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articolo di michele serra - espresso 25.7.04
- Subject: articolo di michele serra - espresso 25.7.04
- From: "Associazione Partenia" <partenia at katamail.com>
- Date: Mon, 26 Jul 2004 22:48:48 +0200
A scuola con i Nasi Forati
Scuole cattoliche, scuole ebraiche e ora anche le scuole islamiche. E se un
nativo americano pretendesse una scuola tutta per se? In democrazia, la
minoranza è sacra
Sono un nativo americano della tribù dei Nasi Forati. Abito in Italia da
qualche anno e mi trovo benone, nonostante io sia l'unico Naso Forato di
questo paese. Ho un figlio e vorrei farlo studiare. Secondo la legge
italiana, tra l'altro, l'istruzione è un obbligo. Ero molto contento di
mandarlo alla scuola pubblica, che mi piace perché è uguale per tutti. Ma
ho saputo che, dopo le scuole cattoliche e le scuole ebraiche, si sta
decidendo di introdurre anche le scuole islamiche.
Allora mi sono detto: perché loro sì e mio figlio no? Mi è stato risposto
che esiste un problema di quantità, grosso come una casa. I cattolici sono
moltissimi, gli ebrei sono una comunità piccola ma con identità e
tradizioni culturali forti e radicate, i musulmani sono ormai il secondo
gruppo religioso del paese. Mio figlio, invece, è il solo studente Naso
Forato italiano, e probabilmente l'unico in Europa. Ho risposto che il
ragionamento non regge, da nessun punto di vista: i diritti non sono mai un
problema di quantità, sono un problema di qualità. Il mio diritto non è
diverso da quello di cattolici, ebrei e musulmani solo perché loro sono
tanti. In democrazia, la minoranza è sacra. E nessuno è più minoranza di
mio figlio.
Ho dunque presentato al Tar, al Provveditorato, al Ministero e a una decina
di altre istituzioni un capitolato molto ben scritto (ho tre lauree),
giuridicamente agguerrito, chiedendo che venga istituita una scuola
parificata per Nasi Forati. Naturalmente, ho vinto: nessun giurista, nessun
democratico, nessuna persona dotata di buon senso poteva negare a mio
figlio lo stesso trattamento che può spettare, qualora lo vogliano, ai
ragazzi cattolici, ebrei e musulmani. Se le radici sono importanti, allora
devono esserlo per tutti, nessuno escluso. E se si decide che le radici
comuni offerte dalla scuola pubblica non bastano più, allora mi prendo
anche io la mia giusta porzione di diversità.
Dal primo settembre, dunque, mio figlio frequenterà il primo Liceo
Parificato Gufo Pedante (fu il più celebre pedagogista del nostro popolo).
Non avrà sede: la nostra cultura non sopporta la stanzialità, e gli edifici
in muratura ci opprimono. Sarà dunque un liceo all'aperto, che stabilirà di
giorno in giorno dove tenere le sue lezioni, seguendo l'antica traccia
delle migrazioni dei bisonti (come concessione alle usanze del paese
ospitante, e per ovviare alla mancanza di bisonti in Italia, la scuola
seguirà la migrazione delle beccacce). Le lezioni di tiro con l'arco
saranno sospese durante l'attraversamento dei centri urbani. L'ora di grido
di guerra avrà luogo solo a debita distanza dagli ospedali. L'accampamento
per i nove docenti e le loro famiglie, e per l'unico alunno, comprenderà
anche un wigwam palestra e un totem al quale legare il motorino di mio
figlio.
Le materie principali sono caccia al bisonte, concia dei pellami, guerra,
teoria e pratica dello scalpo, astronomia e orientamento, cavallo, arti
sciamaniche, acconciatura, pagaia, epica orale e, ovviamente, religione.
Mio figlio sarà educato nel culto del Grande Spirito, Manitù. Non
disponendo di aule, non sarà possibile appendere al muro il simbolo del
nostro culto, un tronco di sequoia lungo quaranta metri. Mio figlio, che
l'hanno scorso ha frequentato le scuole medie pubbliche, ha provato ad
appenderlo accanto al crocifisso facendosi aiutare dal genio civile, ma il
parziale cedimento della parete lo ha dissuaso. In sostituzione, mio figlio
ha appeso gli scalpi dei ministri Buttiglione e Moratti, ottenendo
l'imprevisto e clamoroso appoggio di docenti e compagni di scuola. I costi?
Secondo i principi della nuova riforma della scuola, anche i costi delle
scuole private parificate sono in buona parte a carico della collettività.
Mio figlio pagherà la retta simbolica dei nostri avi, un tacchino vivo, che
verrà consegnato solennemente al capo del governo, in segno di deferenza.
La somma restante (un milione e settecentomila euro all'anno) la pagherete
voi contribuenti. Ma non vi lamentate: se la vostra scuola di Stato vi sta
così poco a cuore, dovete rassegnarvi a mantenere anche le scuole
confessionali. Dice un antico proverbio dei Nasi Forati: chi ha ucciso il
bisonte non lo rimproveri perché è morto. Augh!
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