno 2004 davanti a 6 convenzioni chiuse che pregiudicano
la conseguente mancata copertura di circa  4500 ore mensili si è deciso -
attraverso il rafforzato ed esteso percorso partecipativo - di consumare le
ferie tra luglio e agosto e da settembre in poi individuare tutti i passi
necessari per praticare un obiettivo concreto e obbligato di riduzione
costi, e al contempo di sviluppo e investimento.

Anche quando siamo stati indicati da una campagna alimentata da "Il
Giornale" come punto di incontro tra terrorismo italiano e fondamentalismo
islamico, e quando siamo stati individuati da attacchi reazionari di basso
calibro, l'attenzione alle esclusioni sociali emergenti e alla
sperimentazione di percorsi di integrazione partecipati e interculturali ci
ha visto proseguire il nostro lavoro di mediazione sociale e di impegno
nonviolento.

Quello stesso impegno ci spinge oggi ad ampliare e specificare le nostre
attività nella convinzione che i nuovi rischi di esclusione vadano
affrontati individuando e sperimentando nuovi percorsi di integrazione. Ci
stiamo perciò occupando di minori ed anziani, fasce indebolite da un
contesto socioeconomico che sempre meno li considera cittadini
partecipanti. Stiamo proseguendo e rafforzando la creazione di reti con
l'associazionismo delle comunità straniere, e con tutti gli attori
territoriali e sociali che hanno un ruolo nell'attivare partecipazione.



Promotori da sempre, dunque, di percorsi di accesso ai diritti che
oltrepassino il cliché elargitori/fruitori, siamo ancora più convinti che
il tema "originario" dei diritti - che precede e influenza tutti gli altri
- sia uno di quegli argomenti di patrimonio comune della collettività: solo
una società partecipata da tutti è una società  di tutti. Riteniamo perciò
che le attività di promozione dell'accesso ai diritti non possano essere
lasciate al sostegno esclusivo di donatori privati ma vadano sorretti e
garantiti da interventi pubblici di sviluppo locale.



Infine, chiunque appartiene alla Casa dei Diritti Sociali avrebbe,
nell'esprimere le proprie opinioni, tenuto fede a quell'etica della
comunicazione su cui si basa ogni percorso personale e collettivo di
non-violenza e partecipazione. Quell'etica che, proprio nei momenti di
conflitto, sa dimostrare la sua tenuta. Una modalità oggi "fuori corso",
nello scaduto panorama del confronto politico imposto dalla versione
berlusconiana del neoliberismo e nel violento contesto della guerra
permanente, contro i quali ogni giorno siamo attivi avvolti in bandiere
multicolori.



E allora dobbiamo riconoscere che il lavoro per la pace, per la mediazione
sociale e culturale, per gli esperimenti di nuove partecipazioni, da noi
compiuto quotidianamente, acquista oggi un senso ulteriore ed ha bisogno di
rinnovato coraggio.



In tale spirito, non lasceremo che i discorsi superficiali ci rendano
superficiali, che le accuse volgari ci rendano volgari, che le critiche
violente ci rendano violenti. Continueremo con coerenza e libertà a
ritenere che le nostra azioni, nel compiere le quali ancora tante volte ci
incontrerete, siano l'unica smentita che dobbiamo permetterci.



Fin qui il piano del merito, riservandoci tutela specifica presso le sedi
competenti.





Roma, 13.9.2004







Il coordinamento del Network Casa dei Diritti Sociali-FOCUS

Anna Adamczyk

Amabile Aloia

Paola Aluisi

Carla Baiocchi
Manfred Bergmann

Antonella Caputo

Caterina Ciampa

Mario Contini

Giusy D'Alconzo

Michele Di Geronimo

Alessandro Fallani

Rosana Fernandes

Eliana Francisci

Zaur Gabashvili

Anita Maddaluna

Antonella Marino

Filomena Murreli

Giulio E. Russo

Giancarlo Spagnoletto

Nicoletta Teodosi

Maria Topputo

Massimiliano Trulli