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MESSAGGIO ALL'11ª CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO.
- Subject: MESSAGGIO ALL'11ª CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO.
- From: "Pierluigi Ferrara" <p.ferrara12 at virgilio.it>
- Date: Wed, 16 Jun 2004 18:47:23 +0200
MESSAGGIO ALL'11ª CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL COMMERCIO E LO
SVILUPPO.
L'UNCTAD, organizzazione fondata 40 anni fa, è stato un nobile tentativo del
mondo sottosviluppato di creare nel seno delle Nazioni Unite, attraverso un
commercio internazionale razionale e giusto, uno strumento che servisse alle
aspirazioni di progresso e sviluppo. Allora le speranze erano molte, basate
sull'ingenua credenza che le ex metropoli avevano acquisito coscienza del
dovere e della necessità di condividere il suddetto obiettivo.
Fu Raúl Prebisch il principale ispiratore di quest'idea. Lui aveva
analizzato il fenomeno dello scambio disuguale come una delle grandi
tragedie che ostacolavano lo sviluppo economico dei popoli del Terzo Mondo.
Ciò è stato uno degli apporti più importanti alla cultura economica della
nostra epoca. Come riconoscimento alle sue rilevanti qualità fu eletto per
primo Segretario Generale di quest'istituzione delle Nazione Unite su
commercio e sviluppo.
Oggi il terribile flagello dello scambio disuguale viene assai poco citato
in discorsi e conferenze.
Il commercio internazionale non è stato uno strumento per lo sviluppo dei
paesi poveri, che costituiscono la maggioranza dell'umanità.
Per l'86% di essi i prodotti basici rappresentano più della metà delle
entrate per importazioni. Il potere d'acquisto di questi prodotti, a
eccezione del petrolio, è oggi meno della terza parte di quello che aveva
nel momento in cui è stata creata l'UNCTAD.
Anche se le cifre annoiano e si ripetono, a volte non c'è altra possibilità
se non quella di usare il loro eloquente e insostituibile linguaggio.
. Nei paesi poveri abita l'85% della popolazione mondiale, ma la loro
partecipazione al commercio internazionale è soltanto un 25%.
. Il debito estero dei suddetti paesi nel 1964, anno in cui è nata questa
istituzione delle Nazioni Unite, era circa 50 miliardi di dollari. Oggi
raggiunge la cifra di 2,6 trilioni.
. Tra il 1982 e il 2003, cioè durante 21 anni, il mondo povero ha pagato
5,4 trilioni di dollari per il servizio del debito, il che significa che l'
attuale ammontare è già stato pagato più di due volte ai paesi ricchi.
Ai paesi poveri è stato promesso aiuto allo sviluppo e che l'abisso tra
ricchi e poveri sarebbe stato ridotto progressivamente; è stato promesso
anche che l'ammontare avrebbe raggiunto lo 0,7% del cosiddetto PIL dei paesi
economicamente sviluppati, cifra che, se ciò fosse vero, attualmente non
sarebbe inferiore a 175 miliardi di dollari all'anno.
Ciò che il Terzo Mondo ha ricevuto come aiuto ufficiale allo sviluppo lo
scorso anno 2003 è stato 54 miliardi di dollari. Lo stesso anno i poveri
pagarono ai ricchi 436 milioni per servizio del debito. Il più ricco tra i
ricchi, gli Stati Uniti, è quello che ha pagato di meno e non ha compiuto l
'impegno assunto, infatti, ha destinato come aiuto allo sviluppo soltanto lo
0.1% del proprio PIL. Non si includono le enormi somme che vengono
strappate ai paesi poveri a conseguenza dello scambio disuguale.
In aggiunta, i paesi ricchi spendono ogni anno oltre 300 miliardi di
dollari per pagare sussidi che impediscono l'accesso delle esportazioni dei
paesi poveri ai loro mercati.
D'altra parte, è quasi impossibile calcolare il danno cagionato a quei
paesi dal tipo di rapporti commerciali che, attraverso i sinuosi sentieri
della WTO e dei Trattati di Libero Commercio, vengono imposti ai paesi
poveri, incapaci di competere con la sofisticata tecnologia, con il
monopolio quasi totale della proprietà intellettuale e con le immense
risorse finanziarie dei paesi ricchi.
A queste forme di saccheggio si aggiungono altre, come il grossolano
sfruttamento della mano d'opera a basso prezzo con le maquiladoras che
arrivano e partono alla velocità della luce, la speculazione con le monete
che comprende trilioni di dollari ogni giorno, il commercio di armi, l'
appropriazione di beni del patrimonio nazionale, l'invasione culturale e
altre decine di azioni di saccheggio e furto impossibile di enumerare. E'
ancora da studiare, poiché non appare nei classici libri di economia, il più
brutale trasferimento di risorse finanziarie dei paesi poveri ai paesi
ricchi: la fuga di capitali, che è caratteristica e obbligatoria dell'ordine
economico regnante.
I soldi di tutto il mondo fuggono verso gli Stati Uniti per proteggersi
dall'instabilità monetaria e dalla febbre speculativa che lo stesso ordine
economico provoca. Senza questo regalo, che il resto del mondo, soprattutto
i paesi poveri, fanno agli Stati Uniti, l'attuale amministrazione
statunitense non potrebbe sostenere gli enormi deficit fiscale e
commerciale, che raggiungono il trilione di dollari.
Qualcuno oserebbe negare le conseguenze sociali e umane della
globalizzazione neoliberale imposta al mondo?
. Se 25 anni fa cinquecento milioni di persone soffrivano la fame,
oggigiorno la soffrono oltre 800 milioni.
. Nei paesi poveri 159 milioni di bambini sono al di sotto del peso normale
alla nascita, ciò aumenta il rischio di morte e il sottosviluppo mentale e
fisico.
. Ci sono 325 milioni di bambini che non frequentano la scuola.
. La mortalità infantile tra i bambini minori di un anno supera di dodici
volte quella dei paesi ricchi.
. 33 mila bambini muoiono ogni giorno nel Terzo Mondo a causa di malattie
guaribili.
. Sono miliardi le persone analfabete totali o funzionali che abitano
il pianeta.
Come possono i leader dell'imperialismo e coloro che condividono con loro
il saccheggio del mondo parlare di diritti umani e proferire le parole
libertà e democrazia in questo mondo così brutalmente sfruttato?
Tale pratica contro l'umanità è un permanente crimine di genocidio. Ogni
anno muoiono per mancanza di alimenti, d'attenzione medica e di medicine
tanti bambini, madri, adolescenti, giovani e adulti guaribili quanti ne sono
morti in qualsiasi delle due Guerre mondiali, decine de milioni. Ciò
avviene tutti i giorni, ogni ora, senza che nessuno dei grandi leader del
mondo sviluppato e ricco vi dedichi una sola parola.
Potrà continuare indefinitamente questa situazione? Decisamente no, e per
ragioni assolutamente obiettive.
L'umanità, trascorse decine di migliaia di anni, è giunta in questo minuto,
e quasi all'improvviso, dato il ritmo accelerato degli ultimi 45 anni
durante i quali la popolazione si è duplicata, a 6 350 milioni di abitanti,
che hanno bisogno di vestiti, scarpe, alimenti, casa ed istruzione. La
cifra raggiungerà inevitabilmente i 10 miliardi in appena 50 anni. Allora
non ci saranno più le riserve di combustibile provate e probabili che il
pianeta ha creato in 300 milioni di anni, infatti, le stesse saranno state
lanciate all'atmosfera, alle acque e ai suoli, insieme ad altri prodotti
chimici contaminanti.
Il sistema imperialista che impera oggi, verso il quale inevitabilmente ha
evoluto la società capitalista sviluppata, è già arrivato a un ordine
economico globale e neoliberale così spietatamente irrazionale e ingiusto
che risulta insostenibile. Contro esso si ribelleranno i popoli. Sono già
cominciati a farlo. Sono degli stupidi coloro che affermano che ciò è il
risultato di partiti, ideologia o agenti sovversivi di Cuba e Venezuela.
Tra altre cose questa evoluzione ha comportato, in modo ugualmente
inevitabile all'interno dei fondamenti e delle norme che reggono il sistema
imperante, le cosiddette società di consumo. In esse le tendenze
irresponsabili e di spreco hanno avvelenato le menti di un grande numero di
persone al mondo, le quali in mezzo all'ignoranza politica ed economica
generalizzata vengono manipolate dalla pubblicità commerciale e politica
attraverso i favolosi mass media che la scienza ha creato.
Non sono state queste le condizioni più favorevoli per lo sviluppo, nei
paesi ricchi e potenti, di leader bravi, responsabili e dotati delle
conoscenze e dei principi etici che un mondo tanto estremamente complesso
richiede. Non bisogna incolparli, perché loro stessi sono stati il frutto e
alla stessa volta strumenti ciechi di quell'evoluzione. Saranno capaci di
gestire con responsabilità le situazioni politiche in estremo complicate che
in numero crescente sorgono nel mondo?
Presto si compirà il 60º anniversario dell'esplosione su Hiroshima della
prima bomba nucleare. Nel mondo odierno ci sono decine di migliaia di
quelle armi, decine di volte più potenti e precise. Continuano a produrle e
a perfezionarle. Persino nello spazio si programmano basi di proiettili
nucleari. Sorgono nuovi sistemi di mortiferi e sofisticati armamenti.
Per la prima volta nella storia l'uomo ha creato la capacità tecnica per la
totale autodistruzione. Non è stato invece capace di creare un minimo di
garanzie per la sicurezza e l'integrità di tutti i paesi, allo stesso
livello. Vengono elaborate e anche applicate teorie relative all'uso
preventivo e improvviso delle più sofisticate armi "in qualunque oscuro
angolo del mondo", "in 60 o più paesi", che fanno impallidire la barbarie
proclamata nei tenebrosi giorni del nazismo. Siamo già stati testimoni di
guerre di conquista e di sadici metodi di tortura che evocano le immagini
divulgate nei giorni finali della Seconda Guerra Mondiale.
Il prestigio delle Nazioni Unite viene scosso dalle radici. Lungi dal
perfezionarsi e democratizzarsi, la suddetta istituzione è rimasta uno
strumento che la superpotenza e i suoi alleati vogliono usare unicamente per
dare un'apparenza onesta alle avventure belliche e ai terribili crimini
contro i più sacri diritti dei popoli.
Non si tratta di fantasie né di prodotti dell'immaginazione. E' molto
reale il fatto che, in appena mezzo secolo, sono sorti due grandi e mortali
pericoli per la stessa sopravvivenza della specie: quello derivato dallo
sviluppo tecnologico delle armi e quello che viene dalla distruzione
sistematica e accelerata delle condizioni naturali per la vita nel pianeta.
Nel bivio in cui è stata trascinata dal sistema, non c'è altra alternativa
per l'umanità: o l'attuale situazione mondiale cambia, o la specie affronta
il rischio reale di estinzione. Per capirlo non c'è bisogno di essere uno
scienziato o uno esperto in matematiche; basta l'aritmetica che si offre ai
bambini nella scuola elementare.
I popoli diventeranno ingovernabili. Non esistono metodi repressivi,
torture, desapariciones, né assassinii massivi che possano impedirlo. Alla
lotta per la propria sopravvivenza, per quella dei propri figli e dei figli
dei propri figli, non solo parteciperanno gli affamati del Terzo Mondo;
parteciperanno anche tutte le persone coscienti del mondo ricco, sia i
lavoratori manuali che i lavoratori intellettuali.
Dalla crisi inevitabile, e molto più presto che tardi, usciranno pensatori,
guide, organizzazioni sociali e politiche delle più diverse nature che
faranno il massimo sforzo per preservare la specie. Tutte le acque si
uniranno in un unico senso per spazzare via gli ostacoli.
Seminiamo idee, e tutte le armi che questa civiltà barbara ha creato
saranno superflue; seminiamo idee, e la distruzione irrimediabile del nostro
ambiente naturale potrà evitarsi.
Ci sarebbe da domandarsi se non è troppo tardi ormai. Io sono ottimista,
dico di no, e condivido la speranza che un mondo migliore è possibile.
Fidel Castro Ruz
Presidente della Repubblica di Cuba
L'Avana, 13 giugno 2004.